Focus
Federico Di Carlo e il “cervello tennistico”: nella mente del giocatore
Federico Di Carlo ha concesso a Ubitennis un’interessante intervista sugli aspetti mentali del nostro sport

Federico è un mental coach operante nel nostro settore che grazie alla sua intraprendenza e alla passione ha creato una sorta di manuale su come apprendere questa professione: l’opera “Il cervello tennistico” è una sorta di guida pratica alla gestione delle situazioni di campo che il tennista può vivere.
Di Carlo scrive anche per il giornale dell’ITF grazie anche all’esperienza acquisita in Australia. Nell’intervista Federico dispensa interessanti consigli a cui apparentemente nessuno penserebbe mai.
Sconsiglia, per chi volesse intraprendere questa professione, corsi organizzati ma ritiene sia più efficace leggere molte pubblicazioni e affiancare operatori del nostro sport per vivere più da vicino l’esperienza di campo
Come è che un allenatore decide di specializzarsi nella parte mentale del gioco?
Nel tennis ci sono 4 componenti fondamentali: quella tecnica, quella tattica, quella fisica e quella mentale. Da sempre i maestri allenano le prime tre lasciando al caso la quarta. Questo nonostante la componente mentale sia considerata dalla maggior parte dei giocatori di fondamentale importanza. Il gioco del tennis è molto cambiato negli ultimi 30 anni. Sta diventando sempre più tecnologico e specialistico. La figura del maestro e del coach tuttofare è obsoleta. I giocatori d’elite, poi, sono per la stragrande maggioranza seguiti da team di lavoro in cui specialisti di ogni settore lavorano sul tennista ciascuno nella propria specialità sotto la coordinazione e gli occhi vigili del team leader o coach.
Come ci si specializza negli aspetti mentali del gioco?
Ci sono diverse strade. La maggior parte sono teoriche. Chi lavora nel settore del mental training nel tennis per la maggior parte proviene o dalla psicologia dello sport o dal coaching. Il mio percorso è stato inverso. Sono partito dalla pratica per approdare alla teoria. Ho avuto l’opportunità di studiare in Australia e sono entrato in ottimi rapporti con Igor Jovanovich che era head coach all’Università di Sydney. Siamo entrati immediatamente in sintonia dal momento che avevo avuto un’esperienza precedente di tennis coach all’università di Birmingham. Lui era estremamente esperto ed interessato agli aspetti mentali del gioco e dava molti consigli in campo ai ragazzi in tal senso. Così mi ha introdotto agli aspetti pratici del tennis mental training in campo. Gli australiani hanno un approccio molto pratico alla materia ed è una caratteristica che contraddistingue il mio lavoro con i tennisti. Sono convinto che la maggior parte del lavoro mentale debba essere svolto in campo. E’ li infatti che bisogna automatizzare i propri comportamenti attraverso l’allenamento e la ripetizione nella gestione dei tempi di pausa tra un punto e l’altro, situazioni particolari, ed in generale del modo di stare in campo. Apprendere una strategia mentale teoricamente e non poterla automatizzare praticamente è come apprendere il movimento del rovescio e non avere poi l’occasione di colpire migliaia di palline per automatizzare il movimento. E’ esattamente la stessa cosa. In Italia, purtroppo la maggior parte del tennis mental training avviene ancora in modo molto teorico, spesso a carattere eminentemente motivazionale.
Quale è il filo conduttore del tuo best seller “ Il cervello tennistico “?
