Super Thiem: la serie di Nadal si ferma a 17 e Zverev vola (Crivelli). Muguruza versione lusso, Halep un martello (Stoppini). C'è Thiem nel torneo dei Watussi. La Muguruza infrange un tabù, ora la Svitolina (Viggiani). Nadal si deve inchinare alla Next Gen che cresce (Azzolini). Capolavoro Thiem: Nadal a terra. Roma impazzisce per la nuova stella (Semeraro)

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Super Thiem: la serie di Nadal si ferma a 17 e Zverev vola (Crivelli). Muguruza versione lusso, Halep un martello (Stoppini). C’è Thiem nel torneo dei Watussi. La Muguruza infrange un tabù, ora la Svitolina (Viggiani). Nadal si deve inchinare alla Next Gen che cresce (Azzolini). Capolavoro Thiem: Nadal a terra. Roma impazzisce per la nuova stella (Semeraro)

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Super Thiem: la serie di Nadal si ferma a 17 e Zverev vola (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il re è caduto, evviva il re. Se sarà rivoluzione, lo diranno i posteri. Eppure la sentenza è ardua, per don Rafael, il signore di sette titoli al Foro, Sua Maestà del rosso, spennato dall’aquila austriaca: Nadal esce ai quarti dopo una stagione terraiola da tre tornei vinti e 17 perle consecutive, con appena due set persi prima della sosta forzata romana in un pomeriggio caldo, assolato e farcito di una sorpresa incredibile e inattesa. Eppure Nadal se lo sentiva, se alla vigilia si era trasformato in profeta: «Thiem, oggi, è il giocatore con maggiori probabilità di successo sulla terra». AGGRESSIVO Dominator, stavolta, tiene fede al soprannome e dopo aver abbassato le ali nelle finali di Barcellona e Madrid, realizza il colpo da sogno, scrollandosi subito di dosso le scorie della maratona con Querrey della sera prima(dove ha annullato tre match point) e afferrando per il collo fin dall’inizio il maiorchino, per l’occasione appesantito da cinque settimane a tutta che finiscono per chiedergli il conto. Ma un’impresa così non si spiega soltanto con la fatica del padrone: Dominic prende il controllo già dal servizio, abbandona l’atteggiamento prudente che lo porta spesso a giocare due metri dietro la riga di fondo e sceglie l’aggressione costante, sublimata dallo sventaglio di dritto che è un lama costantemente infilata nelle certezze di Rafa. Così, il record di 17-3 sul rosso in stagione è un messaggio chiaro che Thiem urla al mondo e alla concorrenza, con Parigi alle porte: «E’ un gran risultato perché lui non ti da mai punti facili, anche se è normale che fosse un po’ stanco. Alla fine ho avuto qualche problema negli ultimi turni di servizio, ma lui è il più grande guerriero della storia del tennis e non molla mai. I miei progressi maggiori? Al servizio e alla risposta, e poi sono stato più intenso che mai». RIPOSO Sarebbe felice Conte, allenatore del suo amato Chelsea, a sentirlo parlare così, ma intanto questa è una vittoria con un peso specifico enorme (la seconda sullo spagnolo dopo Rio 2016), perché ottenuta contro il più grande di sempre sulla superficie e in uno dei suoi momenti più esaltanti. Non sottrae certo Nadal dal netto favore del pronostico al Roland Garros, però per una volta il diavolo mancino deve trovare giustificazioni: «Cos’è andato storto? Che lui è stato migliore di me. Ha giocato lungo, è stato molto aggressivo, ha colpito davvero forte. Nelle ultime settimane praticamente sono stato in campo tutti i giorni e non puoi sempre essere al massimo quando i tornei sono così ravvicinati. Così adesso torno a Maiorca, gioco a golf o vado a pesca e mi riposo. E da lunedì penserò a Parigi». NEXT GEN E VECCHIAIA Dove una rivoluzione cambiò la storia del mondo. E Thiem ne è consapevole: «Sono molto felice anche per Zverev, che a vent’anni è in semifinale: quest’anno ci sono molti più giocatori in grado di arrivare in fondo». Un tedesco non viaggiava così lontano a Roma dal 2002 (allora toccò a Haas), ma Sascha non si fermerà certo qui. Magari già quest’anno, dopo aver incartato un Raonic dimezzato depotenziandone il servizio con un gran rendimento in risposta: «Quante possibilità ho di vincere il titolo? Beh, vediamo sono tra i quattro ancora in corsa, facciamo un 25% – dice sorridendo -. La semifinale è una pietra importante nella mia carriera, ma non sono sorpreso, è un termine sbagliato. Sono felice che certi risultati arrivino prima di quanto mi aspettassi, ma so quanto lavoro ci sia dietro. Il più giovane ora trova il più vecchio, il redivivo John Isner, tornato in salute e quindi capace di bombardare come ai tempi belli. L’americano ha già messo a segno 93 ace e ha giocato sette tie break in dieci set, vincendone sei, riportando le stelle e strisce in semifinale nove anni dopo Roddick. Pure lui, adesso, spera di non essere stato facile oracolo: «Ho palleggiato con Zverev quando aveva 14 o 15 anni, e mi dicevo: “Ragazzi, questo è buono”, sapevo che sarebbe arrivato in alto e ha continuato a migliorare. Sarà un match estremamente duro, ci ho giocato due volte e sono 0-2, vorrei certamente prendermi la rivincita. Ho 12 anni più di lui, ma a questi livelli l’età la getti dalla finestra». Non aver paura di buttarti, Long John

