Seppi agli ottavi. Il marito maratoneta si regala Wawrinka (Crivelli). Per battere lo svizzero non deve dargli ritmo (Bertolucci). Federer travolge Berdych: "Sono in grande crescita" (Crivelli). Seppi: "Ora vinco per due" (Semeraro). Seppi c'è...e ora punta Wawrinka (Azzolini). Le meraviglie di Roger Federer e la grande bellezza del tennis (Clerici). Seppi, continua il sogno Australian (Mancuso)

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Seppi agli ottavi. Il marito maratoneta si regala Wawrinka (Crivelli). Per battere lo svizzero non deve dargli ritmo (Bertolucci). Federer travolge Berdych: “Sono in grande crescita” (Crivelli). Seppi: “Ora vinco per due” (Semeraro). Seppi c’è…e ora punta Wawrinka (Azzolini). Le meraviglie di Roger Federer e la grande bellezza del tennis (Clerici). Seppi, continua il sogno Australian (Mancuso)

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Seppi agli ottavi. Il marito maratoneta si regala Wawrinka (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Dategli una partita lunga, e vi solleverà il mondo. Non c’è fatica che lo spaventi, maratona che lo turbi, tour de force che lo disinneschi. E allora teniamocelo stretto il buon Seppi, ultimo vessillifero del tennis nostrano allo Slam degli antipodi, il classico giocatore operaio serio, umile, lavoratore, conscio dei suo limiti, quello che finisci per rimpiangere dopo che si è ritirato, perché sai che ha sempre estratto il meglio dalle sue qualità magari non eccelse, ma che intanto gli hanno consentito di chiudere dieci stagioni (dal 2007) dentro i primi 100 del mondo. E scusate se è poco. Andreas è agli ottavi in Australia per la terza volta, sempre negli anni dispari (c’era già riuscito nel 2013 e nel 2015), e per scavallare verso la seconda settimana, quella della nobiltà, si è messo sulle spalle nove ore e ventuno minuti di tennis in tre match. SVOLTA Già, i conti sono presto fatti: 3 ore e 5′ contro Mahut, tre ore e 9′ contro Kyrgios, tre ore e 7′ contro il coetaneo belga Darcis, numero 77 del mondo, l’ultima vittima di Super-man Seppi, stavolta sotto un cielo umorale, che offre pioggerellina all’inizio, poi il sole e per tutta la partita un vento fastidioso, addirittura a mulinelli. Perso il primo set «senza che lui facesse niente di particolare», Andreas trova la chiave insistendo sul rovescio del rivale per poi aprirsi il campo verso il dritto, il colpo meno forte dell’uomo di Liegi. Secondo set in tasca e 2-0 per lui nel terzo, prima di tremori inspiegabili: «Ho avuto un calo fisico che non capisco, avevo le gambe pesanti, però poi sono uscito da una brutta situazione, ero sotto 4-2 e 0-30 al servizio. Penso che quella sia stata la svolta». Se l’avversario non lo sovrasta, Seppi non esce dal match nemmeno a cannonate e da quel momento, ritrovata la battuta (11 ace alla fine, con 61 è il terzo del torneo dietro Karlovic e Isner), torna in controllo, giocando poi due tie break memorabili, in cui concede tre punti in tutto. DIVISO PER DUE L’estate australiana, insomma, continua a piacergli, e quest’anno c’è pure una motivazione in più: «Da quando mi sono sposato devo vincere per due, quindi qualche turno devo pur superarlo…». La divisione è per Michela, laureanda in psicologia (e infatti non lo ha accompagnato perché sta preparando gli ultimi esami), impalmata il 10 settembre, con cui i battibecchi sono, per adesso, solo per il dialetto: «Lei è di Ortisei e critica il modo di parlare di noi di Caldaro. Comunque abbiamo comprato un appartamento a Bolzano, anche se Ortisei era comodo perché i suoi genitori hanno un hotel e si pranzava e cenava li. Ora invece le tocca cucinare e un po’ la sta accusando…». Nessun premio migliore di tre vittorie in fila, dunque, impresa che a Seppi non riusciva da giugno a Nottingham: «Il 2016 è stato un anno difficile, ho perso posizioni nel ranking ma ho avuto anche diversi problemi fisici. Questo torneo mi fa capire che sto lavorando bene e posso ancora prendermi qualche soddisfazione, sto cercando di essere più continuo e in ogni caso la preparazione invernale è stata ottima». RICORDI Servirà, dopo tre faticacce e il prossimo, delicatissimo incrocio con Stanimal Wawrinka, cui però lo lega una delle vittorie più belle in carriera, nel 2012 a Roma in tre tie break spasmodici, con il pubblico del Pietrangeli in delirio appeso perfino ai pali della luce: «Quella partita non la dimentico, ma è pur vero che poi da Stan ho preso delle belle stese … Non sono favorito, ovvio, lui tra l’altro cresce più va avanti nel torneo, ma io ci sono». Coach Sartori è perentorio: «Per avere possibilità, non può aspettarlo: deve fare l’attaccante». Dalla maratona ai cento metri: forza, Andreas

