Focus
L’allenamento visivo nel tennis: a scuola dai professionisti
Nuovo appuntamento con la rubrica ISMCA sulla preparazione mentale. Il mental trainer Federico di Carlo ci parla del ruolo dell’allenamento visivo all’interno del piano di allenamento di un tennista

Il primo articolo: Alessandra Parroni spiega il metodo SFERA
Il secondo articolo della rubrica ISMCA sul mental training è di Federico Di Carlo, mental trainer molto conosciuto in ambito sportivo e soprattutto tennistico. Già tennis head coach della squadra universitaria di Birmingham, in Inghilterra, e vice head coach della squadra universitaria di Sydney, in Australia, Di Carlo ha collaborato in Italia con diverse accademie di tennis. Segue diversi giocatori con classifica ATP e WTA, oltre a collaborare con molti atleti junior. Autore del libro sull’allenamento mentale nel tennis “Il Cervello Tennistico”, che a suo tempo lo fece conoscere ai lettori di Ubitennis e che lo scorso anno è stato pubblicato in inglese con il titolo “The Tennis Brain”, ha anche scritto numerosi articoli inerenti l’aspetto mentale nel tennis, pubblicati sulla rivista dell’ITF e sullo statunitense “Journal of Sports Science”.
INTRODUZIONE
La nostra cultura diventa sempre più visiva. La globale diffusione di strumenti di comunicazione che funziona attraverso icone, la possibilità di gestire immagini e filmati su apparecchiature dotate di camera, rendono la nostra società sempre più disponibile ad accettare stimoli ed informazioni provenienti dal canale visivo.
La più recente frontiera nel campo dell’allenamento sportivo è la proposizione dell’elemento visivo all’interno dell’allenamento mentale. Diverse federazioni si stanno muovendo in tal senso. Rimane però il fatto che molte metodologie e sistemi di allenamento vengono spesso proposti, promossi ed accettati come approcci risolutori senza essere corroborati e supportati da evidenza scientifica, e che questi sistemi non entrino a far parte e non siano inclusi in un metodo ed in un percorso di allenamento generale.
I PRESUPPOSTI DELL’ALLENAMENTO VISIVO
Chiunque sia coinvolto nel tennis capisce, anche a livello intuitivo, che il senso della vista gioca un ruolo estremamente importante nel nostro sport. Nonostante il nostro sistema nervoso abbia la possibilità di ricevere stimoli da recettori posti su tutta la superficie del corpo e nonostante gli stimoli possano essere di carattere uditivo e cinestesico, la vista è il senso che acquisisce circa il 70% di ciò che percepiamo. Il senso della vista è fondamentale per gli aspetti cognitivi umani; i processi combinati di vista e visione coinvolgono almeno il 60% delle risorse cognitive. Si considera che circa il 65% della popolazione mondiale abbia nel canale visivo quello preferenziale.
La distanza da riga a riga di fondo campo sono un po’ più di 23 metri e la pallina varia nello spazio per altezza, profondità, angolazione e rotazione. Soprattutto nel tennis professionistico la pallina viaggia a velocità considerevoli (anche se va ricordato che la velocità del colpo viene calcolata nel primo metro della sua traiettoria e quando arriva sulla racchetta dell’avversario ha più che dimezzato la velocità iniziale). È pertanto pertinente pensare che un/una tennista abbia un sistema visivo adattato alle richieste del proprio sport.
L’ALLENAMENTO VISIVO
L’allenamento della vista è la pratica strutturata all’acquisizione degli stimoli visivi attraverso l’apparato oculare. L’allenamento della vista propriamente detto dovrebbe occuparsi di migliorare l’acuità visiva da fermo, l’acuità visiva in movimento, la profondità di percezione, la vergenza, la visione periferica, la coordinazione occhio mano ecc. Questo tipo di allenamento viene spesso eseguito dagli optometristi usando degli esercizi di movimento oculare che tra le altre cose possono essere trovati su molti siti in rete.
