Nei dintorni di Djokovic: la doppia vita di Krajan

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic: la doppia vita di Krajan

Capitano di Coppa Davis e allenatore della slovena Polona Hercog. In una intervista esclusiva Zeljko Krajan ci ha raccontato i suoi obiettivi per il 2018

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Durante i match di Coppa Davis le conferenze stampa delle squadre sono destinate pressoché esclusivamente a rispondere alle domande sulla sfida in corso. Per riuscire a farsi dire dai giocatori qualcosa sulla loro attività nel Tour, di solito, spesso l’unico modo è chiedere di poterli intervistare al termine della conferenza. E quindi sperare che abbiano vinto, in modo che si fermino più volentieri a rispondere. Zeljko Krajan oltre che ct della nazione croata di professione fa anche il coach di giocatori professionisti. Di alto livello, se pensiamo che divenne noto già ad inizio carriera quando portò Dinara Safina alla prima posizione del ranking. Era il 2009. Ma senza andare così lontano nel tempo, basterà ricordare le sue ultime due collaborazioni prima di quella attuale, di cui parleremo tra poco: nel 2016 ha allenato per un periodo Borna Coric e lo scorso anno Ana Konjuh, i due giovani talenti croati già ben noti al pubblico degli appassionati. Proprio in virtù del suo ruolo di capitano, Krajan è sempre molto attento a rispettare e a far rispettare la suddetta regola che le domande non siano off topic, spesso anche al di fuori della conferenza stampa. Bisogna perciò trovare il momento giusto, magari anche con un po’ di fortuna. Come è accaduto ad Osijek, al termine della sfida di primo turno del World Group 2018 tra Croazia e Canada. Dove chi scrive uscendo del palazzetto “Gradski Vrt”, teatro del match, da uno degli accessi secondari destinati alla stampa ha incrociato proprio il selezionatore croato, che era uscito a fumarsi una sigaretta, probabilmente per scaricare la tensione accumulata in panchina.

Dopo le doverose congratulazioni per il passaggio del turno conquistato un paio d’ore prima, c’è un primo piacevole breve scambio di battute in croato“Dall’Italia? Ah, siete qui perché c’è Galovic” osserva con un sorriso Krajan quando gli diciamo che siamo di Ubitennis, riferendosi ovviamente al fatto che il giocatore da lui schierato come secondo singolarista vive in Italia da quando era ragazzino. “Un po’ anche per Coric“ rispondiamo a nostra volta stando allo scherzo, ricordandogli che il sue ex allievo ora è seguito da Riccardo Piatti. “Eh sì, è vero” annuisce, sempre sorridendo sotto la barba, il ct croato, che anche a giudicare da quanto si è visto ad Osijek ha completamente ricostruito il rapporto con Borna, dopo le tensioni sorte per l’esclusione dell’ultimo minuto del giovane talento zagabrese dalla formazione della finale 2106 contro l’Argentina. Il 39enne selezionatore (compleanno festeggiato proprio il sabato del tie, il 3 febbraio, con tanto di brindisi in sala stampa organizzato dai giornalisti locali: “Grazie tante, ma ammetto che il regalo più bello me lo hanno fatto Dodig e Cilic vincendo al quinto” aveva poi scherzato in conferenza stampa) è visibilmente sereno e soddisfatto per aver portato a casa la vittoria contro il Canada, e acconsente di rispondere a qualche domanda, anche a qualcuna che esuli strettamente dalla competizione a squadre.

Chi scrive ha pertanto accuratamente evitato di guastargli l’umore – e rischiare così di interrompere bruscamente l’intervista – tornando sull’argomento della mancata convocazione di Mate Pavic. Anche perché, dopo il botta e risposta con il vincitore degli ultimi Australian Open di doppio maschile e di doppio misto, l’ultima dichiarazione di Krajan sulla questione proprio a ridosso della sfida contro i nordamericani era stata abbastanza esplicativa del fatto che per lui la questione è da ritenersi definitivamente chiusa“Non intendo abbassarmi al livello di dire chi è che mente. Lo chiamo, lui non risponde. Gli mando sms e e-mail e non ottengo risposta. L’unica che ho ricevuto è stata ‘non ho questo numero, chi è?’. Gli ho risposto, dicendo chi ero, ma lui non si è fatto più vivo. Passo sopra a certe mie posizioni, cerco di recuperarlo la squadra, ma non riusciamo a comunicare con successo. Non capisco perché sia un grande problema il fatto che non si possano avere tutte le condizioni che si desidera avere. Tutti si adattano, ma lui non è pronto a farlo. Ha detto che non giocherà finché sarò io il selezionatore, così facendo mi ha agevolato nelle scelte. Anche gli altri giocatori hanno parlato con lui, hanno cercato di fargli ammorbidire la sua posizione, ma non ci siamo riusciti”.