 

Per battere lo svizzero non deve dargli ritmo (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

L’ostacolo che Andreas Seppi deve affrontare negli ottavi è di quelli che fanno tremare i polsi e risponde al nome del tre volte vincitore di uno Slam e attuale numero 4 del mondo: Stan Wawrinka. Sulla carta un impegno proibitivo, ma sono sicuro che se nel corso del match si presenterà uno spiraglio, Andreas si farà trovare pronto per cogliere l’occasione. Conosciamo i tanti pregi ma anche i piccoli difetti dello svizzero, che in alcune giornate rendono meno efficaci le potenti sbracciate, e gli improvvisi cali di tensione all’interno del match che consentono agli avversari di uscire indenni dal micidiale pressing. Andreas non dovrà accettare il braccio di ferro da fondocampo e sfruttare, a proprio vantaggio, la potenza e la pesantezza di Stan appoggiandosi sulla sua palla, variando il ritmo e modificando i tagli. In poche parole, per uscire dalla morsa, dovrà offrire palle dal contenuto sempre diverso. L’italiano è in grado di reggere sulla diagonale di sinistra, a patto di non aprire troppo l’angolo, ma è sul lato opposto dove potrebbe mettere in risalto alcuni difetti dell’avversario. La lunga distanza delle prove dello Slam concede recuperi insperati ma quasi sempre è la continuità di rendimento, la forza mentale e la resistenza fisica a fare la differenza. Accettare ma non subire anche l’eventuale punteggio negativo senza cambiare il piano tattico potrebbe rivelarsi la chiave giusta per compiere l’impresa

 

Federer travolge Berdych:” Sono in grande crescita” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Per fortuna esistono i perdenti: rendono più grandi i vincenti. Perciò, se l’ineffabile Berdych doveva rappresentare il primo, duro ostacolo per Federer sulla via della redenzione definitiva dall’infortunio che lo ha sottratto al mondo per sei, lunghissimi mesi, bisognerà aspettare il prossimo test per capire meglio lo stato attuale del Divino. APPLAUSI Che ci ha messo molto del suo, va detto, per non fare mai entrare in partita il ceco (40 vincenti e 39 punti su 41 con la prima per Roger), ma Tomas, reduce da sei stagioni consecutive sempre almeno nei quarti in Australia, era in una di quelle giornate di mollezza esagerata. Sarà Nishikori negli ottavi il prossimo a saggiare la crescita di Federer, ma intanto sull’ex numero uno piovono applausi da Laver e complimenti dai giornalisti in sala stampa per un paio di rovesci d’antan: «Bene, molto bene: mi sono riuscito contro un giocatore di altissimo livello. A dire il vero, sono sorpreso da come sono uscito dai blocchi, è incredibile di come mi sentissi a mio agio in campo, molto di più rispetto alle prime due partite. E da fondocampo, onestamente, mi sono sentito assai meglio dei giorni precedenti». IL DUELLO Perfino i curatissimi fili d’erba di Melbourne Park attendono il crash dei quarti contro Murray, che intanto si porta avanti travolgendo Querrey senza accusare alcun problema alla caviglia destra che si era piegata nel secondo turno. Senza Djokovic, in molti pensano che il duello Andy-Roger potrà decidere il vincitore: «Certo, sono sorpreso dall’eliminazione di Novak — ammette Muzza — ma conterà soltanto se arriverò in finale». Ora trova Misha Zverev, che un anno fa, ammaccato da mille infortuni, pareva destinato soltanto a fare il coach del fratello bravo. Complimenti per la resurrezione

 

Seppi: “Ora vinco per due” (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

