Roland Garros interviste, Novak Djokovic: "Vicino al traguardo ho sentito la tensione"

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Roland Garros interviste, Novak Djokovic: “Vicino al traguardo ho sentito la tensione”

Roland Garros interviste, finale: N. Djokovic b. A. Murray 3-6 6-1 6-2 6-4. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic

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Congratulazioni. Puoi descriverci cosa ti è passato per la mente sul 5-4 e dopo il match point, dopo tutti questi anni che hai cercato di vincere questo titolo del Grande Slam?
Ho pensato a molte cose da quando sono arrivato a Parigi, ma avevo la sensazione che  quest’anno fosse diverso da qualsiasi altro anno. Il rapporto che ho avuto con i fan e con le persone che contribuiscono all’organizzazione della manifestazione è stato diverso. Ovviamente, come qualsiasi altro anno, speravo che questo fosse l’anno giusto. Sai, ho avvertito il sostegno e l’amore delle persone intorno a me che mi ha permesso di essere qui con il trofeo. Certamente. Quel tipo di sostegno è stato molto ben presente nello stadio oggi. Sono entrato in campo abbastanza preparato. Ho iniziato bene il primo gioco, e poi, insomma i nervi si sono messi in mezzo. Mi è servito un po’ di tempo per trovare il giusto ritmo e iniziare a giocare come volevo. Ho sentito veramente di aver giocato ad alto livello, mettendo molta pressione sul servizio di Andy. Siamo tutti esseri umani, e arrivare così vicino come mai prima nella mia vita a questo trofeo e a vincerlo, insomma ho avvertito la tensione e l’eccitazione, tutte queste emozioni.

Rispetto a quello che hai detto, forse questo apprezzamento è iniziato esattamente alla premiazione dello scorso anno?
Sì, ho davvero avvertito qualcosa di molto forte rispetto al pubblico francese con Wawrinka. Non ho vinto quella partita. Ma quello che è successo dopo, l’apprezzamento e il rispetto che ho ricevuto dalla folla e la standing ovation mi hanno colpito davvero nel profondo.

C’è stato un periodo in cui sbattevi la testa contro il muro contro Federer e Nadal e sembrava che non ci sarebbe mai stata una svolta. Ora tu hai compiuto qualcosa che i tuoi due più grandi rivali probabilmente non avranno mai la possibilità di fare. Mi chiedo se questo è significativo per te.
Be’, innanzitutto, sono ancora in attività quindi penso che sia giusto dire che hanno ancora possibilità di farlo. E sono stati entrambi a un paio di set dall’impresa un paio di volte nella loro carriera. L’ho detto un milione di volte prima e mi ripeto: le rivalità con questi due ragazzi e Andy mi hanno sicuramente aiutato a diventare un giocatore migliore e a realizzare tutto questo. Nadal e Federer sono stati così dominanti in questo sport e poi è arrivato Andy. All’inizio non ero contento di essere parte della loro epoca (ride). Più tardi mi sono reso conto che nella vita tutto accade per una ragione. Si è in questa posizione a un fine, per imparare, crescere ed evolversi.

Hai detto parole gentili su Roger e Rafa prima, ma questo è un traguardo solo tuo. Quindi si può dire che tu sia uscito dalla loro ombra?
Non mi paragono a loro. Siamo tutti diversi e unici. Inoltre, loro sono anni davanti a me se pensiamo al circuito professionistico. Sono grandi campioni dentro e fuori dal campo, e per il tempo trascorso nel tour, hanno moltissimi fan in tutto il mondo e molto sostegno. Sono solo felice di competere con loro.

Traduzione a cura di Milena Ferrante

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