Coppa Davis: assolo di Pouille, finalmente "La Dixième"!

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Coppa Davis: assolo di Pouille, finalmente “La Dixième”!

LILLE – Il match decisivo per la Coppa Davis 2017 è un no-contest. Lucas Pouille annichilisce Steve Darcis e regala la decima insalatiera alla Francia dopo 16 anni di attesa

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Goffin è una sentenza, si decide tutto al quinto match

Finale Coppa Davis 2017

Francia-Belgio 3-2 (Stade Pierre Mauroy, Francia, cemento indoor)

 

L. Pouille (FRA) vs S. Darcis (BEL) 6-1 6-3 6-0 (dal nostro inviato a Lille)

La Francia torna ad essere campione del mondo: Lucas Pouille, 18 ATP, ottiene a 23 anni quella che sinora è la più importante vittoria della carriera, dominando sin dai primissimi giochi un Darcis deludente, autore di una prova degna della sua classifica da comprimario (76). La Francia con questo decimo successo (quarto nel dopoguerra) affianca la Gran Bretagna al terzo posto della classifica delle nazioni con più vittorie in questa manifestazione: restano molto distanti USA (32) e Australia (28). Questa è anche la vittoria di Yannick Noah, vincitore della sua terza Davis da capitano (dopo quelle del 1991 e del 1998): ha saputo gestire l’abbondanza di scelte più o meno dello stesso livello a sua disposizione, mantenendo la squadra compatta e scegliendo alla fine, nonostante i mugugni della stampa, sempre per il meglio: ha avuto ragione sia sul doppio, sia su chi schierare nel quinto incontro. Per Pouille si vedrà adesso se questo trionfo francese con la sua firma sarà un trampolino di lancio o il gradino più alto della carriera: negli ultimi 30 anni, chi ha vinto il quinto incontro della finale di Davis, non ha mai avuto eccellenti carriere, ad eccezione forse di Safin, che però, quando lo vinse nel 2006, era stato già numero 1 e vincitore di Slam.

Non è servita al Belgio la grande esperienza di Darcis nel quinto incontro di Davis, giocato e sempre vinto nelle già cinque volte che lo aveva disputato: le più importanti, nelle semifinali 2017 contro Thompson e 2015 contro Del Bonis. Precedentemente, negli spareggi play-off aveva sempre salvato il Belgio, vincendo contro l’israeliano Weintraub nel 2013, sull’australiano Ball nel 2010, e sull’ucraino Bubka nel 2009. Steve era stato comunque decisivo per arrivare a Lille, non solo in semifinale, ma soprattutto a Francoforte a febbraio (vittorie su Sasha Zverev e Kohlshreiber), ma ormai ha 33 anni e, se il Belgio vuole vincere la sua prima Davis, deve sperare che maturi presto qualche giovane da affiancare all’ottimo Goffin di queste settimane.

Andando a ritroso nelle ultime trenta edizioni della Coppa Davis, era appena l’ottava volta che il trofeo veniva assegnato nel quinto incontro. Infatti, scorrendo l’albo d’oro della competizione, nel 1996 Boetsch sconfisse fuori casa Kulti 10-8 al quinto, nel 2001 Nicolas Escude ebbe la meglio in trasferta sull’australiano Wayne Arthurs e nel 2002 Mikhail Youzhny battè Mathieu a Parigi Bercy. L’elenco continua trovando nel 2006 Safin che sconfisse Acasuso, nel 2010 Troicki vincitore su Llodra, nel 2012 e nel 2013 Radek Stepanek decisivo in finale per la Repubblica Ceca due volte consecutive, rispettivamente a Praga contro Almagro e a Belgrado contro Lajovic. L’anno scorso, infine a Zagabria, Del Bonis, sconfiggendo Karlovic regalò la prima Davis della sua storia all’Argentina.

Da spettatore, assistere alla quinta partita della finale di Davis è molto emozionante, non deve esserlo però per i giocatori: difficile immaginare la tensione che provavano, sapendo che molto probabilmente quella sarebbe stata la partita più importante della loro carriera. Basta del resto, anche ricordando che in questo incontro giocano per regolamento i numeri 2 delle nazionali, rileggere l’elenco dei giocatori che negli ultimi 30 anni avevano fatto questa partita per rendersene conto: tra di loro, solo Safin ha vinto Slam ed è stato numero 1, gli altri non hanno nemmeno raggiunto una finale in un Major. Stepanek  e Youzhny sono stati saltuariamente nella top 10, i restanti (Troicki, Boetsch, Escude) al massimo nella top 20, ad eccezione di Del Bonis addirittura mai stato nella top 30.

