ATP Montecarlo: Nadal suona la nona nel Principato, piegato Monfils al terzo set

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ATP Montecarlo: Nadal suona la nona nel Principato, piegato Monfils al terzo set

A Montecarlo Rafael Nadal conquista il nono titolo superando alla distanza Gael Monfils dopo una serie infinita di break e controbreak nei primi 2 set. Per lo spagnolo è il primo titolo Masters 1000 da quasi 2 anni, il 28° della carriera

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[5] R. Nadal b. [13] G. Monfils 7-5 5-7 6-0 (da Montecarlo, Carlo Carnevale)

Stat Nadal-Monfils

 

In ginocchio, con i pugni stretti dopo un pauroso vincente di dritto in corsa lungolinea, uno dei suoi. Con il completo arancione ad amalgamarsi con il terreno del Centrale Ranieri III, come a sottolineare l’appartenenza del torneo di Montecarlo al cuore di Rafael Nadal, e viceversa. È questa la fotografia conclusiva del Montecarlo Rolex Masters 2016, la numero 110.

Era una mattinata buia e tempestosa, poi lo squarcio di sole nel cielo della Costa Azzurra: Rafael Nadal rivendica il trono di Principe a Montecarlo, sollevando il trofeo per la nona volta in dieci finali. È il Masters 1000 numero 28 per lo spagnolo, che artiglia Novak Djokovic in cima alla lista dei più vincenti della categoria: pareggiato anche il conto dei trionfi al Roland Garros, con Parigi a poche settimane di distanza e quindi una enorme iniezione di fiducia per tentare l’assalto alla “decima”. Si tratta inoltre del 48esimo titolo sulla terra rossa, a fronte di sole 8 finali perse (l’ultima a Madrid contro Murray, lo scorso anno), superficie sulla quale ha vinto, con questo, almeno un torneo negli ultimi tredici anni (l’ultimo successo ad Amburgo 2015, nella finale in cui Fabio Fognini accusò lo zio dello spagnolo di disturbarlo dalla tribuna).

Tribune gremite ma non esaurite, pochi posti vuoti probabilmente dovuti al pesante scroscio d’acqua delle ore precedenti, che ha ritardato l’inizio delle attività al Country Club (la finale del doppio è stata vinta dai francese Herbert/Mahut, contro Jamie Murray e Bruno Soares); Nadal combatte con la pressione e le aspettative di un paese intero, che sospinge Monfils con boati forse più consoni allo stadio Louis II, distante pochi chilometri. Il guadalupense arringa più volte la folla con ampi gesti, voltandosi, dopo i punti più importanti, con sguardo determinato verso il proprio box (dove siede anche Caroline Wozniacki, con il tutore alla gamba, qui presente per un evento Rolex a cui ha partecipato ieri, oltre che residente a Montecarlo). L’ultimo francese a vincere questo torneo resta però Cedric Pioline, che ci riuscì nel 2000 sconfiggendo nell’atto conclusivo Dominic Hrbaty in tre set (si giocava ancora tre su cinque in finale).

