Pliskova e la giornata nera del tennis ceco

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Pliskova e la giornata nera del tennis ceco

Dopo Kvitova anche l’altra maggiore favorita Pliskova lascia Wimbledon al secondo turno

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Quarto giorno di torneo a Wimbledon; si è completato il secondo turno e sono cadute altre quattro teste di serie: la numero 3 Pliskova (battuta da Rybarikova), la 12 Mladenovic (da Riske), la 29 Kasatkina (da Kontaveit), la 32 Safarova (da Rogers).
E così con la fine del “Round 64” è arrivata anche la prima eliminazione di una top ten, Karolina Pliskova. Quindi non una top ten qualsiasi, ma la maggiore favorita per i bookmaker dopo l’uscita di scena di Petra Kvitova.

Mercoledì Kvitova, giovedì Pliskova. Sono stati giorni duri per il tennis ceco, che ha perso nell’arco di ventiquattr’ore ore le sue punte di diamante. A completare la giornata nera, le eliminazioni di Safarova e Allertova che hanno decretato una vera e propria débâcle per uno dei movimenti più forti e importanti del tennis femminile. Otto giocatrici ceche al via, tutte già eliminate (in ordine alfabetico: Allertova, Kvitova, le due Pliskova, Safarova, Siniakova, Strycova, Vondrousova).
Non penso però che queste sconfitte siano da interpretare come un segnale di crisi del movimento femminile ceco; al contrario, le giovani e giovanissime presenti in questo elenco lasciano pensare che molte di queste giocatrici abbiano davanti a sè margini di crescita. Stiamo parlando di un solo evento, e nel tennis può capitare il torneo in cui le cose girano male. Alle ceche è accaduto tutto in una volta.

La notizia tecnica del giorno è più circoscritta, ed è l’eliminazione di Karolina Pliskova, battuta nel “derby” mitteleuropeo dalla slovacca Magdalena Rybarikova. Alcuni aspetti della partita li trovate descritti nella cronaca del match; qui mi pare più importante affrontare la questione psicologica, che penso sia stata fondamentale per determinare l’andamento del match.
Karolina aveva di fronte una giocatrice in fiducia, reduce da un filotto di partite vincenti come raramente capita: 25 successi e appena due sconfitte. Queste situazioni sono un propellente formidabile in termini di autostima, un propellente che rende una tennista in forma ancora più pericolosa. E in fondo conta poco che la maggior parte delle vittorie fossero state ottenute in tornei ITF, perché lo spirito vincente prescinde dagli aspetti tecnici. In questi casi o si riesce a tenere a distanza l’avversaria oppure se si ingaggia un testa a testa la situazione diventa insidiosissima.

Battuta dalla numero 87 del ranking: sembra un fallimento totale. Però, prima di sparare a zero su Pliskova, vorrei ricordare qualche dato. Karolina negli Slam era reduce da una finale (US Open), un quarto di finale (Australian Open) e una semifinale (Roland Garros). E fresca di vittoria a Eastbourne. Quindi considerarla una perdente cronica mi sembrerebbe non solo ingeneroso, ma semplicemente sbagliato.
Sarebbe però ugualmente sbagliato assolverla in toto, perché errori ce ne sono stati. A mio avviso l’aspetto peggiore legato al match non è stato l’aver perso la partita, ma come è stata persa.

Sul 6-3, 3-2 e servizio, Pliskova si è ritrovata avanti di un set e un break. E fino a quel momento nei suoi turni di battuta non solo non aveva mai concesso palle break, ma nemmeno aveva permesso a Rybarikova di andare oltre i due quindici nel game.
Magdalena non eccelle in risposta (specie dalla parte del rovescio), quindi una giocatrice con il servizio di Karolina aveva le caratteristiche ideali per chiudere il match. Invece al dunque Pliskova si è incartata, prima concedendo l’immediato controbreak, poi, sul 5-6, con un paio di colpi di volo deficitari ha anche perso l’occasione di giocarsi il set al tiebreak.

E così, malgrado la fiducia dei bookmaker, per Karolina il secondo turno di Wimbledon continua a rivelarsi un ostacolo insormontabile. Però mi sembra prematuro considerare questa situazione come irredimibile. Se è riuscita a fare strada negli altri Slam, penso che potrebbe riuscirci anche a Londra, magari in una edizione nella quale sarà meno considerata e quindi con una pressione inferiore da sopportare. Del resto sull’erba ha già dimostrato di saper vincere.
Probabilmente non è ancora pronta a reggere il ruolo di favorita numero uno, ma se valutiamo il suo status attuale e lo paragoniamo al passato non possiamo che individuare una linea di miglioramento. Non tutti nascono “imparati”, con il killer instinct del supercampione. A volte sono necessari tempi più lunghi per rafforzarsi e maturare.

