Muller, 92 minuti di applausi. Ecco come ha battuto Nadal

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Muller, 92 minuti di applausi. Ecco come ha battuto Nadal

Riviviamo il terzo turno contro Nadal: oggi la prova del nove contro Cilic, per confermare un torneo da ricordare

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Il commento del Direttore al day 8:

Il commento al day 8 del Direttore con Steve Flink:

 

 

Gilles Müller non sarà più ricordato come “il primo lussemburghese ad aver fatto molte cose”, come disse lui stesso in un’intervista di qualche anno fa. Gilles, giocatore di tecnica sopraffina, servizio pregevole e tocco a rete che non conosce eguali, verrà ricordato come uno dei due giocatori in grado di battere due volte Nadal a Wimbledon. Una volta può essere un caso, due no. L’altro ad esserci riuscito è, indovinate un po’, Roger Federer.

Il 34enne lussemburghese aveva battuto in 4 set il maiorchino nel 2005, quando Nadal arrivò a Wimbledon fresco del primo titolo Slam, appena 19enne. Nadal si prese la rivincita in 3 set, di cui due molto lottati, sei anni più tardi, nel terzo turno del torneo di Wimbledon del 2011. Il terzo turno era anche il miglior risultato di Müller fino a quest’anno. Si era infatti fermato lì proprio nel 2005 e nel 2011.

Gilles, che virtualmente salirà a best ranking sfiorando la top-20, era famoso per essere uno di quei giocatori (Benneteau ne sa qualcosa) in grado di disputare più finali ATP senza mai vincerne una. Quest’anno però il dinoccolato paladino del serve and volley si è tolto ben due soddisfazioni, una a Sydney, dove fu premiato da un Rod Laver non avaro di complimenti, poi a ‘s-Hertogenbosch, dove ha colto il primo titolo sull’erba, sua superficie di elezione. Nel 2017 ha anche colto un’inattesa finale su terra battuta, segno che quest’anno ha veramente trovato la sua dimensione ottimale.

Ma non si viene ricordati per qualche 250 o per una top-30, così come purtroppo non si viene ricordati grazie alle straordinarie capacità tecniche. E allora serviva un’impresa memorabile, quella che due giorni fa Gilles ha colto battendo Nadal in quasi 5 ore di gioco e dopo una battaglia epica al quinto set. Per quantificare la portata delle emozioni che hanno attraversato il lussemburghese – contro cui ad un certo punto sono piovuti fischi squallidi ed ingenerosi – basti pensare che tra il primo match point (sul 5-4 al quinto) e quello decisivo, sono trascorsi circa 92 minuti, quei classici 92 minuti di fantozziana memoria. Ed in quei 92 minuti il pubblico si è spellato più volte le mani tra applausi e boati di sorpresa.

Il match non è però stato soltanto epico, ma è realmente stato bellissimo e raramente i numeri lo testimoniano come in questo caso. È pur vero che quando si affronta un giocatore che ama il serve and volley i compilatori di vincenti-non forzati tendono ad esser particolarmente generosi, ma anche i numeri di Nadal sono incredibili. Il molleggiato lussemburghese ha giocato 95 vincenti, ma è pazzesco il saldo winners-unforced di Nadal: +60.

Analizziamo i numeri in dettaglio, con un doveroso occhio di riguardo a quelli del lunghissimo quinto set (oltre due ore).

Il servizio

Entrambi hanno servito veramente bene, basti pensare a come Nadal abbia salvato i primi due match point e quanto abbia ricavato dal servizio nei momenti topici. Ma Müller non è stato da meno.

  • Nadal ha servito 23 ace, 1 servizio vincente e soli 2 doppi falli (saldo totale: +22)
  • Müller ha servito 30 ace, 7 servizi vincenti, ma anche 10 doppi falli (saldo totale: +27)
  • Nadal ha servito il 67% di prime, Müller il 63%.
  • Entrambi hanno ottenuto l’80% di punti con la prima, ma Nadal ne ha ottenuti di più con la seconda (60%-48%)
  • Le velocità medie a servizio sono praticamente identiche (186 Km/h con la prima per entrambi, 161 Km/h con la seconda per Nadal e 162Km/h per Müller)
  • Anche i servizi più veloci sono quasi identici: 201 Km/h per Rafa, 203 Km/h per Gilles

Nel quinto set però Müller ha fatto meglio di Nadal; più ace (11-7, più 3-0 servizi vincenti), più punti con la prima (81%-74%), nonostante meno prime (64%-69%) e numeri simili nei doppi falli (2-1) e nei punti vinti con la seconda (52-%-54%, leggermente avanti Nadal). Velocità identiche al servizio anche nel quinto, con Nadal che paga 5 Km/h con la seconda.