Tornato in Italia mi sono chiesto se esistesse un metodo di riferimento che comprendesse la parte teorica e quella pratica e cui potessi attingere per costruire un programma di allenamento mentale per il tennis per bambini, ragazzi ed adulti. Ho letto centinaia di pubblicazioni in diverse lingue ma non ho trovato un solo testo che rispondesse alle mie esigenze Mi sono messo nelle condizioni di chi, come me, si apprestasse ad iniziare un lavoro di mental trainer nel tennis, e così dalla raccolta del materiale preparato per il lavoro con i tennisti è nata la prima idea ed il primo canovaccio de “Il Cervello tennistico” . La stesura del libro, poi in verità è stata molto lunga. Si è trattato di un lavoro certosino di 4 anni e mezzo di ricerca delle fonti, studio ed elaborazione del testo, proponendo un punto di vista ed un metodo, quello neuro scientifico, che nel panorama mondiale, ad oggi, è considerato l’approccio più impiegato (quando è stato pubblicato il libro, nel 2012, era una novita ed un approccio totalmente inedito). Il libro è strutturato come un manuale completo di allenamento mentale per il tennis. Si parte da come funziona il cervello e quali sono gli ostacoli mentali proposti dal tennis. Il capitolo successivo affronta quella che dovrebbe essere l’educazione ed il percorso mentale dei ragazzi avviati al tennis. E’ un argomento che mi sta particolarmente a cuore per diversi motivi., sia di carattere teorico che dal punto di vista pratico. I bambini hanno infatti un potenziale neuronale che non ha eguali in tutta la vita. Ed è un potenziale che spesso non viene utilizzato come si dovrebbe. E se qualcosa si sta cominciando a fare sul piano tecnico (dal mini tennis si comincia sempre più a parlare del baby tennis) ed atletico, dal punto di vista mentale per la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori è un argomento tabù e per il resto spesso utopia.
Il lunghissimo capitolo successivo spiega cosa si intende per allenamento mentale e come si allenano le abilità mentali. L’ultimo capitolo è dedicato alla preparazione dell’evento agonistico. Un manuale completo non solo dal punto di vista teorico ma soprattutto una vera guida pratica. Il libro è diventato nel tempo un vero punto di riferimento per molti addetti ai lavori, giocatori e genitori di tennisti.
Sappiamo che il giornale della ITF pubblica alcuni tuoi lavori. Di cosa si tratta ?
Il mio lavoro nel settore nel settore del tennis mental training è sempre stato di ricerca e di innovazione metodologica. Alla ITF è molto piaciuto l’approccio ed il lavoro compiuto ne “Il Cervello tennistico” e mi ha invitato a scrivere degli articoli su argomenti trattati nel libro. Il primo articolo pubblicato è un’analisi degli ostacoli mentali alla prestazione che si affollano nella mente del tennista a seconda del punteggio della partita. Un’analisi che rivela i diversi tipi ed i diversi modi dei meccanismi di difesa che il cervello attiva naturalmente durante una partita di tennis, soprattutto nel momento in cui il tennista sente l’esperienza come potenzialmente pericolosa per l’ immagine di se. L’articolo contiene anche le diverse strategie per poter superare questi ostacoli e come potersi disporre in uno stato mentale favorevole alla prestazione. L’articolo in pubblicazione in questo momento affronta un argomento completamente diverso. Riguarda la comunicazione tra coach ed atleta e come la parola “cambiamento”, tanto (ab)usata e ricorrente in molta letteratura e metodologie di coaching contemporaneo, sia in realtà una strategia comunicativa estremamente pericolosa per il rapporto tra coach e tennista e di come è auspicabile utilizzare strategie comunicative alternative.
Se una persona volesse intraprendere la carriera di mental coach per tennisti che consigli daresti ?
Ci sono moltissimi corsi di coaching in giro, ma nessuno in realtà insegna il mestiere. Il mio consiglio è quello di leggere tanto, di aggiornarsi continuamente e di affiancare chi opera già nel settore per toccare di prima mano metodi di lavoro e modalità di intervento. Consiglio di frequentare ed immergersi nell’ambiente del tennis perché gli sport sono tutti diversi, ognuno ha la sua peculiarità e le sue dinamiche che è difficile capire se non ci sei dentro. Io vedo purtroppo troppa approssimazione e superficialità nei metodi e nell’operato di molti mental trainers. Spesso si tratta di operatori che conoscono poco o nulla dello sport di riferimento e che seguono raramente i giocatori sul campo. Tale mancanza di professionalità, a lungo termine, getterà discredito sia sull’approccio mentale che sulla figura di chi lo propone. Io sono assolutamente favorevole alla creazione della figura professionale del tennis mental trainer, che affianchi il maestro ed il preparatore atletico. Una figura professionale ben definita e formata secondo criteri stabiliti.
