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Interviste

David Spearing, l’honorary steward di Wimbledon che siede tra i grandi

Intervista a David Spearing, il più anziano e celebre honorary steward di Wimbledon. David è ora celebre in tutto il mondo. Presente da diciotto anni nel box dei giocatori, conosce bene i top players e le loro famiglie

Last updated: 14/07/2016 1:14
By Laura Guidobaldi Published 12/07/2016
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7 Min Read

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Lo riconoscete? Se ci fate caso, quando la telecamera indugia sul volto imperturbabile di Mirka Federer, o quello di Ivan Lendl, su una trepidante Kim Murray o sul glaciale Patrick Mouratoglou, dietro di loro, nel players box del Centre Court di Wimbledon, siede sempre allo stesso posto un signore che ricorda il Generale Custer, con quel suo ampio cappello nero e in giacca e cravatta scura. No, non è un cowboy. Si tratta di David Spearing, 81 anni, il più anziano e celebre Honorary Steward di Wimbledon. Lo abbiamo incontrato all’All England Club e, con un’amabilità tutta british, ci ha raccontato un po’ la sua storia.

David svolge il ruolo di steward a Church Road da ben 43 anni. È britannico, si è laureato a Cambridge ma vive da 48 anni ad Abu Dhabi dove ha fondato una società di consulenze. Tuttavia, nel periodo dello slam londinese, lascia gli Emirati e ritorna nella sua Inghilterra per svolgere il lavoro forse più invidiato dagli appassionati della racchetta: sedere accanto ai grandi campioni del tennis e al loro team. Ma essere honorary steward a Wimbledon è davvero solo questo?

“La gente crede che io abbia il lavoro più bello del mondo” ci racconta David, accomodato su una delle panchine di legno sulla terrazza della sala stampa. “Molti credono che io arrivi qui e che semplicemente mi sieda nel players box. In realtà mi alzo alle sei meno un quarto del mattino; alle sei e mezza parto da casa, da Epsom, per venire a Wimbledon. Il mio primo compito è quello di controllare la ‘queue’ quando comincia a scorrere. Devo annunciare quanti biglietti sono disponibili e spiegare al pubblico come funziona il sistema delle code e della vendita dei biglietti. Dopodiché vado nel club house. Mi occupa di varie cose, mangio rapidamente e, alle 13, quando hanno inizio le partite sul Centrale, accolgo le famiglie dei giocatori. Ed è la prima volta che mi siedo nella giornata” (ride).

David è lo steward con il maggior numero di anni di attività in seno al torneo e così, nel 1998, l’All England Club gli ha conferito il “titolo” di Wimbledon’s senior honorary steward, attribuendogli inoltre il ruolo più prestigioso tra gli steward: gestire il players box. “Più i giocatori sono famosi, più giocano sul Centre Court” continua David “inoltre, tennisti come Djokovic, Federer o Serena, essendo i più forti, rimangono a lungo nel torneo, giocano ogni due giorni, raggiungono spesso le finali, quindi i loro familiari sono quelli che conosco di più. Di Roger Federer, per esempio, conosco bene i genitori, la moglie e i figli, così come conosco bene la moglie di Andy Murray“.

Se potesse scegliere, quale sarebbe il suo match preferito a cui ha assistito in tutti questi anni? “È molto difficile, ce ne sono stati tanti bellissimi. Forse, prima che costruissero il tetto, sceglierei la finale disputata il lunedì tra Ivanisevic e Rafter, vinto da Goran 9-7 al quinto. Ma anche i match tra John McEnroe e Bjorn Borg o tra Federer e Nadal. Mi piace vedere partite in cui in campo ci sono giocatori dallo stile opposto. Per esempio, quando giocano Federer e Nadal, Rafa corre tantissimo e prende tutto, mentre Roger gioca come se danzasse, lui ‘veleggia’ sul campo“.

Ma David è diventato celebre anche per il suo cappello nero. “Sì, è vero. Tempo fa ho detto agli organizzatori del torneo che avevo bisogno di un panama perché, dove siedo io, a una cert’ora, al tramonto, il sole batte forte. Ma non riuscivo a trovare il modello giusto. Poi un giorno, un amico del Club mi diede questo cappello nero. ‘Non lo voglio così’ dissi, ‘ne vorrei uno normale’. Ma lui mi rispose che se lo avessi portato me lo avrebbe dato gratuitamente. E così quel cappello è diventato famoso. Ora si trova al Lawn Tennis Museum. Quello che indosso in questo momento è un ‘Greg Norman’ anche se è ‘made in China’ (ride)”.

David è ormai diventato una celebrità in Gran Bretagna ma è conosciuto anche nel resto del mondo. E, infatti, mentre parliamo con lui, altri esponenti della stampa britannica sono accanto a lui per fargli delle domande. “È divertente perché, pur avendo il compito di occuparmi del pubblico nel corso della mattina e di far accomodare gli spettatori nel players box, le radio e le televisioni si interessano a me e le persone, quando mi incontrano, vogliono fotografarmi o fare un selfie con me. In realtà sono conosciuto un po’ in tutti i paesi del mondo in cui si segue il tennis, ho rilasciato interviste ai media del Brasile, Canada, Serbia, Australia e America”. Spearing evoca ancora i giocatori che conosce meglio: “Rispetto agli altri giocatori conosco di più Serena e Venus perchè spesso l’una è anche spettatrice dell’altra e quindi sono spesso sedute nel box dei tennisti. Ricordo Nadal e i problemi di coaching con lo zio Toni. Suo zio gli aveva detto qualcosa durante un match e si credeva che stesse facendo coaching, quando in realtà lo stava informando che si sarebbe allontanato qualche minuto per andare a prendere una Coca-Cola! (ride). E la mamma di Steffi Graf, che applaudiva allo stesso modo i bei punti di Steffi così come quelli della sua avversaria“.

Ma David fa il tifo per un giocatore in particolare? “Sì, ho i miei preferiti ma tifo in silenzio. Non sarebbe appropriato se esternassi il mio tifo. Ma quando viene giocato un bel punto, applaudo pur mantenendo un certo contegno“. David Spearing, celebre ormai in tv, radio e web ma sempre “in the old fashioned way“. Chapeau (è proprio il caso di dirlo…) David!

David Spearing con Laura Guidobaldi - Wimbledon 2016 (foto di Roberto Dell'Olivo)
David Spearing con Laura Guidobaldi – Wimbledon 2016 (foto di Roberto Dell’Olivo)

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