La risposta

Complessivamente Nadal ha risposto meglio, avendo ottenuto il 32% dei punti in risposta, contro il 27% di Müller, conditi da più risposte vincenti (9-3) da parte del maiorchino (5-1 nel quinto set). Tuttavia, vi sono due passaggi chiave che hanno consentito a Müller di prevalere:

  • Nel quinto set Müller ha ottenuto più punti in risposta (32%-29%)
  • Nadal ha sfruttato soltanto 2/16 palle break, mentre Müller è stato più cinico (3/8)

Complessivamente il servizio ha dominato sulla risposta: vi sono stati soltanto 5 break (1 per set) in 66 turni di servizio (7.6%) e soprattutto 1 break soltanto nei 28 game del quinto set (3.6%).

Nel quinto set entrambi hanno avuto cinque palle break. Nessuna fino al 5-4 Müller, che ha poi beneficiato di 5 palle break in 4 game, ottenendo l’ultima e chiudendo il match. Nadal ha avuto lo stesso numero di palle break (5), ma in 2 game, di cui ben 4 in un game cruciale, sul 9-9.

Il gioco a rete

Ci si aspetterebbe di vedere numeri molto diversi, ma se Müller è sceso a rete molte più volte (83 contro 46), è anche vero che i due hanno percentuali quasi identiche di punti vinti a rete (72% Nadal, 71% Müller). Ma nel quinto e decisivo set le cose sono cambiate:

  • Müller ha ottenuto il 71% di punti a rete nel corso del match, ma il 79% nel quinto set
  • Nadal ha ottenuto il 72% di punti a rete nel corso del match, ma il 54% nel quinto set

Nonostante Müller sia andato molto più spesso a rete, Nadal ha corso di più (circa 500 metri in più, complessivamente).

Complessivamente, Nadal ha un saldo attivo a rete tra winners ed unforced (+7), mentre quello di Müller è quasi irreale (+29, con ben 32 vincenti). Anche in questo caso, è nel quinto set che Müller ha fatto la differenza a rete:

  • Dei 10 vincenti a rete, Nadal ne ha ottenuti 6 al quinto set
  • Dei 32 vincenti a rete, Müller ne ha ottenuti 18 al quinto set

Al quinto set Gilles ha un saldo stellare (18-1) a rete, Nadal ha invece un dignitoso 6-1.

La qualità del gioco (winners-unforced)

Qui i numeri sono eccellenti per entrambi, ben al di sopra delle attese. Ecco quali spiccano:

  • Müller ha giocato 95 vincenti, commettendo 52 non forzati (saldo: +37)
  • Nadal ha un incredibile saldo attivo (+60) grazie a 77 vincenti e soltanto 17 non forzati
  • Da fondo, Nadal ha un saldo attivo con entrambi i fondamentali: 26-10 con il dritto, 17-2 con il rovescio (!!!)
  • Da fondo Müller ha un saldo passivo con entrambi i fondamentali: 21-25 con il dritto, 5-14 con il rovescio
  • Ma Nadal ha commesso 5 errori di dritto da fondo nel quinto set e Müller è in pari al quinto con il rovescio da fondo (3-3), compreso un passante su palla break che ha probabilmente deciso il match

Il quinto set ha ribaltato molti altri parametri. Complessivamente Nadal ha perso facendo 7 punti in più, ma nel quinto set Müller ne ha ottenuti ben 8 in più. E se nell’arco del match Nadal ha un saldo migliore tra vincenti e non forzati (+60 contro +37), al quinto set ha fatto meglio Müller, seppur di poco (+25 contro +24).

Le conclusioni

È stato un match che ha offerto livelli di qualità altissimi (+97 il saldo winners-unforced complessivo) ed ha visto ottenere ben 172 punti grazie a dei vincenti (172/387, 44.4%).

