Agassi: "Mi ritirerei prima di Federer e Nadal"

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Agassi: “Mi ritirerei prima di Federer e Nadal”

Il Kid di Las Vegas al Guardian: “Ho dato e avuto tanto dal tennis. Federer non mi sorprende più, Djokovic tornerà”

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Qui l’intervista originale

Ci sono poche altre cose nel mondo dello sport come avere la chance di conversare per un’ora con Agassi. Il ragazzo perduto di Las Vegas ora è una persona che si occupa di educazione ed è molto rispettato in quest’ambiente. Ma, avendo letto la sua autobiografia Openquello che ci si domanda è quanto sia veritiera la descrizione di suo padre, ora ottantaseienne, definito “fedele” e “passionale”? “Quando le persone non sono a conoscenza di tutte le sue sfumature comportamentali, tendono a definirlo un po’ offensivo. Ma mio padre è sempre stato chiaro. Lui diceva: ‘Andre, io so come ho vissuto in passato, so chi sono e cosa non sono. Se potessi rifare tutto da capo cambierei solo una cosa, non ti farei giocare a tennis.‘ Ho dovuto accostare la macchina quando me l’ha detto e gli ho detto ‘Wow, perché dici così papà?‘ E lui ha risposto: ‘Perché ti farei giocare a baseball o golf così dureresti di più e faresti più soldi.‘ Mi sono rimesso in strada facendomi una risata.”

La risata di Agassi fa eco alla consapevolezza del fatto che “non puoi conoscere la tua natura se prima non vieni sconfitto. Certe volte, quando vieni disintegrato in tanti pezzettini, poi riesci a ricomporti e a dare molte più gioie alle persone. Tu puoi ben vedere le mie cicatrici e queste sono la chiave che ora mi permette di fare la differenza nella vita delle altre persone. Non è possibile avere delle ferite che non lascino cicatrici in questo gioco. Non si rimarginano mai completamente ma ti rendono quello che sono.” L’acume di Agassi lo spinge a domandarsi che cosa sarebbe diventato se suo padre fosse stato così ossessivo sull’educazione, oltre che sul tennis. “Mio padre è la ragione per la quale ora sono coinvolto nell’educazione. La mia mancanza di conoscenza, la mia impossibilità di scegliere, ha avuto un grosso impatto su di me. La domanda resta sempre la stessa: che cosa avresti potuto fare? Ma non ho nessun profondo rimpianto.” Aveva solo 24 anni quando, con un taglio di capelli mullet e dei pantaloncini rosa, aprì la sua prima fondazione per offrire un’educazione ai ragazzini svantaggiati in Vegas. Nel 2001 ha aperto una scuola la quale è diventata un modello educativo a Clark Country. “Quella scuola è ancora fiorente e i nostri finanziamenti le permetteranno di restare aperta per sempre. Successivamente abbiamo messo a punto un piano per diffonderci a scala nazionale e dopo un investimento di 650 milioni di dollari abbiamo costruito 79 scuole.” Quanti ragazzi ha aiutato Agassi dandogli un’educazione? “Ci sono 1200 ragazzi nella scuola della mia fondazione e ciclicamente aumentano ogni anno. Al momento ho 38000 ragazzi in tutta la nazione. Non so fare i conti ma i numeri salgono piuttosto rapidamente.”

Agassi è uno di quelli che ne sa di più sulla vittoria e sulla caduta, e la sua discesa dopo esser stato numero 1 al mondo nel 1996 contiene una lezione importante. L’autentica tragedia del mio declino avvenne durante il mio successo, causata dalla mancata connessione che si era creata con il gioco. Nonostante fossi bravo a fare quella cosa avevo un profondo risentimento verso il tennis. La perdita di contatto è aumentata ancora di più quando sono diventato numero 1 perché diventare il migliore credevo avrebbe aiutato a riempire il vuoto. Non ho provato niente. Ho iniziato il declino in tanti modi diversi. In certi casi con la mancanza di voglia di lavorare, altre volte danneggiandomi da solo con le droghe. Ho trovato molti modi per farmi del male. Ma poi sono arrivato ad un punto dove ho realizzato che, anche se non ero stato io a scegliere la mia vita, non significava che non potevo prenderne il controllo. Fu allora che avvenne l’epifania. Ma le epifanie non cambiano la tua vita, è il modo in cui tu le sfrutti che cambiano la tua vita. A quel punto mi resi conto che i ragazzi che non hanno possibilità di scelta erano in condizioni decisamente peggiori della mia. Mi considerai piuttosto fortunato ma allo stesso tempo obbligato a confrontarmi con la realtà di questi ragazzi, che sarebbe questa: senza educazione non ci sono speranze, né scelte, nessuna chance di rompere il vortice che ti porta giù. Quando ho iniziato a focalizzarmi su questo, il tennis è diventato un veicolo per me. Ho iniziato ad apprezzarlo e ho imparato un sacco quando mi sono allenato duramente per ritornare numero 1. Ho capito che bisogna pianificare il lavoro e lavorare sulla tua pianificazione. Questo è diventato il mio mantra.”

