A Rafa Nadal ora manca solo la prova del nove. Né Murray né uno dei due francesi lo fermeranno

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A Rafa Nadal ora manca solo la prova del nove. Né Murray né uno dei due francesi lo fermeranno

ATP Montecarlo – Lo pensano Roger Federer e Jo Wilfried Tsonga. E chi scrive. In 12 duelli “terraioli” con i tre semifinalisti ne ha perso uno solo. Profumo di “grandeur” per la prima semifinale tutta francese in 70 anni

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Rafa Nadal ha vinto e, al contrario che con Dominic Thiem il giorno prima, non ha mai dato la sensazione di poter perdere. Roger Federer ha perso da Jo Wilfried Tsonga, ma quando è stato avanti 5-4 e 15-30 nel terzo sul servizio del francese, ha dato l’impressione di poter vincere. Ma la mia pronosticata quarta finale d’antan, Federer-Nadal – odio il neologismo, anzi il veterologismo, Fedal – non ci sarà, perché Roger non è – e non poteva essere – il miglior Roger. Lo dicono certi dritti sbagliati a campo aperto, 34 errori non forzati, certe volée abbastanza semplici per uno come lui, affossate in rete o finite nei corridoi. Comprese le ultime, quelle che gli hanno fatto scaraventare rabbiose palle in tribuna, o lanciare come nel finale del secondo set la racchetta verso la propria panchina con evidente disgusto. Ma alla fine su 191 punti giocati (97 a 94) i punti di differenza sono stati soltanto 3, e questo significa – sebbene notoriamente non tutti i punti abbiano uguale peso specifico – che sarebbe bastata pochissima attenzione (preparazione?) in più a Roger per portare a casa il match e misurarsi con Monfils.

Ecco, più che quello con Tsonga, proprio questo con Monfils, facile vincitore del già appagato lucky loser Granollers, sarebbe stata a mio avviso il match più difficile da vincere per un Roger ancora in condizione inevitabilmente approssimativa. Con Monfils che è sì capace di distrarsi con Granollers regalandogli 3 games all’inizio del secondo set, ma che contro Federer è certamente più attento e motivato, lo svizzero aveva perso proprio qui al Country Club un anno fa e anche in Coppa Davis. Mentre all’US Open 2014 Federer battè Monfils nei quarti ma soltanto dopo aver recuperato un handicap di due set e annullato due matchpoint. Match memorabile, come quel minimo errore sul match point di Monfils. Tutto ciò per sottolineare, insomma, che “spezzare in due Monfils” non è mai stato facile per Federer (9-4 nei duelli testa a testa). Quindi ipotizzare un Federer in finale contro Nadal era certo un mio azzardo, ma un azzardo suggestivo dopo 34 sfide incrociate e anni memorabili, contrassegno di una rivalità che ha fatto la storia del tennis. Troppo bello, forse, perché succedesse ancora in questo torneo vinto 8 volte da Rafa e mai da Roger nonostante quattro finali (tre perse con Rafa, una con Wawrinka). Non so che razza di caffè avessero bevuto stamani Wawrinka e Federer, ma certo mi sono apparsi parecchio più nervosi del solito. Wawrinka, fin dall’inizio del primo set, davvero disastroso (1-4), Federer a fine secondo set e a fine match. Non accade spesso che Stan spacchi la racchetta in modo così manifesto, spezzandola con forza in due sul ginocchio. E il Federer che lancia via la palla in cima all’altissima tribuna è il Roger intemperante che hanno conosciuto quelli che lo hanno visto giocare da junior. Come il sottoscritto che lo vide vincere il torneo under 18 delle Cascine a Firenze nell’aprile 1998, a 17 anni da compiere, 10 anni esatti dopo un altro svizzero, Marc Rosset.

