Rafael Nadal: "Ci sono due opzioni, affondare o sforzarsi". È ancora così?

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Rafael Nadal: “Ci sono due opzioni, affondare o sforzarsi”. È ancora così?

Con le ferite ancora calde, Rafael Nadal cerca ora di aggrapparsi all’unica speranza rimastagli, quella che gli ha permesso di conquistare 14 titoli del Grande Slam: la forza dell’orgoglio basterà?

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La sconfitta subita contro Fernando Verdasco, ora si vede meglio, non fu una semplice sconfitta. Un abbandono tanto inaspettato quanto imprevisto, una situazione inedita nella carriera dello spagnolo. Rafa adesso deve armarsi di pazienza e di voglia di rinnovamento per tentare di capire come risolvere questa vicenda, mettere a fuoco meglio cosa stia succedendo, se è qualcosa che va oltre al calo fisico e mentale ormai manifestatosi chiaramente negli ultimi 24 mesi.

Le dichiarazioni rilasciate dall’iberico poco più di 48 ore dopo l’eliminazione contro l’amico-rivale Verdasco, avevano lasciato un filo di speranza agli appassionati, ma dopo quella contro Thiem è difficile dire quanto non fossero solamente dei vani tentativi per cercare di risollevare un autostima ormai scesa ai minimi storici dopo la sconfitta del quinto set. Sforzarsi o affondare”, erano state le parole di Rafael Nadal apparse su alcuni organi di stampa spagnoli. Dopo la crescita mostrata in autunno che aveva acceso fiammelle di speranza in tutti i suoi tifosi – e forse anche nei suoi detrattori, come si può tifare per il buono se il cattivo non c’è più? – quei campanellini d’allarme uditi in altri palcoscenici importante da Parigi a New York passando da quello di Wimbledon suonano adesso lugubri come campanacci, spettri di un imminente crepuscolo che non è detto si riesca ad evitare.

Forse ancora più che a Parigi, fu a Wimbledon il culmine del dramma. Contro un rasta scatenato che ti riempie di pallate e ti costringe, di stizza, Rafa arrivò addirittura a buttargli uno smash addosso per cercare, forse, e con qualsiasi mezzo a disposizione, di fermare la mattanza e di vendicare, almeno in parte, l’orgoglio ferito, dai colpi, dagli urli d’esultanza riecheggianti nelle pareti verdi del centrale. Non solo, alzi la mano chi era riuscito a scorgere durante la concitazione dell’exploit Brown, una racchettata in uno stinco che Nadal si era inflitto per sbaglio, e che poi, nonostante si fosse piegato dal dolore, avesse cercato di mascherare facendo finta di niente e rientrando subito in panchina per il cambio campo. Due Slam più tardi, dopo l’ulteriore parentesi negativa di New York, a Melbourne viene messo dinnanzi ad una prova di forza non indifferente e deve prendere atto che non ha più il match in pugno, non riesce più a controllare gli incontri al quinto anche se in vantaggio, addirittura, di un break. Rafael Nadal, il toro di Manacor. Incredibile.

La partita contro Thiem ci ha riconsegnato il Nadal di questi ultimi mesi. Sarà strano ma questo sembra adesso il vero Nadal. Forse il libro non è ancora completato, chissà, assisteremo ancora a qualche exploit in stile old- times, o semplicemente ci prepareremo ad un allontanamento graduale come avvenuto al suo ex idolo-maestro Carlos Moya, impantanatosi a fine carriera in estenuanti battaglie contro giocatori sconosciuti. Qualsiasi cosa succeda, Rafa, trova il modo di regalare a tutti, tifosi e detrattori, il tuo ultimo morso. Ma non è lecito il nostro dubbio, perché se di una cosa possiamo essere sicuri con Rafael Nadal Parera è che, vada come vada, saprà uscire con stile dal circuito.

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