Federer sornione: "Un 36enne non è mai il favorito del torneo"

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Federer sornione: “Un 36enne non è mai il favorito del torneo”

Nella conferenza stampa degli Australian Open, il maestro di Basilea ha parlato anche dei tanti infortuni sul circuito: “La responsabilità è dei giocatori”

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Tutte le apparizioni pubbliche di Roger Federer, come quella di ogni buon divo, sono accompagnate da folle di gente: curiosi, tifosi, giornalisti. Non ha fatto eccezione la conferenza stampa pre-torneo degli Australian Open. In una stanza gremita di giornalisti, molti costretti a stare in piedi, il signore del tennis (e recentemente anche della pasta), ha rilasciato alcune dichiarazioni di circostanza, altre un pelo più sorprendenti, e en passant ha espresso opinioni discordanti rispetto a quelle di Nadal sul tema, a entrambi caro, infortuni.

Dopo un avvio extra-tennistico, dedicato ai supereroi Marvel e alle speranze di Roger di poter usufruire del martello di Thor, le domande si spostano subito sul torneo in procinto di iniziare per il quale, secondo tutte le agenzie di scommesse, il numero due al mondo è il primo favorito. Sostiene Federer, comunque, di non vederla così: “Sì, probabilmente qualcuno la pensa così, ma io credo che uno di 36 anni non possa mai essere considerato il favorito di un torneo. Poi con in tabellone giocatori come Rafa, con l’anno straordinario che ha avuto, e Novak, che, per quanto le sue condizioni siano un rebus, ha vinto qui sei volte, è difficile dire chi possa essere il favorito.” Come sempre, Federer sostiene di non guardare al tabellone né di credere che ci siano tabelloni più semplici di altri. Tutti sanno giocare, ogni partita è tosta.

Finita la parte delle dichiarazioni di circostanza, Roger confessa di essere felice di come sia andata la preparazione in questa ultima settimana: meglio di quella degli scorsi US Open. La Hopman Cup è stata un successo e anche lo scorso anno si rivelò molto utile, vista la similitudine tra i campi di Perth e quelli di Melbourne.

Se questo sia il periodo più bello della sua vita Roger non può dirlo. Si diverte a giocare a fare il tennista oggi come vent’anni fa. In modo diverso, certo, ora ha famiglia, prima era “un bimbo in un negozio di caramelle”. Mirka fornisce un supporto incredibile, e viaggiare è un piacere e non un problema.

Infine, per aggiungere un po’ di pepe, gli si domanda se sia d’accordo con Rafa, che aveva affermato ieri che il tour dovrebbe cercare di trovare soluzioni al problema degli infortuni tra i top players. Ebbene, Roger sostiene che la responsabilità, più che del tour, sia dei giocatori. Il numero di campioni infortunati è mera coincidenza, dice Federer. Infatti, a supporto della sua tesi, evidenzia come il numero degli infortuni nel tour in generale sia calato nel 2017 rispetto al 2016. Ciò che fa notizia è il nome del giocatore infortunato. Ci fosse un boom di infortuni di giocatori che giocano sul campo 25, dice Roger, non ne parleremmo così tanto.

“Credo che, nel momento in cui si tocchino i 30, è normale che il corpo di un atleta inizi a mostrare segni di cedimento. Ma i giocatori e gli allenatori e i preparatori atletici dovrebbero fare del loro meglio per evitare gli infortuni. Significa giocare meno? Allenarsi in maniera diversa? Di chi è la responsabilità alla fine? Io credo sia dei giocatori. Siamo dei professionisti, sappiamo cosa fare. Certo, a volte ti possono capitare degli infortuni casuali, però la programmazione deve essere perfetta. Più passano gli anni e più diventa difficile, chiaramente, ma fa parte del gioco.”

Finisce così il tempo delle parole. Tra poche ore, sarà il tempo del campo.

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