Federer, cammino immacolato come undici anni fa

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Federer, cammino immacolato come undici anni fa

Nel 2007 Roger vinse a Melbourne senza perdere un set. Quest’anno non ci sarà Nadal a contendergli il titolo. Ma Cilic promette battaglia

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Grazie alla rapida vittoria in semifinale sul malcapitato (e sfortunato) Hyeon Chung, Roger Federer prenderà parte domenica alla trentesima finale Major della sua carriera, la settima (record nell’era Open) nello Slam di Melbourne. Non toccherà a Nadal stavolta provare negargli la gioia del trionfo australiano, nonché ventesimo titolo del Grande Slam, bensì a Marin Cilic. Sarà quindi il remake della finale di Wimbledon 2017, vinta con pochi patemi dal campione rossocrociato. Gli ultimi a sfidarsi nell’atto finale a Church Road in luglio e nel gennaio dell’anno successivo a Melbourne Park furono Rafael Nadal e Novak Djokovic a cavallo tra il 2011 e 2012: in entrambi i casi la spuntò il serbo (indimenticabile il match della Rod Laver Arena, durato 5 ore e 53 minuti).

In questa particolare edizione 2018, il campione in carica si presenterà nell’ultimo atto senza aver ancora perso un set. Una situazione che non è inedita nella carriera di Roger –ça va sans dire– il quale in altre cinque occasioni affrontò finali Slam senza che nessuno gli avesse ancora tolto un parziale, con un bilancio parziale di tre successi e due sconfitte:

  1. Wimbledon 2006
  2. Australian Open 2007
  3. Wimbledon 2008
  4. US Open 2015
  5. Wimbledon 2017
  6. Australian Open 2018

E’ la seconda volta che gli accade a Melbourne, dove nel 2007 riuscì anche ad alzare il trofeo senza perdere un set. Nota a margine: Fernando Gonzalez nel primo set della finale si portò avanti 5-4 e servizio e 40-15, ma Federer salvò i due set point (il primo in maniera magistrale) e avanzò a grandi passi verso il suo terzo Australian Open. Nel 2006 a Wimbledon fu necessaria la grinta straordinaria di Nadal per strappare un set allo svizzero in quello che è con tutta probabilità il torneo in cui giocò il suo miglior tennis. Cedette solo 50 giochi nelle prime sei partite, poi rifilò un 6-0 nel primo set della finale a Rafa, che non mollò la presa e nel tie-break del terzo tolse l’unico set dei Championships ’06 a Federer, prima di cedere definitivamente nella quarta frazione. Due anni dopo la storia si ripeté, ma solo in parte. Roger dominò il torneo fino alla semifinale, ma stavolta il maiorchino non vinse un solo set, nemmeno due come nella finale 2007, ma riuscì a detronizzare Roger nel suo giardino al termine di una partita che resterà per sempre nella storia dello sport. Nel 2015 Federer era a digiuno da tre anni nei tornei Major e agli US Open si presentò in forma smagliante e nessuno riuscì a togliergli un parziale fino alla semi. Ma Nole Djokovic quell’anno non chinò il capo nemmeno contro quella versione del basilese, spense il tifo non troppo sportivo dei newyorchesi e conquistò il torneo.

Il torneo di Wimbledon 2017 è un’altra pietra miliare nella storia di Roger. Gestendo le energie nell’arco delle due settimane, vince per la seconda volta in carriera (la prima a SW19) un torneo dello Slam senza perdere nemmeno un set. Ora si troverà di fronte una situazione identica. Dividerà il campo con lo stesso avversario e come agli ultimi Championships ha lasciato per strada solamente 66 giochi nelle precedenti sei partite, considerando anche un match vinto per ritiro (a Londra contro Dolgopolov al primo turno, oggi a Melbourne contro Chung in semi, in entrambi i casi solo tre giochi persi). Se la finale di domenica andrà allo stesso modo, il campione svizzero aggancerà a quota tre Nadal nella speciale classifica degli Slam vinti senza perdere set, che è riuscito nell’impresa al Roland Garros 2008, 2010 e 2017.

Ma con tutta probabilità non scenderà in campo lo stesso Cilic, che qualche mese fa affrontò il match bloccato dalla tensione e da una condizione fisica non ottimale. La voglia di rifarsi, dopo una tale scottatura, proprio contro Federer, di nuovo in una finale Slam potranno essere dei fattori importanti per il gigante croato. Alla caccia del secondo titolo in un Major, in caso di vittoria eguaglierà Djokovic e Kuerten per maggior numero di tornei Slam disputati tra il primo e il secondo successo (12 per Marin, il record è di Safin con 14). Col suo servizio dirompente e la qualità che negli ultimi incontri ha espresso da entrambi i lati ha già annichilito lo svizzero nella nota semifinale di Flushing Meadows e dovrà esprimersi di nuovo a quel livello se vorrà negare a Re Roger il sesto titolo a Melbourne (sarebbe record nell’era Open) che vorrebbe dire soprattutto ventesimo titolo Slam.

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