Bernard Giudicelli: "La Davis? Deve salvarla l'ATP, non l'ITF"

Interviste

Bernard Giudicelli: “La Davis? Deve salvarla l’ATP, non l’ITF”

Il presidente della federazione transalpina, a Genova, non è rimasto insensibile all’entusiasmo della sua squadra e dei suoi tifosi. Resta aperto al progetto di riforma, ma chiama in causa l’ATP: “Se assegnasse di nuovo i punti, i migliori giocherebbero sempre”

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Non un passo indietro rispetto alla più recente posizione, ma certamente gli angoli sono stati smussati. Chissà, probabilmente dando anche ascolto ai componenti di una squadra nelle cui vene scorre il sangue della vecchia Davis. Noah dalla sala stampa di Genova ha arringato come il miglior penalista che prova a evitare una condanna già scritta. Bernard Giudicelli, presidente della federazione francese, non poteva rimanere impassibile di fronte all’entusiasmo dei circa mille suoi connazionali che hanno rallegrato Genova. A Valletta Cambiaso abbiamo avuto l’opportunità di chiacchierare con lui sul progetto di riforma, che verrà discusso ad agosto in Florida. Dovendo collocarlo oggi in un gruppo parlamentare, lo inseriremmo tra i riformisti moderati.  “Non prendete per oro colato tutto quello che viene detto e proposto”, esordisce. Cerca di convincerci sul fatto che la partita sia ancora aperta.

Un week-end come questo dei quarti di finale può pesare sulla bilancia e convincere a non trasformare del tutto la Davis?
Resta agli atti in maniera significativa il numero dei top 10 (Nadal, Zverev, Cilic, Isner) che hanno partecipato. Tuttavia deve essere un aspetto che dura nel tempo, non un fuoco di paglia. E’ importante che tutti i migliori giocatori accettino di disputare la Davis come se fosse una vera coppa del mondo. E, per questo, deve essere riconosciuta dall’ATP. È l’ATP che ha tolto dei punti alla Coppa Davis nel 2009, non è stata l’ITF.

Lei voterà la riforma?
Oggi non posso votare una riforma che non conosco. Il board ha deciso di avviare un processo per salvare una competizione che oggi è in pericolo. Aspettiamo di vedere quello che ne verrà fuori. Non posso, io da solo, influenzare il voto del board per difendere la posizione della mia nazione, altrimenti si direbbe ancora una volta che i francesi sono i soliti egoisti e arroganti.

Le ha fatto piacere l’attaccamento alla Davis da parte di Lucas Pouille, ancora decisivoe dell’intera squadra?
Moltissimo. E chi potrebbe essere più affezionato di me a questa competizione, visto che sono entrato nel tennis proprio grazie alla Davis del 1991. Oggi bisogna convincere i giocatori a partecipare e, ancora una volta, vi chiedo di non attribuirmi dei poteri che non ho. Non ho la capacità di far scendere in campo i migliori giocatori del mondo, se non vogliono.

Non le sembra di essere un po’ tra l’incudine e il martello?
No, credo che siamo ad una svolta. Per non cambiare nulla servirebbe che tutti i giocatori del mondo guardassero la Davis come accade agli italiani o ai francesi, ma ciò non accade.

Guardando alle semifinali: c’è chi parla di Francia-Spagna al Roland Garros, sulla terra…
Impossibile. Ve lo immaginate, in mezzo alle gru? Non è possibile, con i lavori in corso.

Traduzione a cura di Laura Guidobaldi

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