C’è poi un effetto collaterale legato alla uscita prematura di Pliskova: si complica il raggiungimento del numero uno in classifica, per il quale alla vigilia del torneo era la favorita. Ora dipenderà da quanti turni supereranno Halep e Kerber, le uniche che possono scavalcarla in classifica. Prendete i miei calcoli con il beneficio del dubbio, perché non sono un esperto, ma a me risulta questo: per sorpassare Pliskova, oggi virtualmente numero uno, a Kerber occorrerebbe raggiungere almeno la finale, mentre ad Halep la semifinale.

Delle altre eliminazioni di teste di serie la più prevedibile secondo me era quella di Daria Kasatkina; ha avuto la sfortuna di pescare la “mina vagante” Anett Kontaveit, che in questo momento vale ben più del 38mo posto che occupa, e la partita (terminata 6-3, 6-2) non ha fatto altro che confermarlo. Prima di questo Wimbledon non avevo mai visto giocare da bordo campo Kontaveit, e devo dire che è uno spettacolo di dinamismo: credo che potrebbe fare la fortuna dei fotografi, perché quando carica la palla con il peso di tutto il corpo è veramente trascinante. Un mix di energia, coordinazione e grinta davvero straordinario.

Anche l’uscita di Kristina Mladenovic mi sorprende fino a un certo punto, perché arrivata per mano di Alison Riske, che è forse la giocatrice che cresce di più come rendimento sull’erba rispetto alle altre superfici. Ricordo che da giovanissima per diverse stagioni Riske aveva un record quasi incredibile: sempre sconfitta all’esordio in tutti i main draw WTA, riusciva a vincere solo sull’erba di Birmingham, dove passava regolarmente diversi turni. Mladenovic mi era sembrata provata sul piano emotivo dagli sforzi fatti nei tornei sulla terra battuta e per questo destinata a uscire presto da Wimbledon.

La quarta eliminata è quella per me più inattesa: Lucie Safarova, battuta da Shelby Rogers. Per Lucie è stata veramente una giornata da dimenticare. Ex semifinalista a Wimbledon 2014, non solo è uscita di scena in singolare, ma lo ha dovuto fare anche in doppio, costretta al forfait prima ancora di iniziare a giocare. Questa è di fatto un’altra tegola per il tennis ceco, che perde la possibilità di cercare il successo con la coppia numero uno al mondo Safarova/Mattek-Sands.
E la ragione del forfait è il brutto incidente subito da Bethanie Mattek-Sands, che è scivolata al momento di prendere posizione a rete sullo split step, danneggiando gravemente il ginocchio destro. Safarova è scesa in campo in singolare già sapendo del guaio dell’amica Bethanie. Con quale stato d’animo è difficile dirlo.

Ma naturalmente la più sfortunata di questo giovedì di secondo turno è stata proprio Mattek-Sands. Per una volta sono contento, come inviato, di avere “bucato” la notizia, cioè di non avere assistito di persona al fatto, perché già dai video le immagini sono impressionanti.
A Sorana Cirstea (l’avversaria di Mattek) sono bastati pochi istanti per capire che si trattava di qualcosa di davvero grave; e infatti, invece che rimanere nella sua parte di campo in attesa che Bethanie si riprendesse, è subito accorsa scavalcando la rete, nel tentativo di portare i primi soccorsi alla sfortunata collega, che gridava aiuto. Ma una volta vicino Cirstea ha capito di non poter fare nulla ed è stata quasi obbligata a guardare altrove perché la scena era troppo raccapricciante.

Ci sono state polemiche sia sui tempi di soccorso sia sulla sicurezza dell’erba in questi giorni di caldo molto umido che rende particolarmente scivolosi i campi. Ma per avere un approfondimento molto più esteso rimando al Podcast di Vanni Gibertini e Luca Baldissera.

Prima di chiudere ci sarebbe da affrontare il tema Radwanska, che si è salvata per il rotto della cuffia contro Christina McHale; ma visto che Aga è rimasta in gara avremo la possibilità di farlo più avanti.
Ultimissima cosa, una semplice informazione di servizio per gli appassionati e per i tifosi di Camila Giorgi. Venerdì 7 luglio come terzo incontro sul campo 2 è programmato il suo match contro la campionessa in carica del Roland Garros Jelena Ostapenko.

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