ATP Sydney: la sesta finale è quella buona, Muller campione [AUDIO]

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ATP Sydney: la sesta finale è quella buona, Muller campione [AUDIO]

SYDNEY – Primo titolo in carriera per il lussemburghese, 13 anni dopo la prima finale persa. Battuto Evans in due set. Salirà al n.28 (best ranking)

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dal nostro inviato a Sydney

[6] G. Muller b. D. Evans 7-6(5) 6-2

Giornata conclusiva all’Apia tournament di Sydney, con due finalisti entrambi a caccia del loro primo titolo ATP in carriera.

Daniel Evans, che mai ha giocato una finale prima d’ora, ha confermato la sua fama di duro e stacanovista vincendo ogni suo singolo incontro al terzo set, e facendo parlare di sé soprattutto per il trionfo sul numero uno del tabellone Thiem, ottenuto nei quarti. Evans cerca anche di bissare per il suo paese il successo di ieri ottenuto da Johanna Konta. Solo una volta nella storia due tennisti britannici si erano imposti al maschile e al femminile nello stesso torneo: avvenne a Merion in Pennsylvania nel 1972 ad opera di Roger Taylor e Virginia Wade. Con una vittoria Daniel Evans entrerebbe per la prima volta nella top50, assestandosi alla posizione 47 proprio dietro al connazionale Edmund. L’ultima volta che la top50 vide tre tennisti del Regno Unito fu nel marzo 2006, con Murray, Henman e Rusedski uno dietro l’altro nelle piazze dalla 44 alla 46. Henman è anche l’ultimo suddito della Regina ad essersi imposto qui a Sydney, sconfiggendo Moya nella finale del 1997.

Di Muller e della sua ricerca del primo titolo in carriera abbiamo già parlato in abbondanza: cinque finali prima di questa, tutte perse, l’ultima l’anno scorso a Newport contro Karlovic dopo aver avuto 3 match point, nel tiebreak decisivo più lungo dell’era Open perso 14-12. Muller può anche rammaricarsi per la sconfitta a ‘s-Hertogenbosch contro Mahut (ma il francese sull’erba vale un top20), mentre poco ha potuto negli anni della sua gioventù contro Hewitt e Agassi e più di recente contro Roddick. Come il suo avversario, Muller è già sicuro di aver centrato il suo best ranking al numero 33, ma potrebbe addirittura salire al 28 in caso di vittoria odierna. Il lussemburghese punta anche a mettere il suo piccolo paese sulla mappa del tennis, venendo da una nazione di favolosi ciclisti (4 diversi vincitori del Tour de France capitanati da Gaul e Andy Schleck e un gran corridore da classiche, suo fratello Frank) e di uno dei più grandi sciatori di tutti i tempi, seppur lussemburghese solo per opportunismo, ovvero Marc Girardelli.

Muller ha servito nei quattro incontri precedenti ben 69 aces, a fronte dei soli 11 del suo avversario. Evans però ha un incredibile 20 su 30 alla voce palle break convertite e ha vinto il 38% dei game in risposta. Muller da par suo ha messo in cascina il 94% di quelli sul proprio servizio, ed è facile intuire che su queste peculiarità si giocherà il match e i 36mila dollaroni di differenza fra il campione e il finalista.

La cronaca

I due scendono in campo dopo la finale del doppio maschile vinta a sorpresa dagli olandesi Koolhof e Middelkoop sui numeri uno Murray e Soares, e un incontro della categoria leggende che ha visto sfidarsi nel formato “Fast 4” Lleyton Hewitt e Mark Philippousis, con la vittoria del primo per duplice 4-3.

Ma bando alle ciance, il momento tanto atteso giunge alle 19.30 locali. Evans vince il sorteggio e sceglie di ricevere. Primo punto e prima ovvia discesa a rete di Muller che dipinge una demi-volée a foglia morta, prima di tenere il servizio a zero senza mai davvero dover scambiare. Evans invece ha un inizio sciagurato con due doppi falli, cui seguono però due schemi servizio-dritto che lo riportano sul 30 pari, e con un po’ di difficoltà incamera il game del pareggio. Qualcuno fa sapere a Muller che oggi per chi fa più doppi falli c’è il set dei pirati Lego, e quindi nel terzo game esordisce anche lui con un errore. Folate di vento disturbano lo svolgersi del gioco ma il tennista del Ducato aggiusta il mirino e tiene il servizio. Nel quinto game Muller commette ancora un doppio fallo, va 0-30 ma nel quarto punto fa capire a tutti quanto ci tenga a questo stracavolo di primo titolo in carriera andando a raccogliere di puro telaio una smorzata di Evans incrociando e pizzicando la riga. È un punto talmente bello che persino il pubblico di Sydney è costretto a svegliarsi e applaudire. Muller si carica ed è 3-2.

