Una trappola Made in Japan (Semeraro). I samurai azzurri (Azzolini)

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Una trappola Made in Japan (Semeraro). I samurai azzurri (Azzolini)

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Davis, domani c’è l’Italia Giappone senza Nishikori (f.co., La Gazzetta dello Sport 1/2/2018)

Dal caldo torrido di Melbourne alla neve di Morioka: gli azzurri sono pronti a scendere in campo da domani sul veloce indoor della Morioka Takaya Arena per la sfida di Coppa Davis tra il Giappone e l’Italia, valida per il primo turno del World Group 2018 (live su SuperTennis dalle 4 del mattino)… [SEGUE]. Il capitano Corrado Barazzutti, oltre al quartetto formato da Fabio Fognini, Paolo Lorenzi, Andreas Seppi e Simone Bolelli, ha chiamato come quinto uomo anche Thomas Fabbiano. I rivali non possono schierare il loro numero uno Kei Nishikori, rientrato da pochi giorni dopo uno stop di quasi sei mesi per l’infortunio al polso destro. Il c.t. Iwabuchi si affiderà a Yuichi Sugita (n. 41), Taro Daniel (n. 100), Go Soeda (n. 159), Yasutaka Uchiyama (n. 226 ATP) e Ben Mclachan, specialista del doppio (n. 36 di specialità). Italia e Giappone si sono incontrate in due occasioni, ma bisogna andare piuttosto indietro nel tempo: nel 1930 e nel 1932 sempre con vittoria azzurra. C’è anche la squadra che il 10 e 11 febbraio a Chieti affronterà la Spagna nel 1 turno del World Group II di Fed Cup. Il capitano Tathiana Garbin ha convocato: Sara Errani, Jasmine Paolini, Deborah Chiesa, Elisabetta Cocciaretto… [SEGUE].

Una trappola made in Japan (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport 1/2/2018)

Gli hashtag delle foto in arrivo dal Giappone sono #pinguini e #sigela. Anche se per il suo primo turno di Coppa Davis l’Italia non è finita proprio nelle Terre Estreme, a Morioka è stata comunque accolta dal Grande Freddo. Reale e metaforico: -10° all’aperto e una superficie che pare ghiaccio dentro la Takaya Arena, il palasport più ganzo della prefettura di Iwate, pavimentato per l’occasione con un Greenset che raggiunge il parametro massimo di velocità concesso dall’ITF e dove si useranno le (durissime?) palle Srixon: un marchio locale ben più noto per il golf. Visto, insomma, che non possono contare sulla stella Nishikori, appena rientrato alle gare dopo un lungo infortunio, i giapponesi cercano almeno di metterci nelle peggiori condizioni possibili… [SEGUE]. Assente come detto Nishikori, i veterani azzurri Fabio Fognini (22 ATP), Paolo Lorenzi (46), Andreas Seppi (78) e Simone Bolelli (172), con l’aggiunta del quinto uomo Thomas Fabbiano (79), affrontano un Giappone privo anche del “Fognini giapponese”; Yoshihito Nishioka, 22 anni, ex n. 58 ATP (oggi 170) che a Melbourne due settimane fa è riuscito ad eliminare il n. 29 ATP Kohlschreiber prima di cedere proprio a Seppi. Capitan Iwabuchi ha scelto Yuichi Sugita (41), Taro Daniel (100), Go Soeda (159) e il doppista Yasutaka Uchiyama (226 in singolare e 122 in doppio)… [SEGUE]. I due precedenti, entrambi a nostro favore, sono roba di 80 anni fa. Il Giappone vanta una finale di Coppa, persa nel 1921 a Filadelfia contro gli USA del divo Tilden, ma è tornato in pianta stabile nel World Group solo dal 2014, quando raggiunse i quarti. La sua “seconda punta” dopo Nishikori il 29enne Sugita, che l’anno scorso ha vinto il suo primo torneo ATP sull’erba di Antalya e nel 2018 a Melbourne ha sorpreso il n. 9 del mondo Jack Sock arrendendosi solo 12-10 al quinto a Ivo Karlovic. Il ricordo della beffa di Astana contro il Kazakistan, quando Kukushkin e Nedovyesov eliminarono al 1 turno gli azzurri reduci dalla semifinale 2014, gela i facili entusiasmi… [SEGUE]. Fabio, reduce dagli ottavi di Melboume, è a un passo dalla Top 20 e in Australia ha ribadito che la Davis è una delle sue priorità dell’anno. In Coppa ha giocato 35 incontri, vincendone 24, 18 in singolare. Indoor il suo bilancio è negativo, 4 vittorie e 5 sconfitte, ma soprattutto contro grandi campioni (Federer, Wawrinka, Raonic…) e comunque in Nazionale sa esaltarsi e trascinare i compagni… [SEGUE].

