Novak Djokovic: "Dietro l'angolo non vedo la fine. Il n.1? Non dipende solo da me"

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Novak Djokovic: “Dietro l’angolo non vedo la fine. Il n.1? Non dipende solo da me”

Il campione serbo si racconta al London Evening Standard. I complimenti a Murray, ma “quando prendo in mano la racchetta voglio ancora essere il migliore”. La sfida allo scozzese è lanciata

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Novak Djokovic è un personaggio caratterizzato dalla classica furbizia di chi raggiunge il vertice e vuole evitare gli scossoni, per poterci rimanere il più a lungo possibile. Ora che Murray quel vertice gliel’ha soffiato un paio di bottoni sono saltati. Nole ha aperto un piccolo spiraglio, sempre mantenendo un profilo “da n.1”: del resto le Finals si presentano al contempo come primo banco di prova per Murray e immediata occasione di rivincita per il serbo, tornato sul secondo gradino del ranking dopo due anni e mezzo di dominio ininterrotto. Di questo e di altro il serbo ha parlato in un’intervista rilasciata al London Evening Standard.

“Ci sono periodi nella mia carriera in cui le prestazioni e i risultati non sono quelli maturati in precedenza o quelli che potrebbero essere. La vedo però come un’opportunità per diventare più forti, un’opportunità di sedersi e fare un respiro profondo. Quando non ti senti in confidenza con te stesso, è proprio allora che impari a conoscerti meglio; è lì che ti rialzi e diventi migliore. È capitato in un paio di occasioni e ho abbastanza fiducia in me stesso – e nelle persone che mi circondano – da ritornare come prima e realizzare quel che devo giorno per giorno. Io non sono diverso da chiunque altro. Tutti affrontiamo le lezioni della vita e i problemi legati alle nostre esperienze. Si deve lavorare per poter migliorare, io stesso ho dovuto fare un passo indietro per capire cosa mi è necessario per andare avanti”.

Le malelingue e i detrattori non si fidano di questa versione che lo vorrebbe in crisi psicologica e di motivazioni, cercano di aprire una falla anche nella macchina perfetta che è, o sembrava essere, la tenuta atletica del campione serbo. Nole però non sembra spaventato a riguardo, neanche quando gli vengono fatti i nomi di Federer e Nadal, due che al fisico hanno già iniziato a pagare il tributo degli anni: “Faccio questo da più di dieci anni, certo non ho cominciato ieri, ma non per questo penso di essere vicino alla fine. No, dietro l’angolo non intravedo la fine. La mia mentalità è sempre stata quella di essere più sano, più in forma che posso. C’è un’espressione, ‘il mio corpo è un tempio’, ma non molte persone la seguono fino in fondo. Io cerco di fare il possibile per mantenere sano il mio corpo”. Questa la sapevamo, Nole, dicci di più. Chissà se l’argomento Murray – e relativo sorpasso in classifica – è in grado di scuoterlo. 

Il serbo inizia da par suo, da lontano, confermandosi maestro di tattica. “Mi diverto ancora, ho voglia di competere. Sento che posso giocare ancora a questi livelli e questo mi spinge ad andare avanti. Quando ho la racchetta in mano desidero ancora essere il migliore, questo è lo stato d’animo giusto che mi permette di battermi con qualunque avversario in qualsiasi giornata“. È stato numero 1 per qualche giorno di troppo e in campo è il miglior difensore del circuito, mica facile, questo è il suo territorio. Ma la battuta sul suo amico-rivale arriva. “Andy merita di chiudere la stagione al primo posto. Sembra in gran forma, bisogna dargli tutti i meriti per il traguardo che ha raggiunto. La sua rimonta è stata notevole, persino incredibile. Ora non è più tutto nelle mie mani: staremo a vedere cosa accadrà“.

Non è abituale ascoltare un Djokovic da cui traspare rassegnazione, di certo si deve familiarizzare con un Djokovic che comincia a tirare le somme della sua carriera. Non si ritirerà domani, ma non ci stupiremmo in futuro se il 2016 fosse ricordato come il suo spartiacque, dopo la paternità e il trionfo a Parigi. “Mi sento onorato e privilegiato per aver avuto la carriera che ho avuto. Serve essere davvero egoisti e concentrati su sé stessi quando ci sono molte persone che lavorano per raggiungere i tuoi stessi obiettivi. Quindi sulla nascita del piccolo Stefan:All’improvviso arriva questa piccola creatura e realizzi che non si tratta più soltanto di te. Devi saper essere la miglior versione di te stesso, le priorità cambiano, devi ridefinire la tua vita. Quello del padre è un ruolo meraviglioso ma sei costantemente di fronte a un bivio”.

Alla fine torna il campo, la contesa, la sete di vittorie. E la possibilità di apporre il quinto sigillo consecutivo a Londra. “Si affrontano i migliori otto giocatori del mondo ed è l’ultima occasione per chiudere il 2016 in grande stile”. Novak si congeda lasciando dubbi che verranno sciolti soltanto dal manto dell’02 Arena. Forse.

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