dal nostro inviato a Sydney
https://soundcloud.com/ubitennis/gillesmullersydney2017
Nella prima semifinale della giornata all’Olympic Park di Sydney scendono in campo alle 16 locali il numero 3 del seeding e due volte campione uscente Viktor Troicki, contro il lussemburghese Gilles Muller, alla ricerca del suo primo titolo in carriera a 33 anni. Con la prematura sortita di Thiem, i due contendenti odierni si sfregano le mani mentre in sala stampa serpeggiano commenti come “finale anticipata”, “scontro fra titani”, “la volete chiudere ‘sta porta!”. Il clima nell’area media è ormai da ultimo giorno di scuola; ogni tanto il capo ufficio stampa Craig Daniel si affaccia e blatera se qualcuno vuole in sala conferenza Timea Babos, ma ai doppisti non vuole parlare nessuno, sono un po’ come i conducenti di bus. Anzi c’è proprio un cartello all’ingresso con su scritto “Si prega di non parlare ai doppisti”.
I due si riscaldano sotto la calura e gli sguardi di qualche sparuto spettatore, poche persone oggi hanno comprato il biglietto per la “day session”, vuoi per il programma scarno vuoi per la temperatura. Il Celentano del tennis dopo un paio di turni di rodaggio ieri ha schiantato Cuevas, ma di fronte a lui c’è un Viktor Troicki determinato a fare tripletta a Sydney come nessun altro finora nella storia. Le parole “Finale” e “Australia” si sono già incrociate nella storia del Lussemburghese, ma era sotto il regno di Tutmose IV, quando si fece polleggiare da Lleyton Hewitt a Washington. Da lì una lunga attesa cui Gilles cerca di porre fine oggi. Al Duca del serve and volley nel primo game è sufficiente il serve and basta, Troicki non oppone grande resistenza in risposta. Il serbo invece esordisce contratto, commette un primo doppio fallo, e al secondo riceve una pirofila omaggio ma al contempo manda Muller a palla break. Il maestro del Luxembourg coltiva un Jardin pieno di fiori del male per il campione uscente e con poetici ricami a rete si porta sul 2-0.
Anche Gilles vuole il set di tazzine e nel terzo game trova un doppio fallo, ma ciò non lo distrae dalla sua ricerca della felicità e con un ace centrale conferma il break; poi con intelligenza samprasiana si disinteressa dei turni in risposta concentrandosi sul proprio servizio. Quando Troicki riesce a entrare nello scambio prolungato, come prevedibile, lo porta a casa, ma purtroppo per lui accade di rado. Quando nel settimo gioco si erge fino ai vantaggi i soliti due aces infrangono ogni sua speme, si gira sul 5-2 dopo appena 21 minuti. Muller non pare far fatica ma Troicki ha qualcosa in serbo oltre al passaporto. Prima pennella un lob all’incrocio delle righe, poi difende strenuamente costringendo Gilles all’errore e trova una palla break. Da lì in avanti però Muller ritrova la prima e allo scoccare della mezz’ora mette il primo set in cassaforte con il punteggio di 6-3. Troicki si mette di impegno e con un prolungato braccio di ferro a inizio secondo set fa capire chi è il più forte: Muller, che lo passa col dritto lungolinea. Il belgradese tiene comunque il servizio e si continua senza scossoni, con il pubblico deliziato da uno scambio nel quinto game dove Troicki prima gioca un tweener e poi schermaglia a rete sciogliendo misura e infilzando il suo rivale. Muller da par suo ha una mano che po’ esse piuma e po’ esse fero; prima usa il maglio al servizio e poi l’uncinetto nei pressi del net. Sul 30-0 però ha uno sbandamento, concede una prima palla break, poi ace, poi doppio fallo, poi riace, Troicki ci resta di bronzo ed il game più combattuto dell’incontro è chiuso dal solito slice esterno del mancino del Gran Ducato.
A metà del secondo set l’associazione australiana per i diritti degli animali sanziona Muller per il mondo in cui maltratta i falchi, chiamandone tre tutti errati nel giro di un paio di game, che lo lasciano senza Challenge per il resto del parziale. Per uno che serve a 215 orari nei pressi delle righe è un discreto problema, ma il numero 34 del mondo non si scompone, stampa un altro paio di ace e chiude l’ottavo game con uno smash incrociato. Nel decimo game Muller va sotto 15-30, ma prima piazza il solito servizione e poi nel punto successivo rivela tutta la sua gnosi nei pressi della rete facendo tergicristallare il serbo. Dagli spalti si sente qualche “Idemo” a sostegno del campione (sempre più) uscente. Troicki non suda neanche una camicia sui suoi turni di servizio ma non riesce a brekkare l’avversario e si fa così trascinare in un pericoloso tie-break. Si inizia con un gentile scambio di minibreak, ma Troicki commette un doppio fallo greve nel quarto punto dando a Muller un importante vantaggio che il 33enne capitalizza andando a girare sul 4-2. Entrambi tengono i propri servizi fino al decimo punto quando Troicki azzecca il passante di rovescio incrociato della disperazione. Muller si guadagna il primo match point, ma spreca spedendo in rete di rovescio la risposta sulla seconda un po’ intimorita di Troicki. Nel punto successivo però si verifica uno di quei Muller Moments che tutti abbiamo imparato ad amare, con il lussemburghese che difende un paio di smash, costringe Troicki a una difficile demi-volée e poi lo passa lungolinea per andare ad un secondo match point, stavolta sul proprio servizio. E’ dodecafonia. Stavolta Muller va per la traiettoria centrale ed è tanto per cambiare ace.