Il primo torneo sulla terra rossa per i big, che da mesi e mesi non l’avevano più frequentata, ha dato vita sia a diverse sorprese, l’eliminazione di Novak Djokovic in testa, sia a performances estremamente contraddittorie. Ho accennato al Nadal anti-Thiem e al Nadal anti-Wawrinka, non l’ho ancora fatto sul Murray che aveva rischiato grosso con Paire (arrivato a servire per il match nel terzo prima di regalarglielo con una tripletta di doppi falli negli ultimi due turni di servizio) e che oggi invece ha dominato Raonic in poco più di un’ora. Il Murray di ieri non era neppure la controfigura del Murray di oggi. Insomma dalle… stalle alle stelle (anche se di solito si usa il percorso inverso). Il Murray di oggi potrebbe allora ripetere la performance del Murray che a Madrid dette una severa lezione a Nadal, però, se ascolti Federer e Tsonga, oggi come oggi Rafa Nadal è il grande favorito “forcement” (per forza) del torneo. Murray aveva giocato qui la sua ultima semifinale 5 anni fa, perdendola proprio contro Rafa Nadal. Correva l’anno 2011. Anche nel 2009 aveva perso da Rafa. Insomma, per carità, questi risultati monegaschi del 2016 non escludono davvero nuove sorprese, ma io credo – restando fedele a quanto scrissi 48 ore or sono, quando sostenni che il vincitore di Nadal-Thiem avrebbe vinto questo torneo – che Nadal batterà nuovamente Murray.

Oggi Rafa ha mostrato di nuovo di essere in fiducia. La sua prova del nove, quindi, non sarà tanto confermarsi all’altezza della partita vinta con Wawrinka contro Murray, quanto vincere il torneo, cioè appunto il suo nono torneo qui a Montecarlo. Non lo vedo perdente né contro Monfils né contro Tsonga che disputeranno il loro settimo duello “fratricida” per la prima volta sulla terra battuta. Le quattro sfide vinte fin qui da Tsonga contano abbastanza poco, anche se Monfils – forse per mettere le mani avanti – ha sottolineato come fino ad oggi Tsonga sia stato molto più vincente contro i connazionali di quanto lo sia stato lui: “Io faccio più fatica, ho più difficoltà”. Sarà questa la prima semifinale tutta francese qui a Montecarlo dell’era Open. Cedric Pioline nel 2000 è stato l’ultimo vincitore francese del torneo, ed era stato finalista anche nel ’98 (battuto da Moya) e nel ’93 (sconfitto da Bruguera). I colleghi dell’Equipe, Julien Reboullet e Frank Ramella, stanno dannandosi per ritrovare tutte le stats più gloriose della loro affievolita “grandeur”: Yannick Noah vinse nell’86 sullo svedese Nystrom (tre anni dopo il Roland Garros poi sempre sfuggito ai transalpini e ai rappresentanti del serve&volley) e nel biennio ’62-’63 vinse tre volte Pierre Darmon, avversario del nostro Pietrangeli (vittorioso nel ’61,’67,’68, ultimo anno “amateur”). L’ultima semifinale tutta francese risale addirittura al 1946: la vinse Yvon Petra su Roger Abdessalam. Poi in finale trionfò un altro francese, Pierre Pelizza.

Queste le quote dei bookmakers: Nadal 11/8, Murray 4, Monfils 5 e Tsonga 6. Se Nadal è avanti 16-6 con Murray (e sulla terra rossa in 7 duelli ci ha perso solo quella volta ricordata a Madrid), con Monfils è avanti 11-2 ma entrambe le sconfitte le ha patite sul cemento, entrambe a Doha (2009 e 2012), e con Tsonga 8-4 senza mai perdere sul rosso in 2 sole sfide, qua nel 2013 e in Davis nel 2011. Insomma, io credo che Nadal supererà la prova del nove, cioè vincerà questo torneo per la nona volta. Perché, con gli altri tre semifinalisti di questa edizione n.110 del torneo monegasco, Nadal ha perso una sola volta sulla terra rossa, ovvero quella anomala (anche per via dell’altitudine) di Madrid con Murray, in 12 incontri complessivamente disputati. Come si fa a non considerarlo superfavorito, alla faccia di tanti che avevano già recitato il suo de profundis?

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