La dura vita al Country Club di Montecarlo

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La dura vita al Country Club di Montecarlo

Viaggio nella quotidianità del giornalista, impegnato in mille cose e costantemente pieno di lamenti, e in quella dei lussi concessi ai VIP accorsi sulla Costa Azzurra per assistere ai match (veramente?) di Roger Federer, Novak Djokovic e Rafael Nadal. Ma il diritto al lamento a Montecarlo è legittimo?

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Il giornalista inviato al torneo di Montecarlo deve faticare da mattina a sera, seguendo almeno due partite al giorno per poi, al termine di ognuna di esse, districarsi nella gimkana di pubblico che è chiamato a superare, tra un “pardon, sivuplè” e un sano spintone (dobbiamo pur lavorare!), fino a raggiungere la sala stampa dove scrivere sul computer la cronaca, sulla base di appunti disordinati e confusi presi sul taccuino sotto un sole cocente che ti rosola a puntino e rallenta le funzioni cerebrali. Durante la scrittura del pezzo, poi, è fondamentale tenere un orecchio ben aperto in caso di annuncio dell’arrivo in conferenza stampa del giocatore vittorioso (o anche sconfitto, nel caso sia un big oppure sia stato specificamente richiesto da alcuni giornalisti). Così, mentre si soffre già la tensione del Generale Scanagatta che incalza (poco importa se è al tuo fianco o ancora impegnato in Italia: le mail, i messaggi e soprattutto le chiamate arrivano implacabili e spietate), è necessario convivere con la necessità di essere tempestivi nella pubblicazione dell’articolo e con la contemporanea esigenza di essere nelle prime file durante la conferenza stampa del giocatore. La presenza di un’efficiente redazione (sempre pronta a correggere refusi e sistemare foto e altri contributi) e la contiguità tra sala stampa e sala delle conferenze stampa dei giocatori serve a lenire solo in parte la pressione del Tiranno Tempo e del Generale Scanagatta, peraltro grandi amici anche nella vita.

Tutto questo senza dimenticare l’importanza di preparare domande e fare interviste, magari al coach del tennista perdente incrociato per caso fuori dal campo, che tutto vorrebbe in quel momento tranne dover rilasciare frasi di rito per evitare insulti e imprecazioni. Interviste che poi devono essere accuratamente caricate a supporto della cronaca, sempre con la massima tempestività ma senza in alcun modo rinunciare all’attenzione al dettaglio di titoli e sottotitoli, barcamenandosi tra il software dal quale si pubblicano gli articoli, quello nel quale si caricano gli audio e l’archivio di foto che vanno a corredo del contributo vocale appena inserito.

Nel frattempo, del tutto ignari di tanta fatica, gli spettatori più facoltosi devono umilmente accontentarsi del villaggio VIP (del tutto precluso ai giornalisti, come “testimonia” la staccionata in elegante legno bianco invalicabile oltre la quale si staglia, monumentale e minaccioso, un uomo di statura enorme e sguardo truce, che farebbe impallidire – si narra – persino Lui, il Generale Scanagatta). Ma dopo un faticoso e ingrato giro nel villaggio, tra un completino da tennis all’ultimo grido talmente raffinato che sarebbe un delitto giocarci, col rischio d’inumidirlo di sudore e sporcarlo di terra rossa (non sia mai!), e un gradevole ma un po’ forzato calice di Champagne prima di pranzo, i suddetti VIP raggiungono finalmente l’agognata zona di ristoro, una modesta trattoria sita alla periferia locale di Montecarlo… per meglio dire, il ristorante con camerieri in rigoroso completo con giacca e camicia bianche candide e pantaloni neri collocato sulla terrazza che dà sul Campo Centrale (sempre nella speranza che il fastidioso rumore delle palline e i grugniti di sforzo di Murray e Dimitrov non disturbino il loro tanto meritato pasto).

Perché poi, diciamocelo chiaramente, questa becera e ormai anacronistica invidia di classe non ha proprio ragion d’essere: d’accordo l’eleganza del personale, d’accordo la possibilità di nutrirsi con vista sul Centrale Ranieri III, ma alla fine in cosa consiste questo presunto gran menù del prestigioso Ristorante del Country Club di Montecarlo?

Montecarlo 2016, la copertina del menù del ristorante

Montecarlo 2016, la copertina del menù del ristorante

Come inizio, si può sommessamente scegliere tra:

  • Buffet di antipasti.
  • Ravioli di zucchine con olive, sugo di pomodoro all’olio d’oliva, cipolle dolci e striscioline di pecorino.

Come portata principale, il menù del giorno richiede la sofferta decisione tra:

  • Gamberoni alla piastra, risotto di farro al nero di seppia, brodo di crostacei aromatizzati al pesto.
  • Supreme di pollo ruspante avvolto nelle verdure con foie gras d’anatra, tagliatelle gratinate ai funghi e asparagi, salsa alla panna.

La fine del modesto vitto è il dolce:

  • tortino dal gusto intenso di cocco e marmellata di lamponi, sorbetto al litchi e gelée all’acqua di rose.
Montecarlo 2016, il menù del ristorante

Montecarlo 2016, il menù del ristorante

Così anche il più entusiasta dei giornalisti inviati, una volta confrontata la sua misera condizione con quella dei signori suddetti, deve rassegnarsi a una vita di rinunce e sacrifici, che non saranno per nulla mitigati dalla colazione offerta alla stampa dallo sponsor principale (le petit-déjeuner), dal ludico torneo di tennis dedicato ai media (le turnoi de la presse) del sabato mattina, dalla cena di gala (le dinner de gala) nel miglior hotel del Principato su invito dell’organizzazione, con tanto di spettacolo a tema e seguente discoteca. Ah, com’è dura la vita al Country Club di Montecarlo…

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