La Grande Storia di Rogelfo

Dopo aver camminato tutta la notte guidato dalle Estrelle della costellazione Goat, il vecchio Rogelfo arriva al sorgere del sole sulle sponde del sacro lago Austral ove, estratta Wilsonia, leggendaria, magica spada forgiata, si narra, dall’avo Elfenroe, sfiora delicatamente le placide acque. Dalla corrusca lama si sprigiona accecante folgore azzurra e, immediatamente, lo specchio d’acqua si schiude in vortice irrefrenabile al cui centro emerge una figura tanto spettrale quanto temuta: è Laverod, mitico druido, ultimo protettore delle razze che, nella lontana weakera, uscì vivo dalle pianure del Granslam per poi passare il resto dei suoi giorni assiso (gratis) in trono con gesto benedicente. La visione atterrisce Rogelfo quasi come il ruggito della tigre Shama che popola, ululando famelica, le selvatiche foreste di Wildcard e l’eroe, dopo aver ascoltato quegli oscuri, criptici vaticini, cade in Tomico stato di semi-coscienza. Rivede allora in onirico dormiveglia l’amata patria, i Chiudiagnelli al pascolo, i gemelli elfini in infida vasca sempre protetti da Mircat con la sua calda felpelliccia rosa e i 19 calici contenenti i segreti della magia elfa, da sempre bramati ed inseguiti dal terribile Cavaliere Uncinato (che, nel frattempo, indossato roseo usbergo smanicato, si prepara allo scontro divorando un Burgos con mezza pinta di Terra Rossa -NdA esiste davvero -, birra con cui venne svezzato, ancor neonato, nella natia isola di Manacorda). Poi si desta di colpo al sibilo sinistro, ripetuto dell’inaffidabile ed enigmatico falco Inoaut e, sistemata per Bedene la trenetta di grano duro donatagli dal capo di antica tribù nana (Oldnani) che gli cinge il venerato capo, muove verso altra, misteriosa impresa…