ATP Toronto: Novak Djokovic con le marce alte, niente da fare per Gael Monfils

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ATP Toronto: Novak Djokovic con le marce alte, niente da fare per Gael Monfils

Prestazione di grande autorità per il numero uno del mondo Novak Djookvic: 6-3 6-2 a Gael Monfils, che aveva eliminato Raonic. Ora Nishikori in finale, la 14esima negli ultimi 15 Masters 1000 giocati

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[1] N. Djokovic b. [10] G. Monfils 6-3 6-2 (Lorenzo Dicandia)

In una delle edizioni più bistrattate del Master 1000 canadese, Novak Djokovic è alla caccia della sua 43esima finale a questo livello. Sulla sua strada c’è un giocatore che ha sconfitto tutte le undici volte in cui ci ha giocato, ma che non parte poi così battuto come i precedenti e la classifica potrebbero lasciar intendere. Gael Monfils, numero quattordici ATP e decima testa di serie qui, ha vinto gli ultimi nove incontri sul cemento, tutti nelle ultime due settimane. S’è preso poi la briga e il lusso di sconfiggere l’unico altro giocatore davvero di richiamo per il torneo, il padrone di casa e fresco finalista di Wimbledon Milos Raonic. Djokovic è invece parso stanco in questo torneo. Sia chiaro, non ha ancora perso un set, tuttavia l’intensità è stata minore del solito ed il livello di gioco altalenante, particolarmente al servizio. Il quarto di finale contro Berdych non è stata una gran partita, e del resto probabilmente Nole non aveva neanche necessità di essere al massimo. Contro questo Monfils è invece richiesta una prestazione di spessore più alto, un Djokovic più vicino ai suoi soliti livelli mostruosi.

Nole parte al servizio e va subito sotto 15-40. Riesce a salvarsi dopo delle buone prime e a portarsi avanti 0-30 sul servizio del francese, che però tiene la battuta. Nel terzo gioco arriva il primo break del set: Monfils si porta ancora una volta sul 15-40, ma questa volta non ha bisogno di giocarsi le palle break. Arriva infatti un doppio fallo di Djokovic brutto, sia per il momento sia per il gesto tecnico. Un doppio fallo talmente brutto da far risvegliare Nole dal torpore in cui è parso essere durante tutta la settimana. Da quel gioco in poi si tratta di un one-man show. Il numero 1 al mondo alza esponenzialmente il suo livello di gioco, diventa solidissimo da fondo come nei giorni migliori e rosicchia man mano quella fiducia che Monfils si era portato dagli spogliatoi ed aveva poi accresciuto nei primi tre giochi. Il contro-break è immediato ed arriva dopo due scambi, uno di 39 e l’altro di 24 scambi, che spezzano le gambe alla decima testa di serie. Djokovic infatti continua a prodigarsi in uno spettacolo di solidità e compostezza e Monfils perde la concentrazione e la profondità dei fondamentali. Lo smash a rete con cui regala il secondo break è l’emblema di una partita che pare chiusa già dopo poco più di venti minuti. Il francese ha una percentuale di prime palle bassissima, il 42%, e non riesce ad imbrigliare Djokovic tra le sue maglie. È difficile del resto, forse ai limiti dell’impossibile, uscire vincitori contro il serbo in una gara di regolarità. Il set finisce 6-3 per Djokovic, anche lui a dire il vero ancora un po’ carente al servizio, almeno per la percentuale di prime in campo poco sopra il 50%. Monfils ha prodotto due soli vincenti in questo set a fronte di tredici errori ed ha soprattutto perso la gran parte degli scambi superiori ai 9 colpi. La sua posizione in campo, costantemente due metri dietro la linea di fondo, non gli permette poi di essere né incisivo né tanto meno esplosivo come nelle sue migliori prestazioni, e il livello finalmente alto di Djokovic gli toglie l’unica cosa a cui poter aggrapparsi: la speranza. Il serbo va subito avanti di un break anche nel secondo set. Una scossa per il francese potrebbe arrivare grazie al punto che gli permette di andare sul 30-30 sul servizio di Nole nel quarto gioco: un punto frutto delle migliori caratteristiche del francese: reattività, esplosività, inventiva. Monfils va finalmente all’attacco, Nole è costretto a metri e metri di rincorsa e ribattuta, si difende su una veronica ma nulla può sullo smash da acrobata del francese agguantato ad un’altezza di tre metri. Monfils riesce sulle ali dell’entusiasmo a conquistare due palle break, anche risultato di un approccio più offensivo e tipico di un giocatore che ha ormai capito che non ha più nulla da perdere. Un nastro ed un rovescio lungo fanno tuttavia sfumare le due opportunità e Nole riesce a tenere il servizio: 3-1. L’illusione di una partita più competitiva finisce con il gioco successivo. Djokovic conquista il secondo break con un dritto diagonale vincente impossibile da raggiungere. Non bastano le acrobazie di Monfils, autore di una pregevole volée di rovescio in allungo, né il suo atteggiamento più aggressivo, a tratti quasi irriverente e scomposto. Nole è troppo forte e troppo solido. La partita si conclude 6-3 6-2 in un’ora e dieci di gioco. È stato un match tutto sommato piacevole, con scambi notevoli e punti da doppio circoletto rosso. Djokovic però, dal break subito, è tornato versione deluxe e Monfils non è riuscito a tenere il passo, sia mentalmente che a livello di gioco.

La finale sarà contro Nishikori; i precedenti sono 9-2 a favore del numero 1 che ha vinto gli ultimi otto incontri. L’impressione è che se il serbo manterrà questo livello di gioco, il trentesimo Master 1000 sarà questione di poche ore.

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