Agassi ancora oggi non si è allontanato dal mondo del tennis e ha seguito con attenzione gli ultimi sviluppi, inclusa la finale degli Australian Open. “Penso che chiunque si interessi di tennis non poteva perdersi il match. Io ho cercato di restare il più neutrale possibile perché entrambi hanno dato così tanto a questo sport e hanno delle storie bellissime alle spalle. Ovviamente vedere Roger vincere a quell’età è speciale. Non cesserà mai di impressionarmi, però ora non mi meraviglia più. Tendo ad aspettarmi queste cose da lui. E su Nadal non pensavo che, considerando l’intensità del suo gioco durante la sua carriera, sarebbe riuscito a ritornare a quel livello. Ha dimostrato che mi sbagliavo.” Chissà se Agassi desidererebbe trovarsi in campo con loro ancora una volta. “No, è quasi impossibile credere che un tempo ero a quei livelli. Certe volte mi guardo e dico: perché lo fanno? Steffi ha detto ‘Riesci a credere che questi ragazzi hanno ancora la volontà di mettersi in gioco in questo modo?‘ È una cosa notevole ma se io tornassi indietro forse mi ritirerei prima.” Restando sempre in tema di Australia, nel tennis femminile un record è stato battuto. A Steffi non importa se Serena l’ha superata nel conteggio degli Slam vinti? “Non ha la minima rilevanza nel suo mondo. Steffi non vuole che le persone pensino che a lei non interessa il tennis. A lei interessa, ma ne resta distaccata. Ogni volta che gli viene chiesta questa cosa, lei è obbligata a sottolinearne l’importanza per l’amore nei confronti del tennis e per l’incredibile campionessa che è Serena.” Tornando a parlare di tennis maschile, il discorso si sposta su Djokovic“Se fosse stato un problema fisico sarebbe stato ovvio e visibile. Non hai un calo così repentino a meno che non hai a che fare con un infortunio importante. Quindi deve esserci qualcosa a livello emotivo, mentale, dietro le quinte dove solo lui e il suo team hanno accesso. Ma è senza dubbio troppo forte per non riuscire ad uscirne. Considerando la sua storia, la cosa aiuterà anche a fargli trovare la giusta prospettiva.” Parlando di Andy invece, Agassi sostiene che lo scozzese “ha delle abilità difficilmente eguagliabili. Io non sono mai stato il miglior atleta e ho sempre dovuto pensare alla strategia. Ma lui ha così tanto atletismo che ha la tendenza a fare affidamento su questo e rende i match più difficili di quanto non siano. Sta diventando più assertivo e fiducioso e questo lo aiuterà a lungo termine, ma comunque Andy sarà certamente deluso se non dovesse vincere un’altro o due Slam. Non si discute sul fatto che può farcela.”

Chi vorrebbe allenare Agassi se decidesse di rientrare nel mondo del tennis“Posso indicarti chi sono i tennisti con i quali mi divertirei lavorandoci. Penso sia interessante il gap tra quello che Isner, Monfils, e Kyrgios fanno e quello che davvero potrebbero ottenere. La cosa è eccitante ma se loro non vogliono essere allenati da me sarebbe una relazione di breve durata e anche dolorosa. Pagherei per vederli giocare, ma è impossibile dire se mai andrò ad allenarli. Al momento non avrei neanche il tempo, considerando che i miei figli hanno 15 e 13 anni.” Alla fine si torna alla questione iniziale: Agassi ama il tennis o no? “Provo una profonda ammirazione per questo sport. Questo è il miglior modo che ho per riassumere la cosa.” E c’è ancora voglia di scambiare qualche colpo con la moglie in qualche campo a Las Vegas? Dopo una pausa risponde: “No. Sembra una bella idea ma appena colpisci la prima pallina inizi a ricordarti di tutte le cose che eri in grado di fare, ma ti ricordi anche di tutte quelle che non puoi fare. Mi limito a ringraziare Dio per il fatto di aver giocato abbastanza da godermi i buoni momenti passati in campo. Ho dato tanto e ho preso tanto. Penso che io e il tennis adesso siamo pari.”

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