Si segue senza scossoni la regola dei servizi, Evans gradirebbe entrare in qualche scambio per proporre i suoi slice affettati misti, ma Muller conosce servizi fantastici e dove trovarli. Si arriva così al solito decimo game e Evans va sotto pressione: una volée larga di un nulla e un dritto largo di un po’ di più concedono un set point a Gilles, ma Daniel da buon combattente trova il servizio vincente. I due non si risparmiano sganassoni, il match è piacevole e Evans chiude con qualche affanno il game. I giochi di servizio di Muller vanno via facili, Evans invece è sempre più in affanno. Nel dodicesimo un doppio fallo dà al lussemburghese un altro set point, annullato con un coraggioso rovescio lungolinea. È Jeu Decisif, e Muller parte forte prendendosi un minibreak con una magistrale copertura della rete. Inizia anche a piovigginare, il pubblico si schiera a favore di Evans e Muller infila tre non forzati di fila mandando il suo rivale a girare sul vantaggio di 4-2. È un momento delicato, ma il lussemburghese sopporta la pressione meglio di un capodoglio e con una smorzata piumata si riprende la parità, poi chippenchargia sul rovescio dell’inglese che sparacchia a rete. Sul cinque pari Evans serve una seconda, Muller risponde in avanzamento con un rovescio non fulminante, ma le gambe dell’inglese vanno in buffering e Gilles può giocarsi il primo set point sul proprio servizio. Prevedibile serve and volley concluso con uno smash e dopo 55 minuti il Lussemburgo passa in vantaggio alla facciazza del pubblico locale.

Per ravvivare un po’ il clima Muller decide di partire ad handicap nel secondo set sprecando due challenge nel primo game. Poi sul suo primo turno di servizio Evans indovina due risposte meravigliose e per l’inglese c’è la prima palla break. Evans in questo torneo ne ha convertite il 67% ma Muller non lo sa e l’annulla con un ace centrale. Nel terzo gioco la situazione si sblocca: Evans commette un doppio fallo, poi scaraventa uno smash a rete e Muller indovina un sapido rovescio in back lungolinea per portarsi a doppia palla break. La seconda è quella buona, sigillata da un dritto da dentro il campo. È il primo break dell’incontro e per quel che si è visto finora potrebbe bastare e avanzare, ne sa qualcosa il Troicki di ieri. Muller va a servire con palle nuove, ma sono quadrate quanto quelle di prima per come si riprende a suon di servizi dallo zero trenta. Evans invece stenta ancora, al settimo game va sotto zero quaranta, scopre risorse nascoste con il servizio ma alla terza palla break manda largo un chip di dritto. È 5-2 e Muller capisce che ormai ci siamo. Persino alcuni tifosi del Ducato fino a lì nascosti si rivelano a sorpresa come i Cylon sulla Battlestar Galactica. Muller va a servire e fa quel che meglio sa, ovvero scendere a rete. Evans prova a passarlo ma gli ritornano volley, sempre volley, fortissimamente volley; è 40-0 in un batter d’occhio e sono 3 championship point come a Newport l’anno scorso per il lussemburghese. Sul primo commette un doppio fallo, nel secondo un non forzato. Ma al terzo tentativo, pure costretto alla seconda, indovina un servizio esterno su cui Evans risponde a rete. Tredici anni dopo la prima finale, Gilles Muller da Schifflange finalmente può alzare un trofeo, e togliersi anche la soddisfazione di farselo consegnare da Rod Laver in persona.

Durante il discorso di premiazione Muller si commuove e piange, manco avesse perso la finale degli Australian Open, ringraziando prima il suo allenatore e poi la moglie con i suoi due bimbi di cinque e sei anni, uno dei quali di chiama Lenny, come un altro celebre figlio d’arte.

L’ultima volta che il sottoscritto vide una finale di un 250, il vincitore andò poi a Melbourne a trionfare a sorpresissima nello Slam Australiano. È uno con tatuata sul braccio una frase di Beckett. Chissà che non accada di nuovo. Intendo, che vinca Wawrinka. Quanto al tatuaggio invece, Gilles può cancellare quel “Fallire. Provare di nuovo. Fallire sempre allo stesso modo” che portava inciso nell’anima, da oggi non è più il tennista con miglior ranking a secco di titoli, e il Lussemburgo ha qualcosa di cui vantarsi tennisticamente oltre al sorriso di Mandy Minella. Gilles rappresenta un piccolo Ducato, ma contro di questo oggi non sarebbe bastata una Lamborghini.

Si conclude così una settimana di ottimo tennis da Sydney che non poteva non avere il lieto fine di tutte le belle storie sportive, e che da inviato sono stato onorato di seguire. Dopo la notizia del ritiro dal singolare di Roger-Vasselin, la scuderia Bagel (che non ci sarà per Melbourne, chiedo venia) aveva bisogno di un nuovo capitano. Lo ha trovato nel sorriso bonario dell’ultimo cavaliere del serve and volley.

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