 

Muguruza versione lusso, Halep un martello (Davide Stoppini, La Gazzetta dello Sport)

Chissà se Garbine, tornando in hotel ieri sera, si sarà fatta preparare il tortino al cioccolato che di solito adora cucinarsi da sola. «I piatti salati non mi divertono, preferisco gli zuccheri», dice lei. E sì che dolce dev’essere all’improvviso il sapore di Roma per la Muguruza, dolce questa terra che pareva diventata di un altro colore, nera di rabbia piuttosto che rossa. Prima degli Internazionali la “spagnola” di Caracas – la vincitrice dell’ultimo Roland Garros – non era riuscita a vincere neppure una partita sul rosso. Pareva una maledizione, l’ultima gioia risaliva a Parigi, al successo con Serena Williams in finale. Poi è arrivato il Foro Italico, tre vittorie su tre, quella di ieri con una Venus Williams – sarà il cognome che porta bene a Garbine? – che si è arresa solo al terzo set. VIA SOCIAL Si è arresa a una Muguruza che come d’incanto pare tornata quella di un anno fa, alla ricerca continua dei vincenti da fondo campo, con qualche piccolo imbarazzo sotto rete. La semifinale di Roma – oggi affronta Elina Svitolina, 3-2 i precedenti in suo favore – ha anche un valore pratico, perché così facendo Garbine torna tra le top five del ranking, un quinto posto che la proietta automaticamente tra le prime quattro teste di serie del Roland Garros. Il modo migliore per provare a difendere il titolo, la serata più bella da regalare al mondo reale e ai tifosi virtuali. Garbine è una delle tenniste più “social” del circuito. Per dire: è possibile scaricare sullo smartphone una App che tiene i suoi fan in aggiornamento. C’è persino una chat, sul match point un tifoso ieri sera ha scritto: «Vas a ganar el torneo». Di sicuro è tornata a far paura. Magari avrà aggiustato pure la playlist, lei che prima di entrare in campo ama caricarsi con la musica di David Guetta. E ha vinto anche la sfida tra stiliste con Venus, visto che un giorno Garbine dichiarò: «Amo la moda, peccato che per il mio lavoro sia costretta a vestirmi sempre con la tuta…io adoro i tacchi». HALEP E MASHA Ci sarebbe da sorprendersi, a questo punto, se la finale di domani non fosse tra Muguruza e Simona Halep, la favorita più logica di questi Internazionali: con la Kontaveit ieri è arrivata la nona vittoria consecutiva, 12 delle ultime 13 partite. In semifinale se la vede con Kiki Bertens che si è sbarazzata di Daria Gavrilova in due set, dribblando anche…l’impianto stereo della Next Gen Arena, che durante un punto del settimo game del 2 set ha sparato musica all’improvviso, tra la risate (e l’imbarazzo) generale. Imbarazzo che non avranno gli organizzatori di Wimbledon nel decidere se concedere o meno una wild card a Maria Sharapova, dopo il no di Parigi. Ieri Masha ha annunciato: «Giocherò le qualificazioni di Wimbledon, non farò alcuna richiesta per una wild card”. Una certezza c’è già: saranno le qualificazioni di Wimbledon più seguite di sempre