I samurai azzurri. In Giappone per la Davis con lo spettro di Satoh che si suicidò per amore (Daniele Azzolini, Tuttosport 1/2/2018)

Ghisa e samurai, Morioka è ancora la città del clan Nambu, i castellani di una volta, ricchi per le armi che forgiavano nel metallo più pesante che vi sia, e rispettati dai guerrieri che si spingevano laggiù, ai piedi del monte Iwate, lontano da qualsiasi rotta commerciale, solo per acquistare armature invincibili… [SEGUE]. Yuichi Sugita, numero uno giapponese e 41 ATP, viene dalla prefettura limitrofa di Sendai, e nel caso conosca l’arte, non possiede un fisico da grande guerriero. Ha coraggio, corsa, abnegazione, ma è un metro e 72 appena. Forse samurai, di sicuro bonsai. Sembra una sfida d’altri tempi, questa di Coppa nel Giappone lontano agli stessi giapponesi. Persino i richiami storici spingono l’appassionato in un’epoca quasi dimenticata. L’ultimo confronto fra Italia e Giappone si svolse a Milano nel 1932, ottantasei anni fa. Era in palio l’accesso alla finale europea, e solo tentare di rispondere che cosa ci entrasse il Giappone con l’Europa, meriterebbe un articolo a parte. Per farla breve, si organizzava la Davis al via della stagione dei tornei europei, di modo che le squadre dei Paesi più lontani avessero il tempo di raggiungere via nave i nostri lidi, e su di essi trattenersi per i primi tre mesi, spostandosi da Roma a Parigi e poi a Wimbledon, prima di salpare per gli Stati Uniti. In quel confronto milanese giocò Jiro Satoh, il più importante dei tennisti del Sol Levante fino all’arrivo di Kei Nishikori, il grande assente della sfida di Morioka. Jiro era alla vigilia della sua stagione più felice, ma viveva la Davis come un peso. Quell’anno fece semifinale a Wimbledon, ma a Milano prese lezioni dal gioco senza rovescio di De’ Stefani (si passava la racchetta da una mano all’altra e giocava solo con il dritto) e dal gran correre di Giovanni Palmieri.

L’anno dopo raggiunse ancora la semifinale a Wimbledon e aggiunse la semifinale a Parigi, battendo Fred Perry. Venne classificato al numero tre, ma non tornò più in Europa, né mai più giocò a tennis. Era innamorato della sua compagna di doppio misto, Okada, la migliore tennista giapponese di quegli anni, e voleva sposarla. Non glielo concessero, c’era la Davis e d’autorità lo imbarcarono alla volta dell’Europa. Jiro si oppose, spiegò, pianse, ma partì. In crisi depressiva, pose fine alla sua vita la notte del 5 aprile 1934 gettandosi in mare, nello Stretto di Malacca dal ponte del piroscafo Hakone Maru. Nella sua cabina furono trovate due lettere, una piccola tavola coperta da un telo bianco sulla quale il tennista aveva fatto offerte agli dei, due candele accese, due vasi di orchidee, due fotografie (la sua e quella di Okada) e un piatto di dolci. Nei messaggi Satoh si scusava per “il disturbo” che la sua morte avrebbe causato, spiegava le ragioni del suo gesto e augurava ai compagni “ogni vittoria”. Così, a Morioka, Giappone e Italia inaugurano il filone moderno delle loro sfide. Il 2-0 azzurro nei precedenti conta poco o niente, e non ci sarà un Satoh da vendicare. Manca il numero uno Nishikori… [SEGUE]. Nel confronto con l’altro numero uno, Sugita, Fognini rischia assai poco dal punto di vista tecnico: il suo gioco è di livello superiore. Ma Sugita ha resistenza, ha fisico, è un combattente, e può diventare pericoloso se il match si allunga Non vi sono precedenti, fra i due. L’unico che abbia giocato con Sugita, in realtà, è Seppi (vincendo sullerba di Halle, 2016), ma chissà se Andreas – anche lui in ottavi a Melbourne – sarà preferito a Lorenzi, che gli sta sopra in classifica. Più facile disporre del numero due giapponese, Taro Daniel, buon passato da junior, poi rimasto ai margini del grande tennis (è numero 100). In doppio, Bolelli e Fognini potrebbero tornare a far coppia, contro Uchiyama e Mclachlan, quest’ultimo neozelandese di madre giapponese, semifinalista agli Australian Open… [SEGUE].