Quali giocatori segui e chi vorresti segnalare come promettente?
Ho seguito e seguo tanti giocatori con classifica ATP e WTA ed anche moltissimi giovani di grande interesse a livello nazionale. Non mi piace però fare i nomi perché ritengo che la credibilità del lavoro fatto non è mai una questione di autorefernza. Chi ha bisogno di referenze, dell’autorità proveniente dall’altisonanza dei nomi con cui interagisce, in verità mostra di avere poca o esigua autostima e scarsa fiducia nel proprio lavoro. A me interessa il feedback dei giocatori, degli allenatori e del mondo in cui lavoro. La credibilità la si guadagna sul campo, lavorando con passione, umiltà e competenza. Di giocatori promettenti ne conosco tantissimi, me credimi, non è mai il tennis a fare la differenza. E’ sempre quello che hanno dentro, il loro atteggiamento, che fa di loro dei campioni fuori e dentro al campo. Conosco alcuni giocatori/giocatrici che ritengo estremamente futuribili, ma se non ti dispiace, i nomi preferisco tenerli per me.
Passiamo adesso a qualche consiglio spicciolo, utile anche per i giocatori della domenica. Che consiglio daresti ad un giocatore che parte sfavorito in un match per affrontare meglio il pre-gara e il match stesso ?
Un giocatore che pensa di perdere la partita nella sua testa, di fatto l’ha già persa. ……..Ha nessuna possibilità di portarla a casa. Anche quando un giocatore ha un record negativo contro un altro giocatore, non è detto che sia destinato a perdere. Ogni partita ha una storia a se. Bisogna giocarsela sempre un punto alla volta. Quando si prepara la gara bisogna focalizzare l’attenzione sulla propria tattica, sui propri punti forti e mettere giù un piano di gara da ricordare frequentemente in campo. Quando pensi di perdere o di vincere la concentrazione si sposta sul risultato, verso il futuro. Il giocatore non puo rimanere concentrato su quello che succede e che deve fare in campo. La pressione, per chi sa autodisciplinare il proprio pensiero, non esiste; è sempre la mente umana che la crea. Come è possibile che un giocatore sfavorito senta la pressione, ma la senta anche (ed a volte anche di più…..) il giocatore favorito? Razionalmente uno dei due dovrebbe sentirsi più sicuro, ma il fatto stesso che la tensione potenzialmente è uguale per entrambi, in verità indica che la pressione è solo una auto convinzione, una strategia di che se la inventa.
Secondo Te quale è lo stato mentale migliore per affrontare una situazione di svantaggio?
La mentalità del campione è che pensa di essere in vantaggio, anche quando il punteggio dice che è sotto……..Anche se molti ritengono il contrario, la pressione maggiore è sempre su chi sta avanti. Molti la chiamano nikefobia, ovvero paura di vincere, anche se personalmente non sono molto d’accordo con questo punto di vista per due motivi. Il primo è che se un giocatore non pensa di poter e voler vincere in campo non ci andrebbe. Secondo, vincere è una situazione piacevole, perché uno dovrebbe averne paura?
Se sai che la pressione è su chi sta avanti, puoi giocare tranquillo.
Anche qui, di nuovo, è solo una questione di gestione dei propri pensieri. Se pensi che e giochi come chi sta per perdere un set, giocherai con ansia e probabilmente non riuscirai a recuperare. Se invece pensi che l’avversario è teso e che puoi giocare tranquillamente, giochi al tuo meglio e probabilmente puoi rientrare nel set/ partita.
Sappiamo che collabori anche nel settore del Tiro a Volo in che veste e che differenze trovi col tennis ?
