Rio 2016 interviste, Murray: "La finale più dura che abbia mai giocato"

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Rio 2016 interviste, Murray: “La finale più dura che abbia mai giocato”

La trascrizione della conferenza stampa di Andy Murray dopo la sua vittoria in finale contro Juan Martin del Potro

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Andy, congratulazioni. Non so se ne sei al corrente, ma oggi in Brasile è la festa del papà. Come pensi di riuscire a spiegare a tua figlia quello che sei riuscito a realizzare oggi?
Non lo so, quando sarà abbastanza grande cercherò di spiegarle quelli che sono i successi del mio lavoro. Credo che ci siano dei video da qualche parte, quindi le farò vedere i match cui è interessata. Ma magari non sarà interessata, perché la maggior parte degli altri tennisti con cui ho parlato e che hanno figli mi hanno detto che solitamente vengono visti da loro solamente come genitori, quindi di solito si interessano ad altri personaggi sportivi.

Andy, hai iniziato le Olimpiadi portando la bandiera durante la Cerimonia d’Apertura, le hai concluse guardando la bandiera innalzarsi sul pennone più alto, hai una bandiera qui con te in questo momento. Hai avuto tempo per pensare cosa significa per te quello che hai fatto?
Essere il portabandiera durante la Cerimonia d’Apertura è stata un’esperienza straordinaria, mi ritengo molto onorato per avere avuto questa possibilità, è stato molto emozionante. Poi ho dovuto concentrarmi di nuovo sulle partite, e finire con un match come questo, è davvero molto emozionante.

Come credi che abbia giocato Juan Martin durante questo torneo, considerando tutto quello che ha passato?
Non l’ho visto giocare molto durante questa settimana. Ovviamente ho appena giocato contro di lui, ho visto la sua semifinale contro Rafa, ha giocato molto bene, ed è straordinario che sia riuscito a tornare a questi livelli con tutti i problemi che ha dovuto affrontare con il suo polso, posso solo immaginare la frustrazione di dover avere a che fare sempre con lo stesso problema. È straordinario che sia riuscito a tornare ed anche il livello a cui è tornato, non è una cosa semplice da fare.

Nessuno è mai riuscito a vincere due Giochi Olimpici consecutivi. Credi che questo possa essere il più importante risultato della tua carriera?
Non lo so, onestamente. Sono ovviamente molto felice di aver vinto. Non credo spetti a me giudicare, non so cosa rispondere. Posso solo dire che quello di stasera è stato l’incontro più duro che abbia mai dovuto giocare per vincere un titolo importante. È stato molto duro, fisicamente, mentalmente ed anche dal punto di vista emotivo.

A Wimbledon dicesti che saresti stato in grado di goderti il secondo titolo molto più di quanto non fosse accaduto per il primo. Credi che sarà lo stesso per le Olimpiadi?
Il primo evento importante che ho vinto sono state le Olimpiadi, poche settimane dopo aver perso la finale di Wimbledon. Questo torneo è stato molto più duro di quello di Londra, la finale fu molto semplice, mentre qui avrei potuto perdere, il punteggio è stato molto più incerto.

Sei solitamente paragonato ad un gruppo di giocatori che hanno tutti vinto più tornei dello Slam di quanti non abbia vinto tu. Ora sei stato tu a fare qualcosa che nessuno degli altri ha fatto. Ne sei orgoglioso?
So che non è mai stato fatto prima, è questo dimostra che è molto difficile. Ovviamente non stavo pensando a questo mentre stavo giocando, ma penso che sia molto importante perché tante cose possono accadere in un arco di quattro anni, mi sono operato alla schiena in questo periodo, la mia classifica è scesa parecchio. Sono felice di essere ancora qui a combattere per i titoli più importanti quattro anni dopo Londra. Nessuno sa cosa accadrà a Tokyo, se starò ancora giocando a 33 anni, se sarò ancora a questo livello.

Andy, puoi parlarci del pubblico, dell’atmosfera del match. Hai mai giocato in un ambiente di questo tipo? Come sei riuscito a gestirlo? Ti ha caricato oppure è stato contro produttivo per te?
L’atmosfera era meravigliosa. Non ci sono stati molti problemi, credo. Durante gli slam non capita mai di avere un’atmosfera del genere, che canta. In Coppa Davis solitamente il tifo è molto sbilanciato per la squadra di casa, mentre stasera c’era una divisione abbastanza equa. Non capita tanto spesso ed è stato magnifico giocare in quell’atmosfera.

Quando hai vinto il terzo set 6-2, Juan sembrava molto stanco ed io credevo tu fossi più fresco, ma da quel momento hai perso tre volte il servizio. Eri stanco e non volevi darlo a vedere?
Beh, sì, ovviamente ero stanco, abbiamo giocato quattro ore, c’era molto umido, su un campo lento. Non ho servito bene stasera, e questo ha reso il match ancora più difficile di quanto già non lo fosse. Ho dovuto cercare il modo per uscirne anche senza il mio miglior servizio. Ho tenuto la battuta in un game molto importante sul 4-4, ed anche sul 3-3 nel quarto set quando ero sotto 15-40. Magari era 5-5, non ricordo.

Novak negli ultimi due anni ha giocato in maniera straordinaria. Quello che io ho fatto per quattro mesi lui lo ha fatto per tutto l’anno. Sono arrivato alla finale di tutti gli Slam quest’anno, nel 2015 il mio US Open è stato molto deludente, per cui cercherò di migliorare quel risultato.

Credi che Juan Martin, con il suo livello di gioco attuale, abbia la potenzialità di tornare nei primi 5
Sicuramente è possibile, più gioca più aumenterà la sua fiducia. Il suo rovescio è abbastanza forte per giocare tutti i colpi che deve giocare, e con quello che gli è successo al polso, ha migliorato parecchio il suo rovescio slice. Inoltre, dal momento che non è più in grado di colpire forte con il rovescio, cerca di tirare molto più forte con il diritto, che già era un’arma formidabile. Chiaramente avrà allenato quel colpo molto negli ultimi anni, perché non poteva giocare altro. Di conseguenza tutti questi colpi lo rendono un giocatore molto difficile da affrontare. La terra sarà probabilmente la superficie che gli creerà maggiori problemi, dal momento che dovrà essere lui a generare la velocità dei colpi. Però qui ha battuto Novak e Rafa, ha battuto Wawrinka a Wimbledon, per cui se non si infortuna non c’è motivo per cui non possa tornare tra i primi 5.

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