Non sono stati i Placebo, i My Vitriol o chi altri ascoltava ai tempi della scuola media ad accompagnare questo salto che, invece, lo ha riportato anche più indietro rispetto al primo. Le domande si affollano nella mente di Zuri. Come si è fatto convincere a entrare nell’anomalia? Perché continua a vagare nel tempo rimbalzando come una palla da tennis messa a gonfiare nel microonde e tolta un secondo prima che esploda? Come capire qual è il secondo prima? In questo momento, vorrebbe solo fare le fotocopie come qualsiasi stagista che (non) si rispetti. Vabbè, non che ci sia alcunché da fotocopiare in un giornale online, ma almeno annaffiare le piante: la chenzia, chi si prende cura di quella povera chenzia? E perché quello che potrebbe uno studente universitario fotografa un muro invece di essere a lezione?
Zuri si avvicina e vede che l’obiettivo della macchinetta è puntato verso una bacheca, più precisamente sul tabellone di un torneo. Si tratta di una competizione maschile per non classificati, una settantina di iscritti, allineata agli ottavi di finale. Non riuscendo a trovare il particolare che lo rende fotogenico, decide di chiedere lumi al giovane fotografo che si presenta come ufficiale di gara – non di quella gara. Per essere l’unico sport in cui la stragrande maggioranza degli incontri è disputata senza arbitro, trovarsene continuamente qualcuno fra i piedi sfida le leggi della probabilità. Scocciato dall’aver forzatamente abbandonato la bella barista e con il terrore di restare intrappolato in un decennio che ha raggiunto il suo apice tecnologico con il modem a 56k, lo stagista parte all’attacco.
Spero che questo tabellone abbia un valido motivo di interesse, perché tutte queste follie cominciano a stancarmi.
Visto che lo domandi gentilmente… Io e altri ufficiali di gara della nuova generazione sospettiamo che questo tabellone non sia il tabellone. (A proposito di follie, ndr). Sembra che da parte di qualche giudice arbitro della vecchia guardia ci sia l’abitudine di chiudere un paio di occhi facendo giocare anche chi non è tesserato. Poi, a fine torneo, quando deve inviare tutta la documentazione al comitato regionale, ricompila il tabellone togliendo ovviamente chi non avrebbe potuto partecipare. Tutti contenti, dal circoletto che ha qualche partecipante in più e incamera anche quei due spicci della quota FIT a quei giocatori che non vogliono tesserarsi.
Tutti contenti, ma voi volete mettervi di traverso: va bene il regolamento, però parliamo di un torneo di livello base, non un di ATP 1000.
Non ho capito la cosa del “mille”, ma pensa alle conseguenze se a uno privo di tessera, quindi verosimilmente senza certificato medico, viene un infarto mentre partecipa a un torneo. Inoltre, senza essere tragici, anche nel caso commetta gravi infrazioni, non può essere sottoposto a sanzioni perché la Federazione non ha alcuna autorità su un non tesserato.
Logica ineccepibile, eppure… che ingenuo, pensa Zuri mentre si dirige verso i campi per chiacchierare con qualche “non classificato”. Gli capita a tiro un trentenne che si è appena guadagnato un posto nei quarti di finale, ma ritarda la meritata doccia farfugliando cose in direzione del giovanotto sul seggiolone.
L’arbitro ha qualcosa che non va?
È uno nuovo, usano noi NC come cavie per fargli fare esperienza. La scorsa settimana ha arbitrato me e, durante uno scambio, ha chiamato fuori una palla lasciandoci interdetti: “Sei sicuro? Lunga o larga?” e lui, “larga, ma di mezzo metro!”. Sbuffando, è venuto a indicare il segno quasi al centro del corridoio. Gli ho detto, “ti sei accorto che stai arbitrando un doppio?”.
Questa te la sei inventata…
Appena finisce di giocare, chiedi conferma a uno dei miei avversari: è il tipo con in mano la racchetta super-profilata, una clava talmente poco maneggevole che nel doppio non si è mai presentato a rete, ma da fondo tira fortissimo.
Quello sarebbe tirare fortissimo? E perché lo spessore è così esagerato?
Sei rimasto un po’ indietro con la tecnologia, eh? Anche il profilo della mia vecchia racchetta superava decisamente i tre centimetri al cuore e in testa. Era quasi più facile colpire la palla con il bordo che con le corde, ahahah. No, purtroppo non è una battuta: quando cercavo rotazioni esasperate in top o in back, steccavo con una frequenza imbarazzante. Tra colpi con il telaio e rigidità folle, l’ho svenduta nel giro di qualche mese prima di dover buttare il gomito.
Osservando quegli scambi al rallentatore, Zuri si rende conto che nell’ultimo quarto di secolo la velocità di palla non è aumentata solo tra i professionisti. A fermare spericolate fantasie basche in cui lo stagista venuto da un altro tempo domina i tornei incenerendo tenebrose armate di NC a colpi di futuribile racchetta caricata a monofilamento, arrivano notizie dal suo tutor.
I motivi dei tuoi rimbalzi temporali restano ignoti, ma di certo hai combinato qualcosa di strano.
In mancanza del maggiordomo, il colpevole è lo stagista.
Ciononostante, i nostri esperti sono riusciti a prevedere l’apertura di un’anomalia collegata con il “qui e adesso” della redazione.
Non ne aveva mai dubitato.
Subito fuori dal circolo, nel piccolo parco sulla sinistra, c’è una cabina telefonica. Non so se hai presente, Etxebarria, sono quelle cose…
Zuri non può credere che gli stia spiegando come riconoscere una cabina telefonica: il suo tutor pensa che non abbia mai visto una puntata di Doctor Who?
Dietro la cabina, trovi l’ingresso del tunnel spazio-temporale che dovrebbe riportarti qua. Ma non c’è fretta perché rimarrà lì per almeno altre due ore, quindi hai tutto il tempo per altre interviste. O puoi anche decidere di restartene in giro per il decennio con tuoi balzi casuali, tanto abbiamo capito come recuperarti – più o meno. Cosa ne dici?
Cinque secondi dopo… “Etxebarria, sei già qui! Perché abbracci la chenzia?”
Fine?
Michelangelo Sottili