Nonostante l’estrema durata (4h47′), il match è andato via via crescendo come qualità, non solo come pathos. Ecco quali sono state le chiavi numeriche del match:

  • Nadal ha servito complessivamente meglio per quattro set, ma Müller ha servito meglio nel quinto set
  • Nadal ha risposto complessivamente meglio per quattro set, ma Müller ha risposto meglio nel quinto set
  • Nadal ha un miglior saldo complessivo tra vincenti e non forzati, ma Müller ha un bilancio milgiore nel quinto set
  • Nadal è andato meno a rete, ma ha ottenuto una percentuale di punti più alta di Müller, che però ha ribaltato le cose al quinto set sommergendo di vincenti (18 soltanto a rete, 44 nel quinto set) Nadal
  • Nel quinto set Nadal ha sbagliato leggermente di più con il dritto e Müller ha quasi azzerato i non forzati con il rovescio

L’ultima di queste considerazioni è risultata decisiva in due punti chiave del quinto set. In un caso Müller ha trovato il passante vincente di rovescio su palla break per Nadal, in un altro caso Nadal ha sbagliato un dritto da fondo che lo avrebbe mandato a servire per il match, poi ha anche sbagliato due dritti (forzati) da fondo che gli sono costati il match.

Chiudiamo con una considerazione. Come si sono giocati i punti chiave del quinto set, chi ha spinto?

  • Nadal annulla i primi due match point (4-5 15-40) con un ace e poi costringe all’errore forzato Müller con un gran servizio
  • Müller annulla una palla break (6-6 40-AD) con un servizio vincente
  • Müller salva 4 palle break sul 9-9, tutte sul 40-AD, quindi servendo sempre dalla stessa parte. Nella prima si scambia e Müller passa di rovescio Nadal. Nella seconda Müller costringe al forzato di rovescio Nadal, ma nella terza è Nadal a commettere un unforced di dritto. La quarta viene annullata da un ace, dopo che una chiamata errata sulla seconda aveva fatto servire nuovamente la prima al lussemburghese
  • Nadal annulla il terzo match point (9-10 30-40) con una volèe vincente di dritto, poi annulla il quarto match point (9-10 40-AD) costringendo Müller al forzato di dritto
  • Il quinto e decisivo match point sul servizio di Nadal (13-14 15-40) si conclude con un forzato di dritto di Nadal

Da questo elenco si evincono alcune considerazioni interessanti. Su 10 punti chiave, ben 8 hanno visto spingere chi doveva salvarsi dalla palla break. Sono stati 2 i punti che hanno fatto eccezione, in un caso però Nadal ha spinto per prendersi il break ed ha commesso un unforced di dritto, nell’altro Müller ha spinto per chiudere il match ed ha indotto Nadal all’errore. alla fine di tutti questi conti, sono questi due punti ad aver cambiato le sorti del match.

Proprio nell’ultimo game Müller ha definitivamente rotto gli indugi (quei pochi che aveva avuto). Ecco infatti la sequenza dell’ultimo game:

  • Müller spinge e costringe Nadal al forzato al volo (0-15)
  • Müller continua a spingere e ottiene il punto con una volèe di dritto (0-30)
  • Nadal prova ad arginare e spinge sul rovescio di Müller, che commette un forzato (15-30)
  • Müller non aspetta più, spinge sul dritto di Nadal, che stecca sotto pressione, e va a match point (15-40)
  • Ancora Müller spinge sul dritto di Nadal e chiude il match

Negli ultimi 5 punti, il lussemburghese è stato padrone del proprio destino, spingendo in 4 punti su 5 e ponendo il marchio sull’impresa della carriera.

