Due game da KO

Wimbledon

Due game da KO

WIMBLEDON – La finale femminile si è giocata su pochi punti che hanno indirizzato il match. Muguruza ne è uscita vincitrice e per Venus è stata notte fonda

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La finale di Wimbledon 2017 è stata una partita anomala: in pratica è durata un solo set, e quel set si è deciso sostanzialmente nell’arco di due game, il decimo e l’undicesimo.
Però limitare la lettura del match a quei pochi punti non sarebbe possibile, perché le due giocatrici li hanno affrontati e sviluppati in un certo modo sulla scorta di quanto era accaduto sino a quel momento, vale a dire i circa 35 minuti di gioco precedenti. E nei primi 35 minuti di gioco direi che erano emersi tre temi fondamentali:

– Primo tema: Venus otteneva pochi punti rapidi con la battuta. Questa era senza dubbio una cattiva notizia per lei, abituata a una percentuale di servizi non ritornati ben più alta. Ci vengono in soccorso le statistiche per quantificare la situazione.
In tutto il torneo (finale esclusa) Venus aveva raggiunto il 41% di punti non ritornati con la prima di servizio. Contro Muguruza la percentuale nel primo set era scesa al 28% (11 su 39). Aggiungiamo anche i 5 doppi falli contro i soli 3 ace e si capisce come i colpi di inizio gioco delle due giocatrici avessero portato a una situazione nuova: la minore incisività del servizio di Venus di fronte alla efficace risposta di Muguruza. E infatti gli scambi brevi (1-4 colpi) per Venus erano diminuiti rispetto al resto del torneo: dal 76% al 67%. Quindi scambi più lunghi e faticosi per Venus.

– Secondo tema: gli errori di dritto di Muguruza. Fin dal primo quindici del match, Garbiñe ha dimostrato di essere in una giornata eccezionale con il rovescio (solido, incisivo, sicuro anche nelle fasi difensive). Ma invece il dritto era apparso più incerto e falloso.
Secondo gli statistici di Wimbledon solo nei primi otto game del set Muguruza ha assommato 15 errori di dritto: 7 unforced error e 8 forced (ma secondo me gli statistici sono di manica larga nel valutare i forzati).

– Terzo tema: la relativa instabilità del dritto anche da parte di Venus: un colpo da cui otteneva molti più vincenti di Muguruza (7 a 2 nel primo set) ma che in alcune occasioni aveva mostrato qualche incertezza: nei primi otto game 9 errori (4 UE + 5 F).
Insomma il dritto di Venus era incisivo, ma non proprio infallibile, e nel sesto gioco se ne era avuta la prova: aveva conquistato la prima palla break con un bel passante di dritto incrociato, ma poi sempre con il dritto aveva vanificato l’occasione con un lungolinea spedito in rete.

La debolezza del dritto di Muguruza nelle prime fasi era così evidente che Venus aveva deciso di modificare il suo gioco per cercare di approfittarne. E così se nei primi game aveva impostato scambi geometricamente articolati, man mano che il set si sviluppava il gioco tendeva a cristallizzarsi, perché Venus aveva adottato uno schema semplice e antico quanto il tennis: insistere sul colpo debole dell’avversaria.

Questo era il quadro della situazione nel momento in cui si sono giocati i due game decisivi.
Di nuovo con due errori gratuiti di dritto Muguruza si è messa in serissima difficoltà. Si è trovata sotto 4-5, 15-40. Ma qui ha reagito da campionessa. Sul primo set point si è giocato un punto da 20 colpi nel quale Venus l’ha martellata sul dritto. Su 9 colpi da fondo, Garbiñe ne ha dovuti giocare 8 di dritto. Ma non ha sbagliato. Per la verità uno ha sfiorato il nastro, ma è passato. E invece l’errore lo ha commesso Venus, proprio di dritto, al ventesimo colpo.
Sul secondo set point Muguruza si è salvata con una buona prima ed è riuscita a pareggiare sul 5-5. Ora possiamo dirlo: quello scambio da 20 colpi, concluso con l’errore di Venus, ha probabilmente indirizzato il match.

Sul 5 pari si è completato il rovesciamento della partita. Sul piano psicologico ma anche tecnico. Con un gratuito di dritto Venus ha concesso la prima palla break (30-40) che Muguruza ha sprecato. Ma Venus si è ripetuta: errore non forzato di dritto e seconda palla break. E qui si è avuto il secondo punto determinante della partita: scambio da 15 colpi concluso ancora con un errore di dritto di Venus.
6-5 Muguruza, che poi avrebbe vinto i sette game successivi (in totale nove consecutivi dal 4-5 al 7-5, 6-0).

In sostanza Williams è entrata nei due game decisivi del match con la convinzione di essere in una condizione di superiorità tecnica (la maggiore solidità ed efficacia del suo dritto) e ne è uscita con la sensazione opposta. Era lei quella con il colpo davvero “traditore”, che le era costato il set.

Ma oltre a questo dobbiamo tornare al primo tema: i passaggi decisivi del match si sono giocati attraverso due scambi straordinariamente lunghi per essere su campi in erba, e tutte e due le volte Venus li ha persi. 20 colpi e 15 colpi. Davvero troppo per una 37enne che aveva fatto della rapidità di gioco la sua arma vincente.

Sotto di un set, con la sensazione di essere in deficit tecnico rispetto all’avversaria, e dopo avere probabilmente speso più del previsto, Venus si deve essere sentita con davanti una montagna da scalare di proporzioni impossibili.
Al contrario dopo un’ora di lotta Muguruza era forte, tonica, sicura. E in vantaggio. Di dritto sbagliava sempre meno e di rovescio faceva malissimo. Era riuscita ad allungare gli scambi ed era in controllo sotto tutti gli aspetti.
Ecco, tenendo presente questa situazione forse si può capire meglio il 6-0 del secondo set.

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