Miami: Svitolina riesce a fermare Osaka, fuori anche Dasha e Woz

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Miami: Svitolina riesce a fermare Osaka, fuori anche Dasha e Woz

MIAMI – Si ferma dopo 8 vittorie la corsa di Naomi, non al meglio fisicamente. Brava Elina, l’ultima a batterla prima di Indian Wells. Wozniacki cede a Puig, avanti Kvitova

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[4] E. Svitolina b. N. Osaka 6-4 6-2 (dal nostro inviato a Miami, Luca Baldissera)

Quando finalmente Naomi Osaka sarà testa di serie in questi tornei, dormiremo tutti sonni più tranquilli“, ha scritto qualche giorno fa l’amica Courtney Nguyen di WTA Insider. E ha ragione da vendere, ma per fortuna questo Miami Open sarà l’ultimo evento da “mina vagante” per la fortissima ventenne nippo-statunitense. Nel frattempo, però, i primi due turni affrontati da Osaka, Serena Williams all’esordio, e l’ucraina Elina Svitolina (23 anni, 4 WTA) oggi, stato di forma ancora precario di Serena a parte, potrebbero tranquillamente avere dignità di semifinale e finale Slam. Con Elina i precedenti sono 2-2, l’ultimo una vittoria piuttosto netta di Svitolina a Dubai quest’anno (6-2 6-4), che è stata anche l’ultima a batterla prima dalla cavalcata vincente di Indian Wells. E la musica non cambia qui in Florida, due set a zero senza grossi problemi, Elina in questo periodo sembra l’unica ad aver trovato il modo di far giocare male Osaka, o quantomeno di approfittare fino in fondo dei suoi eventuali momenti di poca vena.

Il centrale di Crandon Park è ancora semivuoto quando Elina e Naomi iniziano la partita, alle 11 di mattina succede spesso da queste parti, considerando le difficoltà logistiche, traffico e parcheggi, che gli spettatori devono affrontare per arrivare all’impianto. Anche Osaka appare un po’ in difficoltà ad entrare nel match, perde il servizio nel terzo game, ma recupera subito il break, dopo 23 minuti siamo 3-3. Ottima Svitolina in avvio, spinge bene, a volte varia, è solida alla battuta. Naomi sbaglia diverse scelte con le sue accelerazioni, trovandosi a volte fuori posizione, o tirando dalla parte dell’avversaria. Questo le costa un secondo break subìto, che manda Elina in vantaggio 4-3 e servizio. Interviene con il coaching in campo Sascha Bajin, in effetti la sua giocatrice sembra ancora addormentata dal punto di vista agonistico, oltre alle scelleratezze tattiche sono parecchi anche gli errori gratuiti, Quando di là hai la numero 4 del mondo, sono cose che paghi care. Lo stesso fa Andrew Bettles, il giovane allenatore inglese che segue Svitolina, coadiuvando Thierry Ascione.

Non farla stare in mezzo al campo a dettare gli scambi, devi spostarla. Anche se ci vogliono 10-15 colpi, falla lavorare da una parte all’altra. Appena hai una chance, entra e prendi il controllo dello scambio“, sono i consigli elargiti a Elina. Stai giocando un po’ troppo piatto e radente alla rete, cerca di dare più curva specialmente al diritto. Gli ultimi che hai sbagliato avevano troppo side spin. Puoi farcela, so che puoi vincere questa partita“, sono gli aggiustamenti suggeriti a Naomi.

Molto bello e combattuto il decimo game, quando Svitolina serve per chiudere il set sul 5-4. Palla break annullata, poi set point annullato con uno scambio in pressione da cardiopalma e infine parziale portato a casa con un ottimo attacco di dritto. 6-4 Elina, bravissima, Osaka per ora non in giornata “spacco tutto”; è il secondo set che perde nelle ultime 9 partite, ma è il primo perso “giocando” contro una che ha saputo imbrigliarla e metterla all’angolo, perché contro Sakkari agli ottavi in California si era trattato di un vistosissimo calo di concentrazione. Il pubblico pian piano inizia a occupare gli spalti, e la incoraggia in modo evidente, Naomi è un personaggio che piace e si vede.

