Federer compie 36 anni, ma adesso viene il bello

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Federer compie 36 anni, ma adesso viene il bello

Il più grande di tutti giocherà i prossimi mesi senza dover difendere nessun punto in classifica. La caccia al numero uno è aperta. Il tutto a 36 anni suonati… agli avversari

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La vita è strana. Difficile per alcuni, facile per altri. Ma facile o difficile che sia ognuno di noi ha vissuto, sta vivendo o vivrà in futuro momenti nei quali rimboccarsi le maniche e lavorare il doppio. Dodici mesi fa Roger Federer viveva forse il peggior compleanno della sua vita, scontato dire di quella sportiva. Il campione dei campioni, a secco di Slam da ormai quattro anni, si ritrovò costretto ai box dopo la grande delusione di Wimbledon. Avanti due set a uno contro Milos Raonic si vide rimontare e poi superare dal lungo canadese che centrò così la sua prima (e per adesso unica) finale Major.

Pochi giorni più tardi arrivò l’annunciò dello stop, il più lungo della sua carriera. Il ginocchio, già operato in primavera, necessitava di altre cure e soprattutto Federer aveva bisogno di altro riposo. Niente cemento americano, niente US Open e soprattutto niente Olimpiadi (quindi rinuncia all’oro, uno dei pochissimi sigilli che mancano nel palmares). “Mi fermo, tornerò a gennaio pronto per vincere ancora” disse Roger al momento dell’annuncio. E la maggior parte dei fan e degli addetti ai lavori non credette alle sue parole (poveri stolti, verrebbe da dire). Anzi, partì subito la caccia alla celebrazione. Lo stop di sei mesi pareva solo il preludio del ritiro. Ci si aspettava un rientro soft, qualche piazzamento, magari un quarto in Australia (nelle migliori ipotesi una semi) e tutta la preparazione centrata in vista di Wimbledon per la caccia all’ottavo trionfo sui verdi prati dell’All England Club.

È andata in maniera leggermente diversa – viene quasi da ridere a ripensarci – Federer ha preparato uno dei più grandi rientri della storia dello sport. Australian Open, Indian Wells, Miami, Halle e Wimbledon. Immaginare un paragone tra il 2017 e il 2006 era utopia, non ci sono altre parole per descriverlo. La prova sta nelle reazioni che lo stesso Federer ha avuto dopo i match point. È sempre stata una gioia condita con una risata, come a dire “Ma davvero ho vinto ancora?!”. Poi, ovvio, sono arrivate le lacrime, sempre presenti nella grandi vittorie e nelle grandi sconfitte dello svizzero. Vincere, inoltre, non gli è bastato: ha deciso di farlo anche al cospetto del suo più grande rivale. Quello che per dieci anni, salvo qualche occasione, l’ha bastonato in tutte le maniere possibili e immaginabili.

Sotto 3-1 al quinto set in Australia ha rimontato fino alla storica vittoria, forse la più bella e sorprendente della carriera. Le altre due vittorie su Nadal sono arrivate a Indian Wells e Miami, due scoppole che nemmeno nelle giornate di gloria, due match dove il risultato non è mai stato in bilico con Rafa travolto letteralmente dal gioco d’anticipo dello svizzero. Paradossalmente la vittoria più semplice è stata proprio quella di Wimbledon dove non ha perso nemmeno un set e in finale non ha trovato l’opposizione di un Cilic provato nel fisico e ancor di più nel morale. Insomma, quello che doveva essere non è stato e quello che non si immaginava nemmeno si è avverato. Di certo c’è solo che una tale magia poteva riuscire solo a lui, uno dei più grandi di tutti i tempi. Niente discorsi sul GOAT. Non si tratta nemmeno di numeri, dei 19 Slam o di quant’altro; c’è semplicemente l’emblema dello sport, del suo significato che può tranquillamente essere paragonato alla vita. Federer ha superato tutto. In fin dei conti 17 Major non erano pochi e Federer ci aveva provato eccome a rimpinguare il suo primato. Quattro anni nei quali aveva anche perso qualche occasione importante e dove aveva subito anche lui i migliori momenti delle carriere di Murray e Djokovic.

Oggi Roger festeggerà i suoi 36 anni in Canada, al torneo di Montreal, tappa che mancava sul calendario da qualche anno. Da domani inizierà la caccia alla posizione numero uno del ranking, che però può arrivare solo dopo Cincinnati. Sarà probabilmente proprio Nadal quello da battere perché al maiorchino basta arrivare in semi alla Rogers Cup per centrare la leadership della classifica ATP. Spodestare Nadal dal numero uno sarebbe il massimo, la ciliegina sulla torta dopo le tre vittorie già arrivate in questo 2017. Ma parliamo pur sempre di una grandissimo Nadal che, alla fine, ha steccato solo il torneo di Wimbledon, quello nel quale ha faticato di più negli ultimi anni. Proprio Rafa è stato l’altro grande protagonista di questa stagione, per quanto surclassato ogni volta che Federer si trovava dall’altro lato della rete. Non abbiamo però la controprova del Roland Garros, dove quasi certamente avrebbe vinto Nadal: gli altri risultati però parlano chiaro.

Il meglio, insomma, deve ancora arrivare e non perché Federer da qui alla fine dell’anno dovrà difendere zero – dicasi zero – punti in classifica. Conta lo spettacolo e quello ha dimostrato di saperlo mettere in scena come nessuno mai. Lunga vita al Re.

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