ATP Bercy: Murray-Isner, finale già scritta?

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ATP Bercy: Murray-Isner, finale già scritta?

Non ci sembra essere una singola possibilità che il nuovo numero 1 al mondo possa farsi soffiare il titolo del BNP Paribas Master dal gigante americano

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Sette a zero nei precedenti. L’ultimo giocato a Vienna la scorsa settimana si è concluso per 6-1 6-3 in un’ora e un quarto. Complessivamente 18 set da una parte contro soli 3 dall’altra. L’enorme fiducia accumulata in una seconda parte di stagione fenomenale culminata con il raggiungimento della prima posizione mondiale contro la “last call” per riscattare una stagione deludente che è costata anche lo scettro di miglior tennista degli Stati Uniti. 20 finali (13 delle quali vinte) a livello di Masters 1000 alle spalle contro solo 2 (entrambe perse). È questo l’immenso vantaggio con il quale parte Andy Murray nella finale del BNP Paribas Master di Parigi-Bercy contro John Isner.

Come se i numeri non fossero abbastanza inequivocabili, a girare il coltello nella piaga del gigante della Carolina del Nord ci pensano le dinamiche tattiche. Murray in risposta è secondo solo a Djokovic nel circuito (sempre che non sia il primo) e dunque riesce spesso a neutralizzare i missili a oltre 200 km/h che vengono lanciati dalla racchetta di Isner. Le qualità in ribattuta dello scozzese hanno anche un effetto indiretto sull’americano, il quale, consapevole di dover rischiare al massimo il suo colpo migliore, sia sulla prima che sulla seconda, finisce per innervosirsi ed essere meno efficace.

Inoltre anche qualora “Long John”, dopo il servizio, si trovi a chiudere il punto con un dritto comodo potrebbe ritrovarsi ancora la palla dalla propria parte della rete poiché Murray è notoriamente un difensore straordinario. Infine, quando per qualche malaugurata ragione lo scambio si prolungherà, l’americano potrebbe trovarsi spesso a giocare sulla diagonale del rovescio, sulla quale è molto debole. E se mai dovesse spostarsi sul dritto lascerebbe il lungolinea aperto per il fendente di Murray, senza possibilità di recuperare. Insomma, sulla carta Isner con Murray è un topolino (pardon, topolone) in trappola.

La sua unica strada per vincere questa finale e aggiudicarsi quello che sarebbe titolo più prestigioso nella sua ormai lunga carriera è sperare in una giornata particolarmente positiva al servizio e trascinare il britannico sul suo terreno preferito, quello dei tiebreak (sui quali comunque è sotto 6-2 contro il 29enne di Dunblane). Di solito Murray è molto attento anche quando si tratta di giocare su pochi punti ma chissà che l’euforia del nuovo status da nuovo n.1 possa averlo distratto. È chiaro comunque come Isner debba in fondo parzialmente sperare in una giornata storta del suo più quotato avversario.

L’americano qui a Bercy è stato già bravo e fortunato in quanto a tabellone. Agli ottavi ha affrontato il tedesco Jan-Lennard Struff anziché il 2 volte campione Slam Wawrinka. Tuttavia è stato anche capace di eliminare giocatori in grande forma come il connazionale Jack Sock ai quarti e soprattutto Marin Cilic in semifinale. Anche contro il croato Isner non aveva mai vinto. Ma spezzare la maledizione contro un Murray in striscia positiva da 19 match consecutivi e che qui a Bercy quando c’è stato bisogno di alzare il livello, come contro Lucas Pouille (in ottavi) e Tomas Berdych (ai quarti) ha sempre risposto presente, sarà molto più dura. Per non dire quasi impossibile.

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