Le preoccupazioni di coach Sascha erano fondate. Dalla tribuna stampa, posizionata di tre quarti rispetto al campo, si vede bene quanto poco margine stia dando alle sue mazzate Osaka oggi, mentre Svitolina sta facendo un gran match di contrattacco e intelligenti geometrie. Il break preso in avvio di secondo set è un campanello d’allarme per Naomi: è il terzo, per una che serve così la vicenda si fa seriamente preoccupante. Iniziano anche i gesti di stizza e frustrazione, il linguaggio del corpo appare decisamente negativo, da fuori – è la settima partita che vedo dal vivo di Osaka nelle ultime tre settimane – è chiara la “giornata no” sia fisica che tecnica della quasi-giapponese. L’ulteriore break che manda Elina avanti 3-0 certifica la vicenda, e rischia di essere già uno strappo decisivo per l’esito finale. Che brava Svitolina, in ogni caso: non sta cedendo di un millimetro, arriva il 4-0 e addirittura due palle per il 5-0, annullate di orgoglio da Osaka, che azzecca anche una bella palla corta, e conquista il primo game del set. Ma è troppo tardi, Elina è intoccabile alla battuta in questo set (zero punti persi finora), va 5-1, e arrivano due match-point consecutivi. Sul secondo, una rispostona di dritto le esce di poco, e Naomi si salva. Ma la fine è solo rimandata di pochi minuti, un minimo di tensione costa a Svitolina tre palle break nell’ottavo game, ma l’ucraina tiene duro e chiude 6-2. Un’ora e 23 minuti di ottimo tennis per Elina, una mattinata negativa per Naomi, ci sta, il tennis a questi livelli non consente momenti di calo. Non sappiamo se è da considerarsi un caso che negli ultimi due mesi Osaka abbia perso solo da Svitolina, ma una cosa è certa: il gioco di Elina, quando è in forma, è straordinariamente efficace, sia in difesa che in attacco. 26 vincenti a 20, 13 errori a 31 per lei rispetto a Osaka. Mica poco.

In conferenza stampa, Naomi racconta di aver avuto dei problemi di digestiuone fin dalla mattina: Mi veniva un po’ da vomitare, fin dal riscaldamento prima della partita. Non stavo bene, poi lei gioca benissimo, se è numero 4 c’è un motivo, ogni volta che la incontro il suo servizio è migliore, ha meritato assolutamente, e credo che potrà andare molto avanti nel torneo“. Elina, ovviamente, è molto soddisfatta: Ho cercato di non lasciarle l’iniziativa, e di servire bene, credo di esserci riusciti. Era importante anche metterla sul piano fisico. Poi ho trovato ritmo in risposta, anche se ovviamente qualche punto diretto me lo ha fatto, è la sua arma migliore la battuta. Quando ho guardato il tabellone, e ho visto che all’esordio avrei avuto naomi o Serena, ho pensato che sarebbe stata una bella sfida comunque. Mi ha fatto bene, oggi, giocare alcuni punti sotto grande pressione“.

[9] P. Kvitova b. A. Sabalenka 7-5 3-6 6-3 (Laura Guidobaldi)

Tra urla stridenti, bordate rabbiose e “regali” sanguinosi, si consuma il match tra Petra Kvitova e Aryna Sabalenka. Ne esce vittoriosa la campionessa ceca che, dopo poco più di due ore, chiude un match dall’inerzia altalenante ma tutto sommato equilibrato per 7-5 3-6 6-3. Grande frustrazione per la 19enne di Minsk che, sul matchpoint per Kvitova, si accorge di aver esaurito le chiamate del falco dopo un ace di Petra considerato dalla stessa Aryna nettamente lungo. Al turno successivo la Kvitova se la vedrà con la vincente tra la Kasatkina (finalista a Indian Wells) e la Kenin. Dopo essere stata sconfitta a sorpresa a Indian Wells da Amanda Anisimova, Petra Kvitova è giunta a Miami più affamata che mai di riscatto. Contro Aryna Sabalenka si è trattato del primo scontro diretto.