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Roland Garros, record azzurro: 11 italiani al 2° turno, 7 vittoriosi contro classifica

Lo scorso anno dei 12 azzurri al via nei due tabelloni principali di singolare, 8 uomini e 4 donne, approdarono al secondo turno soltanto in 6: Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan. Nel 2023 sulle 11 affermazioni cinque sono arrivate su tds

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Andrea Vavassori - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

Non era mai accaduto prima che in un’edizione del Roland Garros, approdasse al secondo turno la bellezza di 11 portacolori azzurri sommando il tabellone maschile a quello femminile: 7 ragazzi sui 9 al via nel seeding principale, e 4 donne italiche sulle 6 ai blocchi di partenza; 7 su 11 vittoriosi contro giocatori meglio classificati. A fare il loro dovere, trovandosi di fronte tennisti con una classifica peggiore, solamente Sinner, Musetti, Giorgi ed Errani. Ad esempio, per portare il confronto con un edizione passata: nel 2022 furono 12 gli azzurri in gara nel main-draw parigino, 8 uomini e 4 donne, e “soltanto” la metà raggiunse il turno successivo (Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan).

Un primato conquistato grazie soprattutto all’en-plein della prima giornata, nella prima delle tre domeniche del torneo, con un perentorio 5 su 5 targato Musetti, Sonego, Arnaldi, Giorgi ed Errani, a cui hanno fatto seguito i tre successi colti lunedì – a fronte di altrettante sconfitte nostrane e quindi di un passivo relativo al rendimento azzurro di ieri presso Porte d’Auteuil che recita un pareggio di bilancio: 3/3 – a firma di Jannik Sinner, Fabio Fognini ed Elisabetta Cocciaretto.

Ad impreziosire poi il record agguantato dal nostro movimento, il fatto che cinque delle undici affermazioni italiane al primo turno siano arrivate al cospetto di una testa di serie (Sonego, Fognini, Cocciaretto, Paolini e Vavassori) e due ai danni di un – o di una – Top Ten. A proposito in particolare di questa statistica, si tratta proprio dell’ultimi due alfieri azzurri sopra citati. Il veterano ligure, 36 candeline spente appena sei giorni fa, che nel lontano 2011 in questo stesso evento raggiunse quello che è tutt’ora il suo miglior piazzamento in una prova Slam: quel quarto di finale che purtroppo però non poté nemmeno giocarsi contro Novak Djokovic, non riuscendo neppure a scendere in campo a causa di uno stiramento alla coscia che si procurò dopo l’infernale e drammatica battaglia vinta agli ottavi con il catalano Albert Montanés per 11-9 al quinto dopo aver annullato 5 match point, aver disputato la parte conclusiva del match da semiparalizzato e aver rimontato – tra gli innumerevoli altri – uno svantaggio di 5-2 nella quinta frazione.

 

Quest’anno ad arrendersi, in modo decisamente più agevole per il nativo di Arma di Taggia, a Fabio è stato Felix Auger-Aliassime: anche lui acciaccato sul piano fisico, con nuovi problemi occorsi al canadese oltre alla sempre dolorante e scricchiolante spalla ma che come abbiamo visto non possono essere un completo alibi soprattutto di fronte ad una magica versione di Fogna che ritrovata la forma fisica e ricreato lo speciale feeling con Corrado Barazzutti, è ritornato a mostrare – ai quei pochi smemorati che lo davano per morto sportivamente parlando – il proprio braccio in tutto il suo splendore.

Magnifica anche la nostra fantastica Coccia, Elisabetta ha mosso a dovizia la campionessa di due Wimbledon ma anche per due volte semifinalista a Parigi Petra Kvitova che quest’anno è tornata a vincere un WTA 1000 a Miami – mettendo in luce ancora una volta i limiti della ceca negli spostamenti laterali ed in generale le difficoltà quando non può colpire (per merito dell’avversaria di turno) con gli appoggi ben piantati. Una bella prima volta contro le Top 10, davvero bellissima.

Ed infine, a portare il computo da 8 a 11 ci han pensato i maratoneti Andrea Vavassori, Giulio Zeppieri e Jasmine Paolini. Una menzione speciale per il serve&voller torinese che ha portato a casa un sfida da cineteca, con tanto di 5 match point cancellati come Fognini 12 anni fa, e che ci ricorderemo per tanti anni custodendo nel cuore e nella memoria visiva le emozioni che ci ha scaturito la sua gladiatoria impresa di rimonta dallo 0-2: il ricordo più bello, di questa tre giorni e non solo, una stella marina di nome “Wave” dispiegata sulla terra rossa parigina.

