A 41 anni dal trionfo di Adriano Panatta a Parigi, riproponiamo la cronaca originale di Ubaldo Scanagatta datata 13 giugno 1976:
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Parigi, 13 giugno. Adriano Panatta è il più forte giocatore del mondo, nel ’76 sulla terra battuta. E’ riuscito a dimostrarlo anche oggi in una delle sue giornate di vena meno felice. E proprio questo ultimo particolare accresce ulteriormente i suoi meriti. Tutti sono capaci di realizzare, ogni tanto, dei grandi exploit, ma il difficile sta nel saperli compiere nel momento giusto, quando non tutto va come si vorrebbe.
E Panatta ha dimostrato di essere un grande campione proprio oggi quando, in una giornata in cui sia il servizio che il suo gioco a rete erano meno incisivi del solito, è riuscito ad avere la meglio sull’americano Solomon battendolo sullo stesso piano preferito dal suo giovane avversario: quello della lotta, dell’agonismo puro, dei prolungati palleg-gi a fondo campo. Panatta ha così vinto in questo set giocando, contrariamente alle sue abitudini, più spesso a fondo campo che a rete e affannandosi in rincorse e recuperi tali che alla fine è uscito dal campo completamente distrutto, più che stremato. « Quando Solomon mi ha ripreso da 2 a 5 a cinque pari nel quarto set mi sono detto: qui è proprio finita. Se fossimo andati al quinto set non avrei avuto nem-meno più la speranza di vincere».
Eppure sulla carta Panatta avrebbe dovuto essere più fresco di energie che non il suo avversario. Ieri aveva dominato Dibbs in poco più di un’ora e mezzo (giocando per secondo, all’ora più fresca) mentre prodigio di tenacia, grinta volontà concentrazione che è .Solomon, aveva giocato ben quattro ore prima di riuscire a battere, con una temperatura di trentasei gradi, « Speedy » Ramirez.
Panatta è così il primo tennista italiano a realizzare l’accoppiata Roma-Parigi nello stesso anno. Non c’era riuscito nemmeno Pietrangeli che era stato però l’unico italiano capace di imporsi al Roland Garros nel ’59 e nel ’60. (…)
Panatta è diventato l’ottavo giocatore al mondo ad ave-re fatto il bis più prestigioso che si possa fare sulla terra battuta. Accanto a nomi come Drobny, Hoad, Rose, Laver, Roche, Nastase e Borg, il suo non sfigura affatto. Oggi ha vinto dopo tre ore di lotta. Non è stata una grande finale, e se lo è stata lo è stata solo sul piano delle emozioni non su quello tecnico. Nemmeno un primo set vinto per 6 a 1 da Panatta ci aveva illuso eccessivameme sulla facilità di un suo successo. Panatta aveva scelto deliberatamente di non attaccare, ma di affidare tutte le sue speranze a qualche affondo improvviso — splendidi alcuni suoi diritti da fon-do campo specialmente all’inizio del match –e soprattutto alla smorzata, indiscuti-bilmente oggi il. suo colpo più efficace, più redditizio. Solomon però continuava a farlo correre da una parte all’altra del campo e Panatta, che si spremeva talvolta in inutili recuperi, sembrava non rendersi conto di pagare un prezzo troppo alto per l’economia del suo gioco e della sua condizione fisica. Già nel secondo set- — e dopo che Panatta aveva infilato una serie di cinque garnes consecutivi risalendo uno svantaggio iniziale di 0 a 2, l’azzurro accusava un primo vistoso calo perdendo ben nove punti uno di fila all’altro. Per fortuna però aveva ancora uno sprazzo di lucidità e sul 5-4, ritrovata un po’ di incisività nel servizio, riusciva a chiudere il set. Con due set di vantaggio si apprestava così a giocare il terzo già affaticato, ma abbastanza sollevato nel morale. « Solomon è una sanguisuga — dirà poi Adriano — non ti puoi mai aspettare che molli, nemmeno quando sembra spacciato. Per questo non potevo mai essere tranquillo ».
Eppure Panatta avrebbe potuto fare suo il match già al terzo set se, in vantaggio per 3-2 e quaranta a zero, non si tosse fatto sfuggire il suo game di battuta. Da quel momento un crollo improvviso di Panatta fa temere II peggio. Perde ben nove punti consecutivi e Solomon va a condur-re per 4-3, poi per 5-4. Panatta esordisce al decimo game per un doppio fallo e per-de il servizio a zero. E° questo il terzo servizio ceduto dall’azzurro in un solo set. In tutta la partita ne avrebbe persi sette, collezionando dieci « aces » e otto doppi falli. Naturalmente il quarto set è stato il più drammatico. Panatta è sempre stato in vantaggio, ha strappato il servizio a Solomon due volte, è arrivato a condurre per 5-2. A quel punto, quasi incredibilmente, Panatta è riuscito a farsi raggiungere subendo ben due breaks consecutivi.
Sul cinque pari l’espressione del volto di Panatta non faceva presagire niente di buono. L’unica speranza era che Panatta arrivasse almeno al tie-break. Infatti al tie-break Panatta è riuscito a sfoderare, quasi inaspettatamente, tutta la sua classe. Conquistato il pri-mo punto grazie ad una incredibile prodezza, Panatta si è però mangiato il se-condo sbagliando un facile rovescio sulla rete. Da uno pari però Adriano è arrivato al cinque a uno, grazie ad una serie di servizi potentissimi che costringono all’errore la risposta di Solomon. Da 5-1 si è passati a 5-2 e poi a 6-2. Quattro match-balls quindi: il primo se ne è andato col passante di rovescio fuori di Panatta, il secondo invece lo ha sbagliato Solomon che ha messo in rete una facile volée di rovescio che gli è rimbalzata sul nastro. Panatta ha esultato, ha lanciato la racchetta per aria, ha salutato la moglie Rosaria, come ormai è diventata sua abitudine. I tifosi italiani Io hanno portato in trionfo. Per il nostro tennis è stata una giornata di gloria.