DISTINZIONE TRA VISTA E VISIONE
Cio che noi vediamo non è ciò che gli occhi percepiscono. Alla nostra consapevolezza visiva concorrono due elementi: il primo è la rilevazione fisica dello stimolo visivo (vista); il secondo è l’elaborazione cognitiva della rilevazione fisica (visione). Nel primo caso siamo nel settore e nella pertinenza dell’optometria, nel secondo caso della percezione cognitiva e pertanto in ambito mentale. Purtroppo è un campo ancora molto nuovo in cui gli approcci sono molto spuri e spesso si assiste ad una invasione di campo da parte degli uni e degli altri in settori che esulano dalle proprie competenze. È ciò che avviene quando un esperto di hardware cerca di risolvere problemi inerenti al software e viceversa.
A CHE PUNTO È LA RICERCA
L’essere umano ha evoluto il suo apparato visivo non per seguire oggetti velocissimi. Il cacciatore primitivo aveva a che fare con animali la cui velocità massima non superava i 70 km/h. Gli occhi non riescono a vedere nitidamente un oggetto che superi i 26 km/h ma lo percepiscono come un alone. Poiché nel tennis di alto livello le velocità superano abbondantemente quella soglia, rimangono molti dubbi sul fatto che l’allenamento degli occhi – l’allenamento dell’hardware – possa in qualche modo migliorare la percezione visiva della palla. C’è inoltre da rilevare che il nostro sistema hardware ha molti bug. Per esempio, nel rilevare immagini in movimento è necessario che ci sia il software cognitivo a stabilizzarle attraverso delle copie preesistenti in memoria. Alcuni studi di ricerca compiuti in Australia e Canada eseguiti su tennisti riportano che le loro abilità di acuità visiva erano abbondantemente nella norma ma che al contrario avevano doti non comuni di percezione visiva e di anticipazione. Ciò sembra indicare che l’allenamento visivo è più una questione di software che di hardware.
Alcuni studi effettuati con la risonanza magnetica funzionale sulla gestione di stimoli visivi, hanno indotto alcuni optometristi ad ipotizzare che la ricezione dello stimolo meccanico abbia un correlazione molto stretta con la neuro attivazione della corteccia visiva. In verità, al momento della ricezione di uno stimolo visivo, i dati che afferiscono dalla cortecce superiori alla corteccia visiva eccedono di gran lunga quelli che dagli occhi arrivano alla corteccia visiva. Il discorso è dunque molto più complesso di quello che alcuni ricercatori vorrebbero fare intendere e riguarda le caratteristiche generali di interpretazione degli stimoli da parte del cervello che nessuna ricerca è al momento in grado di prevedere o desumere. Una scoperta del genere sarebbe certamente meritoria del premio Nobel!
ALCUNE IMPLICAZIONI PRATICHE
Ci sono alcune ricerche che enfatizzano l’allenamento visivo nel miglioramento della prestazione, ma sfortunatamente queste ricerche prendono in considerazione i miglioramenti solo in ambito di allenamento e sono ricerche ove non viene separato l’aspetto meccanico da quello cognitivo. Molta enfasi viene data ai risultati di atleti che hanno provato alcune forme di allenamento visivo ma si tratta di autovalutazioni soggettive ed empiriche che non hanno alcun fondamento scientifico. In verità, sarebbe assai interessante verificare queste ricerche in ambito agonistico. Sfortunatamente ciò non è ancora possibile perché i macchinari di scanning cerebrale sono ancora largamente inaffidabili con i soggetti in movimento e comunque non sono ammessi in torneo.
Una qualsiasi ricerca sulla pratica di allenamento dovrebbe tenere in gran conto almeno i principi generali dell’allenamento. Molte ricerche enfatizzano gli aspetti generativi dell’allenamento visivo ma nessuna prende in considerazione la reversibilità. Se la progressione nell’allenamento migliora le abilità, se l’allenamento viene interrotto le abilità regrediscono? Che io sappia, non esiste alcuno studio che affronti l’argomento.
L’allenamento di un tennista prevede multidisciplinarità. Le ricerche sull’allenamento non tengono conto del regime, del metodo, del programma, della calendarizzazione di allenamento di un tennista.