Traboccava letteralmente di passione oggi lo Stade Pierre Mauroy: essere a Lille da inviati è stato un privilegio, specialmente per aver vissuto tra le tribune la grande magia di una Davis, che è bellissima da vivere, a prescindere dal fatto che la giochino campioni o meno. I belgi, sempre con una birra in mano, ma educati e sorridenti, così festosi e urlanti, erano pacificamente mischiati e affiancati alle maglie blu dei francesi, intenzionati a tutti costi a conquistare la loro decima Davis. Ad ogni punto, lo vincesse la Francia o il Belgio, vi era una consistente parte di pubblico che si alzava in piedi a festeggiare: sembrava vi fosse una sincronia tra le due parti del -freddissimo per una partita di tennis, non lo finiremo mai di dire- Pierre Mauroy. Una differenza enorme, purtroppo, con uno sport bellissimo come il calcio, inquinato da una maleducazione e ignoranza generale, che non permettono mai che 30000 persone vivano una finale sportiva per quello che è, una festa sociale.

Alla fine, nonostante molti addetti ai lavori ritenessero che sarebbe stato schierato Gasquet, Noah ha optato per Pouille, nonostante il 18 ATP fosse apparso scarico nell’incontro inaugurale, al di là degli indubbi meriti di un grande Goffin. Una scelta giustificata dalla migliore classifica e continuità del 23enne di Grande-Sinthe, nell’Alta Francia.  Da quando nell’agosto 2016, si fece conoscere al grande pubblico sconfiggendo Nadal agli Us Open, entrando dopo New York nei primi 20 per la prima volta in carriera, Lucas, contro giocatori tra la 60° e la 100° posizione Atp , ovvero l’intorno di classifica di Darcis, aveva giocato 16 volte, perdendone solo 3.  Un ottimo record, macchiato appunto solo dalle sconfitte di quest’anno contro Herbert a Madrid, Donaldson a Montreal e Copil a Metz.

Il primo set viene deciso da una grave ingenuità di Darcis, il quale, dopo aver costretto ai vantaggi Pouille e avergli messo così pressione, si è ritrovato nel secondo gioco avanti 40-0. Da quel momento, il belga è calato, consentendo a Pouille di sciogliersi, inanellando una serie di dieci punti a uno che hanno portato la Francia sul 3-0. L’emozione per il peso della grande responsabilità di dover vincere, avendo una classifica molto migliore e giocando in casa, poteva essere il fattore frenante della prestazione del transalpino, ma l’aiuto del belga, gli ha permesso di entrare in sintonia col pubblico e in fiducia col proprio tennis (più di una volta ha eseguito vincenti pregevoli). Il primo set è diventato così  una formalità: Lucas ha mantenuto i turni di servizio restanti senza nemmeno arrivare ai vantaggi: dopo 34 minuti è stato 6-3 Francia.

L’importanza della posta in palio era tale che Darcis ha provato ad aggrapparsi alla partita come ha potuto, ma il transalpino, galvanizzato da un tripudio di cori e bandiere francesi (alcune inondano le tribune, ampie vari metri), ha giocato il suo miglior tennis e così il divario è divenuto incolmabile. Il terzo gioco, con il belga al servizio, cambia le sorti del set e forse, indirizza definitivamente la coppa Davis in Francia: dura venti punti, Darcis ha 6 occasioni per portarlo alla casa, ma è invece Pouille a esultare, alla terza palla break, quando porta la Francia 2-1 e servizio. Sono passati appena 58 minuti, eppure la partita sembra già decisamente segnata: il resto del parziale è un dominio del giocatore più forte, che porta a casa il secondo set con il punteggio di 6-1 per la Francia, quando sono passate appena 1 ora e 11 minuti.

Nulla da raccontare nel terzo set: la partita e la Coppa sono già virtualmente assegnate, dispiace quasi vedere Darcis doversi trascinare in campo in questo parziale, già conscio della delusione e della sconfitta più che alle porte. Pouille vince il parziale non lasciando neanche un game all’avversario, tra un canto da brividi di Marsigliese a fine secondo set e uno a Coppa appena vinta: la sua partita finisce in appena 94 minuti.

A Lille, può finalmente partire la grande festa francese.


