Djokovic: "Mi ispiro a Nelson Mandela"

Interviste

Djokovic: “Mi ispiro a Nelson Mandela”

PARIGI – Dopo la vittoria con Ramos: “Lo sport deve unire i popoli. Thiem farà qualcosa di speciale per battermi”

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Hai sviluppato un rapporto speciale con il Roland Garros, con i raccattapalle. Ti aiuta ad avere fiducia?
Certo, negli anni ho voluto vincere il torneo fortemente, e fallire in finale o verso la fine in varie occasioni ha portato il pubblico a riconoscere la mia passione. Allo stesso tempo abbiamo una connessione molto importante per me, soprattutto lo scorso anno sentivo il supporto, e non lo dimenticherò, sarà sempre nel mio cuore. L’atmosfera come quella di oggi è fantastica, l’ultimo match del giorno, la luce, la standing ovation. Bello vedere che la folla apprezza il  nostro sforzo. Soprattutto per me, perché dopo l’esperienza dello scorso anno conserverò

Giocherai con Thiem, dopo averlo battuto a Roma.
Non aver mai perso contro di lui aiuta, ma non credo sarà importante. In realtà credo che lui proverà a fare qualcosa di speciale per fare del suo meglio. Sarà motivato al massimo, mi aspetto che vada a mille. Lo scorso anno fece semifinale qui. A Roma ho giocato benissimo. Ma qui sono condizioni diverse, tre set su cinque, anche se sapere che l’ho già battuto in passato aiuta.

Nadal ha perso 20 giochi in quattro partite. Ma avuto un warning oggi. Qual è il tuo punto di vista? Sei a favore dell’orologio in campo?
No. Ho parlato di questo in passato, so anche di essere uno di quelli tenuti d’occhio, perché perdo tempo a palleggiare. Accetto quando mi danno il warning, ma prima devono darmi un avvertimento, perché non sai quando stai perdendo tempo. Quando mi avvertono prima del warning non dico mai niente. A volte è frustrante quando l’arbitro non riconosce le circostanze, a volte non dipende da noi, l’asciugamano, il raccattapalle. E sei sotto pressione, ognuno ha le proprie routine e quando qualche elemento esterno le altera perdiamo tempo. A volte credo sia giusto avere tolleranza, ma le regole sono lì per essere rispettate. Non credo sia giusto quando ti danno il warning alla prima volta in cui sfori il tempo.

Di certo hai sentito dell’attacco a Londra. Sei preoccupato per quando arriverai a Wimbledon?
Quando l’ho sentito ero agitato, è disturbante. Una delle città più importanti del mondo. Certo è qualcosa che fa pensare, ma non ho pensato ad andare o non andare a Londra, perché può capitare ovunque. Se viviamo con la paura, non è più vita. Può capitare a chiunque, se il destino ci vuole in un determinato posto ad un determinato momento. Sarò a Londra, dovremo solo stare attenti.

Complimenti. A proposito di questo che hai appena detto, pensi che il tennis possa aiutare a unire le popolazioni?
Mandela disse che lo sport è un linguaggio universale, unisce i popoli come null’altro. E se lo ha detto Mandela puoi immaginare quanto lo sport sia influente. Ovunque tu vada c’è uno sport più popolare, e vedi quanto la passione rappresenti un popolo, così come gli atleti. Ecco perché le persone si identificano con gli atleti. Siamo in competizione, ma prima di tutto siamo umani. Io non potrei mai immaginare di avere così tanto seguito, ne sono davvero grato e cerco sempre di ricordarmi da dove sono partito. Cerco di essere un punto di riferimento per i giovani, stare attento a loro. Cerco sempre di condividere emozioni e amore: vedo sopratutto nella mia Serbia quanto lo sport sia utile per portare gioia.

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