Fin dall’inizio, si assiste ad un potente martellamento da fondo tra le due che giocano a specchio. Accelerazioni, incroci estremi per le due picchiatrici che, tuttavia, fanno e disfano a vicenda. Nel primo set, Sabalenka, dopo aver perso tre giochi di fila, impatta sul 3-3; rabbiosa, la tennista di Minsk scaraventa i suoi fendenti senza pensarci due volte andando spesso fuori giri. Subisce così ancora un break e Petra sale 4-3. La tennista ceca aggredisce l’avversaria con il suo ottimo dritto in spinta e si procura tre setpoint ma Aryna, ruggente, recupera il gap per poi avvicinarsi sul 4-5. L’ex n. 2 del mondo pecca di distrazione e consente alla Sabalenka il pareggio sul 5-5. Continua tuttavia a scaricare i suoi dritti e rovesci con tutta la rabbia avanzando sul 6-5 per poi chiudere il primo parziale 7-5. Sempre molto irruenta e nervosa, la Sabalenka sparacchia commettendo troppi gratuiti. Dal canto suo Petra risponde ad hoc ma, nonostante la sua foga, la bielorussa trova comunque il modo per restare a galla e si salva più volte dal break sull’1-1 per poi salire perfino in vantaggio 2-1. E poi… Petra perde di colpo l’efficacia in risposta e Aryna inanella altri tre giochi scappando sul 5-1. Nonostante non riesca più a mettere a segno i temibili vincenti, Kvitova si sblocca di nuovo e ribalta l’inerzia del set avvicinandosi sul 3-5. Tuttavia, almeno per ora, è un fuoco di paglia. Le urla di Sabalenka si fanno sempre più stridenti e rabbiose ed ecco che la bielorussa, su un attacco fallito di Kvitova, si procura il terzo setpoint; un dritto scaraventato lungo dalla ceca (il quindicesimo gratuito) le consegna così il secondo parziale per 6-3.

Le due tenniste fanno e disfano sul Grand Stand di Crandon Park. Tutto da rifare al set decisivo. Petra avanza sul 2-1 anche se, continuando a martellare, commette ancora errori in risposta. Sfogando tutta la sua rabbia, l’ex n. 2 del mondo sale ancora 3-2. Ora è Sabalenka a incappare in tre sanguinosi gratuiti che offrono così alla Kvitova la possibilità di spezzare l’equilibrio. Petra sfrutta l’occasione e con una volé vincente tiene Aryna a distanza sul 4-2. In piena fiducia, Petra allunga ulteriormente il passo sul 5-2. Il finale è più che mai beffardo. Sabalenka, dopo aver servito su un piatto d’argento il matchpoint alla Kvitova con un dritto fuori misura a campo aperto, dopo un ace della ceca – e convinta che la palla sia lunga – non può più appellarsi al falco avendo esaurito le tre chiamate a disposizione. Il match si chiude 7-5 3-6 6-3 per la due volte campionessa di Wimbledon e con una frustratissima Sabalenka che, nonostante tre set di alti e bassi, era riuscita a portare più volte la Kvitova sul filo del rasoio.

M. Puig b. [2] C. Wozniacki 0-6 6-4 6-4 (Andrea Franchino)

Nella serata di Miami, nell’ultimo incontro del programma, si affrontano Caroline Wozniacki, n° 2 WTA e del seeding e vincitrice dell’Australian Open 2018, e Monica Puig, 82 WTA e campionessa olimpica in carica. Vista la differenza di classifica e quella degli scontri diretti (3-1 per Caroline, unico successo di Monica nel suo anno di grazia, 2016, sull’erba di Eastbourne, ultimo incontro a Doha vinto dalla danese che ha lasciato solo 3 giochi all’avversaria) il 6-0 con il quale si conclude il primo set dopo meno di mezz’ora appare quantomeno ordinario. Quello che invece diventa straordinario è l’andamento della parte successiva del match che vede trionfare Monica Puig aggiudicandosi i due successivi set con lo stesso punteggio di 6-4. Dell’andamento del primo set si è scritto, bisogna solo sottolineare come lo score penalizzasse eccessivamente Puig, che fin dall’inizio aveva giocato con grinta e determinazione, affrontando gli scambi sempre in spinta.

Stesso scenario in avvio di secondo set, primo gioco da 17 punti a favore di Wozniacki, con la conferma che i troppi errori gratuiti di Monica (18 contro 2 a questo punto del match) sono quelli che fanno la differenza. Ma la portoricana insiste nel suo schema di gioco, iniziando però a sbagliare di meno e riuscendo a mettere in difficoltà l’avversaria che, malgrado le sue capacità difensive, deve soccombere dopo scambi prolungati ed intensi. Il break al quinto gioco è quanto serve a Monica per chiudere la seconda frazione dopo poco più di 50 minuti. In avvio del set decisivo Puig ottiene subito il break, addirittura ne ottiene un secondo portandosi sul 4-1, prima della reazione di Wozniacki che recupera strappando il servizio all’avversaria a zero. Ma Monica adesso non sbaglia più, anzi i vincenti di ottima fattura aumentano e dopo quasi 2 ore di battaglia è proprio lei ad alzare le braccia al cielo, cancellando dal tabellone una delle possibili candidate alla vittoria finale.