La felicità coniugale significa condivisione. «Infatti: adesso che sono sposato devo vincere per due», butta lì quell’umorista incompreso di Andreas Seppi, l’ultimo lembo di azzurro sopravvissuto all’evaporazione di massa della nostra pattuglia agli Australian Open. «Così un ottavo di finale vale come un secondo turno…». Tolstoj apprezzerebbe l’ironia. Dopo i cinque set scippati con destrezza a Nick Kyrgios, sono arrivati i quattro (4-6 6-4 7-6 7-6), sempre in rimonta, con cui il Maratoneta di Caldaro si è sbarazzato di Steve Darcis, 32enne belga, n. 71 del mondo, famoso per aver seccato Rafa Nadal a Wimbledon nel 2013. L’ennesima esibizione di solidità messa in campo in una giornata da regata, fitta di vento, in cui Andreas ha saputo disinnescare Darcis quando si apprestava a vincere il terzo set (5-3 e servizio) e lo ha poi domato in due tie-break padronali. Una saldezza di nervi da capofamiglia che gli servirà ora in ottavi, dove è approdato per la terza volta in Australia (l’ultima nel 2015 con la clamorosa vittoria su Roger Federer) e dove troverà nientemeno che Stan Wawrinka. ADDIO 2016  Il 2016 è stato un anno difficile per Andreas, alle prese con un fastidio all’anca che lo costringe a periodiche infiltrazioni: in classifica è scivolato al n.89 e se non avesse battuto Kyrgios sarebbe uscito dai Top 100. Unica vera gioia, il matrimonio a settembre con Michela Bernardi – a Ortisei, dove la famiglia della sposa gestisce un albergo – con annessa luna di miele in Nuova Zelanda e nelle isolette del Pacifico. «Per un po’ siamo stati a Ortisei», racconta Andy. «Era comodo perché in albergo pranzo e cena erano assicurati, adesso invece a Michela tocca cucinare… A parte gli scherzi, abbiamo scelto di prenderci un appartamento a Bolzano per stare per i fatti nostri». La signora Seppi è rimasta in Italia a studiare, il marito è qui per sbarcare il lunario e per ora si è sudato i 220.000 dollari che toccano a chi sbarca al quarto turno. «C’era caldo, poi freddo, il sole che andava e veniva. Il primo set l’ho perso senza che lui facesse nulla di speciale, nel terzo ho avuto un calo che non mi spiego, sentivo le gambe pesanti. Poi sono uscito da una brutta situazione, ero sotto 4-2 e 0-30 sul mio servizio, ed è stata la svolta. L’anno scorso ho avuto problemi fisici, ho perso posizioni nel ranking e mi sono dovuto fermare spesso, questo torneo però mi fa capire che con un po’ di continuità posso prendermi ancora delle soddisfazioni». E ADESSO… La prossima occasione di incrementare fiducia e bilancio familiare si chiama Stan Wawrinka. Lo svizzero è il n. 3 del mondo, a Melbourne Park ha vinto nel 2014 in finale su Rafa Nadal. Al primo turno ha rischiato grosso contro lo slovacco Klizan, ieri ha dovuto impiegare anche lui quattro set per liberarsi del rognosissimo serbo Troicki. I due sono quasi coetanei 61 ACE Contro Steve Darcis, nel terzo turno, Andreas Seppi in 4 set ha piazzato “appena” 11 ace. Un numero decisamente inferiore rispetto alle prime due partite, ma nonostante questo l’altoatesino è a quota 61 dopo 3 match. Meglio di lui fin qui, agli Australian Open, hanno fatto soltanto Ivo Karlovic (94) e John Isner (66), che però è stato eliminato. (32 anni Seppi, 31 Wawrinka), si conoscono benissimo. Stan the Man ha vinto 8 volte in 12 incontri, ma nella memoria ha ben presente il match perso al Foro Italico nel 2012. Era terra, okay, ma “Seppiolo” gli dimostro di cosa era capace. Nel frattempo Wawrinka ha svoltato vincendo tre prove dello Slam, diventando uno dei grandi del circuito. «Non è solo rovescio, ha anche diritto e servizio: è un giocatore completo che mi ha rifilato delle belle stese». Stan dovrà comunque guardarsi da un Seppi che dopo tre incontri è sorprendentemente terzo, dietro Karlovic e Isner, per ace piazzati nel torneo (61, contro i 94 di doctor lvo e i 66 del gigante Usa). Batterlo non sarà facile perché il maratoneta, che è sempre stato un osso duro, adesso ha una motivazione in più: tiene famiglia

 