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ATP

Holger Rune eguaglia i Big Three, Djokovic record di settimane da numero uno e di… sconfitte da numero uno

Il danese completa una striscia di sei successi contro un top 5. Alcune curiosità sulle cadute dei campioni nel periodo al vertice del ranking ATP

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Novak Djokovic - Roma 2023 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)

L’assenza di Novak Djokovic e Rafa Nadal dalle semifinali di Roma è l’ennesimo segnale del periodo di passaggio che il tennis maschile sta vivendo, sottolineata dalle prime fughe di notizie sul possibile forfait del maiorchino a Parigi.

Novak Djokovic si appresta a cedere di nuovo lo scettro di numero uno del mondo a Carlos Alcaraz, sia pure solo per sessanta punti. Nole sta ultimando la settimana numero 387 al vertice, record che vede al secondo posto Roger Federer con 310.

 

Con un tale distacco sul secondo classificato non deve sorprendere il dato che lo vede perdente per ben 70 volte durante le sue settimane di regno. In questi complessivi sette anni e più ci sono sconfitte con giocatori di vertice ma anche qualche infortunio. Per due volte, per esempio, ha ceduto a Jiri Vesely: a Dubai nel 2022 e a Montecarlo nel 2016. Nella lista appaiono due italiani: Lorenzo Musetti al Country Club poche settimane fa e Lorenzo Sonego nel 2020 a Vienna.

Una sconfitta in meno per Pete Sampras, che distribuisce le sue 69 su “solo” 286 settimane. Quale gli peserà di più? il sontuoso Krajicek nel 1996 a Wimbledon oppure Ramon Delgado (orrore) nel secondo turno di Parigi 1998?

Federer ha perso 56 volte, mentre Lendl e Nadal 44 a testa con il moravo che conta 270 settimane contro le 209 di Rafa. Jimmy Connors da number one si è sentito dire per ben 41 volte bad luck alla stretta di mano (non è vero altrimenti sarebbero state altrettante risse): famosa la caduta contro Roger-Vasselin, sempre a Parigi nel 1983. Ricordiamo però anche Panatta a Houston nel 1977.

Il suo amico McEnroe ha ceduto per 35 volte in 170 settimane e la più bruciante è quella ancora nei pressi del Bois de Boulogne per mano del “cattivo” Lendl in finale nel 1984. Poi forse c’è quella dell’anno dopo a Wimbledon con Curren, 6-2 6-2 6-4 e ciao ciao Londra. Chiudono Agassi e Borg con rispettivamente 28 e 12 losses, gli ultimi due tra chi ha tenuto la cintura per oltre 100 settimane.

Tornando a Djokovic, con la vittoria ottenuta mercoledì sul Centrale del Foro Italico, Holger Rune diviene il quinto tennista che vanta un bilancio positivo negli scontri diretti con l’asso serbo. Il danese, dopo la sconfitta a New York nel 2021, aveva ripreso l’equilibrio nell’ultima finale di Bercy.

Se consideriamo un minimo di tre match, prima di lui abbiamo quattro giocatori di cui solo uno è un Gran Slam winner.

L’unico in questione è Andy Roddick. L’americano, campione allo US Open edizione 2003 l’ultima prima della cinquina di Roger, ha battuto Nole per cinque volte tra il 2007 e il 2012, perdendo solo in quattro occasioni. A livello di major i due sono 1-1 (Novak quarti di finale US Open 2008, Andy AO 2009 quarti di finale, per ritiro) e l’ultimo atto si è svolto ai giochi olimpici di Londra. Unico non disputato sul duro, vide Nole prevalere sull’uomo di Omaha per 6-2 6-1.

Poi abbiamo “Mano de Piedra” Fernando Gonzales, tennista cileno che mutuava il soprannome con il pugile panamense Roberto Duran. Con i suoi diretti ha steso Nole per due volte e lo ha portato al quinto a Parigi nel 2006. Lo ha battuto sempre sul duro, Cincinnati 2005 e Madrid 2006.

Il gigante Ivo Karlovic vanta anch’esso un 2-1 che gli fa onore. Con i suoi angoli assurdi al servizio il lunghissimo croato ha sorpreso Djokovic a Madrid 2008 e a Doha 2015, sul duro. Sulla terra di Amburgo nel 2008 l’unica gioia di Nole. Ah, ovviamente su 7 set ben cinque si sono conclusi al tie-break, con un bel 3-2 a favore del marpione di Zagabria.

