IW, Nadal: "Roger fa sembrare semplici le cose difficili"

Interviste

IW, Nadal: “Roger fa sembrare semplici le cose difficili”

Indian Wells interviste, terzo turno. [5] R. Nadal b. [26] F. Verdasco 6-3 7-5. L’intervista del dopo partita a Rafael Nadal

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Hai affrontato Fernando parecchie volte e vi conoscete bene. Oggi hai messo in mostra qualcosa di nuovo che non avevi fatto nei match precedenti?
Beh, sin dall’inizio della stagione ho giocato bene, quindi oggi ho semplicemente cercato di fare il mio gioco ed essere aggressivo. Il mio obiettivo era non fargli giocare il dritto da una posizione facile. L’incontro l’ho iniziato bene e poi mi ci è voluto un po’ per fargli il break, ma alla fine sul 4-3 ho giocato il game giusto e ho chiuso bene. Nel secondo ho iniziato con un break, poi è successo quello che è successo. Alla fine mi sono rimesso in corsa. Sono molto soddisfatto della mia prestazione. Oggi ho giocato un po’ meglio rispetto a due giorni fa. Domani cercherò di fare ancora meglio rispetto a oggi.

Hai giocato con Roger tante volte e siete amici e rivali. Se dovessi nominare una cosa su di lui o sul suo gioco che lo rende davvero speciale, cos’è?
Tutto (sorride). Lui ha il talento per fare delle cose difficili e farle sembrare semplici, capisci? È in grado di prendere la palla con grande anticipo, e ha dei grandi servizi e delle grandi risposte. Con questi due colpi genera tanti vincenti. Poi è veloce nell’andare a rete. Se giochi delle palle corte già sai che lui spingerà forte ed entrerà in campo.

Il rovescio a Melbourne è migliorato?
Sì, il suo rovescio durante il match a Melbourne è stato uno dei migliori colpi che gli ho visto giocare contro di me.

Cosa ne pensi del tabellone?
Penso che la nostra sia una parte di tabellone sfortunata per tutti. Credo che, anche se si possono vedere degli ottimi match, probabilmente non è la cosa migliore da avere così presto nel torneo. Per i migliori giocatori non è una cosa buona perché alcuni di loro usciranno sicuramente prima. Mentre certe volte i top player arrivano fino in fondo. In questo caso invece non ha importanza quanto bene tu stia giocando perché solo uno di noi arriverà in semifinale. La cosa è difficile, ma l’unico modo per evitarla è avere una classifica più alta.

Tu sei uno che si sa difendere alla grande durante le palle break, e noi sappiamo che il tennis è uno sport dove vince chi vince i punti importanti. Quando ti alleni con i ragazzini della tua accademia, cerchi di instillare questi pensieri già alla loro età?
Non è possibile lavorare esclusivamente su questo. Bisogna lavorare ogni volta non solo sul tennis ma anche sull’aspetto esterno, sulla vita reale, perché si deve essere in grado di accettare le cose che sono capitate in passato. E la cosa più importante è avere la giusta fiducia in se stessi, no? Io, durante la maggior parte della mia carriera, penso di aver avuto il controllo di me stesso perché mi allenavo con grande intensità sin da quando ero bambino. Mio zio mi spingeva ad andare oltre e ogni giorno mi allenavo con tanta pressione, e questo mi è stato di grande aiuto successivamente ad accettare gli infortuni, a gestire i momenti duri. Comunque questo è un lavoro che si porta avanti ogni giorno. Tu hai bisogno di crearti da solo questi problemi per superare queste situazioni. Quando sono all’Accademia mi alleno con i ragazzi il più possibile e mentre giochiamo cerco di dargli dei consigli. Con noi ci sono dei fantastici allenatori con molta esperienza internazionale. Per me è un grande privilegio avere l’opportunità di creare un ambiente dove i ragazzi possano sentirsi a loro agio.

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