Zeljko Krajan, lei non è solo il selezionatore della nazionale croata di Coppa Davis, ma da qualche mese anche l’allenatore di Polona Hercog (i due sono anche legati da tempo anche da un rapporto sentimentale, oltre a quello – più recente – professionale, ndr). Dopo un lungo periodo di stop a causa dei ripetuti problemi fisici, la 27enne tennista di Maribor è tornata nel circuito nella seconda metà della scorsa stagione. Il 2018 è iniziato con due risultati contrastanti: prima i soddisfacenti quarti di finale ad Auckland, dopo l’eliminazione al primo turno degli Australian Open contro Alexandrova. 
Purtroppo Polona si è di nuovo infortunata, ha un problema al gomito. Ne avrà per qualche settimana. Il problema si è presentato già in Australia e anche per questo il suo rendimento non è stato quello che speravamo.

Un vero peccato, perché il finale di stagione di Polona era stato eccellente.
Sì, aveva già fatto bene subito dopo lo US Open (due tornei ITF vinti, uno in Ungheria ed uno in Francia, ndr) poi proprio da voi in Italia, a Santa Margherita di Pula, aveva fatto benissimo (tre tornei ITF vinti nel giro di quattro settimane, ndr) ed era rientrata nella top 100.

La tennista slovena è sempre stata considerata un grande talento, purtroppo spesso tormentato dagli infortuni. Secondo lei, se finalmente i problemi fisici la lasciassero in pace, può spingersi nuovamente in top 50, lei che è stata anche n. 35 al mondo?
Sì, sicuramente. Dirò di più: io credo che lei abbia il potenziale per spingersi addirittura più su ed entrare in top 30. Chiaro, ci vuole anche fortuna e, soprattutto, la salute.

Torniamo alla Coppa Davis ed alla sfida che vi aspetta con il Kazakistan. Nella conferenza stampa a qualificazione raggiunta lei ha preannunciato che la superficie sarà nuovamente quella scelta ad Osijek, la terra indoor. Probabilmente nella sua città natale, Varazdin.
Sì, Varazdin non ha ancora confermato, ma io spero che accetti. Obiettivamente siamo favoriti. Loro sono una squadra molto ostica, soprattutto in casa dove il campo è molto veloce ed hanno il sostegno del pubblico. Ma la terra è una superficie a loro meno congeniale, mentre noi abbiamo dimostrato di trovaci a nostro agio ed inoltre – sperando non ci siano brutte sorprese – dovremmo essere al completo, anche considerato che la settimana successiva inizia proprio la stagione sul rosso.

Di solito quando parla di Coppa Davis non vuole mai toccare l’argomento dei turni successivi a quello che dovete affrontare. Ma proprio ricollegandoci a quanto ha appena detto sul vostro prossimo turno le chiediamo per una volta una deroga. Perché in caso di vittoria contro Kukushkin e soci un problema al turno seguente potrebbe essere il periodo in cui cade, il weekend subito dopo gli US Open. Soprattutto nel caso in cui Cilic arrivi di nuovo in fondo al torneo, come in due degli ultimi tre Slam: Wimbledon e Melbourne.
Sì, è vero la semifinale cade sempre dopo New York. Marin però negli ultimi anni, a parte nel 2015 quando era infortunato, in settembre ha sempre risposto alle convocazioni. Anche lo scorso anno, quando dovemmo giocare in trasferta in Colombia.

Quindi si aspetta di averli tutti al turno successivo, in caso vi qualificaste.
Sinceramente, credo proprio che se ci arriviamo non avrò di questi problemi. In semifinale ci tengono veramente tutti ad esserci.

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