 

C’è Thiem nel torneo dei Watussi (Mario Viggiani, Il Corriere dello Sport)

Boom! Rafa Nadal, che era arrivato a Roma per l’ottava dopo la decima a Montecarlo e Barcellona e la quinta a Madrid, è fuori dagli Internazionali BNL d’Italia. Ce l’ha buttato Dominic Thiem, l’austriaco 23enne che pure era stato sconfitto dal Signore della Terra nelle recenti di finali spagnole sul rosso di Barcellona e Madrid, e sempre in due set. Questa volta è stato lui a vincere in due set, per la seconda volta in carriera più bravo dello spagnolo che comunque aveva già battuto in un’altra occasione, lo scorso anno a Buenos Aires. Ci è riuscito in 1h51; mettendo così fine alla striscia positiva di 17 match di Rafa, che a questo punto cercherà la decima al Roland Garros ma con meno certezze rispetto a quelle messe insieme dopo la serie MontecarloBarcellona-Madrid e le stesse prime due partite qui al Foro Italico A PESCA. Numero 7 del mondo (ma lunedì sarà almeno 6, nuovo best ranking, comunque finisca la sua avventura romana), scampato ai tre match-point annullati a Sam Querrey giovedì negli ottavi, Thiem da Wiener Neudstadt stavolta è partito fortissimo, doppio break e 5-1 nel primo set, e ha controllato bene la riscossa di Nadal fino a chiudere 6-4. Il secondo parziale è andato avanti in equilibrio fino al 3 pari, poi c’è stata la nuova accelerazione di Dominic con un break decisivo per il 4-3, ancora una eccellente difesa nell’ottavo game in cui ha annullato tre palle-break per il 4 pari, e quello definitivo per il 6-3 tombale ai danni di un Rafa andato in affanno sui top lunghi, e dal rimbalzo molto alto, dell’avversario, che appena possibile cercava poi il vincente con accelerazioni improvvise, magari ricorrendo a quel fantastico rovescio a una mano tanto caro a Stan Wawrinka, per capirci. «I miei progressi maggiori, rispetto ai confronti recenti? Sono migliorato molto al servizio. Lì in risposta sono stato più aggressivo, su un campo più lento rispetto a Madrid», la spiegazione di Thiem. «Cos’è andato storto? Lui ha giocato davvero bene, gli faccio i complimenti perché stavolta è stato più bravo di me. Vero, io non ho espresso il mio tennis migliore: ho giocato molto nelle ultime settimane e non è facile essere sempre al massimo quando i tornei sono così ravvicinati. Ora me ne vado a Maiorca a pescare, a giocare a golf oppure a fare qualsiasi altra cosa. Spero di essere pronto per essere al top a Parigi», il commento di Nadal. PARTE ALTISSIMA. La parte alta del tabellone, nei quarti di finali, era in verità altissima: due metri di altezza la media tra John Isner (2,08), Sascha Zverev (1,98), Milos Raonic (1,98) e Marin Cilic (1,96). Sono andati avanti Isner, implacabile nei tiebreak contro Cilic e arrivato a 93 ace nel torneo, e Zverev, il giustiziere di Fognini. John e Sascha, che oggi per la prima volta disputeranno una semifinale di Masters 1000, sono buoni amici. «Lo conosco da quando aveva quattordici, quindici anni – racconta Isner – Ho capito subito quanto fosse bravo. Mi ha sconfitto nei due precedenti, mi piacerebbe proprio prendermi una rivincita». In precedenza anche Thiem aveva parlato con entusiasmo di Sascha Zverev: «Sono molto felice per lui, che è arrivato in semifinale qui a vent’anni: è una buona cosa, che quest’anno ci siano molti più giocatori in grado di arrivare in fondo nei tornei più importanti». Uno Zverev sempre padrone della situazione anche davanti alla stampa: «Quante chance ho vincere di questo torneo? Beh, siamo rimasti in quattro, quindi ho il 25%…»

