Roland Garros interviste, Andy Murray: "Chi dice che con Amelie c’è stato un litigio mente"

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Roland Garros interviste, Andy Murray: “Chi dice che con Amelie c’è stato un litigio mente”

Roland Garros interviste, primo turno: A. Murray b. R. Stepanek 3-6, 3-6, 6-0, 6-3, 7-5. L’intervista del dopo partita ad Andy Murray

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Cosa pensi di questo match in cinque set?
È stato estremamente difficile, molto combattuto. Oggi è stato stressante. Un’ora e mezza in campo, giù di lì. E non è mai piacevole giocare un match in due giorni. Ancor di più se è un set secco, con lui che serve per primo e sempre avanti. Ho avuto le mie occasioni ma non le coglievo ed ero sempre costretto a rincorrere. Davvero faticoso.

Non è la prima volta che ti trovi in questa situazione, sotto di due set e con la consapevolezza di dover finire in due set. Quanto ti ha aiutato?
Sì, può essere d’aiuto in termini di preparazione, ma comunque non è facile. È davvero difficile, specialmente in un primo turno che ti aspetti di vincere e nel quale entri nel match quando devi fermarti. Avevo iniziato a giocare bene e poi devi ricominciare il giorno dopo contro un avversario difficile con un gioco particolare. Davvero impegnativo. Per niente facile.

Puoi parlarci dei primi due set di ieri. Lui stave giocando davvero bene. Avevi la sensazione di aver avuto una partenza lenta?
Ovviamente non ho iniziato come volevo. C’erano le possibilità anche di non giocare ieri per la pioggia. Poi inizi tardi e già sai che forse non riuscirai a chiuderla in giornata. Forse ho sentito un po’ più di pressione all’inizio. E poi il campo è molto pesante, è difficile spingere indietro gli attaccanti. Non sembra di giocare su un vero campo in terra battuta. Lui colpiva e veniva avanti, all’inizio non riuscivo a farlo spostare. Per fortuna il match è girato.

Anche oggi si è visto il tuo incredibile rapporto con il tuo box, tutti in piedi, ad incitarti a gran voce. Parlaci di questa energia, di questo rapporto. Ti è di aiuto in qualche modo? Rompe l’isolamento che si prova in campo?
In match come quello di oggi è molto importante per me. Il match può prendere qualsiasi direzione, hai bisogno di molta energia. Sono contento che la mia squadra è lì con me in queste situazioni.

Nel terzo set sei venuto fuori. Hai cambiato maglietta. Sembrava avessi cambiato atteggiamento. Come hai fatto e quanto è facile riuscirci?
Non so se è cambiato solo l’atteggiamento, ad essere onesto. Certe volte puoi avere molta fiducia e colpire male. Dovevo avanzare in campo, ero troppo dietro la linea di fondo nei primi due set e ho capito che se non avessi fatto un passo avanti sarei uscito dal torneo. Avanti di un break e sul 3-0 mi sono sentito alleggerito, iniziavo a trovare i miei colpi e salivo di intensità. Terzo e quarto set stavo giocando bene. Oggi invece non ho giocato il mio miglior tennis e nemmeno me lo aspettavo, volevo solo uscirne fuori. Prendo comunque le buone sensazioni degli ultimi due set di ieri.

Ti hanno infastidito e distratto i commenti di Amelie?
Tra me e Amelie c’è un ottimo rapporto e non credo sia corretto dire altrimenti. Ho rilasciato un’intervista prima del torneo, prima delle dichiarazioni di Amelie. E in questi giorni tutti si aspettano che io replichi ai suoi commenti, dicendo il contrario. Non è assolutamente vero. Chi dice che c’è stato un litigio mente, non era lì quando a Madrid abbiamo parlato con molta calma. Il motivo della nostra separazione non è il mio comportamento in campo. Certo, durante gli allenamenti discutevamo di molte cose ed alcune volte, come con tutti i miei allenatori, capita che dicano che devo concentrarmi di più sulla partita, che non devo indirizzare la mia frustrazione verso il mio box e non devo distrarmi. Ma non è questo che ha portato alla nostra separazione. Io e Amelie abbiamo un ottimo rapporto. Quello che è successo negli ultimi giorni è stato difficile, non ho avuto occasione di rispondere. Non so se il ragazzo che mi ha intervistato sia qui o meno, ma cosa ho detto sul mio atteggiamento in campo non era in risposta a quanto è stato detto da Amelie, non ne ero nemmeno al corrente, credo non fosse nemmeno uscita la sua intervista.

Hai avuto occasione di parlarne con lei?
Matt, che siede lì, le ha parlato. Amelie Mi ha mandato dei messaggi. Sono sicuro che ci vedremo qui. Ma gli ultimo due giorni per me sono stati abbastanza impegnativi. Tra noi c’è un buon rapporto. Nessun litigio e non sono solito mentire. Ciò che più mi è dispiaciuto è che abbiamo terminato la collaborazione dopo tre mesi di duro lavoro proprio prima dei tornei più importanti e quindi lei non avrebbe potuto aiutarmi in questo momento.

Radek ha 37 anni. Il maggior numero di trentenni quest’anno a Parigi. Che ne pensi?
Non ho bene idea perché più giocatori stiano giocando meglio in età avanzata. Guardando Radek credo che gli altri riflettano e pensino che non è necessario fermarsi a 31, 32 anni. Agassi ha giocato fino a tardi, Roger è stato al top da grande. Probabilmente i giocatori si prendono maggior cura di se stessi, trascorrendo più tempo in palestra prendendosi cura del loro corpo. Ho pensato che ci sono 50 giocatori ultratrentenni. È fantastico. Ce ne sono tanti che ne hanno solo 29, come me e Novak. Mi aspetto che il trend continui.

Non è facile essere un atleta di alto livello mondiale, numero 2. Amelie ha detto che sei una persona complicata. Sei d’accordo? È qualcosa di cui vai fiero?
Fuori dal campo forse. In campo, sì. Quando perdo mi sento frustrato. Quando vinco sono più felice. Non so se questo è essere complicato o meno. È comunque qualcosa su cui ho lavorato e continuo a lavorare. Alle volte mi pesa che si dica che qualcuno è necessariamente un tipo difficile o che guarda alle cose negative. Ci sono anche nel mio caso, però, alcune cose buone, alcune buone qualità che ho in campo. Credo di averne mostrate in abbondanza tra ieri e oggi. Ho combattuto davvero duro in una situazione molto difficile. Mi sentivo scoraggiato, ma ho dato tutto per cercare di vincere e sono uscito da una situazione dalla quale non tutti i giocatori sarebbero stati in grado di uscirne. Combatto fino alla fine in tutte le partite. Certo, posso fare progressi in campo, nessun dubbio su questo. Ma faccio anche cose buone. Bisogna essere obiettivi ogni tanto.

Traduzione a cura di Ciro Battifarano

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