Pagelle: Wimbledon addio, ora tutti (o quasi) a Rio

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Pagelle: Wimbledon addio, ora tutti (o quasi) a Rio

I Championship’s premiano il padrone di casa Murray e l’immortale Serena Williams, mentre Raonic si affaccia tra i top, Federer perde l’ultimo treno e la Kerber si conferma competitiva e la povera Italia è abbandonata anche dalla Schiavone

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Non credete alle favole, a quelli che vi raccontano che Wimbledon è il torneo più importante del mondo, quello dove solo i fenomeni sono capaci di trionfare. Non credete a quello che vi abbiamo raccontato per due settimane, alle emozioni, alle battaglie, alle vittorie e alle delusioni. Siamo italiani, non scherziamo, mica inglesi, siamo i nipotini di Machiavelli, siamo quelli che “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

E allora poche storie, i Championship’s 2016 sono e resteranno il torneo dei perdenti, dei Perdych e dei Perderer… sì insomma il torneo di quelli che perdono ogni partita che devono perdere, Berdych appunto (5) e del GOAT che appena il dominatore dei tempi moderni Novak Djokovic (4) (e pure lui ha perso Grande Slam) si sveglia con la luna storta esausto dalla campagna parigina lasciandogli strada libera, fa quasi sembrare un giocatore di tennis Cilic (7) – Ciccio, mica può andare tutto come in quella settimana del 2014 anche se sei nato dove sei nato – e addirittura un giocatore da erba uno che fa le volée come Moya e gioca da fondo come McEnroe (magari… ma, you cannot be serious, volete pure che John tra una telecronaca, un doppio di vecchie glorie e un selfie con Borg e Becker abbia pure il tempo per insegnare qualcosa a Milos?).

Un altro perdente insomma Milos Raonic (9) che forse non farà la fine di Perdych solo perché quelli lì prima o poi andranno in pensione. Che poi a Federer (7,5) diamo sempre bei voti perché ha mal di schiena, un ginocchio malconcio, trentacinque anni e una moglie come Mirka, anche quando perde Slam che dovrebbe vincere giocando solo slice e serve&volley, anche quando esulta ai doppi falli dell’avversario come un Hewitt qualunque. A proposito di australiani, se il futuro è nelle mani di un tipo che dopo aver preso una solenne scoppola ci tiene ad informare il mondo che tanto lui odia il tennis ma non saprebbe cosa altro fare nella vita, allora siamo a posto. Poi magari un giorno Kyrgios (5,5) scoprirà che ce ne sono pure tanti nel tennis che “odiano” lui e troverà altro di cui occuparsi.

E allora chi poteva vincerlo questo torneo se non il perdente trai perdenti? Quello che le prende sempre dai fab-3, quello che in fondo Wawrinka (4) è più fab di lui, che se del Potro (7) fosse sano non arriverebbe nemmeno in semifinale negli Slam, quello che tanto ha vinto perché non si è trovato davanti in finale quei due là, se no se la faceva sotto come al solito. Insomma Andy Murray (10) allenato da quell’altro perdente più o meno come lui che si è pure commosso fino alle lacrime, e ovviamente piangeva al pensiero che “vedi un po’ se questo deve vincere due volte Wimbledon e io niente, sono bravi tutti con questo tordo da infilzare a rete in finale…“.

Che poi fa quasi ridere che in tempi di Brexit abbia vinto uno scozzese tra il tripudio degli inglesi, quindi il nuovo dato statistico è evidente: hanno votato contro Brexit tutti gli spettatori di Wimbledon. Ma il vero giallo di questa edizione di Wimbledon è un altro. L’ex moglie di Feliciano Lopez (6 a lui, 2 alla moglie per la brillante idea di sposarlo, ma vabbè avrà fatto i suoi conti) ha rivelato che nei pochi mesi da coniugato il bel Deliciano ha avuto oltre 200 amanti: ma non era quello che “non se lo inc…. nemmeno il Papa”? Ah no, l’ottimo Fognini (6) non ce l’aveva con lui, ma al nostro in ogni caso il matrimonio ha fatto bene, ha vinto addirittura una partita e soprattutto finalmente ha preso a comportarsi in campo come un padre di famiglia, prendendo ad esempio il suo sobrio coach. Forse il numero 1 azzurro farebbe bene a cambiare allenatore, soprattutto ora che il Loco Bielsa è libero sul mercato.

