Nei dintorni di Djokovic: l’importanza di chiamarsi Borna. Da Coric a Devald, passando per Gojo

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic: l’importanza di chiamarsi Borna. Da Coric a Devald, passando per Gojo

Dopo Borna Coric, sta facendo nuovamente parlare di sé un talento che pareva essersi perso, Borna Gojo. Ma soprattutto si parla di Borna Devald, 13enne talento di Zagabria appena arrivato in finale al Les Petit As, torneo che ha visto vincere o arrivare in finale molti futuri top ten

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Il nome Borna è di origine persiana e significa giovane. In Croazia il nome ha radici lontane: si chiamava Borna un duca croato del IX secolo, alleato di Carlo Magno. Ma negli ultimi tempi nel paese balcanico questo nome sta quasi diventando una garanzia di talento tennistico.

In tal senso il Borna più famoso è ovviamente Borna Coric, il 19enne zagabrese grande promessa del tennis croato e mondiale, attuale n. 38 della classifica mondiale. Che sta attraversando un momento difficile: dopo la finale a Chennai nel primo torneo dell’anno, ha infatti subito tre sconfitte al primo turno nei successivi tre tornei disputati, tra i quali gli Australian Open. Preoccupante soprattutto quella della scorsa settimana a Montpellier con il veterano tedesco Berrer, che naviga oltre la centesima posizione ATP, sebbene il fatto che avesse perso in entrambi i precedenti faceva supporre che il gioiellino croato soffrisse il 35enne di Stoccarda. La sofferta vittoria di questa settimana al primo turno dell’ATP 50o di Rotterdam, contro la wild-card Thiemo de Bakker, non ha dissipato i dubbi sull’attuale stato di forma di Coric, ma è servita almeno ad interrompere la serie negativa e a dargli così una piccola iniezione di fiducia. Si spera si tratti solo di un periodo di leggero appannamento, spesso fisiologico nella crescita dei giovani giocatori, e che il lavoro fatto questo inverno con il nuovo coach Miles Maclagan dia al più presto i suoi frutti.

Chi segue il tennis giovanile avrà però sentito parlare anche del 17enne Borna Gojo. Spalatino come Ivanisevic, Pilic e Ancic, era una delle maggiori promesse croate ma sembrava essersi un po’ perso, ritardando nel passaggio a livello “pro”. Dopo un primo Future giocato a 15 anni a pochi chilometri da Spalato, a Solin (in italiano Salona, capitale della Dalmazia sotto l’impero romano e città natale dell’imperatore Diocleziano), nel quale aveva superato le qualificazioni prima di perdere al primo turno, non ci aveva più riprovato e si era concentrato sui tornei juniores. Ci ha riprovato lo scorso settembre, esattamente due anni dopo, sempre a Solin, ma stavolta è uscito subito nelle qualificazioni. Poteva essere una brutta botta per lui. Invece Gojo non si è dato per vinto e complici anche alcuni risultati in doppio a livello juniores che gli hanno ridato fiducia (ha vinto un torneo a Zagabria a dicembre), ha ritentato ed è finalmente riuscito a farsi notare anche a livello Future, arrivando in semifinale in singolare a Baku, in Azerbaigian, a fine gennaio.

Ma a livello internazionale juniores c’è soprattutto Borna Devald. Tredici anni, di Zagabria come Coric (abitano nello stesso quartiere Savica, ad un paio di isolati di distanza), Devald si è fatto notare a fine 2014, quando vinse l’Orange Bowl nella categoria under 12. Nell’ultimo periodo altri due ottimi risultati hanno evidenziato come la sua crescita prosegua nel migliore dei modi, oltre a portarlo al secondo posto della classifica europea under 14: le finali raggiunte in due tornei ITF under 14, a Bolton (Inghilterra) e soprattutto al Les Petit As, il più importante torneo europeo under 14, che si disputa a Tarbes, in Francia.
Per capire l’importanza del torneo francese basta scorrerne l’albo d’oro. Tra i vincitori si trovano i nomi di diversi futuri top ten: Richard Krajicek, Michel Chang, Juan Carlos Ferrero e, in tempi più recenti, Richard Gasquet e Rafa Nadal.
E anche tra quelli che, come Devald, a Tarbes sono arrivati in finale, ci sono futuri top ten: Magnus Norman, Fernando Gonzales, Mario Ancic e infine Andy Murray.