Per ultimo Nick Kyrgios. Il bad guy di Canberra nel 2017 nel giro di un mese ha vinto due volte, Indian Wells e Acapulco. Probabilmente le baratterebbe con l’unica sconfitta, quella di Wimbledon 2022, durante la seconda domenica.

Per chiudere un altro dato che testimonia la crescita di Rune: il classe 2003 è il sesto tennista dall’inizio del secolo ad aver vinto sei volte consecutive almeno contro un top 5. Gli altri sono: Gustavo Kuerten, Andre Agassi e i Big Three. Tanto per dire…

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ATP Roma, le statistiche della vigilia: quali sono i migliori risultati dei tennisti italiani nei Masters1000?

Ad oggi l’unico titolo Masters1000 conquistato da un italiano resta l’indimenticabile Montecarlo 2019, griffato da Fabio Fognini

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Fabio Fognini e Nicola Pietrangeli - Montecarlo 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)

Gli Internazionali BNL d’Italia sono alle porte: martedì 9 maggio, si comincia con i primi turni del tabellone femminile, cui farà seguito l’esordio del main draw maschile, mercoledì 10 maggio. In questo articolo, grazie anche alla preziosa collaborazione di Nicola Gillio – che ringraziamo per i tanti e precisi dati fornitici (qui un pezzo sulle vittorie e i guadagni dei migliori 19 tennisti azzurri del momento) – ripercorriamo la storia di tutti i tennisti italiani con almeno una presenza nei tornei Masters1000, categoria nata nel 1990.

Nel corso dell’articolo verranno presi in considerazione tutti i ‘1000’ maschili, che salvo rari casi sono sempre stati nove ogni anno. Fanno eccezione le ultime stagioni, inevitabilmente condizionate dalla pandemia di Covid-19. Nel 2020, infatti, si sono giocati solamente tre Masters, mentre nel 2021 e 2022 tutti i tornei di questa categoria (a parte Shanghai, che non si gioca dal 2019) sono tornati al loro regolare svolgimento.

 

Dai 63 diversi azzurri che, almeno una volta, hanno fatto scrivere il loro nome nel main draw dei 293 Masters1000 tenutisi fino ad oggi, sono arrivate 538 vittorie e 826 sconfitte (ritiri inclusi). L’unico capace di arrivare fino in fondo ad uno dei tornei più importanti dopo gli Slam è stato Fabio Fognini, vincitore a Montecarlo nel 2019.

Occorre, prima di snocciolare tutti i nostri numeri, fare un’ultima precisazione. Nell’arco di oltre trent’anni alcuni tornei hanno cambiato location e superficie, sebbene sette Masters1000 siano rimasti sempre gli stessi dalla loro prima edizione nel 1990. Madrid, ad esempio, si disputa sulla terra battuta solamente dal 2009 (fino a quell’anno il suo corrispondente era stato Amburgo). Diverse altre sedi si sono avvicendate anche per quanto concerne il posto in calendario oggi occupato da Shanghai. Per comodità, nei dati che andremo a fornirvi abbiamo tenuto in considerazione Amburgo/Madrid (terra) come unico torneo. Ragionamento analogo è stato fatto anche per Stoccolma/Essen/Stoccarda/Madrid (cemento)/Shanghai, tutti analoghi tra loro.

I migliori risultati

Come già ricordato in precedenza, l’unico italiano in oltre 30 anni capace di vincere un Masters1000 è stato Fabio Fognini. In un’epoca ampiamente dominata dai Fab4 – che solo tra loro contano ben 116 titoli in questa categoria di tornei – è sicuramente un grande risultato, e chissà che in futuro non ne possano arrivare altri.

Tutte le 4 finali ‘1000’ raggiunte dal tennis italiano sono infatti arrivate nelle ultime cinque stagioni, maturate grazie a Fabio Fognini (Montecarlo 2019), Jannik Sinner (Miami 2021 e 2023) e Matteo Berrettini (Madrid 2021). Il tennista romano è anche colui che, fino a questo momento, ha ottenuto la testa di serie più alta in un main draw, essendo stato n°4 del seeding agli Internazionali BNL d’Italia 2020. L’attuale n°20 del mondo completa, da solo, il podio delle più alte teste di serie azzurre in un Master, essendo stato anche n°5 dei tabelloni di Cincinnati e Indian Wells 2021 e n°6 a Cincinnati 2020 e Indian Wells 2022.

