La Grande Storia di Rogelfo

Mentre una pioggia insistente bagna le quattro terre ormai sfinite da una guerra troppo lunga e sanguinosa, il vecchio Rogelfo, indossato il bracciale Trollex, segno delle antiche, vittoriose campagne del nord contro i giganti di passate..ere, si appresta ad affrontare il Coreano, mostruoso rettile che, digerito il poco proteico Djovak in pochi minuti, terrorizza affamato oriente ed occidente. Ma l’arcana, potentissima magia elfa che il vecchio negli anni sembra sempre più saper dominare, sgorga copiosa dalla scintillante Wilsonia e il serpente, pur sibilando minaccioso, appare confuso e frastornato. Non riuscendo a colpire il prodigioso elfo, l’animale si gira e rigira quasi impazzito su stesso fino a quando la lucente livrea inizia a presentare sinistre macchie, dette veschunghe, purulente e dolorose che ne decretano la prematura, ingloriosa fine. All’eroe, ancora intonso, non resta che spellare il tetraoculare rettile: quella preziosa pelle verrà buona per cucire pregiati capi ed accessori molto amati da Mircat, gatto che a volte, dismesso il fucsiato pelo felpato, predilige ben più lussuosi, mimetici camuffamenti. Tornato a casa, cullato dalle dolci note dei Liuthi di Severino, il vecchio si abbandona tra le braccia di Morfeo. Ma il regale sonno è agitato da incubo ormai ricorrente: gli appare infatti un uomo magro ed altissimo, dai piedi smisurati, coperto da lungo saio, con il viso nascosto da un cappuccio da cui si intravede solo un ghigno malefico, quasi satanico. In quell’onirica visione Rogelfo, pur nella certezza di aver già visto quel losco figuro, non lo riconosce mentre in sottofondo si ode una vecchia ballata dal dylaniante, ripetitivo ritornello.. “You know that sometimes Satan comes as a man of peace”…