CONCLUSIONI
Uno dei principi generali dell’insegnamento vuole che più gli stimoli sono vari e più facilitativo diviene l’apprendimento. Pertanto anche gli stimoli visivi devono essere debitamente considerati all’interno di un piano di allenamento. Le proposte di insegnamento dovrebbero inoltre essere presentate secondo modalità ed in un ambiente il più vicino possibile alla pratica sportiva. Pertanto anche l’allenamento visivo dovrebbe avvenire in campo e simulare quanto più strettamente situazioni di gioco tennistiche reali.
Puntualizzato ciò, preme rimarcare che l’allenamento di un tennista va considerato a 360 gradi e nessuna forma di allenamento può essere considerata prioritaria o una panacea per le prestazioni. È inoltre profonda convinzione di chi scrive che i tennisti/e debbano essere seguiti mentalmente e considerati/e soprattutto come persone piuttosto che come macchine cognitive.
Per approfondimenti sul tema del visual training nel tennis, dello stesso autore:
– “Does Visual Training Provide Competitive Advantage in the Perceived Stressful Situations of a Tennis Match?” (2016). Journal of Sports Science 4 (2016) 325-331 doi: 10.17265/2332-7839/2016.05.010.
– The Tennis Brain. A Neuroscientific Perspective on How the Mind Influences Performance. (2017). Authorhouse, Bloomington, US., “Visive Perception in Tennis”, Chapter 3, pp59-81.
Flash
Nicola Pietrangeli riceve il “Premio Enzo Bearzot” alla carriera
Consegnato nel corso della cerimonia di venerdì al Maschio Angioino di Napoli, per la prima volta il prestigioso riconoscimento va a un atleta di un altro sport: “Un altro dei miei record” ha commentato Pietrangeli

Una lunga ed emozionante standing ovation ha accolto Nicola Pietrangeli sul palco della Sala dei Baroni presso il Maschio Angioino di Napoli. Nel corso della cerimonia di consegna del “Premio Enzo Bearzot”, che in questo 2023 è andato al tecnico del Napoli Luciano Spalletti, alla leggenda del tennis italiano è stato assegnato il Premio Speciale alla Carriera. Per la prima volta nella sua storia il ‘Premio Bearzot’ valica i confini del suo sport e viene assegnato ad un atleta non legato direttamente al mondo del calcio. “Un premio calcistico per la prima volta ad un atleta di un altro sport: un altro dei miei record!”, ha dichiarato Pietrangeli visibilmente commosso.
Gli innumerevoli trionfi, su tutti due edizioni del Roland Garros e degli Internazionali d’Italia, il fondamentale ruolo avuto nella trionfale edizione 1976 della Coppa Davis, il suo passato da calciatore e la capacità di conquistare il cuore degli appassionali; questi i motivi che hanno spinto la giuria a scegliere Nicola Pietrangeli per il prestigioso riconoscimento.
“Il più grande tennista italiano di sempre arriva alla soglia dei 90 anni anche con la soddisfazione di aver vinto da allenatore – o come si diceva un tempo ‘capitano non giocatore’ – il suo mondiale, portando in Italia nonostante le polemiche e i venti contrari la famosa Coppa Davis del 1976 – si legge nella motivazione. Uomo dai tanti talenti, Pietrangeli ha sempre intrecciato la sua vita con il mondo del calcio, allenandosi per anni e con buoni risultati con la Lazio e con la Roma. Soprattutto, nell’alternare le palle da tennis al pallone ha piazzato nei primi anni Cinquanta un colpo vincente, inventando con un gruppo di amici il calcetto e regalando così meritoriamente un’opportunità di fare squadra e sport a generazioni di appassionati dopolavoristi italiani”.
Istituito nel 2011 per onorare la memoria del commissario tecnico della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 1982 in Spagna, il ‘Premio Nazionale Enzo Bearzot’ -promosso da ACLI e FIGC, quest’anno anche con il patrocinio della FITP- viene conferito ogni anno al miglior tecnico italiano.