“E’ una bellissima sensazione, ci sarà sempre scritto da qualche parte che sono arrivato in finale in questo torneo. Il risultato ottenuto al “Petit As” è particolarmente importante perché erano presenti i migliori giocatori di tutta Europa” ha commento il giovanissimo tennista croato, che aveva voluto scoprire cosa avessero fatto prima di lui nel torneo francese il n. 1 del mondo Novak Djokovic e il suo idolo Roger Federer (“È il più grande di tutti i tempi, gioca in un modo fantastico. Un giorno vorrei essere come lui”).
“Mi sono documentato. Djokovic è arrivato negli ottavi, Federer nei quarti. E io sono arrivato in finale! Loro quella volta non erano così bravi e famosi. Questo vuol anche dire che sono i prossimi anni quelli più importanti per arrivare al successo, per far il salto. Adesso la cosa più importante è imparare bene la tecnica e dopo solo perfezionarla. Adesso l’obiettivo è colpire più palle possibile e la regola è: sempre almeno una più dell’avversario” ha risposto con maturità il 13enne croato, conscio che quanto fatto finora non è garanzia di successi futuri e che essere il numero 1 a 14 anni non è così importante in prospettiva. Sebbene non abbia nascosto che superare l’ucraino Sesthakov che lo precede in classifica non gli dispiacerebbe di certo.
“Lui gioca solo in Russa. Penso di poterlo scalzare dalla prima posizione se vinco uno o due tornei di categoria 1 ITF” ha detto il giovane tennista zagabrese, facendo riferimento al fatto che il sistema di punteggio consente di guadagnare molti punti anche senza partecipare ai tornei più importanti.

Il tennis croato punta su di lui, ma ha rischiato di perdere subito questo talento, che ha iniziato a giocare a 5 anni (“Mio nonno Josip mi portò a giocare contro il muro del  Club Mladost, vicino alla Sava. E mi è piaciuto moltissimo!”) ma che prometteva anche nel calcio.
Si è vero. Giocavo a centrocampo ed avevo il fiuto del gol. Avevo segnato 25 gol in campionato con la mia squadra e mi ha chiamato la Dinamo Zagabria. Ma io volevo rimanere dov’ero, nella squadra dove giocavano i miei amici. Tra l’altro poco dopo ho smesso per allenarmi solo a tennis. Questo è uno sport individuale, dove i risultati dipendono solo da me…”

Come si diceva le aspettative su di lui in Croazia sono molte, dato che nessuno dei grandi giocatori croati del passato e del presente, come Ivanisevic e Cilic, aveva ottenuto questi risultati alla sua età. Neanche il suo omonimo vicino di casa Coric, sebbene anche lui seppe arrivare sino in finale a Tarbes, nel 2009. Devald ha raccontato qual’è il suo rapporto con questi grandi nomi del tennis croato.
“Con Coric mi sono allenato diverse volte. Lui ormai è un professionista e che si sia allenato con me ha significato molto per me. Mi ha anche dato dei consigli, soprattutto quello che a prescindere dai buoni risultati, non bisogna essere presuntuosi ma continuare a lavorare duramente. Sono stato anche da Goran Ivanisevic, nella sua Accademia ad Umago” ha detto Devald, rivelando che il lavoro svolto con “Mr. Ace” non poteva non avere un focus particolare sul servizio.
Goran mi ha rivelato il segreto del servizio. Devo saper colpire in qualsiasi angolo se voglio essere il migliore. Non è l’arma più importante nel tennis del resto?”

Devald è nato nel 2002, un’anno dopo la vittoria di Ivanisevic a Wimbledon. Logico quindi chiedergli se abbia mai visto quella incredibile partita.
“Sinceramente, neanche una volta. Ma lo farò…” ha risposto onestamente e timidamente il piccolo Borna, che oltre ai suoi mentori tennistici Ivanisevic e Coric, ha avuto la possibilità di vedere anche altri grandi giocatori in azione.
“A Wimbledon ho guardato gli allenamenti di Djokovic, Cilic e Murray.  Sono allenamenti completamente diversi dai miei. Loro sanno tutto del tennis, non devono imparare. Io invece devo perfezionare i colpi, lavorare”.

Dichiarazioni che confermano l’approccio incredibilmente maturo di Devald al tennis. Come quella sul suo comportamento in campo, anche se qui c’è lo zampino della mamma (“Mi dice che devo comportarmi bene in ogni momento, indipendentemente dalla situazione in cui mi trovo”).
“Non ho ancora rotto nemmeno una racchetta. Faccio preparazione mentale, è importante, quando ci sono match lunghi bisogna riuscire a rimanere concentrati. Come dice Djokovic, nel tennis hai successo quando superi te stesso”.

 

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