Monfils soffre il palleggio paziente dell’avversario, dovuto anche all’estrema lentezza del terreno impregnato, e cerca soluzioni vincenti appena possibile: il gioco tutt’altro che percentuale rende l’intero match un viaggio sulle montagne russe, con bolidi di dritto sulle righe che si alternano a pallate sui teloni di fondo campo. Il servizio di entrambi si rivela fattore ininfluente per i primi due set, la metà dei turni di battuta è a favore di chi risponde e nel complesso il terzo set è la soluzione più giusta, con un 7-5 per ciascuno dopo due ore e un quarto: Nadal conduce gli scambi, ma soffre in uscita dal servizio, Monfils indovina clamorose accelerazioni e subito dopo commette doppio fallo. Nel primo set lo spagnolo non sfrutta per due volte un vantaggio di un break, fino a quello decisivo del dodicesimo gioco, che si chiude su un doppio fallo del francese. Il dritto è il colpo chiave per entrambi, con Monfils lo cerca anche quando costretto a girare attorno alla palla, per non rimanere imbrigliato nella diagonale sulla propria sinistra. Nadal si vede infliggere anche un warning per time violation, da quel Carlos Bernardes cui aveva destinato le sue polemiche lo scorso anno, e al quale invece sorride cordialmente sia prima che dopo il match, stringendogli la mano. Il richiamo di Bernardes non è però passato inosservato a James Blake, ex numero 4 del mondo (che durante gli ultimi US Open fu arrestato per errore dalla polizia di New York), che su Twitter ha lanciato una velenosa frecciatina al giudice brasiliano. Monfils ricuce lo strappo con un secondo set meno impulsivo e di grande tenacia, bravo a non sciogliersi quando a sua volta non riesce a confermare il break in due occasioni: il ruggito del Centrale sulla volèe che Nadal sbaglia per portare Monfils a palla break, poi convertita e finalmente seguita dalla chiusura del set, sottolinea la passione con cui il popolo monegasco cerca di sostenere il coloured parigino.

Il primo successo di Nadal a Montecarlo risale al 2005, quando al primo turno sconfisse proprio Gael Monfils nel loro primo confronto in assoluto (bilancio aggiornato a 12-2, 5-0 sul rosso): fu la prima di 46 vittorie e otto titoli consecutivi dello spagnolo nel Principato, striscia interrotta da Novak Djokovic nella finale del 2013. Djokovic era stato anche l’ultimo avversario battuto da Nadal in finale a Montecarlo, quando il tennista di Manacor trionfò nel 2012 (in quell’occasione il serbo dedicò il trofeo del finalista al nonno, defunto qualche giorno prima). Curiosamente, entrambi i finalisti di oggi hanno vinto il loro primo torneo a Sopot, in Polonia (Nadal 2004, Monfils 2005). Nadal migliora il bilancio contro i francesi su terra rossa a 29-1, con l’unica sconfitta che risale addirittura al 2004, a Palermo, contro Olivier Mutis. Il maiorchino torna quindi a stringere lo scettro monegasco, e lo fa alla sua maniera, lottando e soffrendo al massimo prima di affondare il morso decisivo (come quello che imprimerà sulla coppa) quando l’avversario è allo stremo: Monfils infatti va in caduta libera dopo aver impattato il conteggio dei set, perdendo il terzo parziale a zero, ormai svuotato di qualsiasi energia. Gael, che se avesse vinto il torneo sarebbe rientrato in top 10, perde così la sua terza finale a livello Masters 1000, dopo quelle consecutive raggiunte a Parigi-Bercy nel 2009 e 2010: resta invece il primo giocatore classificato in doppia cifra a raggiungere la finale qui a Montecarlo, proprio dai tempi di Nadal, nel 2005, ma si dimostra una volta di più privo di killer instinct, appena 5-19 nelle finali giocate.