L’albo d’oro:
2011 – Cesare Prandelli
2012 – Walter Mazzarri
2013 – Vincenzo Montella
2014 – Carlo Ancelotti
2015 – Massimiliano Allegri
2016 – Claudio Ranieri
2017 – Maurizio Sarri
2018 – Eusebio Di Francesco
2019 – Roberto Mancini
2020 – Paolo Rossi (alla memoria)
2022 – Roberto De Zerbi
2023 – Luciano Spalletti
(comunicato stampa FITP)
Qua potete ascoltare una chiacchierata tra Pietrangeli e il direttore Scanagatta:
Ancora Nicola e Ubaldo in nell’intervista in occasione del torneo di Firenze:
L’arguzia di Nicola:
Congratulazioni a Nicola per il meritatissimo premio da parte del direttore Ubaldo Scanagatta e da tutta la redazione di Ubitennis.
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Per Leylah Fernandez l’equilibrio è tutto nel gioco mentale del tennis
La giocatrice canadese avrà un ruolo di primo piano nel progetto sull’inclusività Come Play nato dalla partnership tra WTA e Morgan Stanley

di Andy Frye, pubblicato da Forbes il 6 marzo 2023
La stella nascente del tennis Leylah Fernandez ama ricordare agli appassionati e agli osservatori del tennis un particolare che è lampante per chiunque si guadagni da vivere in campo. Che il tennis è mentale quanto fisico.
“Io credo che, quando la mente decide, il corpo la segua”, ha detto la giocatrice canadese durante un’intervista la scorsa settimana. “L’aspetto mentale di questo sport è estremamente importante e sono estremamente fortunata. Cerco di godermi l’opportunità il più possibile.
Fernandez si è affacciata per la prima volta alla ribalta mondiale durante la finale persa agli US Open del 2021 e aveva fatto il suo debutto negli Slam all’Australian Open del 2020, che si è svolto tra la fine di gennaio e il primo weekend di febbraio 2020. Una settimana dopo quel primo grande debutto sul palcoscenico mondiale, Fernandez ha conquistato la più grande vittoria della sua carriera alla Billie Jean King Cup, battendo l’allora numero 5 del mondo Belinda Bencic nel turno di qualificazione.
Tuttavia, essendo una delle giocatrici più giovani del circuito, Fernandez afferma che nessun numero di ore in campo sia mai troppo, sia che si tratti di perfezionare il suo swing oppure di lavorare sulla forma generale. “Ho sempre voluto giocare a tennis (professionalmente) e non credo che questo sport abbia un impatto fisico negativo su di me”. Attualmente, la ventenne professionista WTA è classificata tra le prime 50, precisamente al numero 49 della classifica WTA. Ha anche in bacheca due titoli di singolare.
Alla fine della scorsa estate, la giocatrice canadese ha raggiunto il suo best ranking, al numero 13, dopo una serie di buone prestazioni, tra cui i quarti di finale raggiunti al Roland Garros del 2022. Sempre lo scorso anno anno fa ha vinto l’Abierto GNP Seguros 2022 a Monterrey, in Messico.
Fernandez, insieme a Coco Gauff e Qinwen Zheng, è una delle poche professioniste del circuito di età inferiore ai 21 anni. È forse per questo motivo che è stata scelta come portavoce principale nella nuova partnership della WTA con Morgan Stanley.
La scorsa settimana, la WTA e il gigante finanziario globale hanno annunciato una nuova partnership pluriennale per celebrare il 50° anniversario della WTA. L’associazione ha affermato in una dichiarazione che l’obiettivo della partnership consiste nell’evidenziare la crescente inclusività del tennis, nonché l’impegno nel far crescere la partecipazione delle donne al gioco.
“Con una visione condivisa per promuovere l’inclusività e ampliare l’accesso al gioco del tennis, entrambe le organizzazioni sono orgogliose di accelerare il loro impegno per promuovere il progresso delle donne nello sport”, ha affermato la WTA. Morgan Stanley diventa anche il partner di presentazione esclusivo dell’iniziativa Come Play della WTA, che propone programmi di tennis per incoraggiare le ragazze di tutte le età e abilità a condurre una vita sana e produttiva dentro e fuori dal campo.