Cosa è successo nelle prime due giornate:

Tutto quello che c’è da sapere sulla finale di Coppa Davis 2017

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Coppa Davis – Il sorteggio 2023 non può dirsi fortunato. Il Cile non va sottovalutato e il Canada è campione in carica

Il direttore Scanagatta ricorda che in Davis la classifica ha sempre contato poco. E non dimentica i 2 matchpoint della Polonia a Livorno 2004 con Volandri e Starace con un piede in serie C! Mentre a Mestre 1999…

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Nazionale Italiana - Coppa Davis 2022 (foto Roberto dell'Olivo)

Non è stato un sorteggio fortunato quello uscito dall’urna di Malaga per la nostra squadra di Coppa Davis che a settembre dovrà affrontare a Bologna (12-17 settembre, Unipol Arena) i campioni in carica del Canada, Auger-Aliassime, Shapovalov e Pospisil, i cileni Garin e Jarry, i fratelli svedesi Ymer, vecchie conoscenze.

Era stato più agevole, sulla carta, il sorteggio di un anno fa, quando era particolarmente temibile la Croazia di Coric, Cilic, Gojo che ci aveva eliminato l’anno prima in quel di Torino, ma non lo erano davvero la Svezia degli stessi fratelli Ymer, e direi neppure l’Argentina dei Cerundolo che non avevano ancora “rivelato” il Francisco che sarebbe cresciuto nel tempo  e semmai si credeva che fosse Schwartzman l’avversario più temibile sebbene indoor non sia mai stato così temibile come sul cemento outdoor e sulla terra battuta. E invece il Peque sarebbe entrato in crisi al momento giusto per noi e a Bologna giocò talmente male che gli argentini furono lì lì per accusarlo di scarso impegno.

Proprio il caso appena ricordato dei tennisti argentini dice che a sei mesi di distanza dall’apertura delle ostilità non si possono fare pronostici attendibili.

 

Chi sembra in crisi oggi, come Berrettini e Musetti, potrebbe essere in gran forma a settembre. Lo scorso anno in primavera – anche se aveva vinto il suo primo torneo a Rotterdam dopo tutta una serie di delusioni nelle finali – non si sarebbe mai detto che Felix Aliassime avrebbe vinto tre tornei di fila in autunno e di seguito dominato tutti i suoi incontri di Coppa Davis.

È certo difficile oggi dire oggi in che condizioni di forma verserà un giocatore abbastanza imprevedibile, nel bene e nel male, come Shapovalov che pure ricordo assai bene aver saputo impensierire Rafa Nadal nella Davis vinta dalla Spagna a Madrid e aver messo in difficoltà Djokovic a Wimbledon.  

C’è poi anche l’incognita degli infortuni. Nel 2022 l’Italia ne ha vissuti uno dopo l’altro, quando Sinner, quando Berrettini e anche Musetti non ne è stato del tutto esente…a prescindere dai suoi attacchi di panico, uno dei quali lo sorprese a Firenze proprio quando doveva giocare con Aliassime.

Sia pur con tutte queste premesse resta il fatto che se lo scorso anno almeno il secondo posto nel girone di Bologna poteva dirsi praticamente scontato – e quello bastava per guadagnarsi un posto nella finali a 8 di Malaga – quest’anno anche il secondo posto bisognerà sudarselo.

Canada e Italia sono sulla carta le squadre più forti, ma i recenti risultati di Jarry (anche ai danni dei nostri azzurri) e di Garin dicono che i due sudamericani sono buoni giocatori e inducono a non sottovalutarli, sebbene la loro attuale classifica, n.57 e n.82, in teoria dovrebbe fare il solletico ai nostri che in questo momento vantano un fresco top-ten e due giocatori a ridosso dei top-20.

Ma si sa che in Davis la classifica ha sempre contato poco. Lo scorso anno a Bologna gli svedesi d’Etiopia Ymer sembravano i vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro e invece…

E giocare in casa dovrebbe essere un vantaggio quando i match si preannunciano equilibrati, ma talvolta quando si è super favoriti la pressione può giocare bruttissimi scherzi. Gli appassionati più anziani, e certo l’attuale capitano di Davis Filippo Volandri, ricorderanno il terribile spavento che nella sua Livorno nel 2004 la squadra azzurra formata dallo stesso Volandri e Starace patì contro la Polonia di Kubot, Przysiezny (n.347 del mondo!!!), Matkowski e Fyrstenberg nonostante l’Italia avesse concluso sul 2-0 la prima giornata. I polacchi, che vinsero il doppio sull’inedita coppia Seppi-Bertolini, ebbero 2 matchpoint nella terzo giornata per vincere 3-2.