Sono due sport diversi. Nel tennis hai un avversario che ti propone sempre situazioni diverse. E’ uno sport in cui occorre molto adattamento al comportamento dell’avversario. Per certi versi il tennis è paragonabile al gioco degli scacchi in cui ci sono mosse e contro mosse. Il tiro a volo è fondamentalmente una gara contro se stessi. Gli avversari ci sono, ma non interferiscono nell’azione sportiva. Il tiro a volo è più paragonabile al golf, è uno sport in cui veramente competi contro te stesso. Ci sono dei parametri fissi che sono regolati da un numero ben definito di piattelli disponibili come il numero di buche nel percorso del golf. Nel tennis si sa quando inizia la partita ma non si sa quando finisce ed è chiaro che l’impegno mentale è strettamente correlato al protrarsi dello sforzo e della stanchezza fisica. Nel tiro a piattello inoltre, gli atleti sono avanti con gli anni per cui sono più maturi personalmente. Questo è un grande vantaggio per lavorare dal punto di vista mentale. I ragazzi giovani tendono a vivere le esperienze in modo molto più immediato ed istintivo. Il lavoro del mental trainer è più insidioso.
Adamo Recchia
Leggi “Non è uno sport per giovani”, di Agostino Nigro
Leggi “Killer Connolly, l’assassina con le trecce”, di Raffaello Esposito
Flash
WTA Miami: continua la maledizione del primo turno per Elisabetta Cocciaretto. Si arrende in due set a Kostyuk
L’azzurra non sfrutta nemmeno una palla break e si arrende ad una solida Marta Kostyuk. L’ucraina troverà la russa Potapova al secondo turno

M. Kostyuk b. E. Cocciaretto 6-3 6-2
Come a Indian Wells, il torneo Miami Open di Elisabetta Cocciaretto si ferma subito al primo turno dopo aver perso contro Marta Kostyuk 6-3 6-2. Speravamo di vederla tornare nella usa forma migliore, quella che all’inizio del 2023 ci ha fatto credere che questo sarebbe stato il suo anno. Invece, l’italiana numero 49 del mondo ha fatto di nuovo troppa fatica in quello che è stato il primo confronto con la 20enne ucraina Kostyuk al Masters 1000 di Mami.
Un’avversaria molto ostica, numero 38 del ranking WTA, che oggi ha saputo gestire perfettamente i momenti difficili. Nonostante un primo set con qualche difficoltà a tenere i suoi turni di servizio, Kostyuk è riuscita a chiuderlo con l’84% dei punti con la prima di servizio, contro poco più del 30% di Cocciaretto. Nel secondo set invece l’ucraina è stata decisamente più incisiva e senza concedere neanche una palla break alla marchigiana, ha chiuso con estrema solidità in un’ora e 17 minuti un match meritatissimo ed in gran parte dominato. Al secondo turno l’aspetterà Anastasia Potapova.
Primo set
Apre Cocciaretto con un rovescio lungolinea splendido. Primi due game ai vantaggi ma alla fine entrambe portano a casa i rispettivi turni di servizio senza concedere palle break: 1 pari. Nel quarto gioco arrivano le due prime palle break del match a favore di Kostyuk guadagnate con personalità a rete. Il brutto errore dell’italiana in uscita dal servizio le costa caro: 3 giochi a 1 Kostyuk. Nonostante un game successivo complicato per l’ucraina, Cocciaretto non recupera lo svantaggio: 4-1. Dopo aver accorciato le distanze 4 giochi a 2, Cocciaretto va a prendersi le prime 3 palle break consecutive a suo favore. Ma senza tremare, Kostyuk le annulla tutte e tre in maniera quasi perfetta: vince a rete il terzo degli ultimi quattro punti consecutivi e va a sedersi avanti 5-2. L’ucraina serve per il primo set avanti 5 giochi a 3 e si guadagna subito 3 set point. Sbaglia il primo, ma il secondo è suo: 6-3 Kostyuk.
Secondo set
Chiude sul 40-30 la marchigiana un primo game importante per ritrovare fiducia: 1-0. Nel secondo game Cocciaretto sembra aver preso il comando degli scambi ma l’ucraina lotta e alla fine tiene il suo turno di servizio: 1 pari. Gli errori con la smash di Cocciaretto le stanno costando cari oggi, e Kostyuk si guadagna di nuovo due palle break. Ne basta una all’ucraina: 2-1. Tutto facile per la numero 38 del mondo nel game successivo: consolida il vantaggio avanti 3 a 1. Limita i danni Cocciaretto e accorcia le distanze portandosi sotto 3-2. Nel settimo gioco del set, l’italiana al servizio sotto 4 a 2 salva una palla break a favore di Kostyuk che aveva tutta l’aria di essere un match-point. Arriva un altro errore di Cocciaretto, e questa volta l’ucraina non sbaglia e si porta avanti 5 giochi a 2 per andare a servire per il match. Al primo match point chiude Marta Kostyuk 6-2 in un’ora e 17 minuti.