Il programma Come Play fa leva sulla scelta da parte di Morgan Stanley di fare di Leyla Fernandez il suo Brand Ambassador in qualità di volto della pubblicità “See It To Be It” dell’azienda.
L’iniziativa ha lo scopo di ispirare i giovani a visualizzare il successo offrendo loro un modello con cui identificarsi.
“Sostenere la prossima generazione e dare a tutti una possibilità di successo sono impegni che condividiamo sia con Leylah che con la WTA”, ha affermato Alice Milligan, chief marketing officer di Morgan Stanley. “Questa nuova partnership rappresenta i nostri continui sforzi per aiutare le ragazze nello sport deltennis con gli strumenti vitali di cui hanno bisogno oggi per essere le nostre stelle di domani”. “Siamo veramente lieti di annunciare questa partnership con Morgan Stanley”, ha dichiarato il presidente della WTA, Micky Lawler. “Mentre ci sforziamo di creare un ambiente più diversificato e inclusivo per donne e ragazze, le nostre due organizzazioni non vedono l’ora di fare la differenza attraverso gli eventi della community Come Play durante l’HologicWTA Tour e nella creazione di contenuti che amplifichino questo importante messaggio”.
“Il tennis non è per sempre”, ha detto Fernandez parlando apertamente della sua carriera di atleta. Fernandez, che ha guadagnato poco più di 3,4 milioni di dollari in premi alla carriera dal 2019 ad oggi, ha affermato che, nonostante la sua giovane età, costruire la stabilità finanziaria è fondamentale. “Questa partnership darà ai giocatori fiducia, nell’educarci sulla stabilità finanziaria, e darà ai giocatori la fiducia di trovarsi in un ambiente stabile.
Inoltre, dopo lo sport e le nostre carriere, per aiutare i giocatori nel loro futuro.
In particolare, il programma Come Play invita le attuali giocatrici WTA, stelle in pensione e allenatori a partecipare a corsi di tennis e attività per ragazze al fine di “aiutare a costruire la prossima generazione di leader”, ha affermato la WTA.
L’iniziativa include anche l’alfabetizzazione finanziaria e le risorse di pianificazione per i giocatori, oltre a una serie di contenuti in eventi WTA selezionati e altro ancora.
Fernandez ha aggiunto di essere onorata di essere coinvolta nei continui sforzi della WTA per coinvolgere più ragazze nel gioco e di essere scelta come modello per i giovani interessati a questo sport.
Equilibrio: la chiave per un grande tennis?
La mancina, diventata professionista nel 2019, ha un bilancio impressionante di vittorie e sconfitte a partire da marzo 2023 con 130-82. Fernandez è anche un’appassionata tifosa di calcio e durante la nostra intervista dell’anno scorso ha dichiarato di essere cresciuta giocando a quello che il defunto Pelé una volta chiamava “o jogo bonito”.
Fernandez sottolinea anche che ha una vita al di fuori del tennis che, secondo lei, contribuisce al suo successo in campo. “Cerco di bilanciare un po’ la mia vita.Sì, gioco a tennis, ma sono anche una studentessa universitaria, e questo mi aiutato a separarmi dall’idea di essere solo una giocatrice di tennis”, ha aggiunto “Mi ha aiutato a rimettere a fuoco le priorità e a godermi le piccole parti della vita che non sono il tennis”.
Ma Fernandez riesce ancora a mantenere i rapporti con il suo primo altro amore sportivo, il calcio? “Sì, mi è permesso giocare”, ha detto, con un accenno di risata. “Sono fortunata ad avere allenatori che mi incoraggiano a praticare diversi sport.Diversificare aiuta nel tennis.Ogni volta che torno su un campo, tirare calci a un pallone con mia sorella aggiunge benefici al mio tennis”.
Traduzione di Alessandro Valentini
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Coco Gauff, dal tennis alle scarpe personalizzate: “Mi sento una privilegiata”
La 19enne americana ha espresso la sua opinione sulla musica in sottofondo durante le partite: ” Forse un po’ di rumore, lo gradirei”

E’ stata una vittoria autoritaria quella di Coco Gauff contro Rebecca Marino. La statunitense, che a Miami è di casa, affronterà al prossimo turno la russa Anastasija Potapova. Ecco la conferenza stampa post partita.