In conferenza stampa, il parigino è contento di come ha giocato la finale: “I primi 2 set sono stati durissimi, di un’intensità incredibile, che purtroppo ho pagato nel terzo set. Ma sono soddisfatto della mia finale e del torneo che ho fatto. Proseguo la preparazione per il Roland Garros con grande fiducia in gran forma. Se mi chiedete se Rafa Nadal sia ora definitivamente tornato, vi rispondo che è un grande campione ed è di nuovo ai livelli di competitività che gli permettono di lottare ancora per i più grandi traguardi”. Rafa Nadal è felice di essere tornato al successo e lucido nell’analizzare il match: “All’inizio del terzo set, il match era in bilico: per spostarlo dalla mia parte ho dovuto portare Gael a farmi giocare il più possibile il mio dritto. Questa è stata la chiave della vittoria. In ogni caso i complimenti fatti a Monfils nel dopo partita davanti al pubblico non erano di rito: Gael è stato grandioso, del resto è 5° nella Race e, pur avendo avuto alti e bassi in carriera, quando è in forma è capace di qualsiasi colpo. Io preferisco giocare quando c’è il sole, questo tempo nuvoloso ha ridotto il rimbalzo dei miei colpi in top, ma ora che me lo fate notare (riferito ai giornalisti presenti, ndr), devo dire che anche Gael ha avuto problemi al servizio per lo stesso motivo: con le palle più pesanti la battuta non può essere velocissima”.
Lo spagnolo viene accolto da un tripudio amorevole al momento della premiazione, e mostra un sorriso quanto mai genuino quando alza il trofeo, simile ad un tulipano, rimanendo in un fiero silenzio al suonare dell’inno spagnolo (era invece letteralmente impaziente durante quello monegasco, pochi minuti prima del match). Dopo il successo in semifinale, Nadal aveva detto di sapere che “non tornerò mai quello del 2008 o del 2013. Adesso il mio obiettivo è migliorare giorno dopo giorno”. Di certo, le emozioni sono le stesse che regalava ai tempi d’oro, quando le rincorse su ogni palla lasciavano intravedere la fame di un atleta mai domo, e la voglia di vincere di un campione senza eguali. Tornato o meno, Nadal sarà protagonista senz’altro nella stagione sul rosso e al Roland Garros. Ancora una volta.

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ATP Zhuhai: Khachanov vince in rimonta su McDonald. Ok Korda

Terza semifinale in stagione per il tennista russo. Rullo compressore Korda che lascia solo tre game ad Etcheverry

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Karen Khachanov - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)
Karen Khachanov - Australian Open 2023 (Twitter @AustralianOpen)

Lo sfalsamento del calendario dei tornei cinesi che vedranno disputare le loro finali nella giornata di martedì hanno trasformato la giornata di domenica in quella dedicata ai quarti di finale.

La sessione mattutina dell’Huafa Properties Zhuhai Championships, torneo ATP in corso di svolgimento nella città cinese di Zhuhai ha delineato i primi due semifinalisti: la testa di serie numero 1 Karen Khachanov e la numero 4 Sebastian Korda.

[1] K. Khachanov b. [6] M. McDonald 4-6 6-4 6-4

 

Aveva saltato l’intera stagione su erba e tutta la preparazione per lo US Open per una frattura da stress alla schiena. Si era presentato negli Stati Uniti non al massimo, venendo spazzato via in tre set dal tennista di casa Mmoh. La trasferta cinese ci permette di ritrovare in campo una versione in forma di Karen Khachanov. Il russo dopo il doppio 6-4 rifilato a Bolt all’esordio, trova un altro successo, stavolta soffrendo e lottando in tre set sullo statunitense MacKenzie McDonald.

La testa di serie numero 1 del torneo cinese ha impiegato 2 ore e trentotto minuti per avere la meglio del numero 6 del seeding McDonald, conquistando la terza semifinale stagionale, dopo l’Australian Open e Miami, la diciannovesima a livello ATP in carriera.

Condizioni non semplici in Cina con caldo e umidità. Khachanov riesce a recuperare da una partenza ad handicap dopo aver perso il primo set a causa di scarse percentuali al servizio e ai pochi vinti in risposta, solo 6, quattro dei quali nel settimo gioco (break ottenuto a zero).

Il secondo set si rivela una battaglia durata oltre un’ora. Break e controbreak tra secondo e terzo game. Poi si alternano game veloci a game maratona. Nel nono gioco arriva lo strappo decisivo, Khachanov riesce ad ottenere il break a zero ed è poi una formalità chiudere per 6-4. Anche il terzo set si rivela una battaglia con Khachanov che fa la differenza grazie all’alta percentuale di punti con la prima di servizio, nonostante i tre doppi falli. 

È stato un match molto duro“, ha detto Khachanov. “Una sfida sia a livello mentale che fisico. Io mi sono trovato ad inseguire, quindi dovevo cercare di spingere e portare tutta l’energia per cambiare l’inerzia e l’andamento della partita. Penso che nel secondo set dal 4-4 sono riuscito spingere per vincere il secondo set. Mi ha dato più fiducia e nel terzo set sono riuscito ad assumere una  posizione di comando verso la fine della partita che mi ha permesso di vincere.”

