AO interviste, Murray: "Ho molta fiducia, forse posso vincere qui finalmente"

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AO interviste, Murray: “Ho molta fiducia, forse posso vincere qui finalmente”

Australian Open 2017. L’intervista pre-torneo di Andy Murray

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Come ci si sente te ad essere la prima testa di serie di uno Slam?
A dire la verità non mi sento per niente diverso dal solito.

Quali sono le tue sensazioni arrivando qui? La preparazione invernale è stata come la volevi?
Sì, penso che sia andata piuttosto bene, anche Doha è andato bene. Ho giocato bene specialmente alla fine del torneo, certamente avrei voluto che la pausa fosse più lunga di un paio di settimane. Ma mi sono assicurato di riposare abbastanza e poi, se tutto andrà bene, avrò un po’ di tempo anche a febbraio. Ma comunque sì mi sono allenato bene a Miami e là ci sono molti buoni giocatori che si allenano.

Lunedì giocherai a metà pomeriggio quando le previsioni del tempo indicano molto caldo. Avresti preferito allenarti un po’ di più in queste condizioni di caldo?
Beh sì, ma non ci si può fare niente. Voglio dire a Doha le condizioni erano piuttosto fresche anche perché la maggior parte delle partite si giocavano la sera. Anche qui se giochi bene puoi giocare almeno tre partite la sera, a volte quattro. Naturalmente i match di giorno qui possono diventare brutali come clima. Penso che forse la Hopman Cup è il posto dove ci sono le condizioni più simili a queste per iniziare l’anno. Bisogna conviverci come fanno tutti gli altri giocatori.

Guardando indietro a dodici mesi fa, quanto eri disturbato da quello che stava succedendo a casa con Kim durante il torneo?
Sì, è stato un torneo difficile ovviamente, per il fatto che il bambino stata arrivando. Poi quello che è successo a Nigel (il suocero, ndr) durante il torneo ha reso la situazione stranissima perché c’erano delle volte dove pensavo di voler tornare a casa, ma mio suocero era qui in ospedale. Era come se volessi essere a casa per il parto ma, allo stesso tempo, non potevo andar via con mio suocero in ospedale anche lui. È stata dura e non è una situazione in cui vorrei trovarmi ancora, né per me, né per mia moglie, né per qualsiasi membro della mia famiglia.

Quanto sei andato vicino a ritirarti prima che perdessi?
Sì, più di una volta ci ho pensato. Non so dirti quanto ci sia andato vicino ma ne abbiamo parlato molto specialmente nella seconda settimana del torneo.

Roger e Novak dicevano che una volta raggiunto il n. 1 devi lavorare due volte più duramente per restarci. Anche tu la vedi così?
Spero di no (risata), spero proprio di no. Seriamente penso che sia una questione mentale perché sarebbe facile pensare una volta raggiunto il n. 1 che basti continuare a fare quello che si stava facendo. La realtà è che nello sport le cose sono sempre in divenire, il gioco migliora e io ovviamente e io invecchierò mentre i giovani miglioreranno senza contare che Novak, Roger, Stan e Rafa oltre a tutti gli altri top players vorranno tornare ad esserci là. Questo è il motivo per cui è importante per me avere nel mio team uno come Ivan che ci è già passato e che sa come ci si sente. Devo continuare a migliorare e sento la necessità di continuare a lavorare duramente. Non penso necessariamente più duramente di quanto fatto in passato, ma semplicemente devo mantenere l’obiettivo di migliorare me e il mio gioco. Quindi cercare di eliminare ogni debolezza dal mio gioco. Almeno così la vedo io.

I tuoi risultati qui sono sempre stati ottimi ma non sei mai riuscito a vincere il torneo. Credi che questo sia il momento giusto per fare un passo in più?
Sì, ovviamente ho molta fiducia dopo la maniera in cui ho concluso la scorsa stagione. Adoro giocare qui, adoro le condizioni di gioco. Ho giocato estremamente bene qui nel corso degli anni, mi è mancato soltanto di superare l’ostacolo finale. Certamente ritengo di essere in discreta posizione di poterci riuscire, penso di avere possibilità di vincere qui. Naturalmente niente è garantito ma sì, perché no? Sto giocando bene, gli allenamenti sono andati bene, mi sento bene. Ci proverò.

Il telecronista locale ti chiamerà Sir Andy. Come ti fa sentire?
Sono più che contento di essere solo Andy, quello per me è abbastanza. Sì, se mi chiamano Andy va benissimo, anzi ne sarei felice (sorride).

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