Tursunov e il suo "ricco" ranking protetto salutano il tour

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Tursunov e il suo “ricco” ranking protetto salutano il tour

Il russo utilizza il suo ultimo PR per portare via da New York un altro assegno poco sudato. Ben Rothenberg lo critica ma la regola è quella

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Ancora una volta Dmitry Tursunov appare giusto per uno Slam, ancora una volta il suo nome sparisce dal tabellone dopo un paio d’ore scarse di tennis tra il senior e l’amatoriale. Stavolta i set giocati sono stati soltanto due, entrambi ovviamente persi contro il qualificato Norrie, prima che il russo richiudesse il bagaglio a mano e abbandonasse anche Flushing Meadows, così come fatto a gennaio con Melbourne e, dopo una breve pausa di dignità a Parigi, di nuovo a giugno con Wimbledon. Del resto, le batoste nei primi turni dei major costituiscono la metà degli incontri disputati da Tursunov quest’anno: ad essi si aggiungono le presenze ad Amburgo, a Washington (con vittoria, addirittura!) e al Challenger di Aptos, dove è arrivato al secondo turno grazie a un walkover.

Con un ranking che dal 2014 non vede numeri più snelli del 398, tutti questi accessi di Tursunov ai tornei più illustri sgorgano dalla stessa cornucopia nota come Protected Ranking. Sia chiaro, l’ex top 20 ATP (parliamo di oltre dieci anni fa) non è l’unico ad approfittare della regola. Di certo è però l’esempio massimo di come molte regole possano essere piegate al punto da stravolgere completamente – se non addirittura contrastare – il loro scopo originale. Nel caso specifico la regola del Protected Ranking funziona così: un tennista tenuto lontano dai campi da un infortunio per almeno 6 mesi può, una volta guarito, prendere parte a un numero limitato di tornei sfruttando una media di quello che era il suo ranking nei tre mesi precedenti allo stop.

Le limitazioni ovviamente ci sono, sia nel numero delle entry list alle quali si può accedere con il PR (12 al massimo) sia nell’arco di tempo in cui è possibile usufruirne (9 mesi se l’inattività forzata è durata meno di un anno, 12 se invece è durata di più, con due eventuali proroghe nel caso di ricadute da 3 o più mesi). Inoltre, passati tre anni dall’infortunio il ranking protetto scade in modo definitivo. Per Tursunov il tempo era agli sgoccioli e gli US Open in corso sono stati il suo dodicesimo e ultimo torneo da “tennista sotto formalina”; visto come ha giocato questo e i precedenti, è impensabile che possa ripetere il giochino in futuro. “Avevo uno dei primi turni più facili del torneo” ha detto, “ma immagino che il mio avversario possa dire la stessa cosa”.

A dare una sorta di inglorioso addio al Tursunov tennista (nella speranza che rivivano il Tursunov blogger o quello dj) è stato Ben Rothenberg. Il columnist tennistico per The New York Times, in un pezzo per la versione online della testata, ha fatto le pulci ai guadagni ottenuti dal 34enne grazie alle sue partecipazioni-farsa ai quattro tornei dello Slam. Questi in particolare, a differenza di quelli gestiti dalla ATP, non prevedono prize money per il tennista ritiratosi prima del suo esordio e costringono quindi i cacciatori di assegni a scendere in campo almeno per qualche game. Ne escono derubate le casse del torneo, ma anche i colleghi che perdono la possibilità di giocare e il pubblico che si ritrova ad assistere a uno pseudo-incontro privo di significato.

323.626 dollari è la cifra contata da Rothenberg, il quale ha anche raccolto opinioni dalle persone vicine a Tursunov, dagli altri tennisti dotati di ranking protetto e dallo stesso Norrie, il quale si è detto demoralizzato dal non aver potuto giocare per intero la propria prima vittoria Slam. E alla fine anche lo stesso Tursunov ha risposto, dapprima in conferenza stampa e poi su Twitter. Il concetto, sempre lo stesso: se la regola è sbagliata prendetevela con chi non la cambia, non con chi ne approfitta in maniera del tutto lecita. Con ironia, il moscovita si è anche offerto di donare due di quegli sporchi dollari alla “Prima lapidazione pubblica degli atleti strapagati”, che ha consigliato a Rothenberg di organizzare con indosso un costume da Robin Hood…

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