[4] S. Korda b. [5] T. M. Etcheverry 6-1 6-2

Si rivela una formalità il quarto di finale di Sebastian Korda. Dopo l’eliminazione all’esordio allo US Open per mani di Marton Fucsovics, Korda ritrova il giusto passo in Cina collezionando la vittoria numero 18 di una stagione, che ad inizio anno lo ha visto spingere sino ad un punto dalla vittoria del titolo in quel di Adelaide.

Korda ha dominato il match mettendo a segno ventidue vincenti a fronte di solo 6 errori forzati e non condendo nessuna palla break al suo avversario. Al contrario sono stati quattro i break piazzati dallo statunitense, che ha inoltre a messo a referto 9 ace. Ottima anche la prestazione a rete con 7 punti vinti su 9  contro un avversario che incassa la seconda sconfitta in altrettante sfide con Korda.

Per il numero 33 ATP è la sesta vittoria contro tennisti argentini nel circuito ATP e l’undicesima vittoria contro un Top 50 in stagione. Per Korda si tratterà della nona semifinale a livello ATP, la terza stagionale dopo Adelaide, Queen’s e Winston Salem. 

Etcheverry, d’altro canto, conferma le difficoltà contro i top-50 sul duro collezionando la settima sconfitta in 8 match nel circuito ATP. Unico successo arrivato contro l’allora numero 39 Karatsev, al primo turno di Tel Aviv.

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ATP Chengdu: Zverev rimonta un ottimo Kecmanovic. Anche Dimitrov in semifinale

Alexander Zverev esce vincitore da una maratona di quasi tre ore contro Miomir Kecmanovic. In semifinale trova Grigor Dimitrov, vincitore sull’australiano O’Connel

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Alexander Zverev - Chengdu 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)

[1] A. Zverev b. [7] M. Kecmanovic 5-7 7-5 6-2

Al Chengdu Open Alexander Zverev trova la settima semifinale stagionale venendo a capo di un match tutt’altro che semplice contro la settima testa di serie Miomir Kecmanovic . Il serbo è stato a due punti dalla vittoria nel secondo set, ma si è visto respingere dalla grande carica agonistica di Zverev che con un paio di punti da grande campione è riuscito a strappare di slancio la vittoria nel secondo parziale per poi involarsi nel set decisivo.

IL MATCH- Sin da subito aggressivi in risposta ambo i giocatori, con un forcing costante e tanti scambi lunghi e pesanti. D’altronde entrambi amano trovare un buon ritmo per cercare poi l’accelerazione vincente, specie Kecmanovic, tra i due il meno provvisto di qualche jolly nel suo gioco. Annulla due palle break nel game d’apertura, se ne fa annullare una nel successivo, subendo uno Zverev offensivo. Il primo a strappare il servizio, nel quarto gioco, è però il serbo, nettamente superiore sulla diagonale destra, dove riesce sempre a trovare un colpo pesante che gli apra il campo o forzi l’errore di Sascha. Il tedesco rimane però una macchina da fondo, e quando la tds n.7 non riesce a muoverlo o mandarlo fuori tempo è lui a comandare lo scambio, soprattutto da centro con il rovescio, e così, approfittando anche di qualche errore, subito Zverev recupera il break. Proseguendo il match si trova stabilità nei servizi, tra i due è il tedesco a tenere in mano le redini del gioco. Ma, quando il tie-break sembra ormai imminente, e dopo aver sprecato una fondamentale palla break nell’undicesimo gioco, nel dodicesimo Zverev vacilla e crolla. Un paio di errori di manovra, con un ritmo un po’ scialbo nello scambio, conducono Kecmanovic a set point. Applausi poi per il serbo che aggancia con una risposta di dritto in allungo quello che era ormai un ace, e manda la pallina all’angolo del rettangolo del servizio, mettendo a segno il colpo della partita, che gli vale il primo set per 7-5.