Scendendo alle semifinali, la prima risale al lontano 1995, quando a Montecarlo uno degli ultimi 4 fu Andrea Gaudenzi, attuale presidente dell’ATP. Si sono fermati alle porte della finale anche Filippo Volandri (Roma 2007), Andreas Seppi (Amburgo 2008), Fabio Fognini (Montecarlo 2013 e Miami 2017), Matteo Berrettini (Shanghai 2019), Lorenzo Sonego (Roma 2021) e Jannik Sinner (Indian Wells e Montecarlo 2023). Tra quelli non ancora menzionati, hanno collezionato almeno un quarto di finale anche Omar Camporese (3 volte), Cristiano Caratti, Diego Nargiso, Renzo Furlan e Lorenzo Musetti (2 volte), per un totale di 27 occasioni incui gli azzurri si sono fermati ai quarti di finale(9 volte invece quando hanno perso in semifinale).

Tra i più vincenti spicca ancora Fabio Fognini con 91 vittorie, seguito da Andreas Seppi (66), Jannik Sinner (41) e Andrea Gaudenzi (32). Loro quattro sono gli unici giocatori che, per ora, hanno scollinato quota 30 successi, sperando che presto possano raggiungerli anche Matteo Berrettini (22), Lorenzo Sonego (21) e Lorenzo Musetti (17).

Dai giocatori più presenti alle meteore

Tra i tennisti italiani con più presenze in assoluto in un Masters1000 ci sono, come prevedibile, giocatori già ritirati o sul viale del tramonto. Il leader è anche in questo caso Fabio Fognini, che con 105 apparizioni guida il movimento azzurro. Dietro di lui Andreas Seppi (92), Filippo Volandri (45) e Davide Sanguinetti (43), al momento gli unici con più di 40 gettoni nei ‘1000’.

Guardando l’altro lato della medaglia, c’è anche chi è entrato solamente una volta nel tabellone principale di un Masters1000. Alcuni di questi 20 giocatori sono già ritirati (Francesco Cancellotti, Marco Crugnola e Massimo Dell’Acqua), mentre altri sono appena all’inizio di una carriera che si prospetta ricca di soddisfazioni come Flavio Cobolli, Francesco Passaro e Giulio Zeppieri.

Dai “fortunati” ai “benedetti”: alcune curiosità

Soltanto tre giocatori possono vantare una percentuale vittorie/sconfitte superiore al 50%. Uno è Davide Scala, che nella sua carriera ha preso parte soltanto una volta ad un antico ATP Masters Series, giungendo comunque agli ottavi di finale. Si trattò di Roma 1997, quando partendo dalle qualificazioni sconfisse anche Tim Henman prima di cedere agli ottavi a Scott Draper, giustiziere al secondo turno di Thomas Muster. Oltre al suo 66.7% di rapporto vittorie/sconfitte – che comunque lascia il tempo che trova avendo lui disputato soltanto tre partite – ci sono anche il 67.2% di Jannik Sinner (41-20) e il 51.5% di Lorenzo Musetti (17-16).

È interessante, poi, notare come il numero di giocatori entrati in tabellone grazie ad una wild card sia esattamente identico a quelli che ce l’hanno fatta passando dalle qualificazioni. È infatti accaduto 149 volte che un italiano abbia ricevuto una wild card, mentre altrettante volte un azzurro è riuscito a superare le quali. Colui che ci è riuscito più volte è stato Andreas Seppi (14 qualificazioni); è stato invece Diego Nargiso a beneficiare più volte di una wild card (12).

Oltre ai 509 accessi diretti in tabellone (103 dei quali erano anche teste di serie), nella storia dei Masters1000 ci sono stati anche tre italiani che hanno sfruttato uno special exempt e 17 lucky loser. Fabio Fognini e Davide Sanguinetti sono ad oggi stati i più fortunati, venendo ripescati tre volte ciascuno.

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