Tennis e cinema: Federer e James Bond, gentlemen con licenza di vincere

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Tennis e cinema: Federer e James Bond, gentlemen con licenza di vincere

Vi presentiamo oggi una nuova rubrica che accosterà due mondi diversi ma allo stesso tempo vicini: tennis e cinema. Cominciamo dal primo numero dedicato a due vere icone: Roger Federer e James Bond

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Come si intrecciano una finale Slam con la trama di un film? Cosa accomuna un tennista ad un attore? La vita di un giocatore può ricordare una famosa pellicola cinematografica? La nuova rubrica, che vi presentiamo oggi, risponderà a queste e altre domande. Una sezione pensata per gli appassionati di tennis che hanno voglia di viaggiare con la fantasia e di avvicinarsi alla settima arte, ma anche per gli amici cinefili, che magari non si sono mai addentrati in un campo in terra rossa e che potrebbero scoprire il piacere di accostarsi a questo sport. Il mondo del cinema e quello del tennis sono particolarmente briosi ed entrambi, chi in un modo e chi nell’altro, hanno lasciato la loro impronta nella vita del rispettivo pubblico, descrivendo il contesto storico e culturale del momento: basti pensare all’evoluzione tecnica subita dal gioco del tennis con le nuove racchette, da quelle di legno a quelle in grafene, e agli scenari pittoreschi descritti nelle pellicole cinematografiche, da quelle del neorealismo italiano a quelle di Los Angeles e San Francisco. Accostare questi due paradisi è una sfida stimolante e per incominciare col piede giusto si parte con delle icone dei suddetti ambiti: Roger Federer e James Bond, interpretato dall’indimenticabile Sean Connery.

Questo personaggio è stato impersonato da grandi attori, ma, come si suol dire, il primo amore non si dimentica mai. Sean Connery non è stato solo il primo ad aver vestito i panni dell’agente segreto più famoso del grande schermo, ma è stato quello che più di tutti è riuscito a creare la figura che nell’immaginario collettivo è divenuto l’autentico James Bond. Bere un Dom Pérignon a una temperatura superiore ai 4 gradi centigradi è un errore più imperdonabile che ascoltare i Beatles senza tappi nelle orecchie”, sono sufficienti queste parole, pronunciate da Bond in “Missione Goldfinger”, per descrivere l’agente britannico: un concentrato di humor, ironia e savoir-faire. Basterebbe quest’ultimo vocabolo per chiamare in causa il re del tennis, colui che di savoir-faire ne ha da vendere all’intero circuito ATP. Cercare di descrivere Roger Federer e quello che rappresenta per il tennis è un’impresa ardua, farlo in poche righe diventa impossibile. Ciò nonostante si possono estrapolare degli elementi che lo caratterizzano e che richiamano alla mente lo stesso 007. Non si fa certo riferimento all’interpretazione gigionesca del personaggio hollywoodiano, né tanto meno alle sue automobili ricche di effetti speciali, ormai divenute best-sellers del cinema d’azione. Ci si riferisce piuttosto all’inconfondibile classe di cui si parlava poco prima, all’irresistibile fascino che emerge appena Federer entra in campo, ancor prima di colpire una palla, e appena Connery di smoking vestito, sorseggiando Martini calca la scena. La straordinaria eleganza, che accompagna i colpi potenti in top e in back dello svizzero, non può essere raccontata, sarebbe come descrivere un inseguimento all’ultimo respiro di Bond. Ci sono cose che vanno viste e vissute, ci sono momenti che vanno centellinati e gustati fino all’ultimo sorso.

Bisogna sedersi in poltrona e assistere al genio del tennis di Roger, che, con la sua classe fuori dalla norma, non fa altro che propinare un colpo “agitato, non mescolato” al mal capitato di turno. I due aggettivi non rievocano solo la bevanda preferita da Bond, ma descrivono al meglio il potente dritto in top spin o il garbato rovescio in back o ancor meglio il famoso tweener del campione di Basilea. Sono tutti colpi “agitati”, poiché turbano la quiete di chi è dall’altra parte del campo, che spesso non può nulla contro tali prodezze, ma “non mescolati”, perché il diciassette volte campione Slam non si scompone mai, perfino quando gioca un dritto a sventaglio o una veronica ai limiti dell’impossibile: egli rimane composto ed elegante, facendo sembrare uno sport il gioco più semplice del mondo e trasformando il tempio del tennis, Wimbledon, nel suo giardino di casa, offrendo ai propri ospiti uno spettacolo migliore di qualunque altro film d’azione. Tuttavia, anche il fascino e l’eleganza hanno il loro prezzo da pagare: i nostri due eroi in questione vengono spesso accostati all’aggettivo snob. D’altronde come biasimare i critici: un agente dei servizi segreti britannici vestito sempre di tutto punto, un uomo capace di sedurre la Bond girl di turno dicendo “la differenza fra un buon colpo e un cattivo colpo è la stessa che passa fra una bella donna e una donna comune: è una questione di millimetri”, uno 007 sicuro di sé e dedito ai piaceri della vita; allo stesso modo non si può biasimare più di tanto chi affibbia a Roger lo stesso appellativo, poiché dal momento in cui scende in campo fino al saluto finale, sembra quasi che stia sfilando su una passerella di moda (come dimenticare la giacca bianca creata su misura per lui, che indossò nel Wimbledon 2007, quando vinse il suo quinto Slam inglese), predilige il prato british di Wimbledon e non eccede mai durante la partita. Indubbiamente quanto detto è vero, ma ci assumiamo l’onere di affermare che i due protagonisti sanno essere deliziosamente snob. Inoltre, non si può dimenticare la prerogativa principale che caratterizza i buoni Sean e Roger: sono dei vincenti! Non verrà stilato un elenco dei numerosi record infranti dallo svizzero, né verranno ricordate le mille avventure dalle quali 007 è uscito sempre indenne, passando sotto le grinfie dell’algido Dottor No, fino ad arrivare ad una spia russa pronta a estrarre un pugnale dalla punta della scarpa.