 

Il n.1 del seeding è però bravo a non scomporsi, e inizia il secondo parziale a testa alta, partendo a dettare il ritmo sin da subito, impedendo a Kecmanovic di far suo il palleggio. La palla break arriva nel terzo game, subito capitalizzata al termine di uno scambio lunghissimo, giocato da entrambi in contenimento, con il serbo che è il primo a cercare di uscirne, incappando nell’errore. Il quarto game è un manifesto della differenza tra i due giocatori: il n.47 al mondo ha due chance di contro-break, ottenute trovando coraggio nello scambio. Ma Sascha su entrambe serve forte, quasi al limite, intessendo poi lo scambio più lungo dell’incontro sulla seconda, attendendo l’errore, per rimanere avanti. Tre palle break consecutive nel gioco successivo sembrano una definitiva condanna per il serbo, ma improvvisamente ritrova il meglio del suo gioco e, con una mano anche dal servizio, rimane attaccato. E, su questa scia, offrendo un tennis più contenitivo, e attingendo anche dal menu delle variazioni, opera il contro-break portandosi sul 4-4, mettendosi stavolta lui ad attendere l’errore che lo premi. Arriva poi anche a due punti dal match Miomir, sul 5-4, ma l’agonismo di Zverev, e la classe, tornano. Come si vede nell’undicesimo gioco, in cui, con un passante di rovescio in corsa quasi in tribuna va a strappare il servizio all’avversario, dopo una serie di punti giocati con massima spinta e precisione. Infine, con una prima vincente, di rabbia e foga, e dopo aver anche annullato una pericolosa palla break, Zverev chiude un secondo set in cui ha sofferto, ma ha alzato non di poco il proprio livello.

L’inerzia è chiaramente cambiata, tornando verso il tedesco, che apre con un break il terzo parziale, tramite un fantastico passante di dritto in corsa a cui, ad onor del vero, Kecmanovic si concede con un attacco un po’ casuale e con poco da offrire. Zverev appare avanti, e gioca a braccio sciolto, cercando di caricare la tensione sul serbo, che reagisce bene, annullando con coraggio una palla del doppio break e tenendo un buon palleggio da fondo, abbinato ad inusuali drop shot che contribuisce a tenere alto e godibile il livello dell’incontro. Si percepisce come però la stanchezza abbia ormai attanagliato la tds n.7, che non può resistere al ritmo imposto dal primo favorito del seeding, che con un settimo game ruggente in risposta, in cui il dritto e il rovescio cantano melodie troppo acute per Miomir, va a prendersi il doppio break. Chiude, Zverev, annullando anche un’ennesima palla break ottenuta da Kecmanovic, per 6-2, in 3 ore precise di gioco. Bravo a rimontare e mantenere la calma per esprimere il meglio del suo gioco e lasciare poco spazio al serbo, che nel terzo set mai praticamente è stato in campo e capace di reggere il tedesco.

[3] G. Dimitrov b. C. O’Connell 6-4 6-1 (Andrea Binotto)

Match agevole per Grigor Dimitrov, fresco del suo raggiungimento a quota 400 vittorie nel circuito ATP. Gli è servita un’ora e venticinque minuti al tennista bulgaro per regolare l’australiano Christopher O’Connell con cui aveva due soli precedenti (entrambi vinti, quest’anno a Ginevra in tre lottati set e nel 2017 all’Australian Open, vittoria in tre set sempre per Dimitrov). Ora il n.20 ATP sfiderà la prima testa del seeding Alexander Zverev per un posto in finale, la possibile seconda dell’anno, e magari sperare in un titolo che manca da quasi sei anni.

