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Corsi e ricorsi: quella volta che Cilic…

La semifinale dello US Open 2014 in cui il croato dominò Roger Federer è ormai un match mitologico. Come ci riuscì? E potrà ripetersi a Melbourne?

Last updated: 28/01/2018 18:12
By Roberto Ferri Published 27/01/2018
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4 Min Read


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Roger Federer non aveva ancora fatto in tempo a uscire dall’arena in cui aveva schiantato il povero Chung, menomato da vesciche ai piedi come Cilic nella finale di Wimbledon 2017, che già uno spettro giungeva ad agitare i sonni di legioni di federeriani : la semifinale dello US Open 2014 tra il loro idolo e il palindromo croato vinta da quest’ultimo con un inappellabile 6-3 6-4 6-4. Il basilese in persona ha provveduto ad aumentare lo stato d’ansia dei suoi tifosi nell’intervista con Courier in cui ha affermato che in quella occasione fu distrutto e battuto duramente. Quel match sta quindi assumendo (nel suo piccolo) contorni mitici, quasi quanto l’immortale Italia-Inghilterra de “Il secondo tragico Fantozzi” con goal di Zoff di testa su calcio d’angolo (neanche fosse il portiere del Benevento…) e merita qualche approfondimento meno vago. Abbiamo quindi rispolverato le statistiche principali che lo riguardano per cercare di capire in che modo Cilic “crushed” Federer. Eccole:

In verde sono evidenziati i dati più significativi. I due protagonisti ottennero una percentuale di prime più o meno in linea con il loro standard medio, almeno parametrato al 2017. Nelle ultime 52 settimane, infatti, l’elvetico ha messo il 62% di prime in campo mentre il croato il 58%. Sempre nel 2017 Federer ha vinto, rispettivamente, l’80 e il 59 per cento dei punti con la prima e la seconda battuta. Cilic l’80 e il 53 per cento. Nella partita in esame Federer nei suoi 14 turni di servizio fu sotto-performante come si evince dalla tabella a differenza di Cilic che vinse ben il 73% dei punti complessivamente giocati al servizio (59 su 81 per la precisione). Se poi aggiungiamo che Cilic fu notevole anche nel rapporto vincenti/non forzati (+14) a differenza di Federer (=), ecco che i perché di una netta sconfitta (o vittoria secondo i punti di vista) appaiono chiari.

A parziale sollievo di chi domenica tiferà per la conquista del ventesimo Major da parte del Re di Basilea, ricordiamo che il loro confronto di allora fu preceduto da un quarto di finale molto più faticoso per lo svizzero. Cilic aveva infatti sconfitto in tre set Tomas Berdych in un match che gli propose qualche difficoltà solo nel terzo set, vinto al tie-break. Federer, che già aveva perso un set contro Marcel Granollers al terzo turno, dovette invece risalire da uno svantaggio di due set a zero contro Gael Monfils e fu costretto a rimanere in campo per quasi tre ore e trenta minuti.

Domenica il campione in carica giungerà alla finale forte di un percorso netto e di una semifinale vinta in un lampo mentre Cilic, pur avendo superato agevolmente Edmund in semifinale, ha dovuto sudare parecchie camicie già al primo turno contro Pospisil, per proseguire contro Carreno Busta e, infine, Nadal. In sintesi: sono situazioni completamente diverse che preannunciano un confronto teoricamente aperto e avvincente tra giocatori che in passato hanno già dato vita a scontri memorabili (Wimbledon 2016 su tutti). Vedremo se il campo ne darà conferma. Nel frattempo ci permettiamo di dare un consiglio al buon Marin: domenica porti con sé un buon podologo oltre al coach. Contro Federer il vescicoforo potrebbe servirgli.


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TAGGED:australian open 2018Marin CilicRoger Federer
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