Non ci crederanno i giovani della generazione Z, ma quella sfida acciuffata per i capelli ci consentì di risalire in… Serie B!!! Eravamo infatti precipitati in una serie analoga alla C. L’Italia che nel ’98 aveva lottato alla pari contro la Svezia in una finale di Coppa Davis, nel 1999 aveva iniziato la sua discesa agli Inferi perdendo a Mestre contro il Belgio dei fratelli Rochus (che sulla terra rossa valevano più o meno quanto gli Ymer di oggi sulle superfici indoor), una sconfitta che costò a Paolo Bertolucci il suo posto di capitano quasi quanto la poca simpatia che nutriva nei suoi confronti il neo-presidente federale Angelo Binaghi che nel 2000 lo defenestrò di brutto per promuovere al suo posto Corrado Barazzutti.

Insomma, per concludere, certo che a Bologna dovremmo farcela a qualificarci per le finali di Malaga, secondi o primi, ma non andiamoci a cuor leggero pensando di cavarsela con un piatto di tortellini e un bicchiere di lambrusco.

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Davis Cup Finals 2023, gli avversari dell’Italia: Svezia ancora tu, Canada per la rivincita

Cosa potrebbero aspettarsi Sinner, Berrettini, Sonego e gli altri azzurri di capitan Volandri nel girone di Bologna con Canada, Svezia e Cile

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Lorenzo Sonego - Coppa Davis 2022 (foto Roberto dell'Olivo)

La voglia di rivincita degli azzurri di Filippo Volandri dopo la sfortunata semifinale contro il Canada a Malaga passa nuovamente attraverso la compagine nordamericana, il team che ha poi vinto la finale. E a Casalecchio di Reno dal 12 al 17 settembre ci saranno anche Cile e Svezia.

Il Canada ci riporta appunto all’amara sconfitta di pochi mesi fa, con l’impresa di Lorenzo Sonego al cospetto di Denis Shapovalov, la sconfitta di Lorenzo Musetti con Auger-Aliassime e il doppio perso 7-6 7-5 da Fognini e da un Berrettini in condizioni precarie. I giocatori di punta della compagine nordamericana sono ovviamente gli stessi, anche se i risultati degli ultimi tempi non sono brillantissimi. Denis Shapovalov, classe 1999 e già numero dieci del mondo nel 2020, in questa stagione è più sregolatezza che genio, e nel Sunshine Double ha perso due partite su tre ed è vicino ad uscire dai primi 30. Felix Auger-Aliassime, ventidue anni, sesto nel ranking lo scorso novembre dopo i tre tornei consecutivi vinti, sarà almeno settimo dopo questa settimana, vista anche la sconfitta a Miami al secondo turno per mano di Francisco Cerundolo.

Completa la squadra la “terza forza” Vasek Pospisil, già numero 25 nove anni fa ma anche numero 4 in doppio, che affianca volta per volta una delle due stelle. Nella scorsa edizione erano presenti i giovani Alexis Galarneau e Gabriel Diallo, entrambi oltre la duecentesima posizione.

 

Poco incoraggianti i precedenti per noi: la rivalità, relativamente recente, è cominciata nel 2013 a Vancouver e vede i canadesi in vantaggio per 3-0. Prima della semifinale di Malaga il Canada si impone per 3-1 dopo un drammatico doppio vinto da Pospisil e Nestor per 15-13 al quinto contro i nostri Fognini e Bracciali. Nel 2019, primo anno con la nuova formula, a Madrid è ancora notte per gli azzurri, sconfitti 2-1 con Shapovalov che vince due tie-break su tre con Berrettini.

Se il Canada è per noi avaro di soddisfazioni, il Cile ci riporta se non altro alla memoria la vittoria di Santiago del 1976, unico alloro tricolore nella storia della manifestazione. Il bilancio delle sei sfide precedenti è interamente in nostro favore e conta sei precedenti: il primo addirittura nel 1949, l’ultimo nel 2012 a Napoli, 4-1 con Seppi e Fognini contro il Cile di Capdeville.