IL MATCH: Nel primo parziale una palla break annullata per parte sembrava traghettare entrambi i giocatori verso un inevitabile tie-break, ma Dimitrov nel decimo gioco ha fatto valere la sua esperienza brekkando al momento giusto, e quindi portandosi a casa il primo set in quarantanove minuti. Della seconda frazione c’è poco da dire: il tennista bulgaro ha da subito preso il largo lasciando le briciole all’avversario, per poi chiudere il match in un’ora e venticinque minuti. Poche prime per la terza testa di serie, ma comunque grandi percentuali di realizzazione con il servizio in aggiunta a 20 vincenti, 2 soli gratuiti e risposte decisive sulla seconda avversaria, hanno permesso a Dimitrov di surclassare l’australiano, che esce dal campo sconfitto con 14 onestissimi vincenti e appena 3 errori.

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Laver Cup: Team World avanti 10-2 ad un passo dal titolo

Basterà un successo nella giornata conclusiva al Team World per bissare il trionfo dello scorso anno. Ruud unico a vincere per la squadra europea

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Ben Shelton e Felix Auger-Aliassime - Laver Cup 2023 Vancouver (via Twitter @LaverCup)

Continua il momento no del Team Europe alla Laver Cup. Dopo la debacle della prima giornata con quattro sconfitte nei quattro match disputati, anche la seconda giornata di gioco alla Rogers Arena di Vancouver è a favore del Team World che conquista tre sfide su quattro e si porta sul 10-2 ad una sola vittoria dal titolo.

Come noto il regolamento della competizione a squadre tra l’Europa e il Resto del Mondo assegna un punteggio diverso in base alla giornata di gioco. Nel Day 1 ogni match vinto vale un punto, nel Day 2 vale due punti, nella giornata finale 3 punti.

Sul punteggio di 4-0 a favore del Team World che ha segnato la prima giornata, l’unico a regalare un sussulto alla squadra del vecchio continente è Casper Ruud, mentre Rublev e Hurkacz non possono nulla contro gli statunitensi Fritz e Tiafoe. Anche il doppio si rivela a senso unico, con Auger-Aliassime e Shelton che chiudono la pratica in due set. 

 

T. Fritz (Team World) b. A. Rublev (Team Europe) 6-2 7-6 (3)

In qualsiasi situazione in cui si gioca come una squadra, sento che il mio gioco diventa qualitativamente migliore“, ha dichiarato Taylor Fritz dopo il successo contro Andrey Rublev. Come dargli torto se si pensa al dominio dello statunitense nel primo set. Solo due punti ceduto al servizio, uno dei quali con un doppio fallo e il 100% di punti con la prima. 

La mano del russo trema sin dal primo game, con Fritz abile a strappare il servizio, capitalizzando subito la palla break, portando Rublev a sbagliare di rovescio. Il russo ha ceduto nuovamente il servizio nel quinto gioco trovandosi sotto 4-1 pesante. Per Fritz è stata una formalità chiudere il primo set.

Nel secondo le cose si sono fatte più complicate per lo statunitense, a causa di percentuali al servizio più basse e ad una maggiore aggressività del russo. Rublev scappa via sul 4-1, annullando anche una palla del contro break. Da lì riparte la rimonta del numero 8 ATP che prima rimette il set in equilibrio e poi è abile ad annullare anche un set point al russo. Il tie-break è a senso unico dal 3-2 Fritz piazza tre punti consecutivi, chiudendo al secondo match point.

Sento che le mie statistiche nei tornei a squadre sono davvero solide perché ho una squadra che fa il tifo per me. Mi sento su di giri. Sono entusiasta di giocare per loro. Aggiunge solo più pressione ma penso di giocare meglio in questo tipo di situazioni”. ha dichiarato Fritz a fine match,

Pressione che non ha spaventato lo statunitense che ha portato il Team World sul 6-0.

C. Ruud (Team Europe) b. T. Paul (Team World) 7-6 (6) 6-2

Non è una stagione da ricordare al momento per Casper Ruud che, eccezion fatta per il Roland Garros, ha vissuto molti momenti negativi. Chiamato a tenere in vita un Team Europe ad una passo dal tracollo il tennista norvegese ha confermato la sua efficacia quando di fronte ha lo statunitense Tommy Paul, sempre sconfitto in campo. L’unica vittoria dello statunitense arrivò per ritiro di Ruud nel terzo set a Washington nel 2017. 

