1976, American Airlines Tennis Games. Prima edizione dell’attuale torneo di Indian Wells, disputata sui campi del Mission Hills Country Club a Palm Springs. La rassegna è organizzata dall’appena germogliata ATP ma non figura all’interno dei circuiti WCT e Grand Prix (farà parte del secondo dall’anno successivo): una delle tante incongruenze dell’epoca. In doppio viene sconfitto in finale Ray Moore (sì, proprio lui) mentre in singolare sorpresa (?) vuole che uno dei diversi tornei di difficile collocazione finisca nelle mani di Jimmy Connors che conquista così il titolo numero 45 della sua carriera (ne seguiranno appena altri 64). Lo sfidante di Connors in finale è Roscoe Tanner, statunitense, che prima di Ashe in semifinale ha sconfitto Ilie Nastase ai quarti. Partita disputata il giorno 26 marzo che difficilmente uno dei due avrà dimenticato.
Nastase, maestro di tutti i metodi tramite i quali si può indurre un avversario a innervosirsi, non si è risparmiato al turno precedente contro Dick Stockton né ancor prima contro Haroon Rahim. Lo sa bene Charlie Hare – supervisor del torneo – costretto in entrambe le occasioni a presentarsi sul campo per riscontrare le lamentele dell’avversario di turno. Contro Tanner il rumeno varca decisamente il confine e il 61enne Hare deve ritornare in campo. Questa volta per squalificare Nastase. Meglio di qualsiasi resoconto funzionano le dichiarazioni del supervisor (ex tennista britannico) al New York Times: “Conosco il gioco, ho disputato una finale a Wimbledon. Ho avuto problemi con Nastase per tutta la settimana e sono sceso in campo già due volte. Nel match contro Tanner ero in campo dal primo minuto: al primo richiamo Ilie si è scusato, al secondo battibecco si è rivolto a me con una certa parola di quattro lettere per poi abbandonare il campo di gioco e mettersi a sedere con i piedi sulla ringhiera. Da regolamento se lasci il campo sei squalificato”. Tanner, ormai stufo della situazione, aveva minacciato di lasciare il campo se Nastase non fosse stato cacciato dal torneo. Dirà poi: “Per molto tempo gli arbitri hanno chinato il capo al cospetto di Nastase, forse spaventati dal suo seguito tra il pubblico. Ma allora noialtri che giochiamo a fare?“.
