La Grande Storia di Rogelfo

Lungo le placide sponde del Mar d’Hinghis il gigante Ivokarlo, ciclope originario delle lontane terre di Aces, approfittando dei bassi fondali (tocca sempre) pesca tranquillo crostacei e molluschi per cena quando, dinanzi a sé, vede le acque agitarsi e ribollire per il passaggio della sua preda preferita: è una Seppia gigante, comunemente chiamata Andreastice, di cui è ghiottissimo e che i Ciclopi usano consumare al tramonto in allegra compagnia al suono del flauto di Ianderson. Ma il mansueto, docile mollusco non vuol finire in padella e ingaggia furente lotta, resistendo alla tremende mazzate del gigantesco battitore per circa quattro ore; poi, all’improvviso, riesce a girarsi ed a rilasciare dalla sacca posta sul fondo schiena una sostanza letale di colore bruno detta Maltoatesino, simile a deliziosa birra scura ma dal subitaneo, enorme potere stordente e paralizzante. Il ciclope, reso inerme, si arrende, lascia la presa e mezzo brillo torna a pescare ben più arrendevoli mitili. Il Cavaliere Uncinato, intanto, non conosce ostacoli e, adirato non poco per dover duellare sempre in orario diurno, annienta lo gnomo Sulmur senza neanche scendere da SalaMoya: con tre colpi d’uncino il poveretto, terrorizzato dalla vista dell’ascella pezzata ed irsuta del signore smanicato di Manacorda, è già al tappeto senza colpo ferire. Ritornando a casa l’eroe ode da lontano il canto ammaliatrice delle fate che popolano felici i fitti boschi che si estendono sulle pendici dei monti Wutiani: su tutte s’innalza melodiosa la voce della fatina Elina, driade dai lunghi capelli biondi vestita di sole foglie che, non solo in autunno, tendono sovente a cadere durante le lunghe, spensierate corse sui prati…