Seppi c’è…e ora punta Wawrinka (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Si giocano volée di bolina. E si stringono i terzaroli per azzardare rovesci poco meno che decenti. E il vento del sud. A Melbourne non è caldo e terroso come certe folate di Scirocco, ma s’impregna degli umori freddi dell’Antartide, e te li spara addosso alla velocità di un autoscontro. E’ il vento della follia, dicono qui, perché ti schiaffeggia di continuo, fino a farti uscire di testa. E obbliga i tennisti a prendere lezioni di vela. Ha molte risorse, Andreas Seppi da Caldano, su tutte quella di surfare con naturale grazia fra la serietà di un approccio professionale, e la rilassata ironia con cui stempera le tensioni di uno sport sulfureo qual è il tennis. Ora che gli anni di vagabondaggio tennistico l’hanno reso uomo, e la maschera da montanaro tutto d’un pezzo cala di sovente, scoprendo la sua indole privata, è diventato “uno da sentire”, addirittura uno che finisce per sorprendere, capace com’è di elaborare uno scanzonato quadretto familiare per spiegare il suo duplice Dna: «Con mia moglie prima di litigare o di fare l’amore, ci accordiamo se usare l’italiano o il tedesco». Temperamento brioso. Un tipo divertente, se vi va di crederlo. ll contrario del suo gioco, così ripetitivo e ponderoso, privo di fronzoli fino a risultare noioso, a ribadire come l’omologazione tecnica abbia finito per sganciare lo stile tennistico dalla natura umana, una bipolarità che un tempo non sarebbe stata possibile. Ma a noi non dispiace la facciata metodica di Seppi, e forse essere ripetitivi a volte conviene, se aiuta ad agguantare buoni risultati. Per esempio, c’è questa storia dei suoi ottavi di finale ripetuti, nello Slam australiano, e sono tre con quello raggiunto ieri. Ma solo in anni dispari. Il 2013, sorpreso da Chardy, il 12015, sorpassato da Kyrgios, e quest’anno, che gli offre una sfida con Stan Wawrinka tutta da giocare, vista la condizione ben poco spumeggiante dello svizzero. «Tanto lo sapete», celia Andreas con un pizzico di sarcasmo, «gente come Stan più gioca e più ti fa male». Lui, ultimo italiano in gara, rimasto solo soletto ché tutti gli altri son scappati, viene da un match non facile con il belga Darcis, uno che obbliga a colpire sessanta palline dove ne basterebbe una sola. Andreas s’è fatto sfuggire il set d’apertura, e ha reagito intensificando i colpi. Decisivi i due tie break finali, giocati a mascella spianata e senza concedere molto. «Prova più che discreta, in crescendo. Classifica alla mano è il terzo che batto da sfavorito». E qui un po’ ci fa, e finge di dimenticare che lui ha issato lo stendardo da numero 18 del mondo. Poi, è vero, l’anno scorso fra infortuni e matrimoni ha perso terreno, ma il suo tennis ha mantenuto le doti migliori. Serviva solo rituffarsi nel lavoro per farle emergere da capo. LE FOLATE DI ROGER. Procede a folate anche Federer, impetuoso e non meno pungente del vento che preme sui contrafforti della Laver Arena. Al terzo passo sulla strada del ritorno, già dà lenone. Impone ritmo e schemi a Tomas Berdych, uno che nella TOp 10 ci sverna ormai da sette anni. Usa risorse tecniche che l’avversario nemmeno intuisce, e la telecamera dello stadio, impietosa, guizza sul volto allibito del ceco tartassato e del coach avvilito, mister Ivanisevic. Spesso è l’uno-due, istintivo, violento, ad aprire la strada alle conclusioni illuminate dello svizzero. Altre, è l’innata capacita di ficcare la palla nei pertugi più impensati delle altrui difese. È gran tennis, e non pare vero. Nemmeno a lui, a dirla tutta: «Non pensavo di essere già in grado di reggere così bene il gioco di uno dei giocatori più forti in circolazione. E stata una serata molto positiva, che mi lascia dentro la bella sensazione di essere sulla strada giusta». Berdych ha confezionato dieci game in tre set, e sono sembrati sin troppi. Federer ora aspetta Nishikori

 

Le meraviglie di Roger Federer e la grande bellezza del tennis (Gianni Clerici, La Repubblica)

