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Per Pouille la riforma della Davis è la sua condanna a morte

Da Dubai arriva una dura condanna alla riforma della Coppa Davis da parte di Lucas Pouille. Al coro di critica si unisce anche Nikki Pilić, primo allenatore di Djokovic

Ultimo aggiornamento: 28/02/2018 17:04
Di Ferruccio Roberti Pubblicato il 28/02/2018
4 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Lucas Pouille - Finale Coppa Davis 2017 (foto Roberto Dell'Olivo)

da Dubai, il nostro inviato

Non smette di far discutere l’annuncio del progetto di rivoluzionare il format della Coppa Davis: inevitabilmente, anche qui a Dubai il tema ha raggiunto i tennisti presenti. E così, se la prima pagina del popolarissimo Sport360 è dedicata in gran parte a Malek Jaziri, autore dell’eliminazione di Grigor Dimitrov, nelle pagine interne si legge un parere illustre sull’argomento. Trattasi di quello di Lucas Pouille, 15 ATP, vincitore lo scorso dicembre a Lille nella finale di Coppa Davis su Steve Darcis, nella quinta partita che ha assegnato la manifestazione alla sua Francia. La seconda testa di serie dell’ATP 500 di Dubai è stato molto negativo sulla proposta di cambiamento annunciata lunedì scorso.

LUCAS, GIÀ NOSTALGICO – “Si tratta di una condanna a morte per la Coppa Davis. Non hanno fatto altro che prendere l’idea dell’ATP di fare un campionato del mondo di tennis, perché è esattamente quello che diverrebbe dopo la riforma. Durerebbe una settimana con molte squadre e tanti soldi da fare e da dare come montepremi. Ecco perché vogliono farlo!“. Il francese addirittura propone di cambiare il nome della manifestazione: “Non credo potranno chiamarla ancora Coppa Davis. Quando tu non giochi a casa o nella nazione contro cui giochi, non è più coppa Davis. Credo che chiunque abbia già vissuto dal vivo una sfida di questa manifestazione sappia che dopo sarà differente, che non ci sarà più la stessa atmosfera. Credo sia davvero una pessima idea“. Sull’argomento usato dai promotori della riforma, l’assenza delle grandi star dalla manifestazione, Pouille ha un parere molto netto: “Quello che nessuno vuole capire è che se i grandi campioni non giocano sempre la Coppa Davis, il motivo non è dovuto al suo formato attuale o alla sua sistemazione nel calendario. La vera ragone è l’eccessivo numero di tornei di cui è pieno la stagione ATP, i cui meccanismi costringono i giocatori a giocarne troppi“.

IL PRIMO MAESTRO DI NOLE – A stroncare la proposta ‘rivoluzionaria’ che, giova ricordarlo, deve ancora essere approvata in via definitiva, ci ha pensato anche la voce balcanica del primo maestro di Novak Djokovic, Nikki Pilić. Capitano vincitore della Davis con due diverse selezioni, Germania e Croazia, si è accodato alla voce critica di Pouille: “Immaginate la situazione: giocano Belgio e Canada, diciamo a Singapore. A chi interesserebbe? Ucciderebbero l’atmosfera della manifestazione, perché non ci sarebbero i tifosi di casa come adesso. È un dato di fatto che qualcosa può e deve cambiare, ma stipare l’intera Coppa Davis in sette giorni… non so se i soldi possono veramente comprare tutto”. Il suo parere sembra ricalcare quello di molti altri addetti ai lavori: “Ho parlato con diversi colleghi, la maggioranza è per lasciare la formula attuale giocando al meglio dei tre set. Invece in questo modo si uccide una manifestazione che ha un’atmosfera straordinariamente bella. Sono sicuro che molti la pensano come me. Pensate se passasse l’idea di non giocare più la Champions League e di fare invece una esibizione in cui si guadagna di più“.


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TAGGED:Coppa Davislucas pouille
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