ATP
Il ritorno di Nadal sulla terra rossa: dopo Montecarlo giocherà anche a Barcellona. David Ferrer: “Si sta allenando cinque volte a settimana”
Presentata la 70esima edizione del Trofeo Conde de Godò a Barcellona; Ferrer svela due nuovi partecipanti: Medvedev e Nadal

A pochi giorni dalla notizia che rivelava il ritorno in campo di Rafael Nadal all’ATP Master 1000 di Montecarlo, ne arriva un’altra. Il 22 volte vincitore di Grandi Slam ha deciso di confermare la sua presenza anche al torneo Barcelona Open Banc Sabadell, in programma dal 15 al 23 aprile. Lo ha annunciato il direttore del Real Club de Tenis, David Ferrer, durante la presentazione della 70esima edizione del Trofeo Conde de Godò. Un tabellone davvero d’eccezione quello di quest’anno che oltre ad avere il nome del maiorchino più forte della storia, vanta altri nomi importanti: Carlos Alcaraz, campione uscente di Indian Wells, Casper Ruud, Stefanos Tsitsipas, il nostro Jannik Sinner e tanti altri.
Tra loro anche il russo finalista di Indian wells, Daniil Medvedev, sul quale il direttore Ferrer ha voluto spendere qualche parola in più: “Non è stato facile inserirlo perché avevamo la lista ormai praticamente chiusa. Però apprezziamo molto che abbia deciso di venire in un momento dove sta già vincendo tanto”. Entusiasta David Ferrer di poter comunicare al pubblico, dopo aver parlato con Carlos Costa (rappresentante delle baleari) che Nadal sembra essere in ottima forma e pronto per il rientro: “Si sta allenando cinque volte a settimane, ricomincerà da Montecarlo e poi verrà qui. Gli auguro personalmente che sia la miglior stagione possibile sulla terra”.
E proprio dall’Academy di Rafa Nadal, arrivano dei video del campione maiorchino in campo. La grinta sembra quella di sempre.
ATP
Credit Suisse, la grande crisi della banca elvetica minaccia la partnership con Federer
A rischio l’accordo di 10 milioni l’anno tra Federer e Credit Suisse: Roger continuerà a “salutare” i viaggiatori dell’aeroporto di Kloten?

Da Federer al calcio, la crisi di Credit Suisse investe il mondo dello sport svizzero. Il crollo del colosso bancario svizzero crea scompiglio tra i milioni di risparmiatori e le principali discipline sportive a cominciare dal calcio. Credit Suisse è diventato title sponsor tra gli altri anche della Super League svizzera, la massima divisione del paese.
Ma non c’è solo il calcio, anzi. Il quotidiano tedesco “Blick” si chiede se Federer continuerà a essere testimonial di Credit Suisse. Uno degli sportivi più importanti della storia dello sport vantava un accordo di circa 10 milioni di euro all’anno prima di appendere la racchetta al chiodo. La cifra sarebbe rimasta la stessa con l’immagine di Federer appare all’aeroporto di Kloten, e non solo, per salutare i passeggeri in arrivo con al fianco il logo dell’istituto di credito a un passo dal fallimento. Inoltre, il legame con Federer ha portato la banca a sponsorizzare anche la Laver Cup, ideata dallo stesso ex tennista. E adesso che succede? Il quotidiano tedesco ironizza chiedendosi se Federer continuerà a salutare tutti dall’aeroporto o se il “ciao” sarà al “Credit Suisse” e basta.
La Svizzera rischia di ritirare persino la propria candidatura ad ospitare i campionati europei di calcio femminile del 2025. E la lega elvetica sembra essere tra le favorite per l’appalto. La decisione arriverà il prossimo 4 aprile, ma ora il governo e i vertici della lega stessa temono che il fallimento della Credit Suisse, partner principale, possa far perdere punti alla candidatura.