Ma ciò che conta veramente e che più di ogni altra cosa accomuna il tennista con il personaggio interpretato da Connery, è un aspetto sottile e quasi invisibile a occhio nudo. Entrambi hanno avuto nei rispettivi ambiti un impatto culturale non indifferente. Come mai James Bond è diventato uno degli eroi più blasonati del cinema? Cosa è cambiato da quando i romanzi di Ian Fleming sono stati tramutati in pellicole? A dire il vero, da quel lontano 1962, il cinema è cambiato in maniera considerevole. È stata ideata un’icona che è entrata a far parte della storia del grande schermo. Attraverso il suo charme e il suo stile inconfondibile, Sean Connery è riuscito a incarnare un personaggio divenuto costume, rumors, azione, astuzia, sagacia, efficacia, merchandising.
La saga di 007 è un estetismo delle immagini, il dandysmo del palcoscenico. Bond diviene così l’emblema dell’evoluzione degli ultimi cinquant’anni, la personificazione dell’uomo vincente e sicuro di sé, abile nel gioco e fortunato in amore, una vera e propria mistificazione di ciò che gli uomini vorrebbero diventare, un’allegoria di chi non deve mai inginocchiarsi, un’immagine che illude gli spettatori, consci che un agente così non può essere reale, è solo un eroe dei romanzi. Punto. Eppure Sean Connery veste i panni di un personaggio disincantato, pregno di pragmatismo e di graffiante ironia. James Bond rappresenta il risveglio da quel torpore quotidiano in cui si vive.

Si può dire altrettanto di Roger? Beh, se viene soprannominato “The King” sicuramente non è un caso. Lo svizzero ha letteralmente stravolto il mondo sportivo. David Foster Wallace afferma che Federer sia un’esperienza religiosa, mistica e che le sue prodezze sono talmente straordinarie da poter essere definite “Momenti Federer”. L’elvetico supera persino le leggi della fisica come solo pochi altri nello sport hanno saputo fare, sbaragliando chi gli si para davanti con dei colpi magici, pescati dal cilindro. Roger Federer ha cambiato radicalmente il tennis, primeggiando in un periodo in cui per diventare un campione si necessita di forza bruta e saper correre ore ed ore dietro ad una pallina. Lo svizzero ha ridato vigore a questo sport, dimostrando che la potenza è solo una parte del gioco, che la bellezza può imperare persino in un campo da tennis. Ormai non si può più fare a meno di accostare il nome Federer alla parola tennis: egli è diventato un esempio per i giovani, un’icona del gioco pulito e del fair play. L’ex numero uno del mondo è l’idolo degli sportivi per la sua capacità di sorprendere in ogni incontro, è il poster nelle camerette dei bambini, i fan vestono le sue magliette targate RF, chiunque sia in possesso di una Wilson Pro Staff dice “la mia è la racchetta di Federer!”, insomma è il beniamino del tennis, che mette d’accordo (quasi) tutti. Inutile dirlo: questo sport non è più lo stesso da quando c’è Mr. Federer… Roger Federer!

Per tornare sul Red Carpet, come afferma il noto critico cinematografico Gianni Canova, “James Bond sta al cinema, come l’olio sta alla cucina mediterranea; vi si può fare a meno a costo di sapere ciò che si perde”. Non poteva esserci espressione migliore per descrivere un tennis senza Federer: semplicemente insipido. Dunque potremmo dire che un mix di classe e humor sta a Bond così come l’eleganza del gesto tecnico sta a Roger. Nonostante alcune differenze, entrambi sono e saranno sempre due gentlemen con licenza di vincere.

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