Nel turno di qualificazione di febbraio, il team cileno ha sconfitto per 3-1 il Kazakistan. Tennista con miglior classifica è Nicolas Jarry, numero 57 ma alla 38esima posizione nel 2019. Quest’anno sulla terra battuta sudamericana ha fatto faville, con la semifinale persa in tre set con Alcaraz a Rio e soprattutto la vittoria nella sua Santiago poco meno di un mese fa. Christian Garin è stato anche al diciassettesimo posto del ranking tre anni fa; oggi occupa la piazza numero ottantadue. Sul veloce si difende meglio di Jarry, ne è la prova l’ottavo di finale a Indian Wells poche settimane fa e lo splendido Wimbledon dello scorso anno, quando approfittò dell’improvviso ritiro da Covid di Matteo Berrettini e giunse fino ai quarti di finale, sconfitto da Kyrgios. Più staccati in classifica sono Tomas Barrios-Vera (183) e Alejandro Tabilo (162, ma 64 lo scorso luglio).

La Svezia è la squadra che più volte abbiamo incontrato nella storia della competizione: ben 21 volte in un periodo che comincia nel 1953 e arriva fino al settembre dello scorso anno, con la vittoria italiana per 2-1. Il bilancio è di 12-9 per gli scandinavi. Il precedente più illustre è certo la finale del 1998, con la battaglia di sei ore tra Magnus Norman e uno stoico Andrea Gaudenzi, che si arrende alla spalla non ancora a posto dopo un intervento chirurgico. Un altro protagonista azzurro è Paolo Canè, eroe di Cagliari nel 1990 contro Wilander, con Panatta che entra in campo per raccogliere l’esausto bolognese.

Oggi il team gialloazzurro è sostanzialmente un… affare di famiglia, con i due fratelli Ymer protagonisti dei singolari. Mikael, 25 anni, ha appena raggiunto il suo best ranking con la posizione numero 53 e quest’anno ha trionfato nel challenger di Ottignies.

Il fratello Elias, il meno dotato e meno giovane dei due con i suoi 27 anni, è attualmente 149, con un best ranking di 105 raggiunto nel 2018. Il terzo svedese, e primo… non-Ymer, è Andre Goransson.

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Davis Cup Finals 2023, il girone dell’Italia: a Bologna sfide con Canada, Svezia e Cile

Il capitano Volandri accoglie così il sorteggio: “Voglia di rivincita contro il Canada. Occhio anche al Cile”

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La Coppa Davis (foto Roberto dell'Olivo)
La Coppa Davis (foto Roberto dell'Olivo)

I campioni in carica del Canada, poi la Svezia e il Cile. Sono queste le avversarie che l’urna di Malaga ha messo sul cammino dell’Italia nella Davis Cup 2023. Gli azzurri, che dopo la semifinale del 2022 persa proprio contro il Canada sono direttamente qualificati alla fase a girone che si giocherà all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna) dal 12 al 17 settembre, sono stati inseriti nel Girone A. Ecco tutti i raggruppamenti:

GIRONE A (Bologna)
Canada – Italia – Svezia – Cile

GIRONE B (Manchester)
Australia – Gran Bretagna – Francia – Svizzera

 

GIRONE C (Valencia)
Spagna – Serbia – Repubblica Ceca – Corea del Sud

GIRONE D (Croazia, sede da definire)
Croazia – Olanda – Stati Uniti – Finlandia

IL FORMAT – Ogni squadra giocherà un incontro da tre match (due singolari e un doppio) contro le altre tre del suo raggruppamento. Al termine delle sfide di metà settembre le prime due squadre di ogni girone si qualificheranno per la fase ad eliminazione diretta: quarti, semifinale e finale si giocheranno a Malaga dal 21 al 26 novembre. Il relativo tabellone viene compilato abbinando per sorteggio nei quarti di finale la vincitrice di ciascun girone con una seconda classificata degli altri gironi.

LE REAZIONI – Filippo Volandri, il capitano dell’Italia, ha dichiarato: “I quattro gironi di Coppa Davis sono a mio avviso tutti molto equilibrati ma noi dobbiamo ovviamente pensare al nostro. E così come era successo a settembre 2022 a Bologna quando abbiamo affrontato la Croazia che ci aveva eliminato l’anno prima, quest’anno ci tocca il Canada, che ci ha eliminato al doppio di spareggio l’anno scorso: e per noi è un motivo di rivincita importante. Il nostro è un girone difficile, come gli altri: abbiamo la Svezia che abbiamo battuto a Bologna al doppio decisivo e poi c’è una squadra che affrontiamo per la prima volta, il Cile, che è dotata di giocatori importanti come Garin e Jarry. Sono tutte squadre toste, da affrontare una alla volta, un giorno dopo l’altro. Poi assolutamente dobbiamo pensare a noi e a dare il 100%”. 

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