Fed Cup: anche se ha perso, Mauresmo meglio di Pala - Pagina 2 di 3

Al femminile

Fed Cup: anche se ha perso, Mauresmo meglio di Pala

I temi tecnico-tattici e i problemi affrontati dai Capitani in occasione della finale di Fed Cup a Strasburgo

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Barbora Strycova

Trent’anni compiuti, veterana della squadra, la ex ragazzina prodigio (da junior numero uno del mondo e vincitrice di due Slam in Australia nel 2002 e 2003) Strycova ha impiegato una dozzina di stagioni per arrivare a esprimersi al meglio tennis tra le adulte.
In un circuito diventato sempre più fisico, ha trovato il modo di supplire al deficit di potenza attraverso un gioco ricco di inventiva, basato sulle variazioni in verticale (palle corte, serve&volley, attacchi in controtempo etc.); nel suo tennis ogni soluzione è utilizzata per spostare il confronto dal piano della forza muscolare a quello della tecnica, della tattica, del carattere.

Barbora è una tennista piena di grinta e agonismo, e se la situazione in campo si accende non cede di un millimetro; per questo in passato è stata protagonista di attriti con diverse giocatrici. Se ad esempio si cerca il suo nome insieme a quelli di Svitolina o Venus Williams si recuperano un paio di episodi pepati, e anche nella finale dell’altro giorno non si è certo tirata indietro quando tra lei e Mladenovic il confronto ha preso strade meno amichevoli.
La sua personalità a volte è quasi incontenibile, tanto da non riuscire a confinarla al rettangolo di gioco; allora si rende protagonista di match in cui si mette a parlare verso il pubblico. La ricordo nell’ultimo Wimbledon contro Ekaterina Makarova, rivolgersi agli spettatori delle prime file, esternando costantemente le proprie sensazioni. Sotto questo aspetto è una delle giocatrici che almeno una volta si dovrebbe seguire dal vivo, sperando di capitare proprio in una delle giornate di maggior estroversione, e avere così un doppio show: tennis fuori dagli schemi più monologhi fuori programma.

Per tornare alle questioni più concrete: Strycova è stata scelta dal suo capitano quando la Repubblica Ceca era sotto 1-2, e ne è uscita con la squadra sul 3-2, e la coppa in mano. Contro Cornet ha saputo tenere fede all’indicazione che il ranking suggeriva, mentre nel doppio è stata la parte più creativa, a volte imprevedibile, della coppia.

Petr Pala
Aggiudicandosi la Fed Cup 2016 Petr Pala è diventato il capitano più vincente nella storia della manifestazione (cinque titoli). Sembrerò ipercritico, però in questo fine settimana non mi ha convinto del tutto; in particolare mi ha lasciato perplesso sul piano tattico in due fasi delle partite del sabato, confronti che si sono decisi soprattutto sui colpi di inizio gioco.

La prima perplessità l’ho avuta durante il match tra Pliskova e Mladenovic. Nell’interminabile terzo set Mladenovic dopo i primi game ha incominciato a utilizzare una sequenza quasi sempre uguale (e dunque abbastanza prevedibile) nella scelta delle direzioni di servizio: eppure non mi pare che Pala sia riuscito a indicare a Pliskova come comportarsi di conseguenza. Mi spiego: in particolare nel servizio da destra, Kiki iniziava il game servendo quasi sempre verso la T, ma poi quando i punti si facevano pesanti prendeva costantemente la strada del servizio a uscire. E visto che di game se ne sono giocati tanti, a mio avviso Pala avrebbe dovuto sottolineare a Karolina quali direzioni aspettarsi in fase di risposta. Invece, per quanto si è visto da fuori, non mi pare l’abbia fatto.

La seconda perplessità è riferita al secondo set tra Kvitova e Garcia: ad un certo punto Caroline aveva chiaramente preso il tempo alla battuta di Petra; ormai riusciva ad impattare perfettamente la palla e rispondere benissimo, contando sul fatto che la velocità e l’altezza del rimbalzo della prima dell’avversaria non cambiavano mai. In pratica una volta intuita la direzione della palla, il più era fatto.
Secondo me a quel punto Pala avrebbe dovuto chiedere a Kvitova di rinunciare al “muro contro muro”, visto che il servizio di potenza finiva per essere controproducente, optando per soluzioni differenti. A mio avviso perfino la scelta di decelerare sarebbe potuta risultare vantaggiosa, perché avrebbe potuto mettere in crisi l’automatismo ormai acquisito da parte di Garcia. Invece anche in questo caso non mi pare si sia visto nulla del genere.

D’altra parte a Pala va riconosciuto che la sua decisione di sostituire Kvitova con Strycova si è rivelata giusta e, come si dice di solito in questi casi, chi vince ha ragione.
In più credo si debba fare un discorso di carattere generale, per il quale è difficile quantificare i suoi meriti, che però credo esistano: il team ceco ha saputo inserire al suo interno una forza emergente come quella di Karolina Pliskova, senza subire crisi di rigetto. Anzi: nel giro di un paio di stagioni Karolina è diventata addirittura la numero uno della squadra senza che questo abbia prodotto particolari attriti o problemi. Semplicemente la squadra è diventata più forte e ha continuato a vincere, facendo proprio della ricchezza delle soluzioni a disposizione un’arma in più.
La convivenza in armonia di così tante giocatrici di talento è a mio avviso segno di intelligenza e maturità da parte di tutti: innanzitutto da parte delle giocatrici stesse, ma poi anche del loro capitano.

Nella pagina 3: Garcia, Mladenovic, Cornet e Amelie Mauresmo

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