Universiadi, tennis sul lungomare (Alessio Gemma, Repubblica Napoli 1/2/2018)

Un grande stadio del tennis sul lungomare. Con le Universiadi, i giochi universitari che si svolgeranno a Napoli nel 2019, ritornano i grandi match all’aperto. Volé e rovesci su via Caracciolo come già accadde nel 2014 con la Coppa Davis, in occasione del quarto di finale tra Italia e Inghilterra che diede agli azzurri la qualificazione alle semifinali. Le altre partite di tennis si svolgeranno nei campi del Tennis Club Napoli. La novità è stata ufficializzata dai vertici dell’Agenzia regionale delle Universiadi (Aru) a margine della visita della federazione internazionale sport universitari (Fisu), composta da otto inviati capeggiati dal vicepresidente Leonz Eder. Due giorni di riunioni con lo staff dell’Aru e sopralluoghi allo stadio San Paolo, alla piscina Scandone, al Palabarbuto, alla Mostra d’Oltremare. Tra i primi temi affrontati, quello dell’accoglienza di circa 10500 tra atleti e delegati provenienti da 160 paesi. “La sistemazione sulle navi – ha detto Eder – è una cosa unica e indimenticabile, sono sicuro che gli atleti la ameranno”. Villaggio galleggiante su una nave e tre traghetti alla Stazione marittima: l’Aru ha previsto di ospitare nel porto circa 6400 atleti. La gara aggiudicata a Msc e Gnv può garantire circa 5000 posti letto. Mancano all’appello più di 1300 posti. Si cerca un’altra nave: la palla passa al commissario Luisa Latella, neo nominata, che dovrebbe occuparsi del nuovo bando. Altri i due i poli di accoglienza… [SEGUE].

La corsa contro il tempo però riguarda la riqualificazione degli impianti: sono 57 quelli coinvolti in tutta la regione, tra gare ufficiali e allenamenti. Solo per tre sono stati aggiudicati i lavori: stadio Collana a Napoli, Baronissi e Torre del Greco. E tutti gli altri? Per molti sarebbero pronti i progetti esecutivi ma vanno bandite le gare. “Mancano 18 mesi – ha aggiunto Eder – ma abbiamo avuto rassicurazioni dal commissario Latella che ci sarà un’accelerazione e siamo molto fiduciosi”. Per i 20 impianti allenamento sono previsti interventi da 300-400 mila euro: come il rifacimento del manto erboso sui campi a Napoli Caduti di Brema, Ascarelli e San Pietro a Patierno. Per i 37 impianti da competizione sono invece necessari manutenzioni tra 800-900 mila euro, tranne per gli interventi più consistenti – fino a 2 milioni di euro – al San Paolo, Palavesuvio e piscina Scandone dove è prevista la costruzione di una seconda vasca di allenamento. “Faremo tutte le attività nel rispetto della legge”, ha detto il prefetto Latella… [SEGUE]. Escluso il rischio di perdere la kermesse, il vicepresidente Fisu Eder ha assicurato: “Mai pensato di togliere le Universiadi 2019 a Napoli”.

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