ATP Indian Wells interviste, Novak Djokovic: “Il nostro sport dovrebbe evolversi”

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ATP Indian Wells interviste, Novak Djokovic: “Il nostro sport dovrebbe evolversi”

ATP Indian Wells finale, N. Djokovic b. M. Raonic 6-2 6-0. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic.

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Pochi anni fa a New York hai giocato un match eccitante contro Roddick in tarda nottata e il pubblico era dalla tua parte. Cosa si prova a venire qui e vincere per cinque volte?
(sorride) Beh, ne sono lusingato, devo dirlo. Sono state ovviamente delle settimane fantastiche, vincere questo torneo cinque volte è un risultato fantastico per me e il mio team. Non prendiamo niente per scontato soprattutto perché questo torneo è stato il preferito per molti, molti giocatori. In termini di organizzazione e servizi è dietro solo agli Slam e tutti cercano di vincere. I giocatori sono benvenuti, gli spettatori condividono con noi la loro passione e il loro amore per lo sport, e questo è l’ambiente giusto che ti ispira a giocare al meglio.

Sul campo hai detto che questo torneo merita di essere ad un altro livello, una nuova categoria. So che Shanghai e Indian Wells parlano di entrare in una nuova categoria.
Sì.

Tu stai spingendo perché accada? E perché?
Beh, guarda, io ho un rispetto spaventoso per la storia del tennis e per il Grand Slam, e soprattutto noi sappiamo che gli Slam sono i tornei principali che abbiamo. Questo tuttavia non toglie la possibilità ad alti eventi di crescere all’interno del mondo ATP. Quindi credo che questo torneo, tu hai menzionato Shanghai e forse un altro paio, hanno la volontà di innalzarsi e competere per un livello più alto e una nuova categoria di tornei. Non vedo un motivo del perché non dovremmo permetterglielo, è per il bene dei giocatori e dello sport. Tutto si evolve nella vita e anche il nostro sport dovrebbe farlo.

Il direttore del torneo Ray Moore ha detto oggi che le giocatrici dovrebbero inginocchiarsi e ringraziare i giocatori maschili per portare avanti questo sport. Mi chiedevo cosa ne pensi di questo commento.
(sorride) Non so cosa dire, l’ho sentito. Si tratta ovviamente di un argomento molto delicato e sensibile. Le donne meritano rispetto e ammirazione per quello che stanno facendo, capisci, avere lo stesso montepremi è stato l’argomento principale negli ultimi sette, otto anni. Sono passato attraverso quella transizione dunque so quanta energia e forza la WTA ha investito per raggiungere quel traguardo. Le ammiro davvero. Hanno lottato per qualcosa che meritavano. Dall’altro canto credo che il nostro tennis maschile dovrebbe lottare di più, perché le statistiche mostrano che ci sono più spettatori che guardano incontri di tennis maschile. Credo che questa sia una ragione per la quale noi dovremmo essere premiati di più, ma comunque noi non possiamo lamentarci perché anche noi abbiamo dei grandi montepremi. Guarda, io non so a cosa si riferiva Raymond Moor quando ha fatto quelle dichiarazioni, ma dalla mia prospettiva questo è tutto quello che posso dirti.

Ma tu non credi che i montepremi dovrebbero essere uguali?
Ascolta, la mia risposta non è né no né sì. Le donne devono lottare per quello che loro credono di meritare e noi per quello che noi crediamo di meritare. Io credo che finché sarà così e ci saranno le statistiche e le informazioni a disposizione per dirci chi attira più attenzione, chi vende più biglietti e cose del genere, si dovrebbe distribuire in relazione a questo.

Quindi se le statistiche ad un certo punto dovessero mostrare che il tennis femminile attira più del maschile, gli uomini dovrebbero prendere di meno?
Assolutamente, assolutamente.

Hai parlato l’altro giorno dell’istinto e del riconoscere gli schemi dell’avversario. Credi sia una cosa inconscia o volontaria? Credi sia questo che separa i top 5 dagli altri?
Beh, la coscienza credi si riferisca alla parte fisica, materiale, dove tu fai effettivamente qualcosa di tangibile, cioè prepararti mentalmente analizzando video, statistiche, numeri, esperienza precedenti. Inconsciamente credo che questa cosa ti colleghi con te stesso e a quanto ti sei preparato, come ti stai muovendo, quanto sei concentrato. Credo tu abbia ragione perché conscio e inconscio siano direttamente collegati. Quando sei capace di essere presente, quando sei in grado di capirli entrambi e di afferrarli, tu sarai nel momento presente, che è quello che la maggior parte degli atleti professionisti cercano.

È questo che separa i grandissimi dal resto, o è solamente…
Sì, insomma, lo puoi dire in maniera diversa, io so solo come funziona per me. Ci sono molti atleti di massimo livello in altri sport che lo spiegano forse con parole diverse, ma loro stanno pensando più o meno alle stesse cose che sto pensando io. Si tratta di usare e massimizzare il tuo potenziale come atleta in ogni aspetto del tuo essere.

Scusami per questa domanda, soprattutto dopo aver avuto una giornata fantastica, molti di noi non ti vedranno fino a Parigi. Potresti parlarci del Roland Garros?
Beh, sto pianificando di giocare molti tornei prima del Roland Garros per prepararmi e rispettare il calendario e gli altri tornei. Credo sia importante, se vogliamo che Indian Wells e gli altri tornei ATP crescano e diminuisca il gap con gli Slam, rispettare il valore di questi tornei e non solo parlare del Roland Garros, se capisci cosa intendo. Non ti sto criticando, sto solo parlando in generale. Ma il Roland Garros è stato e lo è anche quest’anno una delle mie priorità stagionali. Sento che negli ultimi anni mi ci sono avvicinato sempre più, non cambierò molto in termini di preparazione. Il calendario rimarrà uguale eccetto per il fatto che giocherò Madrid e non l’ho fatto negli ultimi due anni. Penso che per entrare nella mentalità giusta per esser pronto per un match, tu debba giocare incontri su quella superficie, almeno due tornei importanti. Questo è quello che farò e comunque io sono cresciuto sulla terra e amo giocare sulla terra.

traduzione di Paolo Di Lorito

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