Ricci Bitti a Ubitennis: “Nessuno sarà in carica per più di 12 anni nelle federazioni internazionali” (audio)

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Ricci Bitti a Ubitennis: “Nessuno sarà in carica per più di 12 anni nelle federazioni internazionali” (audio)

A Rio il direttore Ubaldo Scanagatta ha incontrato Francesco Ricci Bitti, ex presidente della ITF, che ha parlato di come sia stato posto un limite di mandato alle cariche di presidente delle federazioni sportive internazionali e di quanto sia difficile eliminare la mixed zone nel tennis alle olimpiadi

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Francesco Ricci Bitti
 

Francesco Ricci Bitti, lei è stato presidente della International Tennis Federation (ITF) per 16 anni. Anche le cariche internazionali si prolungano abbastanza come quelle nazionali…
Stiamo introducendo una governance in tutte le federazioni che porteranno al massimo a 12 anni in futuro. Abbiamo aggiustato il tiro.

Ora però ha abbandonato il mondo del tennis per ricoprire altri ruoli. Di cosa si occupa qua ai Giochi Olimpici di Rio?
Alle Olimpiadi sono membro del comitato di coordinamento perché sono presidente dell’associazioni delle federazioni internazionali e rappresento dunque tutti i 28 sport ogni mattina nel comitato di organizzazione delle olimpiadi.

Quante persone sono presenti in questo comitato?
Ci sono i 3 rappresentanti stakeholder dei giochi: rappresentante degli atleti, rappresentante dei comitati olimpici e rappresentante delle federazioni internazionali. Poi c’è ovviamente la delegazione di Rio con la quale ci dobbiamo confrontare.

Come in tutti gli altri sport qua alle olimpiadi c’è la mixed zone (l’area in cui gli atleti passano subito dopo le gare per parlare rapidamente con i media ndr) e anche per il tennis. Ma crea alcuni problemini…
Crea dei problemi perché i giocatori non sono abituati a questo. Ma siccome la maggioranza degli sport, in particolare l’atletica e il nuoto, che sono le discipline principali alle Olimpiadi, usano la mixed zone è difficile per il mondo olimpico aggiustarsi al tennis. È il tennis che si deve aggiustare al mondo olimpico.

Parlando con Barbara Traves, suo capoufficio stampa per tanti anni, ho scoperto che per 9 anni lei ha combattuto contro la mixed zone. Una battaglia persa?
Io stesso ho combattuto per far valere la specificità del nostro sport. A Londra per esempio non c’era quasi mixed zone per il tennis. Però è difficile. Nelle Olimpiadi bisogna rispettare delle regole generali. E quando le regole generali sono prevalenti è ancora più difficile. Di lotte ne abbiamo fatte e ne abbiamo vinte tante come sui dati e le informazioni. Il tennis continuerà a fare la sua battaglia ma io sono in una posizione neutrale.

Qualche sera fa dopo la sconfitta contro del Potro, Djokovic sembrava non dovesse nemmeno venire poi alla fine l’hanno costretto e ha dato un paio di risposte che poi sono state riprese in tutto il mondo. In questa maniera finisce che i giornalisti che devono sostenere lunghi e costosi viaggi hanno le stesse due battute di quelli che stanno a casa e se le leggono il giorno dopo. Non trovi sia sbagliato?
C’è da dispiacersi ma può succedere. Soprattuto quando un giocatore è deluso.

Ma anche del Potro ha fatto la stessa cosa. Il problema è che non c’è la conferenza stampa perché non sono obbligati a farla.
Questo non è vero. Dovresti chiedere cosa è successo nella specifica occasione. Le conferenze stampa sono sempre state fatte a Londra. Bisognerebbe vedere se c’è stato qualche problema di locali o di logistica. Io a vedere il tennis sono venuto oggi per la prima volta e non sono molto informato.

(Trascrizione a cura di Valerio Vignoli)

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