D: Coco, puoi parlare della partita e dei tuoi pensieri generali sulla tua prestazione?
COCO GAUFF: “Sì, oggi è stata una partita altalenante, onestamente. Molte pause. Ho fatto bene in risposta, considerando che è una grande battitrice. Sono davvero contenta di come ho giocato. Non è un’avversaria facile. Fa un sacco di colpi importanti, non ti dà molto ritmo. In un certo senso devi solo resistere”.
D. Quattro anni fa hai vinto la tua prima partita. Sei sorpresa di quanto hai ottenuto in così poco tempo?
COCO GAUFF: “Sì e no. Mi sento in un certo senso come se mi avvicinassi a ogni partita credendo di poter vincere. Quindi non sono sorpresa. Ma se faccio un passo indietro e guardo alle cose nell’insieme, sì. Sento di aver lavorato molto duramente. Quindi, quando vinco partite, sento decisamente di meritarmelo. Ma anche chi mi conosce sa che voglio sempre di più. In un certo senso, non sono soddisfatta”.
D. Come è nato ‘Homecoming’? Hai memorizzato le tue battute? Parlaci dell’intero processo.
COCO GAUFF: Quel processo non è stato come immaginavo. Siamo stati lì dalle 5 del mattino fino alle 8 di sera. Non mi ero resa conto di quante volte dovessi ripetere ogni scena più e più volte. Soprattutto nella prima scena dello spettacolo, che tecnicamente è l’ultima scena che abbiamo girato, ero davvero stanca. Fanno davvero un ottimo lavoro. Era tipo, Oh, mio Dio, è Coco Gauff. Sono solo seduta lì, l’abbiamo fatto tipo 20 volte, ti ho già incontrato tipo 30 ore fa (risate). Quindi sì. Ma penso che abbiano contattato e il mio agente abbia aiutato a organizzarlo. C’è il tennis incorporato nello spettacolo. È stato piuttosto interessante. Mi hanno descritto in modo non tennistico. Penso che la sceneggiatura fosse completamente adattata a come sono fuori dal campo, quindi è per questo che ero disposta a farlo. Era quasi meglio. So che la prima volta che avremmo dovuto filmare, avrei dovuto giocare a tennis. Ma mi sono qualificata per le finali WTA, quindi abbiamo dovuto cancellarlo e poi fare questo episodio. È stato davvero bello. Il cast erano persone davvero simpatiche. Geffri, Camille, tutte persone con cui lo rifarei solo per incontrarle di nuovo. Non so se lo rifarei per la parte della recitazione. Guardarmi in TV è stato probabilmente il dolore più straziante che abbia mai dovuto provare. Lo odiavo (risate). Mia madre ha un mio video”
Q. Per quanto riguarda Jimmy Butler, ami gli sport qui nel sud della Florida. Cosa ti viene in mente quando giochi sul campo dello stadio davanti a lui?
COCO GAUFF: Non lo so. Sento solo che entrare in campo è proprio una pazzia perché ho guardato le partite qui per tutta la vita. Beh, quando ho visto Jimmy Butler, voglio dire, è stato davvero bello perché adoro guardare gli Heat, sono la mia squadra. Ha quella mentalità, quella ferocia in lui, qualcosa che ammiro davvero molto. Spero che lui lo veda in me. Sì, ho anche incontrato un paio di giocatori della NFL che giocavano per i Bulls. Sono contenta che siano rimasti a guardare la mia partita. Non lo so, oggi onestamente penso che sia stata davvero una bella giornata, non per la vittoria, ma mi sento come se avessi il privilegio di quelle persone che mi guardano. Per loro volerlo fare, specialmente per uno sport come il tennis che generalmente la maggior parte di loro non capisce, è davvero fantastico.