GLI ALTRI INCONTRI (Antonio Ortu)

L’aria di Key Biscayne fa bene a Johanna Konta. La campionessa in carica del Miami Open ha vinto in 84 minuti il suo esordio contro la belga Kristen Flipkens, offrendo una delle prestazioni più convincenti del suo 2018. Ancora c’è da abbassare il numero degli errori non forzati, ma la solidità mostrata nei turni di battuta – dove ha rischiato poco o nulla, chiudendo con ottime percentuali e otto aces – lascia ben sperare la numero uno britannica. Il percorso per la difesa del titolo diventerà più impervio già dal prossimo turno per la numero 11 del seeding, quando affronterà la belga Elise Mertens (t.d.s. 22), giustiziere in due set di Bernard Pera.

Vittoria di puro orgoglio invece per Venus Williams. La tre volte vincitrice a Crandon Park (ma l’ultima volta diciassette anni fa) e testa di serie numero 8, ha dovuto remare e arginare la potenza della numero 88 del mondo Natalia Vikhlyantseva. La russa ha servito per il primo set, prima di cederlo 7-5 in seguito a un game lungo 18 minuti: è il frangente del match in cui si vede la miglior “Venere”, che mette pressione all’avversaria e la costringe ripetutamente all’errore. Ma Vikhlyantseva dimostra di non aver imparato la lezione nel secondo set, perso al decimo gioco dopo essere stata aventi 3-1 prima e 4-2 poi. Venus, alla 62esima vittoria in Florida, è attesa da Kiki Bertens nel terzo turno, che ha rimontato Varvara Lepchenko sul campo 9.

La vera notizia di giornata è però l’eliminazione nel giro di poche ore delle due finaliste di Indian Wells. Dopo Naomi Osaka, fa le valigie anche Daria Kasatkina, che si è fatta rimontare dalla qualificata Sofia Kenin (numero 94 del mondo), subendo un periodico 6-2 dopo aver portato a casa un primo set più combattuto di quanto dica il punteggio. La giovanissima Kenin sarà opposta a Petra Kvitova nel prossimo turno. Un altro upset di giornata da segnalare è l’ennesima prova deludente della stagione di Coco Vandeweghe. Come accaduto a Dasha, a calare la spada è stata una qualificata statunitense, Danielle Collins, che si è imposta 6-1 nel terzo set, dopo il sussulto d’orgoglio della giocatrice di New York nel secondo set, vinto con lo stesso punteggio. Sfiderà Donna Vekic, uscita vittoriosa da uno dei match più avvincenti della giornata, contro Elena Vesnina, che lascia il cemento nordamericano con qualche rimpianto, poiché poteva riscattare il risultato negativo ottenuto lo scorso anno proprio a Miami dopo la cavalcata trionfale in California.

Una delle poche teste di serie a restare in piedi è Jelena Ostapenko. La numero 6 del seeding ha avuto i suoi consueti alti e bassi nel suo debutto contro Timea Babos, soprattutto dopo aver portato a casa il primo set. Babos ha approfittato di qualche sbavatura della lettone per agguantare un prezioso break nel settimo gioco, ma non ha gestito a dovere il vantaggio, finendo per capitolare con un altro 6-4. Ostapenko ora incrocerà la racchetta con Haddad Maia, capace di eliminare in due rapidi set la numero 31 del main draw Shuai Zhang.

Risultati:

[21] A. Barty b. [WC] C. Liu 6-0 7-6(0)
D. Vekic b. [24] E. Vesnina 6-3 6-7(4) 6-1
[4] E. Svitolina b. N. Osaka 6-4 6-2
[9] P. Kvitova b. A. Sabalenka 7-5 3-6 6-3
B. Haddad Maia b. [31] S. Zhang 6-3 6-2
[Q] D. Collins b. [16] C. Vandeweghe 6-3 1-6 6-1
[26] D. Gavrilova b. [Q] A. Petkovic 7-6(3) 6-4
M. Sakkari b. [28] A. Kontaveit 6-4 6-1
[Q] S. Kenin b. [19] D. Kasatkina 3-6 6-2 6-2
[11] J. Konta b. K. Flipkens 6-4 6-3
[22] E. Mertens b. [WC] B. Pera 7-6(5) 6-3
P. Martic b. [15] K. Mladenovic 3-6 6-4 6-2
[29] K. Bertens b. V. Lepchenko 5-7 7-6(5) 6-1
[6] J. Ostapenko b. T. Babos 6-4 6-4
[8] V. Williams b. [Q] N. Vikhlyantseva 7-5 6-4
M. Puig b. [2] C. Wozniacki 0-6 6-4 6-4

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