Philippoussis duro con Kyrgios: "Se non ama il tennis non dovrebbe scendere in campo"

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Philippoussis duro con Kyrgios: “Se non ama il tennis non dovrebbe scendere in campo”

Il finalista di Wimbledon 2003 dimostra di avere molto a cuore la causa del giovane connazionale e prova a scuoterlo: “Sono un suo tifoso ma quando dice certe cose è difficile da difendere. Vorrei parlare con lui”

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Mark Philippoussis è stato un grande tennista, forse non un campione in senso assoluto ma certo uno degli ultimi interpreti dalla scuola del serve&volley australiano. Ha fatto due finali Slam, sa cosa serve per arrivarci anche se non gli è mai riuscito il guizzo finale. Non si può certo negare che il suo parere possa essere autorevole per il giovane e intemperante Nick Kyrgios. Intercettato a Wimbledon si è espresso in questi termini – non certo morbidi – sul ventenne di Canberra:

Prima di tutto sono un suo tifoso ma è davvero difficile difenderlo quando ascolti le cose che ha detto. Se Nick non ama il tennis non dovrebbe essere sul campo; non sono sicuro di credere a quello che dice, però penso che per giocare a quel livello si debba per forza amare lo sport. Quando lo vedi giocare come contro Murray alcune cose sembrano davvero frustranti”.

L’ex tennista australiano si è soffermato anche sulle abitudini pre-partita di Nick, che raramente si applica al 100% per trovare la concentrazione e ha ammesso di essersi concesso lo svago di un videogame e di aver assistito all’incontro di doppio di Hewitt prima di scendere in campo contro Murray. “Se giocare per un’ora ai videgames lo rilassa ben venga, ma non dovrebbe guardare un incontro di doppio prima di giocare un ottavo di finale contro Murray a Wimbledon sul campo centrale, è solo uno spreco di energie. Dovrebbe guardare i campioni del circuito, cosa fanno, come si stanno preparando? Andy Murray era fuori a guardare qualche partite di doppio? No, non lo farebbe neanche se giocasse suo fratello“. A questo punto una delle uscite più dure di Mark: “Smetta di giocare a questo punto, perché continuare? A cosa serve avere tutto quel talento se non si traduce in niente? Con i suoi mezzi dovrebbe competere per i torneo dello Slam.

Quindi i toni si sono fatti riconcilianti ed è emerso un certo istinto “paterno” del gigante australiano nei confronti del più giovane connazionale: “Sono così brutale perché sono un suo tifoso. Le mie intenzioni sono positive, queste cose vorrei dirgliele di persona“. Alla fine anche una battuta sul tema-allenatori: “Nick ha detto che non ha allenatori perché non vuole stare ad ascoltare nessuno: in effetti puoi anche avere il miglior allenatore del mondo e non trarne alcun beneficio se non lo ascolti. Poi, alla fine, non è così importante se perde anche partite che potrebbe vincere, ma è fondamentale che dimostri di aver dato tutto”. Che sia una velata candidatura rivolta al ragazzo per convincerlo a inserirlo nel suo team?

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