D. Quanto è importante per te sentire la palla che colpisce le corde di un avversario per il modo in cui vuoi giocare il tuo colpo? Lo chiedo perché Frances Tiafoe ha sostenuto che dovrebbe esserci più libertà di movimento per gli spettatori.
COCO GAUFF: Ho visto quello che ha detto.
D. Come ti senti a riguardo?
COCO GAUFF: Dirò che in realtà ho fatto una esibizione con Ash Barty. Avevamo della musica in sottofondo per una parte dell’incontro. Sicuramente influenza il modo in cui segui la palla e il suo suono, di sicuro. Non so se saremmo in grado di farcela con la musica costante. Ma ho sempre detto che il tennis non ha bisogno di essere completamente silenzioso. Inoltre, crescendo, ho giocato al Pompey Park. Loro hanno sempre partite di baseball, allenamenti di basket, nuoto. Era così rumoroso laggiù. Mio padre mi ha sempre detto, fin da quando avevo otto o nove anni: non voglio mai sentirti lamentarti del rumore durante una partita. Non sono la giocatrice particolare che si lamenterà del rumore. Non so se potremmo usare musica a tutto volume. Ma è molto interessante quello che ha detto Frances. Sicuramente penso che sarebbe più divertente per i tifosi, specialmente allo stadio, ma non so come i giocatori potrebbero fare.
D. Che dire delle persone che si alzano e si muovono, l’aspetto del rumore da un lato, ma il movimento?
COCO GAUFF: Penso che il movimento sia sicuramente fattibile per me. Per me personalmente, non mi dà fastidio. Non mi importa se c’è qualcuno in giro o altro. A volte, se dico qualcosa, forse è solo per rallentare il ritmo della partita, ma non perché la persona sia effettivamente in piedi. Sarò onesta, a volte hai solo bisogno di un reset. Penso che il movimento sia sicuramente più tollerabile del rumore.
D. C’è qualcosa della tua ultima partita contro la Potapova che ricordi e che terrai in mente per la prossima partita?
COCO GAUFF: L’ultima volta che penso di averla affrontata è stata a Montreal. Sono abbastanza sicura che si sia ritirata in quella partita. Non la conto davvero perché non era completamente al 100%. Non ricordo quale fosse il punteggio. Non credo di poter davvero prendere qualcosa da quello nella partita di sabato.
D. Volevo chiederti della tua scarpa firmata, le CG1. Cosa ti ha spinto a dedicarti specificamente alle calzature?
COCO GAUFF: “Penso che soprattutto nel tennis non molte persone lo abbiano fatto. Ci sono pochissimi tennisti con la propria sigla. New Balance, onestamente, me l’ha portato. Ovviamente sono d’accordo se qualcuno vuole darmi la mia scarpa. È stato davvero bello. Non volevo che sembrasse una scarpa da tennis. Volevo avere, tipo, un po’ di atmosfera da campo da basket. Onestamente, le adoro. Non lo dico perché è la mia scarpa, perché ero una grande detrattrice quando è uscito il primo prototipo. Hanno funzionato molto bene con me. Il team di gioco di New Balance è incredibile. Sono stati in grado di apportare tali modifiche. Cercano sempre costantemente di evolversi”
D. Sei l’unica tennista in attività con la sua scarpa. Come ti fa sentire?
COCO GAUFF: Molto privilegiata. Voglio dire, sento che molti atleti in questo tour se lo meritano sicuramente, quindi mi sento molto privilegiata che New Balance mi stia dando questa opportunità, e lo apprezzo molto. Non so se forse un altro marchio l’avrebbe fatto, soprattutto per il mio impatto. Tutto ciò che indosso in campo, praticamente tutto ciò che ottengo da loro, probabilmente l’ho visto con un anno di anticipo e ho praticamente individuato ogni dettaglio che non mi piaceva. Sono molto felice che siano così accoglienti in quello che voglio. Molti marchi non sono sempre così con tutti i loro atleti. Sono grata di poterlo fare. Le persone che acquistano il prodotto possono in qualche modo capire quando un giocatore mette tutto se stesso in qualcosa. Penso che sia ciò che rende speciale il rapporto che ho con New Balance.