Ho davvero pensato che fosse giunto il momento di giocare forse la migliore partita dell’anno e non ci sono andato così lontano“, ha dichiarato Ruud.

Il norvegese è stato il primo a cogliere l’ occasione per un break, punendo una discesa a rete di  Paul con un passante di dritto, portandosi in vantaggio per 3-1. Il ventiseienne statunitense, alla sua prima partita in singolare in Laver Cup, si è subito costruito due chance del controbreak, negate dall’ottimo servizio di Ruud. Servizio che però ha tradito il norvegese nel settimo gioco (perso a zero). 

Si giunge ad un tie-break equilibrato, che Ruud porta a casa – annullando un set point- al termine di uno scambio da venti colpi, chiuso con un dritto inside out. 

Il momento è a favore del norvegese che piazza il break in apertura di secondo set e non concede più nulla al servizio per il 6-2 finale.

5 ace, l’ultimo dei quali sul match point, 11 vincenti di dritto e la capacità di convertire tutte le palle break ha fatto la differenza a favore di Ruud che ha riaperto per un momento la sfida.

F. Tiafoe (Team World) b. H. Hurkacz (Team Europe) 7-5  6-3

La sessione serale si apre sul punteggio di 6-2 a favore del Team World. E il vantaggio diventa ancora più ampio quando la furia di Frances Tiafoe si abbatte sul polacco Hubert Hurkacz. 

Il servizio è un fattore per entrambi, con la sfida che viaggia sui binari dell’equilibrio, sebbene il polacco mostri percentuali allarmanti sulla seconda.

Il polacco, numero 16 ATP, avrebbe anche l’opportunità di far girare la partita dalla sua parte. Ma sulla palla break che sarebbe anche set point Tiafoe si salva con il servizio. Break che arriva nel gioco successivo con Hurkacz che spara un dritto out sulla palla break. Per lo statunitense è una formalità chiudere il set. 

Sulla scia di quanto fatto nel primo set Tiafoe piazza il break in apertura e non concede più chance a Hurkacz, che capitola dopo un’ora e quindici di gioco. 

Ho giocato davvero bene stasera“, ha dichiarato sorridendo il numero 11 ATP. “Il fatto di far parte di una squadra è qualcosa di così atipico per noi tennisti, trattandosi di uno sport individuale, ma volevo giocare per loro e farlo bene per la squadra”. Ha concluso Tiafoe.

F. Auger-Aliassime/B. Shelton (Team World) b. H. Hurkacz/G. Monflis (Team Europe) 7-5  6-4

Sconfitto in singolare Hurkacz torna in campo in doppio a fianco di Gael Monflis. Per il duo europeo non c’è stato nulla da fare contro la coppia composta dal rinato Auger-Aliassime (assente per il suo Canada a Bologna in Davis) e Ben Shelton.  Successo in due set che vale il 10-2 Team World che si trova a un solo successo dal titolo. Basterà una vittoria domenica per chiudere la contesa e bissare quanto fatto lo scorso anno a Londra.

È incredibile, quando giochi a fianco di un ragazzo che serve e risponde come Felix. È un tennista atletico e quando torna indietro per recuperare i pallonetti, è un momento divertente“, ha dichiarato Shelton a fine match. “Lo chiamiamo Laver Cup Felix perché questa settimana si trasforma in un giocatore speciale. Sono felice di aver potuto condividere il campo con lui almeno una volta.”

“Do il meglio di me quando gioco non solo per me stesso ma anche per i compagni di squadra”, ha dichiarato Auger-Aliassime. “Ben è stato al mio fianco fino alla fine di quella partita. È stata dura per me portarla a casa”, ha aggiunto il canadese, riferendosi al quattro match point sciupati sul 5-3.

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