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Al femminile

Lo strano caso di Johanna Konta

Dopo più di trent’anni il tennis femminile britannico ritrova una top ten, grazie a una giocatrice che ha cominciato a vincere dopo aver perso l’aiuto della sua federazione

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I due anni successivi si rivelano difficili per Konta: sembra proprio che oltre un certo livello non riesca a spingersi. Spesso, malgrado le indiscutibili doti fisiche, perde al terzo set, cedendo nei momenti decisivi, come le era accaduto agli US Open.
Nel 2014 si separa dai tecnici della LTA e decide di tornare in Spagna: la federazione la appoggerà economicamente, ma sul piano tecnico farà base a Gijon, alla TM Academy, dove ha come coach Esteban Carril e Jose-Manuel Garcia.
Ma non si può dire che questo si traduca in progressi immediati. Lei stessa ha descritto la sua affermazione come qualcosa che non si può spiegare come un “clic” improvviso: piuttosto come un processo, un percorso lungo e impegnativo, fatto di lavoro sulla parte tecnica e psicologica, visto che inizia anche a collaborare con un altro spagnolo, Juan Coto, che lavora a Londra come mental coach.

La fase del distacco quasi completo dalla federazione britannica avviene tra le fine del 2014 e l’inizio del 2015, quando i vertici della LTA decidono di tagliare i finanziamenti ai giocatori professionisti, a meno che non ottengano precisi risultati in base all’età che hanno: e Johanna si sta avviando ai 24 anni.

È un momento estremamente difficile per lei, visto che fino ad allora aveva guadagnato poco con i montepremi, e non si può dire avesse un bilancio economicamente sostenibile senza gli aiuti federali. Con i fondi drasticamente scesi, nel 2015 le rimangono due soli punti fermi: l’opportunità delle wild card, che garantiscono l’accesso e i soldi del primo turno (come minimo) a Wimbledon e agli altri tornei WTA inglesi; e l’appoggio del suo team, deciso a proseguire la collaborazione con lei (i coach spagnoli e l’hitting parner, che è anche il suo fidanzato e si chiama Kether Clouder). A 24 anni il futuro professionale di Konta è a rischio (in “jeopardy” ha detto Johanna ricordando quel periodo).

Ma proprio nel torneo di casa, a Eastbourne, al quale prende parte grazie alla solita wild card (nel giugno 2015 è numero 146 del ranking), Konta inizia a vincere contro avversarie importanti: sconfigge Diyas, Makarova e Muguruza, prima di perdere da Belinda Bencic, che poi si aggiudicherà il torneo.
A Wimbledon ha la sfortuna di imbattersi al primo turno contro Sharapova, ma si rifà nei tornei successivi: vince due ITF di fila e poi altri sei match agli US Open 2015: i tre delle qualificazioni più le partite contro Chirico, Muguruza (di nuovo) e Petkovic. La ferma Kvitova negli ottavi di finale.

La carriera di Konta è alla svolta. Arriva nei quarti a Wuhan, superando le qualificazioni e poi battendo Petkovic (di nuovo) Azarenka (che si ritira nel secondo set) e la numero due mondo Halep, prima di fermarsi contro la futura vincitrice Venus Williams. In due soli tornei ha guadagnato 250 mila dollari, cifra mai nemmeno lontanamente avvicinata in passato. Chiude il 2015 al numero 47 del ranking, 103 posti più avanti rispetto all’anno precedente.

Stabilità tecnica, solidità fisica, capacità di lottare fanno di lei la semifinalista degli Australian Open 2016, dove ancora una volta la ferma solo la vincitrice del torneo, Angelique Kerber. Konta è ormai diventata una tennista di successo, ed è accaduto dopo che i rapporti con la federazione si sono ridotti al minimo.

A questo proposito ci sono forse due aspetti che meritano di essere sottolineati. Il primo è curioso: il suo fidanzato non è solo l’hitting partner, ma tramite la federazione inglese lavora anche per il team che si occupa degli hawk-eye durante gli Slam. Essendo ormai diventato di dominio pubblico il suo legame con Johanna, per evitare dubbi o sospetti, agli Australian Open deve rinunciare a far parte del gruppo tecnico che gestisce l’occhio di falco.

Il secondo aspetto riguarda la Fed Cup. Nel febbraio 2016, subito dopo gli Australian Open, Konta declina la convocazione per la trasferta in Israele. “Dopo aver consultato due medici, il mio allenatore, il fisioterapista e la LTA, purtroppo dovrò rinunciare all’impegno. Giocare comprometterebbe un problema intestinale in corso, che è progressivamente peggiorato durante gli Australian Open. È una grande delusione per me e mi dispiace non essere in grado di giocare. Ho rappresentato la Gran Bretagna ogni volta che mi è stato chiesto, e ho assolutamente intenzione di giocare ancora se ci sarà l’opportunità in futuro”.

Senza di lei la squadra fallisce per l’ennesima volta il tentativo di promozione. Dopo qualche giorno Judy Murray rassegna le dimissioni da capitano, incarico che ricopriva dal 2011. Visto da fuori lascia qualche perplessità il fatto che Konta (che avrebbe poi giocato ad Acapulco, due settimane dopo la Fed Cup) abbia rinunciato alla convocazione proprio nel momento in cui è cresciuto e cambiato il suo status; ma potrebbe solo trattarsi di una coincidenza.
Di sicuro rimane il fatto che Johanna è riuscita ad affermarsi seguendo percorsi che l’hanno portata lontano dal centro tecnico di Roehampton: uno smacco per la LTA, che un paio di mesi prima aveva anche dovuto incassare le durissime dichiarazioni di Andy Murray, subito dopo il successo della Gran Bretagna in Coppa Davis. Aveva detto Murray nel dicembre 2015: ”Non so nulla delle future generazioni tennistiche inglesi. Non mi va di sprecare il mio tempo a parlarne. In ottobre sono rientrato dal torneo di Shanghai e sono stato a Roehampton di lunedì alle tre del pomeriggio, e poi alla stessa ora il giorno dopo: non c’era nessuno. Non una sola persona nei campi al coperto, non una sola persona in palestra. Ho scattato delle foto perchè il Centro costa quaranta milioni di sterline senza che ci sia gente ad utilizzarlo”.

A pagina 3: evoluzione e caratteristiche del tennis di Johanna Konta

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