 

La Muguruza infrange un tabù, ora la Svitolina (Mario Viggiani, Il Corriere dello Sport)

Comunque vada, per il torneo femminile degli Intemazionali BNL Italia ci sarà un’inedita principessa del Foro. Venus Williams era l’unica candidata a ripetersi, a diciotto-anni diciotto dal suo primo e unico trionfo romano, ma in serata la statunitense è riuscita soltanto a rimontare un set alla ritrovata spagnola Garbine Muguruza, che così oggi in semifinale se la vedrà con l’ucraina Elena Svitolina, brava a eliminare la ceca Carolina Pliskova, poco terraiola. «Non è stato facile – ha raccontato Garbine – Sono molto contenta di aver battuto per la prima volta una leggenda del tennis come Venus, che finora mi aveva sempre sconfitto». La Muguruza è in vantaggio per 3-2 nei precedenti con la Svitolina: arrivata a Roma da numero 7 del mondo, lunedì diventerà almeno 6 ma potrà risalire al 5 in caso di approdo in finale o di vittoria nel torneo. L’ucraina rientrerà sicuramente nella TopTen da numero 10: otterrà il best ranking in caso di finale (diventerà 9), finirà addirittura tra le Top 5 qualora si aggiudicasse il torneo. Nell’altra semifinale la romena Simona Halep, sempre più la maggior candidata a succedere a Serena Williams nell’albo d’oro, affronterà l’olandese Kiki Bertens dopo aver interrotto la corsa della qualificata estone Annet Kontaveit. La Bertens, dal canto suo, ieri ha eliminato l’altra qualificata Daria Gavrilova, che quindi non è riuscita a eguagliare l’impresa del 2015, semifinalista dopo essere partita anche allora dalle “quali”. La Halep è reduce dal colpo grosso di Madrid, però ha perso l’unico precedente con la Bertens sulla terra e qui a Roma s’è fermata due volte in semifinale, nel 2013 e ne12015. Stavolta però ci sono tutti i presupposti per arrivare almeno fino in fondo. SCHIAVONE. Come annunciato, ieri al Foro Italico s’è vista anche Francesca Schiavone, per un giochino di abilità, lo Strike Tennis, una specie di tiro al bersaglio, organizzato per lei dalla Levissima con alcuni volenterosi ragazzi. La “Schiavo” che aveva anche postato su Facebook un video in cui sbandierava il biglietto d’ingresso per gli Internazionali, ha raccontato di avere sentito Flavia Pennetta al telefono: «La conosco da quando lei aveva sedici anni e io diciotto, pensarla mamma mi fa uno strano effetto. Ma lei è responsabile e divertente, una combinazione perfetta, sarà una madre bravissima». Ha infine detto di avere qualche dolorino ancora alla schiena, ma «di essere fiera di aver rispettato il patto fatto a dicembre con se stessa», ovvero riuscire a giocare ancora una volta al Roland Garros, da lei vinto nei 2009