ROGER FEDERER. Il nome mi è giunto maiuscolo, mentre davo il titolo al pezzo, e non avevo ancora schiacciato le minuscole. Lo lascerei intatto, credendo al piccolo destino dei miei pezzetti, confessando che non so bene da dove cominciare, pietrificato come la volta che iniziai a leggere una pagina di Proust, vidi un entrechat 8 di Barysnikov, uno stop di Meazza, sentii un acuto della Callas e ammirai un tocco di Laver in allungo su una voleè bassissima, che chiunque avrebbe sotterrato in rete. Ecco, oggi vicino a Rod Laver, grande amico, avrei voluto trovarmi nella tribuna dell’Australian Open per vederlo sorridere, così come mi è apparso, nelle riprese televisive. Gli avran chiesto in molti, dei miei colleghi, se avesse mai visto giocare nel modo di Federer, se mai avesse giocato lui stesso come Federer. Con la sua aria dimessa, avrebbe probabilmente risposto di no. Chissà se uno dei miei amici fotografi li ha immortalati, i colpi straordinari di Roger, mentre per meglio capirli qualcuno avrebbe dovuto fotografare le smorfie incredule dell’avversario, Tomas Berdych, che d’altronde Federer doveva conoscerlo piuttosto bene, avendoci giocato ventidue volte e perso sedici partite e- incredibile -vinto sei volte. A 35 anni Federer potrà non ripetersi, potrà non vincere lo Australian Open. Ma quel che ha fatto ieri è quasi incredibile. Ha sempre, e dico sempre, colpito il rovescio a tutto braccio, ha concesso meno di 10 errori gratuiti, l’ho visto più di una volta, su battute out di Berdych, rimandare dietro la schiena, e un paio di volte tra le gambe, colpi pubici, di una disinvoltura assoluta, quasi avesse una grandissima mano al posto della racchetta. Non ha giocato male, Berdych, trasformato in un incredulo punching ball. Ha subito due break nel primo set, uno all’inizio del secondo, un quarto all’inizio del terzo set. Io stesso, dopo tanti anni di tennis, non riesco a raccontare la vicenda, se non con le parole finali di Roger a Jim Courier, intervistatore anche lui incredulo. «Non speravo di giocare così bene» gli ha sorriso Federer, addirittura un po’ commosso per l’esito del match. «Non avevo grandi aspettative». Chiedersi se ancora gli accadrà è insensato. Augurarglielo è più che ovvio, per la bellezza di quanto è riuscito a mostrarci ieri.

 

Seppi, continua il sogno Australian (Angelo Mancuso, La Repubblica)

MELBOURNE Sarà pure altoatesino, Andreas Seppi, ma un po’ di sana scaramanzia non guasta. Ieri ha centrato un’altra bella vittoria, che lo porta alle soglie della seconda settimana degli Australian Open, battendo Steve Darcis e il vento che imperversava su Melbourne imprimendo alla pallina traiettorie difficili da ammaestrare. Oggi, come due giorni fa, appuntamento al Tennis National Center, alle spalle della Hisense Arena. Stesso campo e stessa ora, le 15 locali, con il fido coach Max Sartori. “Lì ci si allena più tranquilli”, spiega il 32enne azzurro. E porta bene. Domani negli ottavi lo attende “Stani-mal” Wawrinka, che qui a Melbourne ha trionfato nel 2014. Però Seppi nello Slam down under due anni orsono ha battuto un certo Federer. Andreas ha perso 8 volte su 12 contro Wawrinka (le ultime due nettamente), ma le statue del Pietrangeli sono ancora a bocca aperta nel ricordo del match (6-7 7-6 7-6) che l’azzurro vinse nel 2012 al Foro Italico. UN MARATONETA Questo Seppi somiglia a quello che centrò l’impresa a Roma. Tre ore e passa contro Kyrgios con due set rimontati e match point annullato, altrettanto con Darcis ieri al terzo turno: 4-6 6-4 7-6 (1) 7-6 (2). Contro il belga è stato lucido quando serviva, come testimoniano i due tie break in cui ha concesso in totale tre punti al rivale. E’ arrivato in Australia da n.89 del mondo dopo un 2016 da dimenticare. Lo scorso anno tre partite nello stesso torneo le aveva vinte solo sull’erba di Nottingham: ora è già risalito in 68esima posizione. A volte la cura migliore è semplicemente staccare la spina. Si è sposato con la sua Michela e fra novembre e dicembre si è concesso un bel viaggio di nozze tra Isole Fiji e Nuova Zelanda lasciando per qualche settimana racchetta e borsone nel nuovo appartamento di Bolzano. Lui è di Caldaro, lei di Ortisei. “A casa sua era comodo perché i genitori di Michela hanno un hotel e si pranzava e cenava lì. Ora le tocca cucinare… Scherzi a parte, abbiamo preferito Bolzano”. FEDERER E’ bastata un’ora e mezza a King Roger per archiviare il primo vero test dopo il suo rientro. Contro Tomas Berdych, che da anni staziona costantemente tra i top ten, lo svizzero ha dipinto tennis. Il maestro che dà lezione all’allievo: 6-2 6-4 6-4. Agli ottavi lo attende il giapponese Nishikori

 

 

 

 

 

 

 

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