Djokovic si salva. Oggi trova Murray, nel futuro Raonic (Crivelli). Federer da sprinter, Djokovic da lottatore (Schiavon)

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Djokovic si salva. Oggi trova Murray, nel futuro Raonic (Crivelli). Federer da sprinter, Djokovic da lottatore (Schiavon)

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Djokovic si salva. Oggi trova Murray, nel futuro Raonic (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ci manca pure il virus dell’influenza spagnola, quello che per un’ora e mezza toglie pazienza, ritmo e il fenomenale senso geometrico alle gambe e alla testa di Djokovic, sballottato su e giù, incredibile a dirsi, da una malattia che si chiama Verdasco. L’hidalgo madrileno, che a Doha ha fissato addirittura la residenza, sceglie la tattica più semplice e rischiosa, l’aggressione totale da fondo e a suon di dritti uncinati si ritrova con cinque match point, meritatissimi, nel tie break del secondo set. LA PIU’ ATTESA E’ vero che Murray a quel punto deve ancora giocare e vincere, ma la finale che tutto il mondo aspetta, il proseguimento già nella prima settimana dell’anno del duello tra nuovo e vecchio numero uno del mondo che ha infiammato gli ultimi sei mesi, rischia di vedere subito nella polvere uno degli eroi. Tra l’altro, il buon Fernando tre chance se le gioca sul suo servizio, ma l’eterna fama di bello e perdente decide di tornare ad appiccicarsi al suo talento irrisolto. Braccino, e dall’altra parte cuore e orgoglio: Nole si toglie dal baratro e nel 3 set non ci sarà storia. Lo show è salvo, perché Andy non faticherà a sistemare la pratica Berdych incasellando il 28 successo consecutivo da settembre: «Per lunghi tratti Fernando è stato il migliore in campo – riconoscerà con signorilità Djokovic – e avrebbe meritato di vincere. Nei match point ho pensato soltanto a rimettere di là la palla tutte le volte, ma ad ogni modo sono dove volevo essere, sarà interessante capire il mio livello di adesso contro Murray, numero uno contro numero due e vediamo cosa succede». GUANTO DI SFIDA Nel giochino delle cifre in classifica, la settimana premierà comunque di poco lo scozzese, che non aveva punti da difendere, mentre Nole è campione in carica, ma è ovvio che lo sguardo di oggi è puntato all’Australia di domani: «Sarà un bel test – sorride Muzza – ma non credo che da questo match dipenda chi sarà favorito nel primo Slam». Anche perché da laggiù, da Brisbane, la sfida arriva da chi meno te lo aspetteresti, per il basso profilo che ha sempre tenuto e non certo per le qualità tennistiche: «Sono il numero tre del mondo, mentirei se dicessi di non puntare ancora più in alto, perché no già da quest’anno». Parole e musica di Raonic, che dopo aver domato Nadal con 23 ace, 50 vincenti e l’88% di punti con la prima, prendendosi così una piccola rivincita su Moya, che lo ha lasciato per Rafa (e un anno fa lo fece con Ljubicic e Federer), conferma di essere il più vicino ai soliti noti, alla faccia della tanto strombazzata Next Generation. L’anno scorso ha portato al quinto Murray in semifinale agli Australian Open e a Wimbledon è diventato il primo nato nei ’90 a giocare una finale Major, ma soprattutto ha l’intelligenza per non porsi limiti. Ecco perché ha scelto Krajicek per affiancarlo a coach Piatti: «Mi darà quello che ho bisogno per fare un passo in avanti, soprattutto per il gioco a rete. Io voglio vincere uno Slam, la differenza con i big è nella solidità che loro esprimono per tutta la stagione e che a me fin qui è mancata. Ma è lì che voglio arrivare. Alba canadese

 

Federer da sprinter, Djokovic da lottatore (Andrea Schiavon, Tuttosport)

Francia-Stati Uniti, ecco la finale della 29a Hopman Cup, tradizionale esibizione mista per nazioni organizzata dall’Itf a Perth, in Australia. Nel testa a testa che valeva la prima posizione nel gruppo A la formazione transalpina ha superato per 2-1 la Svizzera: dopo il successo di Roger Federer su Richard Gasquet, sconfitto per 6-1 6-4 in appena 57 minuti, Kristina Mladenovic ha pareggiato i conti impostasi in tre set su Belinda Bencic, poi nel doppio misto decisivo la coppia francese ha regolato 4-2 4-2 il duo rossocrociato. Federer però ha confermato al rientro di essere davvero sulla strada guista. Cresce anche Novak Djokovic, che a Doha salva 5 match point contro Fernando Verdasco, numero 42 del mondo, e conquista la finale del Qatar Open battendo lo spagnolo 4-6 7-6 (7) 6-3. «E sicuramente uno dei match più esaltanti che abbia giocato» afferma il serbo, che per il titolo se la vedrà con Andy Murray. Il britannico, che gli ha strappato il numero 1, nell’altra semifinale non ha avuto problemi con Thomas Berdych, regolato 6-3 6-4, portando il conto dei confronti diretti con il ceco a suo favore per 11-6, con gli ultimi 8 match vinti. Raonic batte Nadal nel Queensland (Brisbane) gran quarto di finale tra Rafa Nadal e Milos Raonic. Il canadese campione in carica si impone in rimonta per 4-6 6-3 6-4 dopo due ore e venti minuti di battaglia: per Milos è il secondo successo in otto sfide con lo spagnolo, ringraziando il servizio (23 ace contro 3 doppi falli e una Federer da sprinter Djokovic da lottatore spaventosa percentuale dell’81% dei punti quando ha messo la prima). In semifinale troverà il bulgaro Grigor Dimitrov, n.17 del mondo, che sconfigge per 6-3 4-6 6-3 l’austriaco Dominic Thiem. Dall’altra parte si affrontano Kei Nishikori e Stan Wawrinka Il giapponese concede appena due giochi alla wild card australiana Jordan Thompson, n.79 mondiale: doppio 6-1 in un’ora e sei minuti di gioco. Lo svizzero soffre all’inizio con il britannico Kyle Edmund, n.45 del ranking: 6-7 (2) 6-4 6-4. Tra le donne finale Karolina Pliskova-Alize Cornet. La ceca, numero 6 Wta, sconfigge 6-2 6-4 in poco meno di un’ora l’ucraina Elina Svitolina che aveva eliminato la n.1 del mondo Angelique Kerber. La francese approfitta del ritiro della spagnola Garbine Muguruza sul 4-1 del primo set dopo appena 28 minuti di partita. Lo stop della Giorgi. Si ferma a un passo dalla finale la corsa di Camila Giorgi al torneo di Shenzhen, in Cina La marchigiana è stata sconfitta in semifinale dall’americana Alison Riske (numero 8 del tabellone) in due i set: 6-3 6-3 il punteggio in un’ora e 16 minuti di gioco. L’altra finalista è la ceca Katarina Siniakova, che ha battuto l’inglese Johanna Konta, testa di serie numero 3, in tre set (1-6 6-4 6-4). Per la Riske è la quinta finale in carriera (un titolo conquistato, a Tianjin nel 2014), la seconda consecutiva a Shenzhen dove lo scorso anno fu stoppata sul più bello da Aga Radwanska. Per la Kralove è invece la terza finale in carriera dopo quelle di Bastad e Tokyo dello scorso anno

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