Il Mullergiato cerca l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola qua, quel primo torneo così ricercato e che è a una sola partita dall’essere agguantato. Partita in cui sarà in ogni caso favorito. Troicki invece sente fischiare sopra i tetti un aeroplano che se ne va e lo porta a Melbourne. La M di Muller si erge come la sagoma di Batman sui cieli di Sydney, sull’Opera House, sull’Harbour Bridge per dire a tutti i cittadini che possono dormire sonni tranquilli, il Serve and Volley è ancora vivo e lotta insieme a noi.
Nel secondo match si trovano di fronte il 25enne Andrey Kuznetsov e la sorpresa Britannica Daniel Evans. Il russo ha ottenuto con la vittoria di ieri l’accesso alla sua prima semifinale ATP, e se vincesse oggi guadagnerebbe la prima finale, come ci fa notare Michael Chang. E se vincesse domani… Ma no domani non vince. Di fronte a lui Daniel Evans, che una semi in carriera l’ha già giocata a Zagabria, sconfitto da quel sempreverde di Tommy Haas. Anche Evans è sempre verde, ma di rabbia per come approccia la partita con il suo stile thuggish, da duro, da vero Birminghamese qual è. Come di nuovo Chang sottolinea, chiunque vinca giocherà domani la sua prima finale. E la perderà perché quelli della parte bassa son più forti. La qualità del tennis di Kuz e Evans non è adatta a fornire una semifinale all’altezza, ma loro non lo sanno e allora espertoni scansatevi che vi tiriamo fuori una partitona coi fiocchi.
Il 25enne di Tula scende in campo abbattuto dalle notizie che giungono da Melbourne (ha Nishikori al primo turno) e sembra un altro Kuznetsov: Alex, quello americano precipitato fuori dalla top300. Andrey Alexandrovich è nativo della Madre Russia, dove fanno i Kuznetsòvi originali e senza canditi, ma oggi la differenza non si nota. Evans invece parte a razzo e dopo due minuti è già break. Qui in Australia l’unico Evans che conoscono andava fino all’anno scorso in mountain bike e bici da corsa, ma anche Daniel è un pedalatore non male e si porta a casa i primi dieci punti della partita. Kuznetsov evita il golden set ma non il secondo break che giunge puntuale. Neanche una breve interruzione per pioggia riporta il russo sui binari del match. Per ringalluzzire un po’ il clima uno spettatore prova a fregarsi una pallina, ma ciò non distrae il fighter Evans che si propone a set point e chiude il primo parziale in 30 minuti esatti.
Le palle affettate di Evans roteano che è un piacere e come per entanglement quantico fan girare anche quelle del russo, che pur con qualche bella accelerazione non riesce a scrollarsi dai polpacci il mastino di Birmingham. Kuznetsov palesa anche qualche sofferenza fisica, è bianco e vuoto in forma e sostanza come un quadro di Malevic, ma lo era anche ieri: è la tintarella di Tula. Nel quarto game però accade l’imponderabile. Un Evans fin lì in totale controllo si fa trascinare sul 30 pari e si esibisce in uno slice che incoccia nel telaio e gli cade un metro davanti. Kuznetsov fiuta il momento propizio e gioca un gran punto prendendo il break del 3-1. Un sopraffino rovescio lungolinea dà all’inglese una palla del controbreak, ma il russo sale ancora e il match diventa affascinante. Un dritto in pieno sette di Kuznetsov sigilla il 4-1, ma Evans è laureato con bacio accademico in Teorie e Tecniche della Grinta e non molla un quindici; infila 8 punti di seguito e in un amen il break è recuperato. Il match però è pazzo, Kuznetsov spara un rovescio sulla riga e sul 30-40 l’inglese si costruisce alla grande il punto per poi scodellare uno smash fuori di un metro. Evans è allibito (c’è da dire che allibisce molto bene, ha fatto l’allibitore per un po’ da adolescente prima di darsi al tennis professionistico), Kutzi ringrazia e va a servire per il set. Un altro paio di righe spolverate e 6-3 sancito. Si va al terzo in poco più di un’ora di gioco.
Nella pausetta che precede il set decisivo i due litigano perché hanno la stessa maglietta e Evans passa dall’arancio fluo al giallo ancor più fluo. Nulla di che accade per un po’ ma al quarto game nel primo punto Evans corre ovunque per difendere e passare di rovescio lungolinea l’avversario. E’ un turning point perché Kuznetsov si disunisce ed arriva puntuale il break. Evans trema ancora un minimo nel game successivo quando due doppi falli lo costringono ai vantaggi, ma si dirige a larghi passi verso il traguardo, e dopo un’ora e cinquanta minuti si ritrova con tre match point. Che la partita è chiusa lo sa anche La Palice, Evans è un assolo jazz di tromba a coulisse, Andrey pare un pezzo triste dei Jalisse, a domani caro Daniel per il bisse.
Risultati:
[6] G. Muller b. V. Troicki 6-3 7-6(6)
D. Evans b. A. Kuznetsov 6-2 3-6 6-3