 

Nadal si deve inchinare alla Next Gen che cresce (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Di buono c’è che questi ragazzi imparano rapidamente. Annotano, studiano i correttivi, s’informano. E cambiano spartito. Li batti una volta, e loro ci riprovano in un altro modo. E un fatto, fra le pallate di domenica scorsa, e quelle di ieri, corre una differenza abissale: a Madrid, Dominic Thiem le aveva prese, qualche volta persino addosso, ieri a Roma le ha restituite, una a una, con gli interessi. Era stato battuto da Nadal 7-6 6-4, si è ripagato con un 6-4 6-3 che ha lasciato perplesso lo spagnolo, al punto che non era difficile veder scorrere i funesti presagi, come su un display, sulla fronte corrucciata. «Mica avrò trovato uno capace di mettermi in riga?». Forse Next Gen sta per Next Genius, e nessuno lo aveva ancora capito. Dominic Dominator cresciuto tennista da una sorta di marine tedesco che gli imponeva percorsi campestri sempre più ardui, sollevamento e lancio di tronchi d’albero, attraversamento di fiumi nella stagione dei ghiacci, ha ribaltato il verdetto madrileno in cinque giorni, sposando il sistema Federer. Lo ammette egli stesso: «Quando me ne ha dato l’opportunità gli sono entrato duro sul dritto, spesso con il mio rovescio colpito piatto. E un modo di giocare tutt’altro che facile, perché richiede concentrazione, ma ha funzionato bene». Vi ricorda nulla lo schema appena notificato? Lo stesso promosso da Federer nella finale di Melbourne, lo stesso che stupì il mondo del tennis. «Si gioca tutto sul grado di aggressività che si riesce a esprimere», spiega Thiem, con l’aria di chi ha studiato a fondo la lezione. «E un tennis molto rischioso, ma anche molto emozionante da giocare. Occorre procedere sempre in avanzamento, e affrontare senza arretramenti anche le palle più alte». Rafa si limita a prenderne atto. Ha una sua teoria, forse nemmeno troppo bizzarra. In sintesi, è il campo di Roma a sollecitare simili comportamenti nei giovanetti in cerca di fortuna, è il campo che li spinge in avanti, che li esorta a diventare molesti. Lo dice in realtà in altro modo, ma l’indicazione è precisa. «Roma ha il campo più piccolo fra quelli del Masters 1000. E stretto, senti il pubblico che ti preme dai lati e da dietro». Un campo in cui chi arretra, rischia di finire in mezzo al pubblico. C’è di più, evidentemente. C’è che Thiem viene da una semifinale a Barcellona, da una finale a Madrid e ora è in semi a Roma. Ha perso due volte con Rafa, poi lo ha battuto. Ha ventiquattro anni, e sufficienti forze per affrontare da protagonista un Roland Garros che già un anno fa lo vide semifinalista. E un avversario in più su una superficie che vede moltiplicarsi i pretendenti (Del Potro e Zverev, in aggiunta a quelli storici). Forse Rafa non ne sarà contento, ma i due giorni in meno di fatiche romane, potrebbero tornargli utili nel mondiale parigino. Roma di fatto ha restaurato il quadro d’assieme, di certo lo ha ringiovanito. Con Thiem, anche la prima semifinale Masters di Sasha Zverev apre nuove prospettive. A vent’anni, solo Rafa riusciva a salire così in alto nei tabelloni che contano. E il seguito si prospetta ancor più interessante, dato che contro pivot lsner, il tedesco non parte sfavorito, visti i precedenti (2-0) e la lunga frequentazione fra i due. «Sui campi dell’accademia di Saddlebrook, in America, dove sono andato tra i 14 e i 15 anni, era proprio John a occuparsi di me. Mi allenavo con lui, e lo considero un grande amico. Ovvio, so anche come gioca, e sono abituato a confrontarmi con il suo servizio». Roma offre al tennis del 2017 il primo Masters 1000 fuori dall’egida “fedaliana”. Federer non c’è, Nadal è fuori. Vecchietti arzilli e ragazzini spregiudicati, manca all’appello la stagione di mezzo. Ma lo sanno tutti, signora mia, le mezze stagioni non esistono più.