Che poi questi signorotti di Wimbledon sono proprio dei bacchettoni, ma come si fa a multare l’ottimo Cuevas (3) solo per aver anticipato di qualche ora il controllo antidoping facendola lì nel tubo delle palle? La vera sorpresa del torneo in ogni caso non è stata Sam Querrey (8), da noi sempre amato e benedetto perché unico a salvarci alla categoria “sportivi con la Q” a nomi-cose-città anche se tira il rovescio come Pellè i rigori, e nemmeno il redivivo Tsonga (8), in fondo l’unico a fare il solletico al Re britannico, e neanche le brutte prove di Thiem (5) e Zverev (5) che un giorno impareranno il concetto di programmazione, ma l’indistruttibile Kei Nishikori (SV) capace di giocare quasi dodici set senza rompersi prima di doversi arrendere al destino cinico e baro.

Per fortuna ci sono le donne (vabbè quello a prescindere dal tennis), e con la fine dell’impero di Serena Williams (10) finalmente avremo anni di puro spettacolo. Cosa dite? Sì, Serena ha vinto ma oramai è finita, come da dieci anni a questa parte e questo è stato chiaramente il classico canto del cigno. Adesso si apre un’era nella quale, non citando coloro che non ci hanno citato, tutte le prime cento del mondo tranne Agnieszka Radwanska (4) possono vincere uno Slam, in un circuito nel quale può arrivare in fondo anche chi come Cibulkova (7,5) non avendo mai vinto mezza partita sull’erba e impara giusto in tempo per trovare una scusa per non sposarsi.

Noi, inteso come noi meno la Federazione, ci aggrappiamo a Camila Giorgi (6,5) e il fatto che ci si esalti per una onorevole sconfitta al primo turno contro la regina di Parigi (e lì rimasta) Muguruza (4) che poi ha perso con la Cepelova ci fa capire come siamo messi. Si può sempre vivere di ricordi pensando alle vittorie di Francesca Schiavone (3) che mostra però scarsa memoria anteponendo i suoi progetti personali alla possibilità di rappresentare la sua nazione alle Olimpiadi: ovviamente stiamo parlando di quei progetti personali che la leonessa non è riuscita a realizzare con i 400.000 euro offerti dalla Federazione dopo il trionfo al Roland Garros e che invece forse riuscirà a mettere in atto con gli amici di SKY. Ma ci resta un dubbio: rifiutare una wild-card per le Olimpiadi e dunque rifiutare la maglia azzurra è molto diverso da rifiutare una convocazione? Eppure nessuno parla di soldi da restituire e di sputi sulla bandiera…

Ma vabbè stiamo togliendo spazio al meraviglioso torneo di Angelique Kerber (9) e di Venus Williams (9), una che potrebbe spiegare tante di quelle cose a Kyrgios ma dubitiamo che l’australiano sappia di chi stiamo parlando, mentre lasciamo ad AGF il compito di illustrarvi le gesta e i meriti di Vesnina (8), Pavlyuchenkova (7,5 a lei e a noi che forse abbiamo scritto bene senza fare copia e incolla) e Shvedova (7) e del motivo per il quale Petra Kvitova (4,5) non ha vinto il suo terzo Wimbledon come chi vi scrive fantasticava.

E allora mandiamo in archivio anche questo torneo e lasciamo che il tennis torni in Italia oggetto di discussione per i soliti quattro gatti, lasciando che i più si occupino di insultare Pellè e Zaza. Altrimenti il rischio è sentire tutto l’anno cose tipo “Se Djokovic vincesse Wimbledon farebbe il grande slam” (cit. conduttore SkySport24) o “Chissà se l’infortunio di Cristiano Ronaldo non faccia alla Francia lo stesso effetto che si verifica quando il tuo avversario a tennis ha i crampi” come ci ricorda “The Voice” Caressa, uno che parla poco di tennis ma quando lo fa regala sempre perle di saggezza: “La Juve vince ogni partita un po’come faceva Nadal sulla terra rossa… vabbè che poi abbiamo scoperto come vinceva Nadal! Ahahahhahah“. Goodbye.

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