 

Capolavoro Thiem: Nadal a terra. Roma impazzisce per la nuova stella (Stefano Semeraro, La Stampa)

Se eravamo in cerca dell’erede e insieme del rivale di Rafa Nadal sulla terra rossa, be’, allora lo abbiamo trovato. Si chiama Dominic Thiem, è austriaco, ha 23 anni e ieri ha rifilato al Cannibale una delle sconfitte più dolorose sul rosso: 6-4 6-3 nei quarti degli Internazionali d’Italia, interrompendo a 17 partite la sua striscia vincente sulla terra. Non una stella nata ieri, considerato che The Dominator è n.7 del mondo, ha vinto 8 tornei e raggiunto le semifinali al Roland Garros l’anno scorso, ma che da ieri sfolgora diversamente. Luce calda, a corrente continua. «Come ho detto a mia moglie», gongola il sergente di ferro Gunther Bresnik, l’ex coach di Boris Becker che «The Dominator» se l’è allevato fin da cucciolo, a forza di allenamenti massacranti e ruvide carezze, «Dominic è la risposta a 15 anni di lavoro. A tutti gli allenamenti al freddo e al caldo, alla fatica di stare lontano da casa. Un ragazzo a cui non ho mai dovuto rimproverare nulla». E che il pubblico del Foro ha adottato come uno de’ noantri. Allenamenti e sacrificio. Contro Nadal, Thiem aveva perso due finali nelle ultime due settimane, a Barcellona e Madrid. Rafa, che ci aveva perso già a Monaco l’anno scorso, sa bene quanto vale e lo aveva detto anche nei giorni scorsi: «Dominic può vincere il Roland Garros». Non pensava però di trovarsi davanti così in fretta una versione 2.0. Un Thiem che rispetto ad un anno fa serve e risponde con più continuità («non cerco più tanto la velocità, e così è aumentata la percentuale di prime palle») e soprattutto ha capito la lezione di Federer per battere Nadal bisogna rischiare, stanarlo dal suo cantuccio preferito. «Dopo le due sconfitte in Spagna sapevo che per avere una chance dovevo cambiare qualcosa», dice Dominic. «Cosi ho giocato un tennis ad alto rischio, potente e aggressivo sapendo che avrei potuto anche perdere in fretta. Oggi però sentivo benissimo la palla, e per fortuna mi è stato dentro tutto…». Ovvero i diritti confezionati con etti di top-spin che sbattevano Nadal in tribuna, e le botte impressionanti di rovescio, giocate a tutta spalla, senza un grammo di paura, lungolinea o più spesso in cross. Come Wawrinka. Un cocktail micidiale, una dose del suo avo austriaco Thomas Muster e due di Stan Wawrinka, che hanno lasciato senza difese il Più Grande sulla terra. «Dominic questa volta mi è stato superiore in tutto», dice Rafa alzando un sopracciglio rassegnato. «Forse non è stato il mio match migliore, non riuscivo a contenerlo. Sono quattro settimane che gioco quasi tutti i giorni, può capitare la volta in cui non sei al massimo e all’avversario riesce tutto. Vuol dire che mi riposerò qualche giorno a casa, pescando o giocando a golf, e poi inizierò a prepararmi per Parigi». Anche i cannibali rifiatano. Non a caso a nessuno, neppure a Rafa, è riuscito mai il poker di tornei sulla terra prima del Roland Garros. Sarà questo il match che cambia la carriera di Thiem? «No, lui è in crescita costante», ammonisce il sergente Bresnik. «Magari lenta, ma costante». Come un valzer che non si ferma mai

 

 

 

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